giovedì 13 ottobre 2005

Sulle tracce di un fantasma. L’opera di Karl Marx tra filologia e filosofia, a cura di Marcello Musto.

Roma, Manifestolibri, 2005, pp. 389, € 30,00, ISBN 88-7285-384-2.

Recensione di Carla Maria Fabiani – 13/10/2005

Filosofia politica (socialismo)

Il volume raccoglie le relazioni presentate alla Conferenza Internazionale Sulle tracce di un fantasma. L’opera di Karl Marx tra filologia e filosofia, svoltasi a Napoli dal 1° al 3 aprile del 2004. I contributi dei diversi e illustri autori, nazionali e internazionali, hanno innanzitutto l’obiettivo di risvegliare l’interesse per l’opera di Marx, offrendo una sede di confronto alle più recenti interpretazioni dei suoi scritti e illustrare la ripresa della pubblicazione della Marx Engels Gesamtausgabe (MEGA2). Insieme a ciò, restituire alla ricerca contemporanea un autore – misconosciuto, volgarizzato, soprattutto poco letto anche dai marxisti – da considerare ormai un classico; tuttavia, prova ne è lo spessore tematico e critico degli interventi qui raccolti, non un classico asettico.
In altri termini, l’opera di Marx appare, pur nella sua imponente raccolta di scritti (la maggior parte pubblicati postumi), fondamentalmente incompiuta.
Sistemare l’opera di Marx, oggi, vuol dire innanzitutto interpretarne la lettera del testo (e quindi fare un lavoro filologico attento a distinguere, per esempio, in Das Kapital, ciò che è di Marx e ciò che è di Engels), vuol dire contestualizzare non solo il suo pensiero, ma proprio i suoi scritti, uno ad uno, sganciandolo così, definitivamente, da un’epoca, quella del socialismo reale, che, oltre a essere passata, in effetti non sembra proprio appartenergli; non aiutandoci nemmeno a capire la complessità teorica del suo pensiero.
Ma esiste un pensiero di Marx? Per questo autore, più che per altri, bisogna affermare – questo è l’indirizzo di ricerca inaugurato da questa raccolta – che il suo pensiero è inchiodato, per così dire, al testo scritto.
Leggere Marx, oggi, vuol dire perciò affrontare con pazienza i suoi testi, senza pretendere di ricavarne un sistema compiuto, una linea di sviluppo predeterminata (comprese le rotture epistemologiche del suo percorso; Marx giovane/Marx maturo; Marx comunista/Marx critico dell’economia, ecc.), o addirittura una Weltanschauung, un’indicazione per il futuro dell’umanità; piuttosto, dobbiamo riconoscergli il lavoro di critica radicale del suo presente. Kritik, d’altronde, è il termine che ritorna più di frequente nei titoli dei suoi scritti.
Eppure, dicevamo, Marx non è un classico asettico: “Credere di poter relegare il patrimonio teorico e politico di Marx ad un passato che non avrebbe più niente da dire ai conflitti odierni, di circoscriverlo alla funzione di classico mummificato con un interesse inoffensivo per l’oggi o di rinchiuderlo in specialisti meramente speculativi, si rivelerebbe impresa errata al pari di quella che lo ha trasformato nella sfinge del grigio socialismo reale del Novecento.” (dall’Introduzione, p. 24).
La filologia, ancella insostituibile del lavoro del filosofo, qui prende in mano l’arma e, inaspettatamente, rovescia il campo: l’immersione nel testo di Marx non ci distoglie dalla nostra Gegenwart. Al contrario, la complessità del testo si adatta, quasi combaciando, alla complessità dell’età presente; sia per ciò che riguarda il giovane Marx, quello della critica a Hegel e poi dell’Ideologia tedesca, sia il Marx maturo, quello del Capitale, della critica dell’economia politica. Bisogna tuttavia fare attenzione a ciò: non si tratta dell’attribuzione di capacità profetiche all’autore, al suo pensiero o alle sue teorie. Qui si fa astrazione dalla soggettività dell’autore (la sua biografia, le sue intenzioni politiche, la sua personalità, ecc.) e si guarda esclusivamente all’oggetto, al testo scritto. È uno sforzo interpretativo e di lettura, una fatica del concetto, che, per es., con Aristotele viene quasi spontaneo esercitare. Con Marx, tutto questo finora non è accaduto (le ragioni potranno essere abbondantemente indagate, ma in altra sede).
Allora, vediamo meglio alcuni degli interventi, capaci, a nostro avviso, di gettare luce su questa sorta di insolito potere di adattamento del testo al contesto. Ne consideriamo solo due, a fronte di un totale di ben 24 saggi con note bibliografiche e riferimenti testuali all’opera marxiana.
Non prima, però, di aver richiamato l’attenzione del lettore allo stile modernissimo del linguaggio marxiano, citando un passo tratto dal Discorso per l’anniversario del «People’s Paper» 1856 (nel Prologo, a p. 11): «C’è un grande fatto caratteristico di questo nostro XIX secolo, un fatto che nessun partito osa negare. Da un lato sono nate forze industriali e scientifiche di cui nessuna epoca precedente della storia umana ebbe mai presentimento. Dall’altro esistono sintomi di decadenza che superano di gran lunga gli orrori registrati durante l’ultimo periodo dell’impero romano. Ai nostri giorni, ogni cosa appare gravida del suo contrario. Macchine, dotate del meraviglioso potere di ridurre e rendere più fruttuoso il lavoro umano, fanno morire l’uomo di fame e lo ammazzano di lavoro. Le nuove sorgenti della ricchezza sono trasformate, da uno strano e misterioso incantesimo, in sorgenti di miseria. [...] gli operai [...] sono l’invenzione dell’epoca moderna quanto lo sono le macchine stesse. Nei segni che confondono la classe media, l’aristocrazia ed i miseri profeti del regresso, riconosciamo il nostro vecchio amico Robin Goodfellow, la vecchia talpa che sa scavare la terra tanto rapidamente, il valoroso pioniere – la rivoluzione.»
Vediamo allora il tema della democrazia, come viene affrontato nelle pagine de Il Marx «democratico», di G. Cacciatore (pp. 145-160).
Nel 1843 il giovane Marx redige uno scritto di critica al diritto pubblico hegeliano. Commenta analiticamente i §§261-313 dei Lineamenti di filosofia del diritto (1821) di Hegel. Lasciando qui da parte le pur rilevanti questioni teoretiche del confronto Marx/Hegel, che cosa emerge di rilevante dal punto di vista politico in questo scritto, secondo la lettura di Cacciatore?
Da una parte Marx riconosce allo Stato moderno hegeliano la funzione (insostituibile) di connettere gli interessi particolari espressi in sede di società civile, e di connetterli effettivamente restituendo ad essi un luogo di comune realizzazione, che è l’interesse universale o del popolo, tramite la rappresentanza cetuale nell’assemblea legislativa e l’Io voglio del monarca; dall’altra, però, di rendere tendenzialmente autonomo il momento dell’universale dal particolare (la figura del monarca ereditario in cui solo risiede il potere sovrano; oppure la premoderna rappresentanza cetuale). In altri termini, lo Stato moderno hegeliano soffrirebbe di astrazione, ossia, in ultima analisi, di mancata rappresentanza (oltreché concreta rappresentazione) della realtà che lo istituisce. «Ciò che tuttavia emerge dai testi finora esaminati è un riferimento indiretto all’idea di democrazia che appare, per così dire, in filigrana rispetto ad una generale visione dello Stato come luogo di composizione e universalizzazione degli interessi particolari della società civile. È solo a partire dalla Kritik des Hegelschen Staatsrechts […] che Marx affronta direttamente il problema della democrazia. […] In questi testi marxiani è possibile individuare quel concetto ampio e universale di democrazia che è stato utilizzato proprio in non pochi segmenti della filosofia e dell’ideologia politica della sinistra post-marxista in una dimensione critica nei confronti di alcuni esiti teorici e storici del comunismo […] Marx, quando individua nella democrazia una reale possibilità di fusione tra la forma e il contenuto della costituzione politica pone un problema che […] è apparso e appare ancora oggi il vero nucleo problematico della democrazia, cioè l’inaggirabile rapporto tra la forma regolativa e giuridica e i contenuti cosiddetti sostanziali di emancipazione sociale e di uguaglianza» (p. 147 e sgg.). “Rendere plausibile la democrazia”, è di questo che le pagine marxiane, seppure in filigrana, stanno parlando. La democrazia «ampia e universale, quella piena realizzazione dei diritti umani (politici e sociali) capace ogni volta di fissare regole e procedure condivise per l’edificazione di un nuovo “contratto sociale” di cittadinanza e di civiltà, di emancipazione e di uguaglianza» (p. 157). La critica all’astrattezza dello Stato moderno hegeliano raffigura perciò, evidentemente, la matrice teorica di ogni possibile critica ai limiti interni al modello democratico-formale. Compreso il nostro, of course.
Con La scienza del Capitale come «circolo del presupposto-posto». Un confronto con il decostruzionismo di R. Finelli (pp. 211-223), entriamo nelle pagine del Capitale di Marx, non considerandolo tuttavia un testo economicistico, ma di critica dell’epistemologia operante nelle maglie dell’economia politica classica del tempo e, ancor più, nelle maglie della filosofia dominante il nostro tempo. «Nell’ambito della filosofia continentale europea oggi svolge funzioni egemoniche il “decostruzionismo”, il quale, com’è noto, critica ogni narrazione che pretenda coerenza e sistematicità […] Appare evidente che gli studi e la ricerca su Marx non possono non confrontarsi con questo vertice egemonico di riduzione della realtà a linguaggio […] La mia esposizione è articolata in quattro tesi» (p. 211).
Nella prima tesi Finelli indaga la logica interna alla critica dell’economia politica in Das Kapital; la logica del presupposto-posto, di matrice hegeliana. Secondo tale logica, in sintesi, i processi di identificazione del soggetto con se stesso (il Geist, lo spirito), attraversano, contestualmente, un cammino duplice: di costruzione attraverso decostruzione del proprio Io. L’identità Io=Io è da porre come mero presupposto ossia da decostruire in quanto mero presupposto, attraverso una «pratica d’interiorizzazione, di un processo che dall’esterno va all’interno […]» (p. 212). L’identificazione di sé con sé presuppone l’identità (l’IO), ma, per così dire, solo virtualmente (in sé); l’effettiva identificazione avviene su di un piano pratico, in cui la prima identità (quella virtuale) può andare anche a fondo.
La seconda tesi di Finelli concerne la nozione di astrazione reale. «La mia tesi è cioè che il Capitale di Marx è costruito sul modello del passaggio hegeliano dall’in sé al per sé, del passaggio cioè di un’astrazione, come quella del lavoro astratto, dal piano di un’astrazione solo mentale […] ad un’astrazione, come sostiene Marx nell’Introduzione del ’57, “praticamente vera”; ad un’astrazione cioè che non attiene più all’ambito della logica o delle ipotesi investigative della conoscenza ma a quello assai diverso della prassi, ossia della concreta attività posta in essere dal processo lavorativo di ogni individuo in quanto erogatore di forza lavoro sussunta, non in modo formale ma in modo reale, sotto il capitale» (p. 213).
La terza tesi mostra la profonda differenza, nonostante la profonda analogia, che intercorre fra la logica hegeliana e quella marxiana. In sostanza, «L’astrazione intellettualistica di Hegel è dunque cosa assai diversa dall’astrazione pratico-lavorativa di Marx. […] per Marx la connessione tra mondo dell’astratto e mondo del concreto si realizza, proprio perché il vettore di quel movimento è la caratteristica di un lavoro, generalizzato e di massa, che produce oggetti, merci, servizi concreti proprio attraverso la sua natura paradossale di lavoro astratto» (p. 218). L’astratto hegeliano non riesce ad attraversare, come invece riesce in Marx, il piano della pura e trasparente teoresi, in cui rimane in sostanza imprigionato, nonostante la forza dialettica del negativo.
Infine, la quarta tesi si occupa direttamente del postmoderno come svuotamento del concreto. «Così il postmoderno va interpretato […] come inveramento del moderno, nel senso di costituire il tempo storico della piena diffusione, fino alla globalizzazione, di un’economia fondata sulla ricchezza astratta. […] La giusta definizione di Frederic Jameson del postmoderno come la “logica culturale del tardo capitalismo” va dunque integrata con la messa in verità della teoria marxiana dell’astrazione reale» (p. 222). Il lavoro astratto è inteso perciò come principio (presupposto) di un modo di produzione e riproduzione sociale che, solo alla fine del processo (posto), appare praticamente ‘destrutturato’ nella sua valenza qualitativa, svuotato di qualità, di relazione e di nessi intersoggettivi.
Allora, in conclusione, vediamo come la lettura dei testi di Marx possa, ancora oggi e forse proprio oggi, restituire un esempio pratico di libertà operante in campo filosofico: libertà di leggere e interpretare il testo in modo filologicamente corretto, senza che ciò impedisca ma anzi contribuisca a far emergere la complessità del contesto in cui il testo è inserito, insieme alla complessità del contesto in cui è a sua volta inserita la nostra impegnata e impegnativa lettura.

Indice

Presentazione
Sulle tracce di un fantasma di M. Musto
I SEZIONE. MEGA2 : LA NUOVA EDIZIONE STORICO-CRITICA DELLE OPERE COMPLETE DI MARX ED ENGELS
Classico tra i classici. Basi filologico-editoriali, struttura e ultimi sviluppi della marx-engels-gesamtausgabe (mega), di M. Neuhaus
La ricerca su marx in giappone e l’attivita’ del gruppo di lavoro della mega di sendai  di M. Sylvers
Marx e il marxismo nella prima sinistra italiana di G.M. Bravo
II SEZIONE. CRITICA DELLA FILOSOFIA E CRITICA DELLA POLITICA NEL GIOVANE MARX
Marx e il materialismo di M. Cingoli
Die Fastnachtszeit der Philosophie: il Marx della dissertazione di laurea di P. Thomas
Il Marx «democratico» di G. Cacciatore
Marx a Parigi: la critica del 1844 di M. Musto
La politica dei comunisti nei primi scritti di Karl Marx: tra governo repubblicano e dittatura di classe di G. Borrelli
Marx e la critica della politica di S. Kouvelakis
III SEZIONE. IL CAPITALE:LA CRITICA INCOMPIUTA
La scienza del capitale come «circolo del presupposto-posto». Un confronto con il decostruzionismo di R. Finelli
Una transustanziazione si aggira…l’ideale sostanza introversa e l’ideale forma estroversa del valore nel Capitale di G. Reuten
Il capitale di Marx e la logica di Hegel di C. J. Arthur
Marx dopo Hegel. Il capitale come totalita’ e la centralita’ della produzione di R. Bellofiore
Hegel, Schelling e il plusvalore di E. Dussel
La ricostruzione metastrutturale del Capitale di J. Bidet
Sul processo di apprendimento di Marx. Dai Grundrisse alla traduzione francese del libro primo del Capitaledi F. W. Haug
IV SEZIONE. UN OGGI PER MARX
Rinnovamento dell’economia politica: dove Marx resta insostituibile di M.R. Krakte
Perché la proposta del comunismo della finitudine? di A. Tosel
Il comunismo della finitudine e la traduzione come paradigma etico-politico di D. Jervolino
Marxismo, globalizzazione e bilancio storico del socialismo di D. Losurdo
I contorni del marxismo anglosassone di A. Callinicos
Lo stato attuale della ricerca su Marx in Cina di W. Xiaoping

Il curatore

M. Musto, il curatore del libro, è dottorando di ricerca in Filosofia e Politica presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”.

Links

Lettere di Marx sull’Archivio Internet dei marxisti http://www.marxists.org/italiano/marx-engels/index-lettere.htm

Rivista elettronica su temi marxiani http://www.intermarx.com/home.htm

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