mercoledì 17 ottobre 2007

Jablonka, Eva - Lamb, Marion J., L’evoluzione in quattro dimensioni. Variazione genetica, epigenetica, comportamentale e simbolica nella storia della vita.

Trad. it. di Nicoletta Colombi, Torino, Utet, 2007, pp. 578, € 23,00, ISBN 9788802076096.

Recensione di Flavio D’Abramo - 17/10/2007

Filosofia della scienza

Che la scienza non sia formata da un corpo unitario ma da diverse teorie che spesso si fronteggiano per render conto di diverse realtà a volte contrapposte, ne abbiamo conferma con il libro – un piccolo gioiello – scritto da Eva Jablonka e Marion Lamb. E se esiste una disciplina non unitaria quest’ambito è ben rappresentato dalla teoria dell’evoluzione. L’evoluzione in quattro dimensioni rappresenta la più ampia esposizione sulle teorie biologiche degli ultimi due secoli. Questo volume non è solo un’esposizione perché vengono anche proposte delle linee teoriche e di ricerca. Già nell’introduzione curata da Marcello Buiatti, genetista toscano grazie al quale il libro pubblicato nel 2005 dal MIT è già disponibile in traduzione italiana, spicca subito la particolarità di questo lavoro: “quello che presentiamo è il primo libro che tenta una sintesi sul piano della evoluzione, di una serie di eresie, ognuna delle quali è stata a lungo presente nella storia della Biologia prima del terzo millennio ma che solo adesso sono riconosciute come anticipazioni illuminanti di un nuovo modo di vedere i sistemi viventi, dalle cellule alla Biosfera”.
L’esposizione di ciascuna teoria è posta su di uno sfondo di carattere filosofico in cui vengono trattati argomenti di carattere vitale per proporre una visione coerente e unitaria di cosa siano i processi degli organismi e di come questi processi evolvano nel corso del tempo. Inoltre questo importante volume racchiude un’attenta analisi dei sistemi comportamentali e di quelli simbolici (linguistici) pertinenti la nostra specie e che vengono indicati dalle due autrici come i due sistemi ereditari più rilevanti per ciò che riguarda l’evoluzione globale del pianeta Terra e degli organismi che lo abitano.
Ciò che viene criticata attraverso un’argomentazione storica e teorica è la visione genocentrica, proposta da gran parte dei biologi dell’ultimo secolo e secondo cui la selezione naturale agirebbe su mutazioni casuali del patrimonio genetico. Dunque, secondo questa ipotesi, nessuna mutazione sarebbe indotta dall’ambiente e l’adattamento degli organismi sarebbe il risultato del setaccio operato dalla selezione naturale. Questo ragionamento che nei giorni di Darwin permise di disinnescare la relazione diretta tra dogma confessionale e pensiero scientifico, oggi è sempre più “verità parziale” nel senso che molte mutazioni sono semi-guidate dall’ambiente e dunque non causali. L’assunto teorico della totale casualità delle mutazioni ipotizzato da Darwin ha poi trovato nella biologia molecolare un baluardo inespugnabile a partire dalla scoperta (forse sarebbe più giusto dire dall’invenzione del modello teorico) di Watson e Crick. Secondo il “Dogma centrale della biologia molecolare” proposto da Watson e Crick il corso dello sviluppo e dell’evoluzione degli organismi sarebbe già scritto nel dna da cui partirebbe un flusso di informazioni unidirezionale verso l’rna e le proteine. Ma questo modello teorico è falsificato dal caso dei prioni, dei retrovirus come quello dell’HIV (nell’HIV ciò che si realizza è l’inversione della normale direzione dna "> rna del flusso dell’informazione genetica) e da tutto quell’ambito di ricerca denominato “epigenetica” e che risale alle teorie dell’epigenesi. La selezione naturale non agisce dunque solo sulla variazione prodotta dall’informazione scritta nei geni, ma anche sulla variazione prodotta al livello epigenetico che dipende in gran parte dal sistema comportamentale e simbolico. E questi altri tre livelli, al pari di quello genetico, sono ereditari. Il livello epigenetico che concerne il modo in cui i geni vengono espressi rappresenta una delle frontiere della biologia. Intorno alla metà del Novecento il biologo scozzese Conrad Waddington conia il termine epigenetica (epigenesi + genetica), attraverso uno studio teorico e sperimentale. I risultati a cui giunge Waddington sono la prova di alcuni meccanismi che connettono l’organismo all’ambiente e attraverso cui parte della casualità delle mutazioni presupposte da Darwin e poi nel neo-darwinismo svaniscono. A differenza di quelle genetiche le mutazione epigenetiche non sono casuali e sono reversibili. I meccanismi epigenetici sono la base per comprendere la relazione tra organismo e ambiente e rappresentano il punto di contatto tra evoluzione degli organismi e sviluppo individuale, tra ontogenesi e filogenesi. La Rockefeller Foundation rifiutò la linea teorica e sperimentale di Waddington non finanziandolo. Oggi gli studi di epigenomica – marcatura della cromatina, cicli auto-catalitici, RNAi, memorie archittettoniche – rappresentano la frontiera della biologia evoluzionistica. Dall’esito di queste ricerche non solo dipende la comprensione delle dinamiche evoluzionistiche più generali come la speciazioni, ma anche delle variazioni non adattive. Leggendo il ricco volume di Jablonka e Lamb ci si rende conto che le dinamiche epigenetiche sono anche alla base del cambiamento morfologico degli organismi. Con gli esperimenti iniziati da Belyaev nella prima metà del Novecento e poi continuati per alcuni decenni, si scoprì che, addomesticando dei gruppi di volpi argentate, ciò che mutava non era solo il comportamento di questi animali. Nell’arco di venti generazioni il periodo riproduttivo delle femmine si era allungato, allo stesso modo era mutato il periodo della muta e il livello degli ormoni sessuali e legati allo stress si erano alterati. Erano mutati anche alcuni caratteri fenotipici, come la dimensione delle orecchie e la forma della coda. Oltre a ciò si sono osservati cambiamenti al livello cromosomico. Molte volpi avevano cromosomi aggiuntivi.
Belyaev propose di interpretare la riattivazione dei geni silenti (i cromosomi aggiuntivi) come effetto della mutazione ambientale, un’ipotesi che, se presa seriamente, potrebbe costituire la svolta di alcuni gap della biologia molecolare. Secondo l’approccio funzionalista adottato in un’ampia parte della biologia molecolare, circa il 98% del dna non avrebbe nessuna utilità. Utilizzando analisi evoluzionistiche e strutturali si potrebbe dunque porre rimedio ai scarsi risultati ottenuti attraverso l’analisi funzionale per spiegare, ad esempio, il significato degli introni (alcune regioni non codificanti dei geni comprese nel junk dna).
Le due autrici articolano la loro ipotesi teorica esponendo anche i lavori di un premio Nobel. Osservando la variazione genetica del mais Barbara McLintock ipotizzava che, quando non riescono a rispondere in maniera efficace agli stress, attivando o disattivando dei geni, oppure modificando delle proteine esistenti, le cellule di questa coltura mobilitano una serie di sistemi in grado di alterare il loro dna. In queste condizioni di stress i jumping genes passano bruscamente in nuovi punti del dna. La nuova variazione genetica prodotta in condizioni stressanti (dopo un brusco cambiamento di temperatura o un digiuno prolungato) è semi-guidata, nel senso che costituisce una reazione ai segnali ambientali, ma non porta a una risposta univoca e necessariamente adattiva: si pone in qualche modo a metà tra le variazioni completamente cieche, prive di specificità per quanto riguarda la loro natura (il momento e il punto del loro genoma in cui si verificano) e quelle totalmente guidate, cambiamenti adattivi riproducibili che hanno luogo in punti specifici in risposta a stimoli analoghi.
Le due autrici esplorano inoltre anche due altri sistemi ereditari: quello comportamentale e quello simbolico.
Per ciò che riguarda l’evoluzione culturale, vengono presi in considerazione diversi gruppi di animali sociali. L’adattamento comportamentale viene trasmesso non solo tra membri della stessa famiglia, ma anche tra individui appartenenti alla stessa specie. Inoltre questo tipo di adattamento comprende meccanismi di tipo molecolare già parzialmente noti: nel latte che il cucciolo succhia dalla madre sono presenti molecole riconducibili alla sua dieta e che potrebbero costituire le successive preferenze alimentari del cucciolo. Anche per ciò che riguarda la trasmissione del comportamento immateriale – che inizia con l’osservazione di un particolare comportamento – ci troviamo di fronte ad un’eredità molto importante per l’evoluzione, incorporata negli organismi attraverso l’imprinting comportamentale che e, ad esempio, costituisce un meccanismo attraverso cui i nuovi individui basano la propria vita affettiva e riproduttiva sul modello di quella degli individui con cui sono cresciuti, di solito i genitori e l’ambiente sociale più prossimo. Anche le abitudini e le prescrizioni alimentari sono altrettanto influenti: comportamento alimentare e sessuale sono, infatti, alla base di molte dinamiche evoluzionistiche. Tuttavia esistono molti comportamenti non imitativi in cui un particolare comportamento animale risulta essere una novità – ad esempio uccelli come le cince che, sulla porta di casa, stappano le bottiglie di latte appena consegnate. Alcuni di questi comportamenti, quelli che risultano essere maggiormente adattativi, nel corso di molte generazioni vengono assimilati – ad esempio il canto degli uccelli.
Per ciò che riguarda l’evoluzione simbolica, un tipo di eredità che riguarda la nostra specie, le due autrici si pongono a distanza dalla teoria dei memi, proposta tra gli altri da autori come Richard Dawkins. Il sistema ereditario simbolico, così come quello comportamentale ed epigenetico, non si trasmettono attraverso una mera copiatura. L’imitazione non è meccanica. Quanto deve essere imitato può venire vagliato e controllato dall’imitatore. Questo è dunque un processo sensibile al contesto e al contenuto. Scrivono le due autrici: “il tratto distintivo della cultura umana consiste nel suo grande potere costruttivo, in cui è inclusa la capacità di progettare e pianificare il futuro, nonché nella sua coerenza e logica interna […] Pensare alla diffusione delle usanze e delle idee che ci contraddistinguono in termini di replicazione di memi egoisti oscura tali aspetti unici della nostra evoluzione” (p. 264). Per capire l’evoluzione culturale occorre dunque una maggiore considerazione dell’ambiente, così come occorre una considerazione diversa della variazione. Le variazioni sono il risultato della relazione tra sviluppo individuale e dei gruppi sociali con l’ambiente circostante. Dunque la teoria darwiniana non è sufficiente a spiegare questo tipo di evoluzione.
Come ha scritto il professore di epidemiologia ambientale Paolo Vineis in Equivoci bioetici, edito nel 2006 da Codice Edizioni, “le quattro dimensioni cui le autrici si riferiscono mirano a sottolineare l’integrazione tra diversi livelli e l’impossibilità di ricondurre tutta l’evoluzione al livello di base che è quello delle mutazioni seguite da selezione”. Ciò che Eva Jablonka e Marion Lamb propongono è di vedere questi sistemi ereditari non come sistemi di copiatura dell’informazione o di esecuzione di programmi informatici, così come proposto da gran parte della biologia della Nuova Sintesi, ma come degli spartiti musicali che vengono suonati anche senza la presenza dello spartito e che possono subire variazioni che poi servono a riscrivere parte dello spartito (fuor di metafora lo spartito è il genoma). Allora una canzonetta eseguita leggendo le note dello spartito e trasmessa alla radio se fischiettata dall’ascoltatore qualche ora più tardi può subire variazioni, e se questa variazione avrà successo anche lo spartito potrà esser modificato per poi ritrovare una nuova melodia.

Indice

PARTE PRIMA
La prima dimensione
Le trasformazioni del darwinismo
Dai geni ai caratteri
La variazione genetica: cieca guidata o interpretativa?
PARTE SECONDA
Tre dimensioni in più
I sistemi ereditari epigenetici
I sistemi ereditari comportamentali
Il sistema ereditario simbolico
PARTE TERZA
Ricomporre il puzzle
Dimensioni che interagiscono: i geni e i sistemi epigenetici
Geni e comportamento, geni e linguaggio
Le nuove frontiere del lamarckismo: l’evoluzione dell’ipotesi ben fondata
Ultimo dialogo
NOTE
BIBLIOGRAFIA
INDICE ANALITICO


Le autrici

Eva Jablonka è docente presso il Cohn Institute for the History and Philosophy of Science and Ideas dell'Università di Tel Aviv.
Marion J. Lamb è stata professore ordinario al Birbeck College dell'università di Londra. Insieme hanno scritto diversi articoli e vari libri, tra cui Epigenetic Inheritance and Evolution: The Lamarckian Dimension (Oxoford University Press, 1995).

14 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Oltre a rappresentare un compendio efficace di scienza biologica evoluzionista, la pubblicazione recensita presenta validamente scientifica teorica generale della evoluzione biologica; sia rappresentazione che presentazione organizzate in base a criteri scientifici per le complessità e nelle organizzazioni.
Quanto in recensione riportato di introduzione, di cui detto curatore non autore ((o forse, taciuti, autrice o, taciuti, autori o autrici o autrice ed autori... )) offre al pensiero una sintesi di biologia genetica di riferimento secondario, cioè applicazione scientifica aggiunta, atta soltanto a inquadrare in metodo biologico genetico il metodo biologico della evoluzione e constatandone possibilità operativa senza poterne constatare validità di teorica; fatto senza dubbio ovvio ma cui citazione (forse incompleta) di recensore non solo non fa da spiegazione, complica anche e creando inutile perplessità.
Sicuramente biologici: sistemi, cellule, biosfera (... "Biosfera"?! ); non rappresentano per biologia della evoluzione ricerca diretta però ricerca indiretta e cui risultati adatti ad esclusione di praticabili ipotesi scientifiche; invece tali tre elementi sono per biologia genetica oggetto di ricerche sempre ultimative, cioè confini invalicabili di ricerca... Ma non così, tutt'altro per metodo biologico ambientale; che di biosfera studia interezza di oggetto quale costante fondamentale biologica-ambientale, senonché non continuandone col ricercare su cellule e sistemi: ma su non-ripetizioni e su non-mutazioni; per "genetisti" nulla di interessante ma non per studiosi di biologie ambientali, per i quali invece immediata concretezza per metodica applicata.

Quanto ad evoluzione biologica, pubblicazione recensita non è un tentativo scientista o filosofico-scientifico, ma filosofia della scienza completamente espressa, cioè con tanto quanto di elementi scientifici annessi:

(Quadridimensionale) descrizione di 'evolutiva' biologica generale;
SELEZIONE - ADDIZIONE - MODELLAZIONE - INNOVAZIONE
(origine di specie biologiche (non zoologiche) / formazione di sole caratteristiche biologiche (non caratterialità fisiologiche) / trasformazione di modalità biologiche (non esemplarità zoologiche né i modelli comportamentali etologici) / originarietà di attuazioni biologiche (non di impulsività psicologiche)...
Duplice ripartizione di evolversi biologici riscontrabili in suddetta evolutiva:
ACQUISIBILITÀ - EREDITARIETÀ...
Doppia catalogazione di evoluzione in evolversi di evolutiva quale sequenza di evolutività medesima, mediante studio indiretto di sistemi e diretto di geni:
INTERAZIONI VITALI - DIMENSIONALITÀ VITALI...
Definizione dei limiti della selezione biologica (non fisiologica!!):
SUCCESSIONE NON ENDOGENA.


Pubblicazione recensita altresì prospetta quadro interdisciplinare biologico-zoologico da cui ovviamente nulla si aggiunge a rappresentati e presentati di scienza biologica della evoluzione; e tuttavia di grande utilità di distinzione per applicazioni pratiche biologiche da metodo della evoluzione:

INNOVAZIONE ENDOGENA \ {zoologica 'TRASFORMAZIONE ORGANICA - ORGANO-ORGANO'} .

Ciò significa che la trasformazione biologica evolutiva tipica umana non ha un solo corrispettivo zoologico ma due, uno omologo l'altro analogo:

'1'
ORGANO TOTALE - INTERO ORGANO : elemento umano elemento-elemento (intraelementarità)

'2'
ORGANO INTERO - TOTALE ORGANO : elementarità di biosfera extraelementarità

Tuttavia corrispondere zoologico a biologia è a studi biologici di ambienti biologici, cui zoologia non specifica e cui generalità zoologiche particolari a generali biologiche (studi sui cataclismi biologici; cui studi sulle catastrofi zoologiche sono di stessi oggetti di studio ma concernente biologia non organica (extrabiosfera) cui zoologia non organizzata (ultrabiosfera).


Del resto, di recensione si notano percorsi intellettuali di margine (...) .


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Di recensione, si notano percorsi intellettuali di margine; non essendosi occupato recensore di premesse generali di scienza biologica cui invece lavoro (recensito) è valido riferimento di massima a principi teorici biologici generali in merito a 'teorica di evoluzione' di teoria biologica "delle mutazioni".

Recensore in agire ai margini adotta opportunamente euristica di falsificabilità/non-falsificabilità definendo limiti di ricerche biologiche-genetiche applicate a studi di retrovirus cioè di fenomenicità connessa a fenomenicità biologica di forze minime biologiche separate; nonostante tattica di marginalità di interpretazione, trovasi in recensione espresso in certa immediatezza dato di fatto d'assenza di possibilità della medicina genetica applicata a 'cura e prevenzione' - non a 'prevenzioni' - di problemi immunitari causati da retrovirus; perché non-immunità in tali casi non è cagionata da dirette ma indirette forze antivitalmente risultanti per cui non è possibile organizzare farmacologia in base a studi dei genomi. Ma bisogna precisare che non si tratta di novità né di singolarità di studi specifici né di studi innovativi solo molteplici e vari e aggiornati, non solo riguardanti caso medico di cosiddetto "HIV"; indubbiamente ciò rappresentando caso umanitario di assoluto rilievo ma cui ricerche teoriche biologiche non trovano interesse né particolare né generale né decisivo, dato caso medico concernente direttamente realtà non adatte alla vitalità cui né virus né retrovirus sono in tutto effettive antivitalità; ne ho esposto filosoficamente ermeneuticamente ma niente di più detto del già da altrui saputo e risaputo e ampiamente divulgato.

Criterio di espressione adottato da recensore dipende da esser di teoria culturale/scientifica non scientifica culturale né scientifica-culturale a sua volta proprio in espressione iniziale di recensore dipendente da scientista intellettualismo di interezza-unicità la quale in verità non è parte di alcun patrimonio scientifico anzi ne è esclusa ed ormai esplicitamente oltreché stabilmente; stessa pubblicazione recensita non sé stessa ma essa rassegna. Recensore comunque dopo aver nominato 'teoria' ne declina in 'teorie' cui di fatto assegna ruolo effettivo non viceversa... Nonostante inclusione di affermazione () a rischio di fuorviare o fuorviante lettore sprovveduto, da recensione sia pure con attenzione grande ad effettivi contenuti recensiti e con decifrazione di modi espressivi parziali recensivi, si deduce che biologia della evoluzione ha precisato che evoluzione stessa di umanità è soltanto
intraevolutività;
e della difficoltà culturale - scientifica a conciliare tal risultanza con risultati di ricerche zoologiche precedenti su trasformazioni organiche (ma zoologia non definisce 'organi' quel che così definisce fisiologia!), difficoltà che spesso antiprogrammativa - impedente ciò è progressi scientifici- pubblicisti recensiti mostrano risoluzione proprio in interdisciplinarità non-fattiva, cioè in notare che

biologia in coincidere zoologico non ne é identità

— in pratica si mostra che stesso oggetto di formulazioni ipotetiche non ipotesi scientifiche non sussisteva realmente:
non nella animalità irrazionale trovandosi epigenesi coincidente ad origine, ma in ambienti indeterminanti dicibili biosferalici distinti da geologici e non 'talassograficabili'.

(Questo è... quanto; e se altrui convenzioni scientiste insinuate in scienze oppure altrui curiosità maggiori di intellezioni non ne sanno accezione, questo mio commento non ne può mutar ignoranze.)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio messaggio precedente una parte del testo presenta parentesi aperta e poi non anche parentesi chiusa; ciò non costituisce difetto di espressione sia per prime parentesi aperte/chiuse illustrative di cui parentesi sola aperta replica il valore di elencazione formale non "sistema chiuso" di teoria stessa, sia perché trattasi di descrizione entro cui collocare le altre descrizioni successive e queste anche in altre descrizioni integrative collocabili ...

Di fatto grammaticalmente i segni:

( ...

sono sufficienti e corretti per elencazione complete non totali di per sé evidentemente tali... A ciò provvede senso di quanto scritto: non si tratta di uno schema sul tipo di: |DNA/RNA|.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio messaggio precedente (il secondo):

'biologia in coincidere zoologico non ne é identità '

sta per

biologia in coincidere zoologico non ne è identità .


In verità se senso logico univoco, la è del verbo essere potrebbe anche esser diversamente accentata purché accentata; in caso del mio testo accento acuto definisce direttamente fonetica di lettura di intera frase senza scansione particolare di ciascuna parola (non sempre nei monosillabi accenti gravi si possono pronunciare gravi) ((evviva la pignoleria!)) .


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Ciò che M. Buiatti avrebbe definito tentativo, in realtà di pubblicazione recensita è raffronto a studi di biologia degli ambienti; difatti raffrontabilità tra ereditarietà evolutive ed eredità genetiche è limitata ma questo non significa precarietà né inconsistenza di teoriche reciproche; e ciò definito da biologica genetica "memi" e divulgato pure qual "... del gene egoista" non trova raffronto in schemi evolutivi biologici i quali stessi però sono raffrontabili ad Ipotesi dei cataclismi ed a teoriche di cataclismi biologici – non catastrofi. Termine medio di raffronto:

EPIGENESI

che appunto non è in biologia della evoluzione epi-genesi ma epigenesi-non-genesi. Differentemente in teoriche dei cataclismi biologici epigenesi è anche epi-genesi: epigenesi-genesi. È evidente che biologia genetica trova certa non totale attinenza ad epigenesi-non-genesi evolutive mentre queste risultano attinenti a epigenesi-genesi ambientali e queste solo, non anche viceversa, attengono a genetica-epigenetica-non-epigenetica-genetica. È proprio vero che fu tentato di dimostrare duplice circolarità triadica; ricerche non restarono senza termini definitivi: duplice circolo tra genomi con totali distinzioni, cioè di geni incompatibili: tentando di trovar duplice verso di risultanze, se ne trovò dualità di due origini di due specie biologiche diverse (e generi zoologici differenti): umani e dinosauri cosiddetti "velociraptor". Risultò peraltro notizia esatta che in varie ricerche di risultanze furono reperiti elementi vitali del tutto conformi a elementi estinti oggetti di studi paleontologici. Senza ipotizzare uova vive uguali a pietrificate, si sa per cortissimo di ritrovamenti di ambre contenenti frammenti organici del tutto uguali a resti di dinosauri ma è del tutto impossibile verificare se identità tra resti e frammenti 'ambrati' sia perché resti solo resti sia perché aprendosi protezione di ambra o mutamenti biologici in stesso aprirsi o fini biologiche in aprirsi medesimo. Non ne ho incluso per suscitare romanzesca emotività, e per rammentare che tutti gli studi biologici su origini di specie sono in ultima analisi su originalità non effettiva originarità e paleontologia va distinta da biologia; interdisciplinarità ha mostrato di mere funzionalità, eguaglianza di forza e tensioni totipollenti tra sistemi ossei, pur essendo questi diametralmente opposti in morfologia ossea, di umani e di dinosauri! Proprio tali ultimi studi hanno anche dimostrato che cambiamenti morfologici degli organismi non sono tutti evoluzioni proprio perché uguaglianze morfologiche parziali essendoci di totalità di differenze morfologiche (principio della distinta scienza morfologica di distinzioni di differenze anche interne per uguaglianze solo interne (corrispondente a principio di scienza ottica di uguali rifrazioni da diversi rifrangenti)).
In verità della non continuità di evoluzioni fondamentali se ne occupò logica filosofica: se evoluzione fosse una, non esisterebbero i viventi determinati e determinabili ma un solo vivente infinito e niente altro. Tal logica è non medesima ma stessa in mitologica ed in particolare:

mitografia indiana di cosiddetta "Mara" o più vastamente indo - indiana di "Maya, Mara", indios - indica di "velo non trasparente di Maya".

Non c'è dubbio che tal logica di mitologia sia socialmente-culturalmente rivelativa della scaturigine di assenza e oblio psicologici, da cui chimera di assoluta continuità evolutiva; parte di psicoanalisi se interessò di naturalità corrispondente (Fromm, Hillman) definendo socialità basata su quasi-non-veglie e urbanità fortemente improntate a quasi-comunicazioni. In tal studi psicologia descrisse lato misterioso indefinito di follia non patologica ma direttamente tanatologica umana e psichica.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In messaggio precedente

'si sa per cortissimo di ritrovamenti'

sta per:

si sa per certissimo di ritrovamenti .


(Peraltro, ritrovamenti furono possibili solo con cortissimi movimenti di braccia e corpi dei ricercatori!!)

Invierò anche con altri cambiamenti minimi del mio testo precedente.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Ciò che M. Buiatti avrebbe definito tentativo, in realtà di pubblicazione recensita è raffronto a studi di biologia degli ambienti; difatti raffrontabilità tra ereditarietà evolutive ed eredità genetiche è limitata ma questo non significa precarietà né inconsistenza di teoriche reciproche; e ciò definito da biologica genetica "memi" e divulgato pure qual "... del gene egoista" non trova raffronto in schemi evolutivi biologici i quali stessi però sono raffrontabili ad Ipotesi dei cataclismi ed a teoriche di cataclismi biologici – non catastrofi. Termine medio di raffronto:

EPIGENESI

che appunto non è in biologia della evoluzione epi-genesi ma epigenesi-non-genesi. Differentemente in teoriche dei cataclismi biologici epigenesi è anche epi-genesi: epigenesi-genesi. È evidente che biologia genetica trova certa non totale attinenza ad epigenesi-non-genesi evolutive mentre queste risultano attinenti a epigenesi-genesi ambientali e queste solo, non anche viceversa, attengono a genetica-epigenetica-non-epigenetica-genetica. È proprio vero che fu tentato di dimostrare duplice circolarità triadica; ricerche non restarono senza termini definitivi: duplice circolo tra genomi con totali distinzioni, cioè di geni incompatibili: tentando di trovar duplice verso di risultanze, se ne trovò dualità di due origini di due specie biologiche diverse (e generi zoologici differenti): umani e dinosauri cosiddetti "velociraptor". Risultò peraltro notizia esatta che, in varie ricerche di risultante, furono reperiti elementi vitali del tutto conformi a elementi estinti, oggetti di studi paleontologici. Senza ipotizzare uova vive uguali a pietrificate, si sa per certissimo di ritrovamenti di ambre contenenti frammenti organici del tutto uguali a resti di dinosauri ma è del tutto impossibile verificare se identità tra resti e frammenti 'ambrati' sia perché resti solo resti sia perché aprendosi protezione di ambra, o mutamenti biologici in stesso aprirsi o fini biologiche in aprirsi medesimo. Non ne ho incluso per suscitare romanzesca emotività, bensì anche per rammentare che tutti gli studi biologici su origini di specie sono in ultima analisi su originalità non effettiva originarità e paleontologia va distinta da biologia; varia interdisciplinarità ha mostrato di mere funzionalità, eguaglianza di forza e tensioni totipollenti tra sistemi ossei, pur essendo questi diametralmente opposti in morfologia ossea, di umani e di dinosauri! Proprio tali ultimi studi hanno anche dimostrato che cambiamenti morfologici degli organismi non sono tutti evoluzioni proprio perché uguaglianze morfologiche parziali essendoci di totalità di differenze morfologiche (questo già principio è generale di indipendente teoria scientifica morfologica di distinzioni di differenze anche interne per uguaglianze solo interne (corrispondente a principio di scienza ottica di uguali rifrazioni da diversi rifrangenti)).
In verità della non continuità di evoluzioni fondamentali se ne occupò logica filosofica: se evoluzione fosse una, non esisterebbero i viventi determinati e determinabili ma un solo vivente infinito e niente altro. Tal logica è non medesima ma stessa in mitologica ed in:

mitografia indiana di cosiddetta "Mara" o più vastamente indo - indiana di "Maya, Mara", indios - indica di "velo non trasparente di Maya".

Vero che tal logica di mitologia è socialmente-culturalmente rivelativa della scaturigine di assenza e oblio psicologici, da cui chimera di assoluta continuità evolutiva; parte di psicoanalisi se ne interessò; di naturalità corrispondente (Fromm, Hillman) definendo socialità basata su quasi-non-veglie e urbanità fortemente improntate a quasi-comunicazioni. Così, psicologia descrisse lato misterioso indefinito di follia non patologica ma direttamente tanatologica umana e psichica.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Con invio precedente ho anche corretto frase con termine mancante:

' di psicoanalisi se interessò'

in:

di psicoanalisi se ne interessò .


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Per lunghi periodi ed in vasti ambienti di studi scientifici e in culture di livello universitario od in ambienti universitari, del metodo teorico-pratico della biologia genetica era rimasto raggiungimento di interdisciplinarità con schema biochimico; poi schemi biofisici; poi metodo stesso divenuto sconosciuto dai più e reiteratane solo schematicità con grande illusione di quasi tutti i pochi ancora in grado, poiché se ne credeva ancora diffuso sapere. Questo era rimasto più tra studenti qualunque che cultori di scienze, poi anche pochi e pochissimi studenti a sapere; fino a comunicazioni telematiche ed Internet; allora scomparsa totale temuta, scongiurata... Eppure in molti casi da università e relativi ambienti provvedevano a rimediare il poco rimasto a sapersi ed a pubblicarlo per evitare di nuovo il peggio. Questo era evento generale o pressoché da cosiddetta deriva culturale postmoderna; ovvero di nuova Epoca in parte creata per sopravvivere politicamente ma cui si facevano coinvolgere anche malintenzionati contro destini di tutti. Per tali ragioni non trovo interessante che si critichi il poco e trovo odioso che lo si critichi confondendolo col peggio... Dunque:

Trovasi in recensione ragionamento e ragionamenti su chimica molecolare e adatti a fisica chimica ma che di biologia genetica sono simulacri. Di fatto il codice genetico delle cellule è identificato dal biologo attraverso i segnali cellulari, di cui chimica studia solo parte e senza identificarne totalità del fenomeno; ma recensore agiva anche in tal caso ai margini, tralasciando àmbito fenomenico stesso e restando in àmbiti di fenotipie; ciò però gli assicurava raccolta di informazioni da impieghi tecnici di scienze, anche medici; che però vanno a formare minienciclopedismo che non può dar conto di rapporti di scienze spesso purtroppo usate in separazione da scopi originari di base.

La verità è che il criterio del metodo biologico genetico non è il contenuto chimico né chimico-fisico del replicarsi cellulare ma la modalità della stessa replicazione, in indipendenza da composizione chimica di DNA - RNA e pure da elementarità fisica di essi; cui sigle furono dedotte diversamente che da applicare chimica oppure fisica...: "acidi" e "nuclei" in biologia sono terminologia indipendente di: capacità vitali aggressive-dissolventi, organizzative-accentranti; in quanto tali sono descrizioni direttamente prossime a morfologia. Desossiribosio (D) e Ribosio (R) erano termini di studi su anatomia derivati da linguaggi dei floricultori o dei macellai: de-s-ossi-rib-osio, ovvero: solo quanto (de-) si mostra (-osio) e non regge struttura (s-ossi) e tende a conservarsi anche in crisi interne (rib-... come 'ribelle')... Ribelle, detto di individui; ribosio, detto di cose... era termine conosciuto già anche dai venditori di carni alimentari. Di fatto i chimici usavano, per propria, terminologia economia naturale ed i biologi naturalità anche economica. Scoprirai (Watson e Crick) della "doppia elica" del genoma furono accusati di furto di fotografia come se questa trattato di scienza e che io sappia senza che si distinguere prendere da rubare e non furono capiti in proprie ricerche indipendenti di terminologia, comunque trovata conveniente stessa di chimica ma usata inversamente!!! Di cosiddetti "memi" i cosiddetti "prioni" ed "introni" erano tratti dai biologi da linguaggi delle miniere e dei minatori; usati al rovescio che da fisici; invece medici alle prese con malattie cui non riuscivano e non riescono a trovar sistemi di cura non ne intesero e non ne intendono in loro pratica altrimenti ad altro si dedicherebbero. Infatti: 'prione' è quanto di materia biologica genetica che prima reagisce, niente di più; e 'introni' sono quanto di materia del genoma è singolo irripetibile; niente di più.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio messaggio precedente:

'terminologia economia naturale'

stia per:

terminologia di economia naturale .


'Scoprirai (Watson e Crick) della "doppia elica" '

stia, sta per:

Scopritori (Watson e Crick) della "doppia elica" .


Reinvierò con minima aggiunta pure.

(Sicuramente da tutto quel lasciato dire da sciocchi a sciocchi, c'è pure da invitare improvvisamente a scoprire innocenti e usando 'il tu per tu' (non vis-a-vis).


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Per lunghi periodi ed in vasti ambienti di studi scientifici e in culture di livello universitario od in ambienti universitari, del metodo teorico-pratico della biologia genetica era rimasto raggiungimento di interdisciplinarità con schema biochimico; poi schemi biofisici; poi metodo stesso divenuto sconosciuto dai più e reiteratane solo schematicità con grande illusione di quasi tutti i pochi ancora in grado, poiché se ne credeva ancora diffuso sapere. Questo era rimasto più tra studenti qualunque che cultori di scienze, poi anche pochi e pochissimi studenti a sapere; fino a comunicazioni telematiche ed Internet; allora scomparsa totale temuta, scongiurata... Eppure in molti casi da università e relativi ambienti provvedevano a rimediare il poco rimasto a sapersi ed a pubblicarlo per evitare di nuovo il peggio. Questo era evento generale o pressoché da cosiddetta deriva culturale postmoderna; ovvero di nuova Epoca in parte creata per sopravvivere politicamente ma cui si facevano coinvolgere anche malintenzionati contro destini di tutti. Per tali ragioni non trovo interessante che si critichi il poco e trovo odioso che lo si critichi confondendolo col peggio... Dunque:

Trovasi in recensione ragionamento e ragionamenti su chimica molecolare e adatti a fisica chimica ma che di biologia genetica sono simulacri. Di fatto il codice genetico delle cellule è identificato dal biologo attraverso i segnali cellulari, di cui chimica studia solo parte e senza identificarne totalità del fenomeno; ma recensore agiva anche in tal caso ai margini, tralasciando àmbito fenomenico stesso e restando in àmbiti di fenotipie; ciò però gli assicurava raccolta di informazioni da impieghi tecnici di scienze, anche medici; che però vanno a formare minienciclopedismo che non può dar conto di rapporti di scienze spesso purtroppo usate in separazione da scopi originari di base.

La verità è che il criterio del metodo biologico genetico non è il contenuto chimico né chimico-fisico del replicarsi cellulare ma la modalità della stessa replicazione, in indipendenza da composizione chimica di DNA - RNA e pure da elementarità fisica di essi; cui sigle furono dedotte diversamente che da applicare chimica oppure fisica...: "acidi" e "nuclei" in biologia sono terminologia indipendente di: capacità vitali aggressive-dissolventi, organizzative-accentranti; in quanto tali sono descrizioni direttamente prossime a morfologia. Desossiribosio (D) e Ribosio (R) erano termini di studi su anatomia derivati da linguaggi dei floricultori o dei macellai: de-s-ossi-rib-osio, ovvero: solo quanto (de-) si mostra (-osio) e non regge struttura (s-ossi) e tende a conservarsi anche in crisi interne (rib-... come 'ribelle')... Ribelle, detto di individui; ribosio, detto di cose... era termine conosciuto già anche dai venditori di carni alimentari. Di fatto i chimici usavano, per propria, terminologia economia naturale ed i biologi naturalità anche economica. Scopritori (proprio Watson e Crick!) della "doppia elica" del genoma furono accusati di furto di fotografia come se, questa, trattato di scienza e che io sappia senza che si distinguesse prendere da rubare e non furono capiti in proprie ricerche indipendenti di terminologia, comunque trovata conveniente stessa di chimica ma usata inversamente!!! Di cosiddetti "memi" e più teoricamente "memo" i cosiddetti "prioni" ed "introni" erano tratti dai biologi da linguaggi delle miniere e dei minatori; usati al rovescio che da fisici; invece medici alle prese con malattie cui non riuscivano e non riescono a trovar sistemi di cura non ne intesero e non ne intendono in loro pratica, altrimenti ad altro si dedicherebbero. Infatti: 'prione' è quanto di materia biologica genetica che prima reagisce, niente di più; e 'introni' sono quanto di materia del genoma è singolo irripetibile; niente di più.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Ho corretto in ultimo mio messaggio anche:

' si distinguere'

in :

si distinguesse .

Ho pure apportato migliorie.


(Senza dubbio, se leggendo uno sciocco prepotente, imperativo improvviso "distinguere" gli avrebbe comunque giovato.)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Filogenesi, ontogenesi, costituiscono in flora filo-ontogenesi ed in fauna ed antropica onto-filogenesi. Perciò non esistono evolversi ontogeneticamente-filogeneticamente né filogeneticamente-ontogeneticamente. In ontogenesi filogenesi è filo-ontogenesi; in filogenesi ontogenesi è onto-filogenesi — e questo significa che filogenesi ed ontogenesi non sono tutte più che mere manifestazioni. Ciò va ad aggiungersi a questa altra notazione: il codice genetico ha repliche chimiche e chimico-fisiche e fisio-chimiche che possono essere finanche imitazioni ed estranee. Capita cioè che chimica, fisica di differenti biologie mostrino codici genetici identici. ...Ciò è fondamentale per capire che a deriva culturale postmoderna cioè ad oblio di reali dati essenziali di scienze corrisponde un decadere civile e pratico per cui potrebbe accadere che un contadino distratto pensando di aver assieme a consulente di aver coltivato immenso latifondo a pesche se ne trovi ad albicocche e proprio troppo tardi per cambiare e proprio se con programmi di tutela speciale delle piante.

Rockefeller aveva ordito un programma di difesa delle scienze in economia, da capitalista a Fine Guerra Fredda a capitalistico - anticapitalistico in Dopoguerra Freddo; e tale ordito, che era impegno americano ed in parte mecenatismo, da seria militanza ne era passato a dura; perché contrarietà a degenerazioni capitalistiche era lotta forse senza successo e forse fine di quasi tutta civiltà politica nord-americana e poi anche di restante America. Di fatto fu reso noto che sue ingerenze in politica erano state in certi periodi a dir poco ardite; ma rapporti di investigazioni di Stato o tornavano in torto o andavano a vuoto e fino a che pratiche politiche americane non optarono per sistemi di emergenza e contro gravi rischi. È evidente che sua Fondazione trovando programma da rifiutare su false ontogenesi e filogenesi poneva in dubbio anche controlli di polizia casomai non si avesse provveduto ad evitare autoinganni... Studi bloccati da detta Fondazione sarebbero serviti a produrre frutta e verdura a sorpresa ma senza alcuna garanzia... E Rockefeller pensava che non era malaccio se fossero finiti tutti disperatamente a cambiar dieta ma pur sempre male ne sarebbe stato l'accadere.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Recensore propugnava sorta di inconsapevole registro semantico qual correlato di cosiddetta transgenica, ponendo in costante dubbio validità di teoretica genetica biologica e per tramite di elenchi logico-fenotipici sollevando critiche senza risultati possibili ad utilizzarsi, tranne che si usino per vaglio logico secondario ipotetico; ma non così recensore stesso, cui forse si approcciava a studio da recensire da ignaro.
Eppure in genetica ruolo transgenico accanto a trasgenico è realtà definita e nota qual limitata.

Studio citato in recensione sul mais mostra proprio una transgenica, per giunta innescata da intervento agricolo pastorale umano, che eterogenicamente si annulla. Ciò fece capire quanto misere culture transgeniche se comparate a brame di positivisti-scientisti alle prese con campi da coltivare; e spero mie riflessioni facciano intendere quanto poco sanno di cultura scientifica coloro che ne fanno speranza diretta di desideri od incubi.

...In recensione purtroppo non è refutata solita confusione tra neurologici oggetti di studio e psicologici e biologici.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE