giovedì 9 febbraio 2012

Appiah, Kwame Anthony, Il codice d’onore. Come cambia la morale

Milano, Raffaello Cortina, 2011, pp. 235, euro 24, ISBN 9788860304216

Recensione di Gianluca Verrucci - 09/12/2011 

Che cos’è una rivoluzione morale? Quali sono i suoi fondamenti? Come nasce e come può essere eventualmente suscitata a beneficio dell’umanità? Per rispondere a tutte queste domande, assai centrali per l’etica anche se troppo a lungo rimaste inevase, il saggio di Appiah (filosofo statunitense di origine ghanese) si affida alla nozione di “codice d’onore”. Alle spalle di molte delle nostre pratiche sociali, di ieri e di oggi, agirebbero “mondi d’onore” che delimitano confini tra gruppi, circoscrivono spazi identitari complessi e fissano rituali sociali. 

Il senso dell’onore andrebbe situato nello spazio di relazione tra diversi tipi di identità (nazionali, sociali, etniche, generazionali, ecc) come esigenza e richiesta di rispetto mediante la quale le persone si autorappresentano il proprio valore sociale. In altri termini, l’onore non abiterebbe soltanto le relazioni che si intrattengono con altri, ma sarebbe, in maniera forse più cogente, un forma di autorelazione della persona. Di qui il duplice significato dell’onore come onore competitivo (un rispetto da apprezzamento affine alla stima di sé) ed onore tra pari (il rispetto da riconoscimento). Di per sé, dunque, l’onore è un ingrediente fondamentale della moralità e contribuisce a definire la qualità delle relazioni sociali. 
Cosa avviene durante una rivoluzione morale? Cosa la spiega? La tesi di Appiah è che una rivoluzione morale si produce quando muta il modo di stabilire gerarchie di valore e di concepire i contorni dello status sociale a motivo di una trasformazione radicale del codice d’onore di riferimento. Ciò avviene per lo più quando un mondo d’onore entra in competizione con un mondo d’onore alternativo che, imponendosi, rende le consuetudini vigenti oggetto di vergogna e di ridicolo, come nell’antico detto latino Solventur risu tabulae (“le risate dissolvono l’accusa”). 
Per rafforzare questa tesi, Appiah studia quattro rivoluzioni morali: la fine della pratica del duello e l’abolizione della schiavitù, entrambe nell’Inghilterra dell’Ottocento, la fine della pratica femminile della fasciatura dei piedi in Cina e la violenza contro le donne nel Pakistan contemporaneo. Un punto comune a tutte queste consuetudini aberranti è che la loro fine (nell’ultimo caso per ora purtroppo soltanto auspicata) non si produce a causa delle argomentazioni rivolte contro di esse, argomentazioni del resto ben note quando la consuetudine è già ampiamente accettata. Il motivo che spinge al mutamento è la determinazione a vivere secondo codici differenti che spostano il confine di ciò che si ritiene “onorevole” producendo contestualmente un radicale cambiamento nel mondo d’onore di riferimento. In Inghilterra, la pratica del duello fu abbandonata (l’ultimo duello sembra risalire al 1852) quando apparve chiaro che non contribuiva più a definire uno status di privilegio, tipicamente quello del gentlemen inglese aristocratico, perché orami accessibile alle classi sociali inferiori che cominciano nei fatti a praticarlo diffusamente. “Un gentiluomo potrebbe essere definito un uomo che non infligge mai dolore”. Queste parole del cardinale Newman sanciscono il definitivo tramonto di un mondo d’onore e del codice del duello che vi si fonda.
Lo schiavismo venne abbandonato (in Inghilterra nel 1807, nel resto dell’impero tra il 1833 e il 1838) quando la classe dei lavoratori, il cui nuovo mondo d’onore stava rapidamente scalzando quello tradizionale fondato sulla superiorità di rango, prese coscienza delle molte affinità che condivideva con gli schiavi neri; scrive in proposito Appiah: “Per molti la schiavitù era una ferita profonda, e non solo perché, in quanto inglesi, avevano a cuore l’onore nazionale, o perché fosse una questione di coscienza cristiana, o perché fossero in concorrenza con gli schiavi (e non lo erano): feriva perché anch’essi, come gli schiavi, lavoravano e producevano con il sudore della fronte” (p. 118). Il mondo d’onore dei “padroni bianchi” è sostituito da quello dei “lavoratori” che pretendono un diritto al rispetto esteso a tutti coloro che, come loro, faticano nel produrre.
Nel caso della fasciatura dei piedi in Cina, il contributo fondamentale venne dal confronto con l’Occidente. La fasciatura dei piedi imposta alle fanciulle dell’alta aristocrazia cinese fu indice per lungo tempo di distinzione e rango sociale elevato, anche presso le donne stesse, e contribuì perfino a orientare gusti sessuali ed estetici nel resto della società cinese; la battaglia dei “letterati” contro questa consuetudine (che produceva gravi menomazioni fisiche alle donne fino a provocarne la morte in non rari casi) non risultò efficace fino a quando la fasciatura non cominciò a rappresentare, agli occhi dei cinesi stessi, un elemento di vergogna e di arretratezza nel confronto con il resto del mondo civilizzato. Il mondo d’onore dell’alta aristocrazia, con i suoi standard di superiorità e privilegio, andò in frantumi quando si impose l’onore nazionale cinese, in un periodo in cui la Cina cominciava ad aprirsi al resto del mondo (nel 1902 l’imperatrice Cixi ne raccomandò esplicitamente la fine). 
Infine, il caso del delitto d’onore contro le donne. Il codice  aberrante che prevede l’urgenza, da parte dell’uomo e financo della comunità cui la donna appartiene, di difendere il proprio onore in caso di tradimento, è chiaramente in conflitto con la precettistica religiosa dell’Islam cui è fatta perfino risalire l’origine della stessa etnia Pashtun pakistana in cui quella consuetudine è più diffusa. Le argomentazioni di matrice religiosa, che condannano la violenza sulle donne, non hanno impedito agli uomini, e non impediscono ancora oggi, di perpetrare crimini contro mogli, sorelle e cugine, per difendere il proprio status di appartenenti ad una tradizione che costituisce l’identità culturale della tribù. Come agire sulle consuetudini immorali sfruttando quello che sappiamo sul meccanismo dell’onore? Intanto, afferma Appiah, si dovrebbe evitare di agire semplicemente condannando le pratiche in questione. La condanna, infatti, è per lo più avvertita come intrusione estranea da parte di culture che non condividono o non comprendono lo stesso mondo d’onore (l’argomento più diffuso contro gli occidentali è che sono uomini “privi d’onore”) ed ha l’effetto di produrre, come reazione, chiusure identitarie che non fanno altro che rafforzare il mondo d’onore che sostiene le consuetudini delittuose. La strada più efficace è quella che combina pressione interna (tipicamente attraverso la denuncia della violazione di diritti umani perpetrata da movimenti e associazioni interne al paese, dunque di cultura e identità affini) e sforzo culturale di ridefinizione dell’identità attraverso la costruzione di un mondo d’onore alternativo, anche grazie alla pressione esterna delle nazioni (che risvegli, per esempio, l’orgoglio nazionale sul modello di quanto accaduto in Cina), capace di suscitare vergogna e senso del ridicolo.  


Indice

Prefazione
1. Inghilterra: la fine del duello
2. Cina: la fine della fasciatura dei piedi
3. Atlantico: l’abolizione dello schiavismo
4. Guerre contro le donne
5. Lezioni e retaggi
Fonti e ringraziamenti

8 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Il filosofo K. A. Appiah mostra evidentemente con efficacia la natura espressiva-cumunicativa della onorabilità in società e la funzione autoespressiva dell'onore per le singole persone; e ciò in Italia è un riferimento prezioso tanto più se fatto da chi di provenienza da Continente nel quale la onorabilità ha ruolo del tutto secondario e per questo assai relazionabile con difese — ovviamente neanche in tal caso estremizzabili con autentica adesione personale né con reale contatto sociale; un riferimento prezioso in Italia dove da alcuni ambienti sociali vastissimi si fa pessima penosa imitazione di necessarie oppure arbitrarie autolimitazioni criminali organizzate, detti "codici di onore" e che gli imitanti a loro volta e più ancora ma differentemente delittuosi assumono per procacciarsi occasioni di altri crimini: infatti per gli imitanti quei "Codici" anziché esser limitanti sono occasionanti! Purtroppo a tali imitazioni si aggiungono spesso i delitti fascisti e neofascisti, da criminali sovente più disastrosi a causa di discrezioni e pretese più gravi! Certamente il pensiero filosofico americano non è impreparato per inserirsi in tali eventualità ma neanche potrebbe mai esserne specificamente adatto né atto! Per tal ultimo motivo, ritengo più che opportuno fornire informazioni non comunemente ottenute né comunemente ottenibili su eventi britannici, cinesi, pakistani. Per ragioni di spazio, dovrò ricorrere a più di un solo successivo invio.

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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

La pratica del duello in Inghilterra terminò allorché dei casi inaccettabili di incitazione ed eccitazione alla violenza se ne potette incominciare a comporre quadro operativo stabile e codificabile dai Magistrati anche non solo dagli Agenti di Stato; evento per il quale la Legge Salica in Evo di Mezzo aveva applicazione specifica affinché le restanti opere di stessa Legge fossero appunto altrimenti utilizzate.

L'intervento durante Secolo Decimo Nono in Inghilterra contro la schiavitù era con scopo di provvedere per situazioni mai prima conosciute dai giudici britannici riferibili dapprincipio a circostanze delle Colonie e dei coloni ed ex coloni non per soli presenti in Britannia ma inizialmente per solo residenti in Britannia non abitanti.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Le imposizioni ad uso di strette calzature in Cina erano state ed erano di varie circostanze.
Una di queste era il caso di donne che con piedi gonfi di tossine o finanche veleni andavano scalze a discapito di altrui igiene; e per difendersi da tal evenienza si imponeva alle intossicate ed avvelenate di calzare quanto di rispettivamente sufficiente anche ad impedire invadenza antiigienica.
Altra uguale non medesima era per evitare meno gravi conseguenze: di sporcizia soltanto dunque con meno impegnative protezioni.
Altra pure uguale non stessa invece era per evitare condizione più grave od assai più grave, di accadimenti anche di pertinenza medica o infermieristica, concernenti disturbi di gigantismo o problemi di pervasioni fisiche estranee.
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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La realtà criminologica delle imposizioni ad uso di strette calzature in Cina preesisteva quale pericolo collettivo ai successivi provvedimenti politici dati principalmente per prevenire il peggio delle violenze commesse tramite piedi gonfi.

Tale realtà era stata raggiunta da Editto imperiale dopo che i messi imperiali ne avevano redatto Cronaca; e le giuste difese erano state elette a pubblico Esempio dagli esperti imperiali; durante la Crisi degli Editti gli esperti imperiali avevano fatto Domande alle popolazioni e redatto Risposte dai popoli, per le quali fu necessario evitare ritardi interdicendo Riservatezze, ciò a beneficio dei forestieri pietosi e specialmente interessati alla Causa specifica, i quali però ebber modo solo con la Interdizione dell'Impero di provvedere, da parte altramente provvisoriamente facoltosa, ovvero da Khan dei mongoli, però secondo Facoltà speciale per esterni prevista da stesso Impero cinese; per il quale si accolse il Khan ed i Khan in Cina quali Dispositori provvisori di stessa Facoltà — ovviamente per altri motivi pure e vastissimi anche.
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Nel periodo dei Dispositori la criminologia redatta dallo Stato Provvisorio potette fornire ulteriori esempi alternativi provvisori, di fatture non cinesi ma consistenti comunque in cineserie, che il Khanato aveva fatto provvedere attraverso i confini meridionali della Cina. La provenienza settentrionale di tal Governo Provvisorio, di cui sto descrivendo solo parzialità non totalità, assicurava esenzione di influenze ambientali nocive meridionali, in semplice ragione anche di stessa camminata quindi possibile agli Esperti Provvisori, da fare da direzione Nord; e la Provvisione esterna meridionale era garantita dalla Committenza esterna settentrionale, sia per presenti che per nuove Riservatezze anche teriomorficamente adeguate tanto da non cader in inganni di acari oppure insetti. Il Governo Provvisorio forniva ai cinesi Proponimenti materiali per difese, consistenti in calzari non calzature, cioè oggetti precari incapaci di offender corpi e inetti a stancar menti e atti solo per volontarietà continuata di indossatrici e raramente o non frequentemente di indossatori (in analoghi casi); provvisorietà governativa era adatta ad evitare ttamite stessa durata non indeterminata beffe criminali oltre che curiosità nonché dispetti animali.
Terminata Facoltà imperiale dei Khan in complete risoluzioni, anche d'altre evenienze, l'Esempio precedente fu elevato al rango di Modello internamente valido non per dicotomia di interni Settentrione e Meridione; così ed anche per altri eventi Antico Impero fu reinsediato, la Città imperiale mutata di ruolo, da Separata a Vietata. Dopo ulteriori vicende, il rischio di nuove emergenze ma stavolta per invadenze straniere, si trovò in azioni concomitanti, anche per altri eventi, con l'Impero Coloniale Britannico, anch'esso interessato a difese e preventive per ugual rischi in sue Colonie. La sinergia, per questo ed altri eventi, tra i due Imperi, era possibile con Azione preventiva di autodifesa britannica, che interrompendo rischi fondamentali per la Cina ne evitava anche per sé — non solo in fatto di igieni di camminate; dunque non fu alleanza tra le due Entità politiche bensì Diplomazia. Finito tale periodo di reciprocità, di Protettorato britannico e Garanzia cinese, furono evitati rischi maggiori dal Piano d'Intesa.
La Cina era ancora retta dall'Imperatore mentre molti nel Paese si facevano ex cinesi o viceversa neo cinesi. Dal cosiddetto Celeste Impero non furono graditi i nuovi e sgraditi i vecchi e niente mutava mentre lo Stato doveva perdurare in Assenza di Decreti, tra odi contro stessa Assenza e contentezze a favore di Essa; e fu emanata Repubblica di Stato, che conservava gli Editti ed il resto passato; il tentativo di cancellarne era "Rivoluzione Culturale" poi "Violenza Culturale" e solo da pochissimi anni del tutto terminato senza cancellazioni decisive. Durante codesto tentativo gli schiavisti furono aspiranti rivoluzionari condannati da stesso Regime rivoluzionario poi esponenti non più accettabili di medesimo Regime; fu in tal periodo che si affrontò il problema di imposizioni degenerate in costrizioni.

La 'persistenza' del passato imperiale in repubblicano è stata sancita da riapertura ad utilizzo della Città imperiale, da Vietata ora diventata "Indecifrabile", secondo "Statuto" da noi in Occidente dicibile solo pressappoco: 'Conservazione di Beni Culturali'.
Nella Cina attuale vige dunque un sistema di Repubblica, che è democratico-autocratico-partitocratico, non più solo democraticamente legittimato né più solo partitocraticamente assicurato; però la schiavitù delle costrizioni ai piedi è rimasta sempre delitto per vere leggi cinesi, anche per le attuali.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In messaggio precedente 'ttamite' sta per: tramite.
Reinvierò con correzione intero testo per comodità di lettura.

— Sono spiacente per inconveniente di scrittura che dipende da altre attenzioni suscitatemi e necessitanti per me altre attenzioni dirette più gravi. Tuttavia sono persuaso che la parola da sostituire sia momentaneamente più intuibile da mentalità cinese scarsamente dedita ad utilizzo di lingua italiana. Perciò non devo scuse.

Internet non è una libreria e basti ultimo invio sufficiente. —

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Nel periodo dei Dispositori la criminologia redatta dallo Stato Provvisorio potette fornire ulteriori esempi alternativi provvisori, di fatture non cinesi ma consistenti comunque in cineserie, che il Khanato aveva fatto provvedere attraverso i confini meridionali della Cina. La provenienza settentrionale di tal Governo Provvisorio, di cui sto descrivendo solo parzialità non totalità, assicurava esenzione di influenze ambientali nocive meridionali, in semplice ragione anche di stessa camminata quindi possibile agli Esperti Provvisori, da fare da direzione Nord; e la Provvisione esterna meridionale era garantita dalla Committenza esterna settentrionale, sia per presenti che per nuove Riservatezze anche teriomorficamente adeguate tanto da non cader in inganni di acari oppure insetti. Il Governo Provvisorio forniva ai cinesi Proponimenti materiali per difese, consistenti in calzari non calzature, cioè oggetti precari incapaci di offender corpi e inetti a stancar menti e atti solo per volontarietà continuata di indossatrici e raramente o non frequentemente di indossatori (in analoghi casi); provvisorietà governativa era adatta ad evitare tramite stessa durata non indeterminata beffe criminali oltre che curiosità nonché dispetti animali.
Terminata Facoltà imperiale dei Khan in complete risoluzioni, anche d'altre evenienze, l'Esempio precedente fu elevato al rango di Modello internamente valido non per dicotomia di interni Settentrione e Meridione; così ed anche per altri eventi Antico Impero fu reinsediato, la Città imperiale mutata di ruolo, da Separata a Vietata. Dopo ulteriori vicende, il rischio di nuove emergenze ma stavolta per invadenze straniere, si trovò in azioni concomitanti, anche per altri eventi, con l'Impero Coloniale Britannico, anch'esso interessato a difese e preventive per ugual rischi in sue Colonie. La sinergia, per questo ed altri eventi, tra i due Imperi, era possibile con Azione preventiva di autodifesa britannica, che interrompendo rischi fondamentali per la Cina ne evitava anche per sé — non solo in fatto di igieni di camminate; dunque non fu alleanza tra le due Entità politiche bensì Diplomazia. Finito tale periodo di reciprocità, di Protettorato britannico e Garanzia cinese, furono evitati rischi maggiori dal Piano d'Intesa.
La Cina era ancora retta dall'Imperatore mentre molti nel Paese si facevano ex cinesi o viceversa neo cinesi. Dal cosiddetto Celeste Impero non furono graditi i nuovi e sgraditi i vecchi e niente mutava mentre lo Stato doveva perdurare in Assenza di Decreti, tra odi contro stessa Assenza e contentezze a favore di Essa; e fu emanata Repubblica di Stato, che conservava gli Editti ed il resto passato; il tentativo di cancellarne era "Rivoluzione Culturale" poi "Violenza Culturale" e solo da pochissimi anni del tutto terminato senza cancellazioni decisive. Durante codesto tentativo gli schiavisti furono aspiranti rivoluzionari condannati da stesso Regime rivoluzionario poi esponenti non più accettabili di medesimo Regime; fu in tal periodo che si affrontò il problema di imposizioni degenerate in costrizioni.

La 'persistenza' del passato imperiale in repubblicano è stata sancita da riapertura ad utilizzo della Città imperiale, da Vietata ora diventata "Indecifrabile", secondo "Statuto" da noi in Occidente dicibile solo pressappoco: 'Conservazione di Beni Culturali'.
Nella Cina attuale vige dunque un sistema di Repubblica, che è democratico-autocratico-partitocratico, non più solo democraticamente legittimato né più solo partitocraticamente assicurato; però la schiavitù delle costrizioni ai piedi è rimasta sempre delitto per vere leggi cinesi, anche per le attuali.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

L'antifemminismo attualmente non assentito da azioni governative del Pakistan contemporaneo è una forma mediata di antimaschilismo con scopo di elevare abitudini da rispettare a consuetudini da proporre per impedire pluralità di azioni di varietà di tempi storici e di cronache, che invece Stato accoglie assieme ad unicità parallele. Perciò gli schiavisti e gli schiavi in tal caso sono tali per differenti riguardi reciprocamente; ed i provvedimenti statali sono vòlti ad evitare degenerazioni suicide e ad impedire consistenze effettive di schiavitù. Le alternative pensate in Occidente americano per il Pakistan sono di fatto rifiutate da Stato pakistano perché interessamento ritenuto in quanto tale inetto cioè incapace di intendere aberrazioni ed inconcludenza delle reciproche schiavitù cui da tali Esteri si vorrebbe rimediare.
È altresì noto e rifiutato dallo Stato del Pakistan a nome e per mandato di stesse etnarchie minacciate nel proprio esistere da esso, il tribalismo etnico, entro cui occasione nota di effettive schiavitù; lo Stato rifiuta le occasionanti situazioni senza cui le circostanze di occasioni non vi sono. La particolarità etnica dei cosiddetti "pashtun" non è minacciata da tale tribalismo ed è attiva nel porne fine, in quanto esso non consente vita autenticamente orientale in Pakistan ma solo orientaleggiante cioè precariamente intrusamente esterofila ai danni non solo di possibilità in Oriente ma pure di poteri di altrove e di Occidente. È proprio ad esterno che funziona la tattica della dissuasione emotiva ad onore non etnicamente autentico; dunque in America il rimedio annoverato pure da K. A. Appiah ne è una autodifesa per inconsapevolezza; la conoscenza infatti dei reali fatti consente di adottare strategia difensiva esterna di smascheramento delle inautenticità.

MAURO PASTORE