martedì 11 settembre 2007

Innerarity Daniel, La società invisibile.

Roma, Meltemi, 2007, pp. 213, € 18.50, ISBN 8883535294.

Recensione di Carlotta Vianello – 11/09/2007

Sociologia

Può il tenente Colombo aiutarci nella ricerca del senso del mondo attuale?
La stessa espressione “ricerca filosofica” sembrerebbe confermare la bizzarra ipotesi. Daniel Innerarity, nell’interpretazione della società contemporanea che dà ne La società Invisibile, parte proprio da quest’assunto. La realtà attuale è sempre più articolata ed i suoi meccanismi sempre più complessi; è una società i cui confini di definizione sfumano a tal punto da poterla definire, appunto, società invisibile. In questo senso gli strumenti interpretativi del pensiero si fanno analoghi a quelli del detective il cui lavoro, similmente a quello del filosofo, consiste proprio nel leggere gli indizi ed interpretare le tracce creando collegamenti e relazioni di senso impercettibili ad occhi inesperti.
L’opacità non coincide, tuttavia, con l’inconsistenza. Al contrario, è più che mai necessario, afferma Innerarity, sentire il peso e l’utilità del sospetto e dell’interpretazione nell’atto di comprensione del mondo. Un’attività, lenta e progressiva, che il filosofo spagnolo sente giustamente come un’urgenza del pensiero.
Prendere atto del progressivo assottigliamento delle forti idee della modernità e del crollo di determinate certezze portano il filosofo ad elencare i “nuovi” problemi che si affacciano nella contemporaneità con intento progettuale e propositivo. Si pensi ad esempio alla crisi del concetto di Stato-nazione, cui deve sostituirsi un nuovo concetto di identità politica, un nuovo ordine territoriale che non può prescindere dalla molteplicità di identità cui assistiamo e dai flussi che hanno preso il posto dello spazio statico.
L’attuale complessità esistenziale e l’offuscamento del reale non dovrebbero condurre ad una passiva rassegnazione teoretica, ma fungere da stimolo ad un nuovo modo d’interrogare le differenti verità che coesistono nel contemporaneo (vediamo in questo una vicinanza con il pensiero debole e le problematiche tipiche del postmoderno). Ciò che, infatti, si delinea all’orizzonte di chi ascolta la necessità d’autointerpretazione dell’uomo oggi, è più difficile da cogliere rispetto al passato. Il soggetto è divenuto, grazie alla globalizzazione ed ai processi migratori, molteplicità di soggetti.
Il cammino della conoscenza deve dunque, da un lato, prendere le mosse da una simile coesistenza del diverso e, dall’altro, tentare un’autonomia ed un atteggiamento critico non sempre facile nella piatta e dominante rappresentazione mediatica della realtà. Il vero pensiero critico, scomodo e dissonante è divenuto sempre più isolato, poiché, come ci fa notare Innerarity, la stessa critica non costituisce affatto una reale alternativa, essendo perfettamente iscritta nell’orizzonte medio del pensiero. Il compito della filosofia è allora quello non solo e non tanto di offrire una critica, la quale si muove dentro uno scheletro interpretativo precostituito, ma quello di offrire una vera alternativa mettendo in discussione lo scheletro stesso. Il testo approda in questo modo a un territorio delicato ed instabile, tuttavia è in questo territorio, crediamo, che si gioca la validità pratica dei suoi argomenti.
Credo sia centrale, a questo proposito, l’idea di visibilità e rappresentazione. Una riflessione, quella attorno al concetto di apparire che, non a caso, ha interessato i grandi filosofi del Novecento. L’autore ravvisa nella diversità tra la realtà e la sua rappresentazione, uno sfasamento che concerne specialmente la nuova configurazione del mondo, un paradosso che può indicarci le nuove vie teoretiche da percorrere.
Innerarity osserva che storicamente le società non hanno mai dato tanta importanza alla visibilità, alle immagini, alla descrizione - o meglio sarebbe dire ai tentativi di dare descrizioni - della realtà.
In questo contesto tutto appare visibile: in una “virtualizzazione della società” operata dai media e dalle nuove tecnologie digitali. Così “i segni sono una delle cose più difficili da interpretare e dietro le apparenze si apre uno spazio indecifrabile dove si nasconde il vero significato di ciò che accade” (p. 48).
I media e le nuove tecnologie sono a tal proposito, potremmo aggiungere, strumenti che non potrebbero sussistere se apparire e rappresentare non fossero dimensioni fondamentali dell’essere umano; determinazioni ontologiche che prescindono dalla specificità di una cultura o di una società storicamente determinata. L’apparire, come insegna Heidegger, è una dimensione rischiosa ma infinitamente fertile per la comprensione dell’esistente.
L’eccessiva trasparenza e visibilità creano per Innerarity, paradossalmente, un velo dietro il quale si nasconde la significatività più propria. L’eccessiva proliferazione di immagini non dà cioè vita ad una maggiore consapevolezza, ma ad un flusso di informazioni simile ad un magma opaco. E’ qui che dobbiamo diventare simili all’ispettore Colombo e non fidarci ciecamente ed esclusivamente delle apparenze, ma operare nel pensiero sottraendoci all’ovvietà.

Indice

Introduzione 
Alla ricerca della società perduta 

Parte prima 
Altre forme di osservazione della realtà sociale 

Capitolo primo 
La filosofia come forma di spionaggio 
L’utilità sociale del sospetto 
La verità dell’eccezione 

Capitolo secondo 
Uno sguardo critico sulla società contemporanea 
Gli inconvenienti culturali della critica 
Rivendicazione della critica 

Parte seconda 
La nuova invisibilità sociale 

Capitolo terzo 
La società invisibile 
Invisibilità nell’era visuale 
La difficoltà di protestare 
L’era delle scuse 
La nuova opacità sociale 
Il ritorno dello spionaggio 

Capitolo quarto 
Vecchie e nuove guerre 
La violenza diffusa 
Guerre asimmetriche 
Le immagini della guerra 
L’orizzonte cospirativo 
Il principio della prevenzione 

Capitolo quinto 
I nuovi spazi politici 
La virtualizzazione del territorio 
Luoghi deboli 
La società aggrovigliata 
Un mondo senza dintorni 

Capitolo sesto 
La lotta pubblica per l’attenzione 
Una nuova economia dell’attenzione 
I mezzi dell’attenzione e la messa in scena politica 
La divisione del lavoro nei nuovi rapporti di visibilità 

Capitolo settimo 
Insicurezza sociale. La costruzione culturale della paura 
La ragione insufficiente del timore 
Esperienze contemporanee dell’insicurezza 
Sulla vulnerabilità delle nostre società 
Le nuove richieste di sicurezza 
La società assicuratrice 
I benefici della paura 

Parte terza 
L’opacità dell’avvenire 

Capitolo ottavo 
Il futuro non è più quello di una volta 
L’abbreviazione del presente 
L’espansione del futuro 
L’esplorazione immaginativa del futuro 
L’avvenire del progresso 

Capitolo nono 
Dopo le utopie. Sulla possibilità di un futuro alternativo 
Il futuro esaurito 
Per ritornare al futuro 
Futuri che lo siano realmente 

Bibliografia


L'autore

Daniel Innerarity è professore di Storia della filosofia presso l’Università di Saragozza. Mai pubblicato in Italia, è autore di diversi libri, tra cui La transformación de la política, per il quale ha ricevuto il Premio Miguel de Unamuno per la saggistica e il Premio nazionale per la saggistica nel 2003. Collabora assiduamente con "El País" e con altre testate giornalistiche spagnole.

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