sabato 10 marzo 2007

Giacomini, Bruna - Chemotti, Saveria (a cura di), Donne in filosofia. Percorsi della riflessione femminile contemporanea.

Padova, Il Poligrafo, 2005, pp. 174, € 17,00, ISBN 8871154304.

Recensione di Micaela Latini - 10/03/2007

Filosofia politica (genere)

Parlare di una filosofia femminile o di una filosofia delle donne non è affatto una scelta scontata o pacifica. A partire da questa connessione, infatti, vi sono strade che portano direttamente a un’operazione tesa a ricostruire alcuni snodi teoretici della riflessione filosofica femminile per poi giustapporli al tracciato tradizionale, e ve ne sono altre che, collocandosi sulla soglia, cercano di gettar luce sull’altra metà di un intero che le donne non hanno contribuito a formare.
Sono queste due derive che il volume Donne in filosofia. Percorsi della riflessione femminile contemporanea, curato da Bruna Giacomini e da Saveria Chemotti, vuole scongiurare. Entrambi i percorsi affondano infatti le loro radici in un medesimo terreno, ossia – come Bruna Giacomini spiega nella “Introduzione” - nella convinzione infondata che sia possibile «pensare alla filosofia delle donne come a una delle molte filosofie che affollano la scena contemporanea oppure come all’altra filosofia o alla filosofia dell’altro» (p. 20). Vi è però anche un altro rischio, ossia quello di incappare nella pretesa di produrre, una volta che la riflessione femminile si sia sottratta a una prospettiva subalterna, un nuovo ordine del pensiero, quasi si trattasse di gettar via la scala dopo esservi saliti, per dirla con Wittgenstein.
È questa una posizione teorica ben lontana dallo spirito che anima questo libro. La posta in gioco non è qui quella di rifiutare la tradizione filosofica, ma piuttosto quella di osservarla in controluce, calandosi all’interno delle crepe e dei margini del pensiero, e dipanando un filo che sempre e inevitabilmente resta intrecciato a quello della speculazione classica. Si tratta insomma di mettere in questione e interrogare fino in fondo l’orizzonte sul quale si muove il pensiero tout court, seguendolo nel suo bighellonare, e facendo affiorare una trama nascosta di “somiglianze di famiglia” ad esso sottesa. È infatti il viatico migliore per restituire voce e visibilità a quel fantasma che si aggira tra i sentieri della filosofia. Insomma si tratta di riflettere su quello che le donne hanno pensato, a dispetto e in virtù della loro assenza dalla tradizione filosofica, perché proprio questa presenza assente appare oggi come un nodo difficilmente eludibile della riflessione überhaupt.
Sin qui abbiamo seguito le sollecitazioni di Bruna Giacomini, nella sua introduzione al volume Donne in filosofia. A inaugurare la prima parte del libro “Sentire l’altro, sentire con l’altro” è Wanda Tommasi con il saggio dal titolo “Un amore che stravolge”. Questo è il sentimento che restituisce la cifra delle riflessioni di Weil e di Hillesun: un confrontarsi con i pensatori della tradizione in un abbraccio coraggioso che mette a repentaglio sia la propria singolarità sia l’identità dell’altro. Mutuando un’immagine della Arendt, Wanda Tommasi assimila questo tipo di Philo-sophia a uno strappo alla tradizione che estrae gli autori dagli abissi del mare, come fossero coralli e perle. In nome di questo amore dirompente e a partire dalla differenza femminile si aprono conflitti altri rispetto alla mappa disegnata dalla contemporaneità. Sono quelle contraddizioni che, utilizzando una espressione blochiana, Laura Boella ha definito come propri di una Ungleichzeitigkeit, rimarcandone la valenza eccentrica rispetto al sistema tradizionalmente inteso. La consapevolezza di tale eccedenza, quasi fosse un invisibile che dà senso al visibile, ha spinto molte pensatrici a riflettere su Dio. E qui Wanda Tommasi passa la parola a Calapaj Burlini, che dedica il suo contributo alla scrittura mistica femminile, e soprattutto esplora, calandosi su un terreno complesso e insidioso, gli scritti di alcune mistiche italiane dal Medioevo all’età moderna (dalle più note Caterina da Siena e Teresa d’Avila a Domenica da Paradiso, Camilla Battista Varano, Gemma Galgani, Margherita Da Cortona, Maria Maddalena de’Pazzi, Brigida Morello, Veronica Giuliani). Lo sforzo di Barbara Scapolo invece si rivolge al pensiero di Marìa Zambrano, sottolineando la capacità della sua parola di “produrre senso” per noi. Qui “senso” deve essere inteso anche nella sua accezione di “sentire”, come suggerisce il titolo scelto per il suo saggio: Intorno al “sentire illuminante” di Marìa Zambrano. Il “sentire illuminante” – come sottolinea la Scapolo - non è assimilabile a un concetto, ma piuttosto a un esercizio di ascolto, come una meditazione volta a riconquistare il sentire originario delle cose, la loro risonanza (così Adriana Cavarero).
La seconda sezione del volume (La cittadinanza in questione. Il modello del diritto e l’orizzonte delle relazioni) indaga il versante storico e filosofico-politico della riflessione femminile. Al centro del contributo di Diana Sartori è il rapporto del soggetto-donna con la tradizione del diritto. Prendendo le mosse da alcuni noti passi delle Tre ghinee della Woolf, che sottolineano il senso di spaesamento provato dalle donne nei confronti delle istituzioni di potere e cultura, la Sartori riflette sui meccanismi di riconoscimento e sui loro limiti. Il punto è che, nell’unirsi al corteo dei loro fratelli e compagni, le figlie di uomini colti, non devono perdere di vista la loro grande maestra, che risponde al nome di libertà da fittizi legami di fedeltà. Sono proprio le ricerche portate avanti dalla Sartori che offrono l’incipit all’analisi di Liviana Gazzetta, volta a suggerire spunti per una ricostruzione articolata della storia del primo movimento politico delle donne. È questa infatti una operazione teoretica a suo parere necessaria per ricollocare nella adeguata cornice il dibattito sui temi del diritto e della ricerca in genere. La riflessione di Elena Pulcini, si impernia su tre argomenti-chiave strettamente connessi tra loro: la questione del soggetto moderno, da intendersi come “soggetto contaminato”, il tema del desiderio, e il concetto del potere. Proprio riflettendo su questa costellazione tematica, sulla scia di Spinoza, la Pulcini affronta la figura dell’altro. Se la potenza è quel tipo di potere che contempla da un lato l’aspirazione a realizzare le proprie passioni e dall’altro il rispetto dei desideri dell’altro, allora il limite alla spirale del desiderio è offerto dalla volontà di prendersi cura dell’altro.
La terza e ultima parte – Di ciò che non si può dire si può raccontare – affronta la sfera letteraria e poetica. Il primo contributo, che porta la firma di Saveria Chemotti, si rivolge all’opera di Dacia Maraini. La ricerca della Maraini elegge come suo terreno privilegiato di esplorazione l’ambito dell’immaginario femminile per una ragione ben precisa, la convinzione che «la donna può trarre potere proprio dalla propria emarginazione, se interpretata come spazio indipendente, separato dal sistema simbolico androcentrico» (p. 133). Di qui la volontà di esprimere il non detto, di raccontare l’indicibile, nella consapevolezza che è in gioco una differente visione del mondo. In questo contesto è esemplare la storia di Marìanna Ucrìa nella Lunga vita di Marìanna Ucrìa. La sua mancanza di voce (anzi la sua perdita della voce) è il contrassegno dell’impossibilità d’intervento per modificare la realtà. La questione di una fisionomia del pensiero femminile viene ripresa da Francesca Rigotti, che si domanda come sia possibile misurare il grado di “femminilità” della filosofia, se neanche ci è dato uno strumento “ in grado di etichettare i testi filosofici, distinguendoli ad esempio da alcuni testi letterari che sono pervasi di dimensione filosofica. Non sussiste, allora un percorso di filosofia sensu strictu, piuttosto un “pensiero ballozzolante”, parente stretto di quello che la Zambrano ha chiamato il “pendolo sapiente”. È questa una suggestione metaforica che la Rigotti riprende dalla filosofia di Rosi Braidotti, il cui pendolo, a differenza di quello di Michelstaedter, non pende e non di-pende dal filo che lo regge, ma oscilla come quello del bungee jumper (p. 168).

Indice

Saveria Chemotti, Chiara Finesso Le scritture e le differenze. Perché una nuova collana
Bruna Giacomini, Saveria Chemotti, Presentazione
Bruna Giacomini, Introduzione
SENTIRE L’ALTRO, SENTIRE CON L’ALTRO
Wanda Tommasi, Philo-sophia: un amore che stravolge
Anna Maria Calapaj Burlini, Una presenza assente: appunti sulla scrittura mistica femminile
Barbara Scapolo, Intorno al “sentire illuminante” di Maria Zambiano
LA CITTADINANZA IN QUESTIONE: IL MODELLO DEL DIRITTO E L’ORIZZONTE DELLE RELAZIONI
Diana Sartori, …et dona ferentes. Le dichiarazioni dei diritti del 1789, un doppio dono
Elena Pulcini, Il soggetto contaminato. Le passioni per l’altro, fondamento della cura
Liviana Gazzetta, Della propensione etica nel femminismo. Spunti della storia del primo movimento politico delle donne
DI CIÒ DI CUI NON SI PUÒ DIRE, SI PUÒ RACCONTARE
Saveria Chemotti, Marianna Ucria: parole senza voce
Francesca Rigotti: Storia e metafora
Note sulle autrici
Indice dei nomi


L'autore

Saveria Chemotti insegna Letteratura italiana moderna e contemporanea presso il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Padova. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il “Limes” e la casa degli specchi, La nuova narrativa veneta (Padova, 1999), e La terra in tasca. Esperienze di scritture nel Veneto contemporaneo (Padova, 2003).

Bruna Giacomini insegna Storia della filosofia presso l’Università di Padova. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Pensare l’azione. Aspetti della riflessione contemporanea (Padova, 2000), Il problema della responsabilità (Padova, 2004), In cambio di nulla. Figure del dono (Padova 2006).

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