lunedì 10 dicembre 2012

Turri, Maria Grazia, Gli oggetti che popolano il mondo

Roma, Carocci, 2011, pp. 239, euro 25, ISBN 978-88-430-6124-2

Recensione di Aurosa Alison - 15/03/2012

L’oggetto incide sul rapporto che l’individuo ha con le cose attorno a sé e sul rapporto con la realtà. Maria Grazia Turri, nel dispiegare una costellata tassonomia dell' ob-iectum, sulla consistenza e sulle derivazioni che esso ha nell’intera storia della filosofia, ne intraprende una ripartizione dettagliata partendo dal presunto inanimato e terminando con l’intenzionalità viva. Dall’oggetto, si dirama una percezione che cambia secondo la sua diversità, che sia un iPhone o un gatto. “Dalla molteplicità degli oggetti segue necessariamente la molteplicità degli atti percettivi” (p. 11).

Il testo si divide in due macro sezioni, l’una volta al rapporto che gli oggetti hanno con la nostra realtà, la più fisica e viscerale, quella degli Oggetti che hanno un archetipo in natura. L’altra concentrata sul rapporto sociale che nasce tramite l’oggetto di relazione come per gli Oggetti che non hanno un archetipo in natura.

1. Oggetti che hanno un archetipo in natura

Il mondo degli oggetti che ci circonda riprende la nostra identità, il nostro modo di essere: dalle forchette alle chiavi, tutto rappresenta la condizione dei nostri cambiamenti. Un paio di orecchini possono esserci indifferenti, sostiene la Turri ma, di sicuro gli orecchini della nostra nonna, sono il veicolo che ci mette in relazione con lei, fuori dal tempo e dallo spazio. L’oggetto, dunque, racchiude la relazione, tramite il senso. Oltre ad avere una funzione nella fruizione, l’oggetto ha un suo significato che muta nel tempo e l’interconnessione fra tassonomia, funzionalità e significato fa sì che ci sia una larga gamma di oggetti nel mondo da poter elencare secondo le loro caratteristiche.
Dai soggetti-oggetti, considerati invertibili, ai socializzabili, la distinzione si fa sempre più specifica fra oggetti fisici naturali e oggetti fisici socializzabili. I naturali come le montagne, i laghi, esistono indipendentemente dal soggetto, quelli socializzabili invece, sono dipendenti dal singolo soggetto. “Le scarpe non esistono per natura, ma esistono ad esempio le materie prime con cui sono state fatte, come il legno o il pellame degli animali. Una volta prodotte le scarpe hanno però una vita indipendente dal produttore, non hanno più alcuna relazione con l’artefice” (p. 35).
Tali oggetti risiedono come nella realtà, così nel tempo e nello spazio. Basandosi su una tipologia di spazio aristotelico e leibniziano, laddove Aristotele lega il concetto di spazio a quello del movimento e Leibniz nega l'esistenza del vuoto, l’autrice focalizza l’attenzione sul concetto di posizione, più specificatamente sul concetto di coesistenza. Andando al di là del corpo, lo spazio si divide in due dimensioni, quella peripersonale e quella extrapersonale, mentre la dinamicità dell’azione, come quella di afferrare un oggetto, si dilata nella dinamicità dello spazio stesso. La localizzazione di Henri Poincaré ci ricorda che l’esistenza di un oggetto in quanto tale coesiste con la nostra presenza in un determinato spazio. I singoli oggetti diventano così azioni potenziali per più persone che possono essere in conflitto o in accordo con l’uso. “Le finalità del movimento del nostro corpo nella sua interezza e gli strumenti sono le modalità che ridefiniscono dinamicamente lo spazio” (p. 45). L’oggetto, nel tempo, può subire delle modifiche: una macchia di caffè sulla copertina di un libro, cambia la sostanza di quest’ultimo? Attraverso formalizzazioni logiche si ripropone un quadro concettuale all’interno di una posizione dove l’oggetto rimane identico a se stesso. La focalizzazione continua sull’oggetto corpo rivela  che esso “vive in un mondo che è costituito da oggetti con i quali siamo sempre in relazione e questi lo definiscono” (p. 65). Il corpo dunque, è in relazione con gli oggetti, essendo esso stesso un oggetto. Dai segni grafici che promana come i tatuaggi, le scarnificazioni, esso narra la nostra identità, e ancora la pelle, che anch’essa è corpo, comunica lo stress tramite la sudorazione. “Il corpo proprio non è solamente un potenziale oggetto di esplorazione da parte della scienza, ma è anche la condizione necessaria dell’esperienza: il corpo costituisce l’apertura percettiva al mondo e nel mondo c’è anche il mio corpo ed è con esso che esploro il mondo, ma esploro anche il corpo stesso, tanto che con una mano posso grattarmi la testa, accarezzarmi una spalla” (p. 68). Collocandosi nello spazio, il corpo-situazione, il corpo-condizione, riporta al concetto di in-der-Welt-sein di Martin Heidegger, attraverso il quale la collocazione è un modo di essere del Dasein. L’oggetto corpo, o l’oggetto stesso, presuppongono entrambi la relazione con il soggetto tramite la percezione, una percezione sensoriale biologicamente connotata. “La percezione è indubitabilmente connessa agli organi di senso e si tratta di guardare alla percezione in modo sinestetico” (p. 89). I sensi quindi sono sinestetici o intermodali e “ la presentificazione della realtà non è una copia di un datum statico, bensì un processo interattivo costituito dalla relazione fra il soggetto e il suo corpo vissuto” (p. 95). Dall’oggetto in movimento, macroscopico e microscopico l’atto di percezione è fautore di relazione. Ultimo elemento degli oggetti che hanno un archetipo in natura è quello delle lettere e delle parole. “Il corpo umano di cui il pennello o la penna costituiscono un prolungamento, è lo strumento per mezzo del quale si manifesta l’estetica della scrittura” (p.125). Il segno grafico, dai geroglifici ai kanji, è riconducibile al riconoscimento degli oggetti. La scrittura è l’estrema propaggine, dice la Turri, di qualcosa che è impresso nel corpo e dal corpo promana. 

2. Oggetti che non hanno un archetipo in natura.

“Oltre agli oggetti che esistono in natura sul piano dello Spazio e del Tempo, vi sono ugualmente quegli oggetti che sono la trasfigurazione degli oggetti reali, ovvero gli oggetti ideali” (p. 133). In questo modo l’autrice dà via alla seconda parte del testo, incentrato soprattutto sugli oggetti ideali e sociali e sulle interazioni che provocano con il soggetto e nella realtà. Gli oggetti ideali non sono recepiti dai sensi e non hanno una relazione diretta con il corpo, anche se il corpo li riconosce. Il teorema di Pitagora, le note musicali e i numeri naturali, esistono fuori dallo spazio e dal tempo ma sono comunque percepiti. Inoltre per oggetto sociale s'intende lo status che un oggetto fisico può assumere grazie a un processo attuato da almeno due esseri umani. Tutto gira attorno all’idea di condivisione, preannunciata già da Searle, e cioè l'intenzionalità produce una reale condivisione da parte di più soggetti. L’oggetto dunque, prevede la suddivisione degli stati intenzionali fra cui quella individuale, quella collettiva debole e la collettiva forte. “L’intenzionalità è uno stato cerebrale simile a una sveglia puntata, che rende l’organismo particolarmente ricettivo rispetto a certi stimoli esterni e che lo induce a intraprendere condotte specifiche” (p. 157). Così si dividono intenzione individuale e intenzione sociale e si classificano gli oggetti sociali in: oggetti sociali costitutivi, oggetti sociali regolativi, oggetti sociali fittizi e oggetti sociali relazionali. La finalità della relazione con l’oggetto sociale mette in moto ciò che si definisce intenzionalità collettiva. L’oggetto sociale relazionale, quello più attuale, si muove verso il trasferimento di informazioni e di comunicazioni, con finalità prettamente relazionali, dalle community virtuali alle pubblicità. Per il futuro dunque, “è indubbio che la creazione costante di nuovi artefatti non può che rendere temporanea e precaria parte della tassonomia proposta, il che costringerà a integrare o modificare qualsiasi tassonomia ci si azzardi a proporre, come dimostra il tasso evolutivo di cellulari e computer, iPad, iPod, Mp3, oggetti remoti, software” (p. 217). 


Indice 

Introduzione

1.   Oggetti che hanno un archetipo in natura

1.1 La creazione del mondo
1.2 Oggetti fisici: spazio, tempo,modo
     1.2.1 Spazio
     1.2.2 Tempo
     1.2.3 Modo
1.3  Oggetti fisici: funzione
1.4  L’oggetto corpo
1.5  Percezione senza rappresentazione
1.6  Oggetti e movimento
1.7  Oggetti macroscopici e microscopici
1.8  Lettere e parole

2.  Oggetti che non hanno un archetipo in natura

2.1. Oggetti ideali
2.2. Oggetti sociali
2.3. Intenzionalità individuale
2.4. Intenzionalità sociale
2.5. Oggetti e concetti ontologici
2.6. Tassonomia degli oggetti sociali
      2.6.1 Siamo italiani ed europei 
      2.6.2. Paghiamo con euro e non con bottoni
      2.6.3. Oggetti fittizi

Nessun commento: