mercoledì 20 novembre 2013

Stein, Edith, Il problema dell’empatia

Roma, Studium, 2012, pp. 274, euro 21,50, ISBN 978-88-382-4197-0.

Recensione di Daniela Bandiera – 05/03/2013

Il tema dell’empatia è attualmente tornato alla ribalta soprattutto in relazione alla scoperta dei neuroni-specchio, ma quanto il termine stesso “empatia” sia utilizzato con piena coscienza della ricchezza di significati che in esso si sono venuti a condensare è però di sicuro da porre in dubbio, come ricordato anche dalla più recente letteratura sul tema. È quindi ormai chiaro che se vogliamo iniziare ad utilizzare il termine “empatia” in modo più consapevole dobbiamo risalire alla sua origine e alla sua storia. Risulta attuale quindi l’iniziativa della casa editrice Studium

 di pubblicare nuovamente il testo di Edith Stein Il problema dell’empatia, il quale meriterebbe di sicuro una maggiore considerazione all’interno della storia dedicata a questo tema.
Edith Stein, conosciuta anche come Suor Benedetta della Croce, dopo la conversione al cattolicesimo e l’ingresso nel Carmelo, mistica e santa cristiana vittima della barbarie nazista ad Auschwitz, fu per anni assistente di Edmund Husserl e fenomenologa lei stessa. Se è quindi fuor dubbio, come ricorda Angela Ales Bello nella Prefazione alla seconda edizione del volume, che già in quest’opera ritroviamo temi che saranno costanti in tutta la riflessione steiniana, come ad esempio quello della persona, è altrettanto vero che questi stessi temi vengono qui analizzati da una prospettiva strettamente fenomenologica, prendendo l’analisi del complesso problema dell’empatia come punto di partenza per delucidare l’intero significato della fenomenologia. Prima di giungere ad affrettate conclusioni sull’opera e sul suo andamento didascalico, non dobbiamo dimenticare che l’opera nacque come vera e propria tesi di laurea, attraverso la quale una Stein appena ventitreenne si laureò in filosofia sotto la direzione di Husserl presso l’Università di Friburgo; la giovane laureanda doveva quindi in primis dimostrare di conoscere la letteratura critica sull’argomento e di padroneggiare il metodo fenomenologico husserliano, dimostrazione che avvenne anche nel tentativo più articolato di costruire ciò a cui il maestro Husserl si dedicò in modo ben poco sistematico, una vera e propria fenomenologia dell’empatia, che chiarisse in ogni aspetto se e in che modo si possa pervenire alla conoscenza della coscienza estranea da un punto di vista fenomenologico.
Per comprendere l’effettivo contributo dell’opera della Stein è necessario sottolineare un punto che i curatori del volume hanno particolarmente evidenziato contro coloro che reputano Il problema dell’empatia una semplice riformulazione da parte della Stein dei manoscritti di Idee II, ai quali la Stein ebbe accesso come assistente di Husserl. È la filosofa stessa ad informarci che decise di non modificare il testo della sua tesi in base agli spunti provenienti dai manoscritti di Idee II, poiché, altrimenti, non avrebbe più potuto considerare il lavoro come completamente suo. Lo scopo dei curatori del volume è così quello di incoraggiare il lettore ad avvicinarsi a questo testo come alla riflessione originale di una vera e propria fenomenologa, cercando di cogliere non solo ciò che nella riflessione della Stein sull’empatia si deve alla chiara influenza di Husserl, ma anche gli innegabili elementi di novità che ella seppe apportare alla speculazione del maestro e che possono rappresentare ancora oggi validi spunti di ricerca.
La tesi della Stein era originariamente ripartita in quattro parti, ma già dalla sua prima pubblicazione, nel 1917, essa venne pubblicata senza la prima parte, e cioè la parte storica, comprendente un’ampia esposizione di tutta la letteratura empatica. Anche in questa edizione si è scelto di pubblicare solo le parti seconda, terza e quarta, nelle quali la Stein si confronta più direttamente con l’essenza del concetto di empatia.
La seconda parte si intitola proprio L’essenza degli atti di empatia e descrive l’essenza degli atti nei quali è possibile cogliere l’esperienza vissuta estranea, atti sui quali si basa l’empatia. La Stein chiarisce immediatamente che il termine empatia, Einfühlung in tedesco, è assunto facendo astrazione dal senso attribuitogli da tutte le tradizioni storiche, rilevando come nella fenomenologia husserliana con esso si intenda qualcosa di diverso rispetto al senso assegnato al termine ad esempio da Theodor Lipps, uno dei costanti interlocutori della Stein in questo volume, il quale aveva fatto dell’empatia uno dei propri principali temi di riflessione e al quale si era ampiamente ispirato lo stesso Husserl. Come tipico del metodo fenomenologico, la Stein propone quindi, anche per quanto riguarda l’empatia, una vera e propria “ripartenza”, che sappia prescindere da ciò che sull’empatia la tradizione aveva sostenuto e che sia invece volta a cogliere davvero l’essenza dell’atto empatico, traendo spunto da esempi concreti come il seguente: “un amico viene da me e mi dice di aver perduto un fratello ed io mi rendo conto del suo dolore. Che cos’è questo rendersi conto?” (pp. 71-72)
La Stein comincia con il notare che l’empatia ha una sicura somiglianza con quegli atti in cui la mia stessa esperienza vissuta è data in modo non originario - ricordo, attesa, libera fantasia - definiti da Husserl stesso già in Idee I come “presentificazioni”, infatti l’empatia viene definita come “un atto originario in quanto vissuto presente, mentre è non-originario per il suo contenuto” (p. 77), dove tale contenuto può poi attuarsi in differenti modalità, proprio come avviene nelle forme del ricordo, dell’attesa e della fantasia. La presentificazione del vissuto d’empatia si realizza attraverso i momenti dell’emersione del vissuto, della sua esplicitazione riempiente e, infine, dell’oggettivazione comprensiva del vissuto esplicitato, mostrando però un elemento assolutamente nuovo rispetto ad ogni altro tipo di presentificazione, il quale la rende un atto esperienziale del tutto sui generis: il soggetto del vissuto empatizzato non è lo stesso che compie l’atto dell’empatizzare, ma un altro soggetto del tutto separato dal primo; l’autrice porta l’esempio della gioia: “mentre io vivo quella gioia che è provata da un altro, non avverto alcuna gioia originaria: essa non scaturisce in maniera viva dal mio Io, né ha il carattere di essere stata viva in precedenza come la gioia ricordata, tanto meno essa è meramente fantasticata, priva cioè di una reale vita, ma è precisamente l’altro Soggetto quello che prova in maniera viva l’originarietà, sebbene io non viva tale originarietà; la sua gioia che scaturisce da lui è originaria, sebbene io non la viva come originaria” (p. 79). Per mezzo dell’empatia, quindi, è come se alle mie esperienze vissute originarie si affiancasse un tipo peculiare di esperienza che, pur non facendo parte dell’originarietà del mio flusso, pur non essendo stata da me direttamente vissuta, si annuncia in qualche modo in me con un carattere reale e non solo come mera fantasia.
L’autrice continua poi confrontandosi soprattutto con altre possibili descrizioni dell’empatia, come quelle di T. Lipps e quella di M. Scheler, entrambi ampiamente criticati dalla Stein. Grande attenzione è riservata soprattutto alla critica a Lipps, poiché sarebbe per la Stein del tutto insostenibile la tesi in base alla quale nell’empatia vera e propria io proprio ed estraneo diverrebbero un unico io; infatti il famoso esempio lippsiano per il quale io sarei tutt’uno con l’acrobata mentre osservo le sue evoluzioni, è per la Stein chiaramente privo di senso; se infatti la descrizione di Lipps fosse esatta sarebbe eliminata qualsiasi possibilità di distinzione tra esperienza vissuta estranea e propria, affidando la differenziazione tra io proprio ed estraneo solo all’associazione di diversi individui psicofisici, rendendo del tutto incomprensibile “cosa faccia sì che il mio corpo proprio sia mio, e quello estraneo, estraneo […]” (p. 87).
Nella terza parte, intitolata La costituzione dell’individuo psico-fisico, la Stein si propone invece di trattare in modo più specifico dell’empatia come problema di costituzione, mettendo in luce il modo in cui si costituiscono le oggettualità tipiche delle tradizionali teorie dell’empatia, come individuo psicofisico o personalità.
In primis la filosofa si concentra sulla definizione fenomenologica di individuo, il quale si presenta come membro della natura in quanto essere psicofisico, corpo vivo spazio-temporalmente localizzato e inscindibilmente legato con un’anima; l’unità psico-fisica è chiaramente mostrata dal fatto che certi processi appartengono simultaneamente sia al corpo proprio che all’anima, dall’esistenza di una vera e propria causalità psicofisica. L’attenzione della Stein è riservata soprattutto ad un argomento che diverrà centrale per tutta la successiva riflessione fenomenologica, la descrizione del corpo vivo (Leib), il quale, rispetto ad ogni altro corpo, “si caratterizza come portatore di campi sensoriali, come corpo proprio che si trova al punto zero di orientamento del mondo spaziale, che può muoversi liberamente da solo ed è costruito con organi mobili, inoltre, esso è la sede nella quale si verificano le espressioni dei vissuti dell’Io che gli appartiene, ed è strumento della sua volontà” (p. 147). 
Prendendo come base questa descrizione dell’individuo proprio, la Stein affronta successivamente la costituzione dell’individuo estraneo, il cui corpo proprio non può esserci dato in modo originario come il nostro stesso corpo, ma solo in modo con-originario. Una datità di tipo con-originario è data anche nella percezione cosale, ma la Stein rileva come nella percezione del corpo proprio estraneo si sia in presenza di una con-originarietà del tutto peculiare, poiché per quanto riguarda i campi sensoriali estranei viene per principio esclusa qualsiasi forma di riempimento originario e l’unico riempimento possibile è quello dato dalla presentificazione empatizzante; l’autrice chiarifica questo concetto con l’esempio della mano: “ora la mia mano sente le sensazioni della mano estranea – ma non in modo originario e proprio, bensì le sente «insieme», esattamente al modo dell’empatia, la cui essenza è stata da noi distinta dall’esperienza vissuta propria, nonché da ogni altra specie di presentificazione” (p. 149). A questa empatia sensoriale, tradizionalmente poco considerata, la Stein attribuisce invece un ampio valore e ne rintraccia la condizione in alcune possibilità offerte dal corpo proprio stesso, come quella di apprendere il corpo proprio sia come corpo proprio che come semplice corpo, quella di assumere differenti posizioni nello spazio e nella possibilità di mutare nella fantasia la reale caratteristica del corpo, fermo restando il tipo. Solo afferrando il corpo altrui come corpo proprio sensoriale localizzato nello spazio, empatizzando con esso e trasponendomi in esso, io posso infatti ampliare la mia immagine del mondo, cogliendo l’altro come punto di vista alternativo sul mondo. Empatizzando il corpo vivo dell’altro, io empatizzo con esso l’io appartenente a quel corpo e le sue percezioni esterne, aggiungendo al mio punto di vista nuovi punti di vista con-originari, in un decentramento della mia orientazione che delucida il profondo significato dell’empatia sia per la costituzione del mondo reale esterno, sia per la costituzione di me stesso, poiché è solo attraverso questo decentramento dato nell’empatia che io posso davvero giungere a percepire il mio corpo proprio come un corpo al pari degli altri corpi, mentre nell’esperienza originaria esso può essermi dato solo e unicamente come corpo proprio.
Empatizzare un essere psicofisico significa empatizzarlo immediatamente come un essere portatore di un punto di vista sul mondo, soggetto di sensazioni e atti: attraverso la corporeità e la sua espressività sono immediatamente condotto ai nessi significativi dello psichico, così che attraverso l’empatia giungo a cogliere i vissuti altrui; tali vissuti non sono mai colti in modo, per così dire, “isolato”, ma sono sempre appresi in un’unità, attraverso la quale è possibile cogliere le linee costitutive dell’individuo che ho di fronte, il suo carattere complessivo, il quale può poi fornirmi la base di partenza per la valutazione di ulteriori atti empatici e per la “correzione” degli stessi.
La Stein sottolinea inoltre come, anche a livello psichico, la costituzione dell’individuo estraneo sia condizione essenziale per la piena costituzione dell’individuo psichico proprio, poiché afferrando empaticamente gli atti in cui per lui si costituisce il mio individuo, acquisisco contemporaneamente anche l’immagine che l’altro ha di me, tanto che “come lo stesso Oggetto naturale è dato in tanti modi di apparire quanti sono i Soggetti che lo percepiscono, posso avere altrettante «concezioni» del mio individuo psichico per quanti sono i Soggetti che lo concepiscono” (p. 191).
Nella quarta parte L’empatia come comprensione delle persone spirituali si passa dalla considerazione dell’individuo psicofisico come membro della natura a quella della coscienza come correlato del mondo oggettivo in quanto spirito; in realtà, precisa la Stein, nel momento stesso in cui si concepisce il corpo proprio estraneo come centro d’orientamento del mondo spaziale, si assume anche l’Io, che a tale corpo immancabilmente appartiene, come un soggetto spirituale, che ha percezioni del mondo esterno attraverso atti spirituali; così “con ciascun atto di empatia inteso in senso letterale, ossia con ciascun afferramento di un atto senziente siamo già penetrati nel regno dello spirito. Dunque, come negli atti percettivi si costituisce la natura fisica, così nel sentire si costituisce un nuovo regno di Oggetti: il mondo dei valori” (p. 196). È quindi solo a questo livello pienamente spirituale, nel quale l’individuo psicofisico si presenta come realizzazione empirica della persona spirituale, che può davvero avvenire la comprensione dell’altro come persona, il coglimento empatico di un altro soggetto spirituale e la relativa comprensione del suo operare. La Stein nota come l’empatia spirituale sia guidata dalla motivazione, intesa come vera e propria legalità della vita dello spirito, attraverso la quale i nessi che legano i vissuti dei diversi soggetti spirituali possono apparire come una totalità significativa e, quindi, comprensibile; così, attraverso gli atti spirituali vissuti empaticamente, si può davvero costituire la persona estranea, in quanto “io vivo ciascuna azione di un altro come azione che procede da un volere e questo a sua volta da un sentire; con ciò mi è dato simultaneamente uno strato della sua persona e un ambito di valori, che per lui sono esperibili in linea di principio – ambito che a sua volta motiva in maniera significante tanto l’attesa di atti volitivi futuri possibili quanto di azioni future possibili” (p. 218).
L’autrice ricorda inoltre che l’empatia personale-spirituale può anche essere un potente strumento di auto-conoscenza e auto-valutazione, fondamentale quindi per la conoscenza non solo dell’altro, ma anche di noi stessi, poiché, in quanto empatia di strutture personali diversamente formate, essa può renderci chiaro quello che siamo e quello che invece non siamo nel confronto con l’altro.
In conclusione la riflessione della Stein sull’empatia merita una profonda rilettura, non solo per andare alla ricerca dei temi che saranno poi caratteristici della riflessione teologica di Suor Teresa Benedetta della Croce, ma, soprattutto, da un punto di vista squisitamente fenomenologico, nell’ottica degli spunti che essa potrebbe offrire all’attuale dibattito sull’empatia e l’intersoggettività.


Indice

Prefazione alla seconda edizione di Angela Ales Bello

Presentazione di Paolo Valori S. J.

Prospetto cronologico della vita di Edith Stein

INTRODUZIONE
1. Notizie biografiche
2. Contenuto dell’opera
3. Il tema dell’empatia nella trattazione di Husserl e in quella della Stein

IL PROBLEMA DELL’EMPATIA
Premessa dei traduttori
Prefazione dell’Autrice

Parte seconda
L’ESSENZA DEGLI ATTI DI EMPATIA
1. Il metodo della ricerca
2. Descrizione dell’empatia comparata con altri atti
3. Confronto con altre descrizioni dell’empatia – in particolare quella di Lipps – e proseguimento dell’analisi
4. Controversia sull’aspetto di rappresentazione e di attualità
5. Confronto con le teorie genetiche circa l’afferramento della coscienza estranea
6. Confronto con la teoria di Scheler sull’afferramento della coscienza estranea
7. Teoria di Münsterberg sull’esperienza della coscienza estranea

Parte terza
LA COSTITUZIONE DELL?INDIVIDUO PSICOFISICO
1. L’Io puro
2. Il flusso di coscienza
3. L’anima
4. Io e corpo proprio
5. Passaggio all’individuo estraneo

Parte quarta
L’EMPATIA COME COMPRENSIONE DELLE PERSONE SPIRITUALI
1. Concetto dello spirito e delle scienze dello spirito
2. Il soggetto spirituale
3. La costituzione della persona nei vissuti emotivi
4. La datità della persona estranea
5. L’anima e la persona
6. L’esistenza dello spirito
7. Confronto con Dilthey
8. Significato dell’empatia per la costituzione della propria persona
9. La questione della fondazione dello spirito sul corpo

Curriculum vitae

Bibliografia

Notizie bio-bibliografiche degli autori citati

Glossario

8 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Da recensione emerge solo un aspetto del pensiero dell'Autrice (Edith Stein), che aveva notato una mancanza culturale cui provvedere descrivendo logicamente un fenomeno oggettivamente dinamico e volto a proprio autosuperamento:
la empatia quale naturale dilemma da risolversi in se stesso,
perché già nel dilemma stesso contenuti elementi risolutivi, quali nessi non a priori conoscibili ma conoscituri, a posteriori; e ciò, da intuizione e pensiero fenomeno-logici durante il progresso degli studi suoi, col compirsi degli stessi era pensiero ed intuizione fenomenologica, nel presentarne era fenomenologia 'non del non-particolare', perché non si trattava di un saggio sul fenomeno semplice della empatia ma di uno studio sulla empatia quale costituirsi di problema... Ciò non era problema filosofico, perché studiosa descriveva, applicando ricerca filosofica di tipo empirico e genere linguistico, una fase della natura umana singola-collettiva, non arbitrariamente problematica né incidentalmente problematica ma naturalmente problematica. Nel quadro degli studi fenomenologici husserliani ciò stesso e non medesimo era volto particolarmente a fornire una attenzione a linguaggio scientifico ed a esperienze prescientifiche, affinché si potesse costruire una valida ermeneutica filosofica e valide interpretazioni anche non filosofiche sulla empatia quale soggetto di ricerca prescientifica ed oggetto di teorie di scienze, colmando lacuna della cultura filosofica - fenomenologica di quegli anni in Germania e dando cioè valido contributo indirettamente integrativo, datoché procedere decisivo di metodo genetico non statico fenomenologico...
Questo l'accaduto, dell'evento della Tesi di Laurea al sèguito diretto di E. Husserl...
Tal evento mostra nelle mancanze identificate una acculturazione manchevole, che Autrice appunto individuava e cui provvedeva con azione anche diversamente acculturante cioè maggiormente altramente attributiva; ma tal contributo non era un apporto integrativo a studi di Husserl, ne era contributo, esterno ad essi; e di questo, recensore (Daniela Bandiera) non ne individua perspicuamente, anche perché non provvede a notare conseguenze di estrapolazione editoriale con esclusione di prima sezione degli studi, questa ultima dal valore referenziale contestuale esplicativo.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...) Acculturazione parziale, in quegli anni in Germania in alcuni ambienti di cultura della scienza, era dunque tale, parziale per una mancata definizione della coscienza durante l'atto della empatia, cui conseguiva assente riferimento ai legami della coscienza (sia pur indiretto e non denotativo) con l'altro da se stessa; ciò accadendo in vaste socialità ed in vaste coincidenze non solo sociali, costituendo ostacolo da superare per lo scopo fenomenologico di provvedere un quadro unitario a scientifiche datità, vaste o varie od intere, per evitare che il frammentarsi linguistico producesse separarsi empirico.
Proprio in considerazione di drammatica separazione tra esperire scientifici di studi su coscienza e di studi su inconscio, che causava disastri civili da penurie culturali, si comprende il senso di operazioni universitarie (politicamente usufruibili) di Husserl ed anche di (Autrice) E. Stein: difatti da molti la psicologia, già concentrata su studi di entrambi gli oggetti (conscio-inconscio), era ostracizzata, specialmente da tentativi di attribuire ad àmbito neurologico quindi psico-neurologico i progressi psicologici; parimenti la biologia era da troppi trascurata e menzionata insensatamente con la fisiologia trattata alla stregua di una fisica... Tanto era accanito l'ostracismo, che in Impero Asburgico si era provveduto a continuare interdisciplinarità tra neurologia e psicologia sopperendo ad interruzioni ed impedendo pseudocodificazioni - anti-interdisciplinari, con ordini concordi di Autorità giudiziarie ed accademiche. —
L'intera vicenda di Sigmund Freud scienziato ricercatore era evento di impegno interdisciplinare commessogli da colleghi neurologi più autorevoli, ai quali già commessi, da scienziati: psicologi, biologi, fisiologi che erano anche medici... còmpiti interdisciplinari con scopo di evitare pratiche pseudopsicologiche, pseudobiologiche, pseudofisiologiche, in ambienti neurologici e sanitari od ormai tragicamente pseudosanitari; ma in suo impegno S. Freud era restio, continuamente, tanto che di studio neurologico (poi celebre) circa attività onirica non avrebbe desiderato iniziarne, non voleva continuarne, tentava di introdurvi linguaggio specifico di fisiologia poi di falsificarvi linguaggio specifico di biologia e di replicarvi linguaggio specifico di psicologia, quindi con astuzie culturali (di provenienze ex religiose extalmudiche e speciose fino ad ingannatorietà) facendone sembrare il rovescio ed anche di proprie opposizioni, che non erano deliberazioni neutrali ma atti ostili a nettezza di azione medica ed azioni minacciose o peggio contro altrui incolumità fisica, integrità vitale, capacità mentale; sicché effettività verbale di suo lavoro sui sogni era (e resta) offerta e garantita soltanto da linguaggio, incluso, di esperienze dei pazienti... e tutti gli atti decisivi ne dipendevano da ingiunzioni esecutive di Stato (ed a posteriori i relativi làsciti ne discendono), accaduti anche non senza stati di fermo da parte di agenti dell'ordine, per far notare a Freud stesso non future tolleranze, per fermarlo da distruzioni, per evitargli ulteriore indebita prepotenza, per rammentargli in definitiva suoi doveri ed impegni. —
...In Germania tutti questi guai o eran peggiori od assenti; e la fenomenologia pure collaborò affinché scienze non sperimentali ma di esperire (linguisticamente dicibili logiche) potessero vantaggiosamente interagire reciprocamente.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...)

La definizione scientifica di "neuroni-specchio" — che recensore ha voluto includere con indicazione, non scorretta, di una "ribalta" che è sociale civile ma non assurge a piena autentica culturalità eppure desta giustificata attenzione proprio per motivi culturali e non subculturali — era e resta oggetto di vane e perniciose speculazioni tutte antiscientifiche;
e questo fatto negativo e preoccupante è di interesse di chi ne vuol evitare od evitarne realtà antiintellettuale od effetti di questa, dunque è per interesse seriamente etico, anche filosofico però effettivamente tale solo se con scopo di smascherare scientismi ed indicare ranghi e raggi di vere interpretazioni anche non filosoficamente possibili delle scienze;
restando còmpito decisivo oltreché importante della filosofia — per evitare un altro compirsi che sarebbe variamente anche antipoliticamente oppostamente distruttivamente determinante — il mostrare e anche rivelare dannosità, purtroppo non solo sociale: di azione (( —ovviamente non filosofica ed ovviamente anti-filosofica— )) di subculturalità - anticulturalità, con la quale o per la quale scientisti e tecnicisti tentano di continuo, illudendosi ed illudendo di riuscire in alcunché od in qualcosa, di tradurre dati neurologici in evidenze psicologiche;
infatti di questo ultimo tradurre è possibile solo l'inverso, perché la neurologia è studio adatto in tutto ad esser svolto per cosiddetto "regno vegetale";
del "regno animale" essendo interesse precipuo psicologico, ma di tal ultimo àmbito bisognando pure considerare non solo coincidenze biologiche parziali non esterne, cioè anche coincidenze zoologiche e non solo coincidenti a loro volta etologicamente: perché i vegetali non hanno psiche ma hanno psichicità e perché gli ambienti vitali non sono psichici né psiche né psichicità però sono: 'psicoidi', ovvero recano psichicità.

...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

... Esito di interazioni tra disciplinarità scientifiche, che indistinzioni paraneurologiche - non-neurologiche ostacolavano, accadde anche grazie all'interessamento dei filosofi-fenomenologi; con assai lunga realizzazione.

La fisiologia pervenne solo in tempi recenti a studi esaurienti, su fase di sonni profondi, odiernamente spesso misconosciuti perché da tanti si tenta, senza capir distinzioni di àmbiti ed oggetti, di reperirne risultati ove non ve ne sono né potrebbero essere. /
La biologia già pervenuta a descrizione (di tipo archetipico) con W. Fliess delle discordanze-concordanze vitali, solo dopo ne cominciò a trarre anche elementi metodologicamente attivi e solo recentissimamente ultimando molteplice quadro 'genetico-evoluzionario-ambientale' riferito ai "cicli biologici", tramite: teoresi cosiddetta "del gene egoista" invero della 'perpetuazione elementare genetica'; formulazione completa di "salto evolutivo" ovvero 'non - non-evolutivo' (il cosiddetto darwiniano "anello mancante "); rilevazione multipla (cioè da vari ambienti, terrestri (per raccoglimenti — diretti o robotizzati, da zone periferiche ad eruzioni vulcaniche — di oggettualità biologica), astrali (per campionatura — ottenuta da astronauti poi da sonde spaziali — di oggetti pro-biotici), marini (per reperimento — da ambienti vitali ctonii-separati, vitalmente dipendenti da calori magmatici sottomarini e solo influenzati da riscaldamento solare — di oggettivazioni anti-biotiche) ) dei 'cataclismi biologici - non catastrofi ambientali'. /
La psicologia pervenendo a formulazioni scientifiche di "transpersonalitá" e "supercosciente" solo negli anni dopo fine del secondo conflitto mondiale, con opera psicologica linguistica risolutiva, analitica-complessa (di R. Assagioli poi d'altri).

...Questa triplice descrizione non è sintesi delle principali teorie scientifiche di fisiologia, biologia, psicologia, già precedenti.
Teoria scientifica principale della neurologia è stata ultimata solo ultimamente con gli studi sugli orientamenti neurologici, ovvero con scoperta scientifica della funzione 'stabile onnipervasiva integralmente costitutiva - orientativa-neuronale'; mentre assolutamente va notato che cosiddetti "studi sui neuroni-specchio" non rappresentano alcunché di fondamentale in studi neurologici e appunto solo entro riformulazioni recentissime basate su studi su orientarsi neuronale potrebbero e si sono potuti utilizzare in nuova interdisciplinarità con psicologia, biologia, fisiologia; le nozioni di neuroni-specchio sono biologicamente e parzialmente corrispondenti non psicologicamente; e corrispondenza a sua volta parziale biologica ne è la facoltà di cooperazione dei viventi organici, cui a sua volta parzialmente corrisponde la empatia studiata direttamente da psicologi; e va notato pure che la patologia è settorialità psicologica e inerenza diretta fisiologica e indiretta biologica e non inerenza neurologica, tanto che applicazioni scientifiche neurologiche in medicina che si avvale di apporti di scienze (in tal senso non altro medicina potendosi definire scientifica) fanno uso diretto interdisciplinare di sintomatologia fisiologica indiretto di sintomatologia psicologica ma non di patologia (psicologica) per la quale è necessaria psicologia stessa, in medicina con tramite di psichiatria, neuropsichiatria restando specie di psichiatria ed il rovescio cioè psiconeuratria in medicina valendo solo per tramite di àmbito farmacologico se servendo valutare, consigliare o prescrivere, tisane od infusi entrambi vegetali.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio ultimo messaggio espressione:

' è stata ultimata solo ultimamente con gli studi '

è stata necessitata così da scopi di scrittura e invio, con solo apparente ridondanza e senza bello stile.
Con minimo neppur soddisfacente bello stile ne sarebbe: "è stata ultimata, solo ultimamente con gli studi " ed invece con altra necessità ne potrebbe esser stata "è stata ultimata, solo ultimamente, con gli studi "...

Non metto in dubbio che sarebbero possibili alternative, ma non parimenti efficacemente compatibili con elencazioni; inoltre bisognava sùbito tutelar testo da letture troppo percettive poco intellettive.
Ci si arrangi allora.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Tautologicamente, secondo ultimi sviluppi epistemologici filosofici italiani e non solo italiani, si può notare estraneità di oggetto di recensione a oggettività ad esso associate, specialmente di fenomenologia psicologica e fenomenologismo neurologico;
in anno di recensione non essendosi potuto avviare ancora tutto il necessario per una fenomenologia, non fenomenologismo, compiutamente neurologica.

Dato che filosofia della scienza, ed anche politica e pure del linguaggio, è stata coinvolta, dai tempi di Husserl ai nostri, in eventi anche politici, si comprenda quale possa essere vastità e varietà di relativi accadimenti: in questi, tramite usi od abusi di competenze professionali per Stati od in Stati, sono da annoverarsi od annoverabili fatti tra i più disparati ed in apparenza indifferenti o diversi: e tra codesti io trovo da includere (e ne invito) anche di sorprendenti.

...Dunque oltre ad ordinarie riflessioni, per esempio — esempio tra i principali possibili — su già resa nota difficoltà, da parte di psicoterapeuti, ad interagire quali cittadini con statalità (non statualità) di fatto invasa da presenze ostili a considerare o a non sopravvalutare empatia psicologica assieme a validità psicoterapeutiche... si può o potrebbe riflettere su tutt'altro od anche di sorprendentemente, quale, ad esempio:
le azioni popolari (e lecite), in Francia, contro incompetenze e pretese ai danni di circolazione stradale;
le indagini e provvedimenti in Italia, contro incompetenze e pretese ai danni di strade e circolazione stradale;
il rifiuto, in Stati Uniti d'America, a deregolamentazione di costruzione ed usufruizione ed utilizzo di autoveicoli robotizzati...
Dando tecnoscienza possibilità paratecnologiche e non tecniche tramite formulazioni-azioni omologhe ma non direttamente riconoscibili in limiti e non contenuti di esse stesse, si pone, per cultura, civiltà e politica, il problema, artificioso non naturale e dato da realtà impolitica tramite realtà antipolitica controculturale-controstatale, di dover discernere non espliciti elementi estranei a vera statualità ed alieni da autenticamente possibile civilizzazione ed inetti a vera culturalità anche e non solo statale.
...


MAURO PASTORE

Anonimo ha detto...

...
Invece di cercar di testare vanamente stessa empatia o non empatia — e purtroppo ciò è accaduto e mostra di poterne riaccadere ed ovviamente sempre con altrettanta inanità, anche in Stati e non solo in tragica parentesi nazista e non solo con la insidia neonazista — si dovrebbe verificare se individui trovano in Stato chi adeguatamente empatico o non empatico...

È noto tentativo, inaccettabile e che troppi fingono sia stato davvero accettato, di stabilire sanzioni e pene tramite test biologici, fisiologici, psicologici, neurologici, ma di fatto contro diritti singoli e collettivi a libertà di spostamenti, abusando di test su, di test di:
percentuali alcoliche; indurimenti dei muscoli del corpo e del cranio in particolare; emotività ridotta a non piacevolezze mentali; prontezza di reazioni a tossine...
Tali atti se pur con scienze relative non offrono risultati scientifici neanche con alcuni altri risultati raggiunti, di questi peraltro tecnologicamente evidenziandosene impossibile affidabilità di quasiasi sistema; atti tutti non neutralmente improntati e secondo scopi sempre particolari mai genericamente proponibili. Esempi:
–Se un ubriacone molesto si combina tale giocando a lasciarsi o non lasciarsi alcool nel sangue, se uno che vuol a torto picchiare preferisce effetto-bastone od effetto-fronda, se uno vuol disturbare con emotivo sentimentale distacco o senza, se un omicida vuol sputar veleno invece che buttarlo con utensile... e quanto tutto ciò ed in che ed a chi possibile o impossibile... — nessun test basato su dati di scienze e su relative tecniche può stabilire e qualora ne manifesti ciò è sempre da altro fare cui non necessario test, che se aggiunto è per illusioni od inganni, espressivi o espressi.

...Allora si dovrebbe verificare se collettivi e singoli trovano in Stato chi adeguatamente empatico o non empatico, per esempio per lasciar ferito curarsi da solo; se trovano veri agenti d'ordine non dediti ad intervenire a torto per empatia o non empatia... Constatandosi gravi torti, ad esempio l'avversione contro il motociclismo ed in specie contro usi, utilizzi, impieghi di caschi ovvero elmetti...

Mentre giornalisti dicevano di omicidi stradali ma contro corretta scarna espressione di "articolo bis" e mentre tanta gente confusa fingeva fosse lecito costringere un detenuto a farsi prelevar sangue o raggiunger presunto imprudente da fasci elettrici od insultar presunto intruso e sconosciuto, invece presente e divenire giudiziari e normativi altro erano e non in Antistato, anche con Codici Stradali in Italia usufruibili ormai non utilizzabili, poiché necessarie modifiche senza pertinenza formulate e indette quindi non applicabili...

Ma consapevolezza e risoluzione di tutto ciò non è in filosofia della scienza bensì in filosofia che valuta opposizioni e ne favorisce di filosofiche, in azioni eterodotte ma volte a filosoficità, quali — esempio paradigmaticamente valido questo non quello di terapie possibili o impossibili — arti marziali filosoficamente volte cioè non basate su sole saggezze afilosofiche... Ne affermo, al fine anche altrui di discerner naturali fasi problematiche da artificiosi periodi di vasta criminalità introdotta in veri Stati o assurta a falso Stato.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(+) Devo allegare precisazioni per evitar fraintendimenti circa miei invii anche futuri:


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— mi riferisco in particolare a richieste di individuare in immagini oggetti, richiedenti nominandone (sia pur non nominandoli) erroneamente e confondendo cose solo apparentemente simili in realtà del tutto differenti ed incompatibili anche se apparentemente non sembrandone —
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MAURO PASTORE