giovedì 15 novembre 2007

Miccione, Davide, La consulenza filosofica.

Milano, Xenia, 2007, pp. 126, € 6,50, ISBN 8872735823.

Recensione di Maria Maistrini - 15/11/2007

Pratica filosofica

Piacevolmente scorrevole, sintetico ma non sbrigativo, il testo di Davide Miccione conduce il lettore in un viaggio di esplorazione di quella “casa di cura per le domande” (Achenbach, cit. a p. 50) che è la consulenza filosofica spiegandone origini e finalità, peculiarità ed eterogeneità, ricostruendone i presupposti teoretici e dibattendo sui suoi principali esponenti senza tuttavia trascurare le figure emergenti dell’attualità. E lo fa, nello spirito della consulenza filosofica, in maniera divulgativa e filosofica al tempo stesso, descrivendo e interrogando il fenomeno al centro della sua trattazione, mettendolo in questione, evidenziandone punti di forza e aporie, segnalando analogie e differenze tra le diverse proposte attualmente in campo e riconducendo alcune posizioni ai valori, i convincimenti, i presupposti filosofici impliciti che le animano. Ad esempio, pur condividendo il convincimento di Achenbach (padre fondatore della disciplina) che la consulenza filosofica sfugga a qualsiasi definizione, pena il venir meno delle sue più specifiche peculiarità (essa non ha metodi ma lavora sui metodi, non ha risposte ma pone domande, non reca aiuto perché non sa a priori che cosa debba intendersi per aiuto in un determinato contesto e, più in generale, non ha pratiche, teorie o strategie generali e valide a priori ma è sempre calata in situazione e nasce e prende forma ogni volta diversamente a seconda del contesto e delle peculiarità dei consultanti che, con le loro domande, l’animano e le danno forma), Miccione si chiede, con Rosaria Longo, se in questo modo Achenbach venga “a creare uno iato tra teoria e prassi, radicalizzando la prassi filosofica, e quindi snaturando il concetto stesso di filosofia, che è teoria e prassi insieme” (R. Longo, cit. a p. 51). Si tratta di un approccio problematico e critico che Miccione pratica nei confronti delle tesi e delle prassi di tutti gli esponenti della consulenza filosofica esaminati, da Marinoff a Raabe, passando per la Schuster.
Sul piano delle mera ricostruzione ed esposizione dell’orizzonte teoretico di riferimento il lavoro di Miccione ha almeno quattro distinti meriti: a) l’analisi approfondita della concezione consulenziale di Eckart Ruschmann (pp. 77-82), sin qui un po’ trascurata da altri volumi introduttivi alla materia; b) l’indagine della consulenza filosofica in lingua spagnola (Argentina e Spagna, pp. 89-93), del tutto inedita nel panorama italiano; c) l’esposizione, seppur estremamente sintetica, delle principali teorie e pratiche dei protagonisti della consulenza filosofica italiana dei quali si ricostruiscono, per sommi capi, le linee guida (da Neri Pollastri a Ludovico Berra, da Umberto Galimberti a Andrea Poma, da Luciana Regina - un po’ sacrificata, per la verità – a Fabio Cecchinato, da Augusto Cavadi a Moreno Montanari, sino alle posizioni “eretiche” di Vero Tarca e Romano Màdera, pp. 95-116); d) l’analisi delle competenze e delle peculiarità proprie del consulente filosofico.
Rispetto a quest’ultimo tema Miccione considera imprescindibile per un consulente filosofico “una preparazione filosofica (…) che sia collegata ad un habitus di pensiero, un’abitudine alla riflessione teoretica consapevole che lo abbia portato a (…) pensare filosoficamente i fatti concreti dell’esistenza”, insegnandogli “a conciliare il pensiero filosofico con la pratica e l’esperienza di vita” (p. 53) dando dunque vita ad una forma di sapere che possa caratterizzare, per esprimerci con le parole di Lahav, “non una filosofia sulla vita ma della vita” (id. cit. a p. 72). Importante è anche la capacità di rivolgersi ad un destinatario non necessariamente competente di filosofia al quale presentarsi come “il tramite privilegiato di una tradizione di pensiero che lo supera” ma di cui, in qualche modo, fa anche parte, agendo sempre in maniera tale da promuovere “un fine non culturale ma esistenziale e cognitivo” (p. 33).
Secondo una modalità piuttosto diffusa, il libro rivendica alla consulenza filosofica una continuità con la fase sorgiva della filosofia chiamando per lo più in causa l’autorità di Pierre Hadot, riconosciuta a vario titolo come una figura di riferimento da diversi consulenti filosofici ed esponenti della svolta pratica della filosofia (Achenbach, Lahav, Schuster, Màdera, Cavallé) e dedica un considerevole spazio anche ad altre forme di pratiche filosofiche quali la Philosophy for Children, il caffè filosofico, il dialogo socratico, le vacanze filosofiche e i seminari di pratiche filosofiche di gruppo, sostenendo che in ciascuna di queste iniziative sia possibile scorgere il comune intento di rilanciare, seppur in maniera diversa, la filosofia nella vita di tutti i giorni nel comprovato convincimento che, opportunamente ripensata, la filosofia possa essere in grado di chiarificare e rivitalizzare il pensiero e l’esistenza di chiunque decida di chiamarla seriamente in causa.
Forse l’aspetto critico degli aspetti in ombra della consulenza filosofica (la questione della sua presunta ingenuità; quella relativa a fondamenti epistemologici ancora incerti e vaghi; la scarsa chiarezza e a volte il pressapochismo rispetto alla definizione delle peculiarità prettamente filosofiche del suo operare; l’analisi dei diversi curricoli formativi proposti dalle differenti scuole di alta formazione al momento in atto, Master universitari compresi; il rischio di trasformarsi in un “business del pensiero” che si riveli confacente alle esigenze del mercato, ecc.) poteva essere più sviluppato, così come l’analisi della consulenza filosofica nel mondo del lavoro sulla quale, tuttavia, allo stato attuale non è realmente facile reperire materiale particolarmente soddisfacente.
L’ultima parte del libro, dedicata a “come e dove formarsi” (pp. 116-118), annovera quelle che all’epoca dell’indagine di Miccione erano realmente le uniche associazioni di consulenza filosofica (Phronesis e SICOF) già da tempo attive sul territorio e sulle quali era pertanto possibile esprimersi con sufficiente cognizione di causa, e dà notizia dei Master universitari in consulenza filosofica presenti nel territorio italiano, delineando tuttavia uno scenario che, com’è ovvio per ogni fenomeno in grande espansione come questo, risulta oggi inevitabilmente parziale e già da aggiornare, magari – glielo auguriamo - in una seconda edizione, riveduta ed ampliata.

Indice

Che cos’è la consulenza filosofica?
L’universo delle Pratiche filosofiche
Le teorie
La consulenza in Italia: le teorie e la pratica
Bibliografia


L'autore

Davide Miccione, Dottore di Ricerca in Storia delle idee, Docente a contratto di “Filosofia pratica e pratiche filosofiche” per la Laurea specialistica in Scienze Pedagogiche presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Catania per l’Anno accademico 2006-2007; Docente per il modulo “Origini, prospettive e sviluppi del counseling filosofico” al Master “Esperti in pratiche filosofiche e programmazione didattica transdisciplinare” attivato dall’Università Kore di Enna per l’Anno accademico 2006-2007, membro di Phronesis e condirettore dell’omonimo semestrale di filosofia, ha curato insieme a Rosaria Longo il volume sulle pratiche filosofiche Vivere con filosofia, Acireale-Roma, 2006.

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