giovedì 1 maggio 2008

Rabinow, Paul, Pensare cose umane.

Roma, Meltemi, 2008, pp. 160, € 18,00, ISBN 9788883536144.
[Ed. or.: Anthropos Today, Princeton University Press, 2003. Tr. it. di E. Zavarella].

Recensione di Paolo Calabrò

Filosofia teoretica

Pensare cose umane: nel titolo italiano di questo libro è riassunto il programma filosofico di Rabinow, da lui chiamato “antropologia dell’attuale” (che è invece richiamato dal titolo dell’edizione inglese). Pensare cose umane vuol dire pensare cose a misura d’uomo e a misura di ciò di cui l’uomo ha bisogno; vuol dire (sacrificando la precisione dei termini alla chiarezza dell’esempio), far ripartire la filosofia dalla “terra” delle situazioni concrete, storicamente e materialmente collocate, piuttosto che dal “cielo” delle teorie metafisiche.
Rabinow fonda questa sua posizione a partire dall’esame della “ragione moderna”: egli mostra che i tentativi della filosofia moderna di stabilire visioni della realtà totalizzanti, onnicomprensive ed eterne, sono naufragati nella critica di autori contemporanei come Foucault, Dewey, Weber, Blumenberg e che un tale tentativo oggi non solo non è possibile, ma nemmeno auspicabile: «Non esiste ancora un logos unificato del discorso. [...] Può darsi che cercare tale logos fosse effettivamente l’approccio sbagliato. [...] Comunque sia, la cosa che non dovremmo fare è tentare di trovare una nuova, nascosta, più profonda razionalità o ontologia unificante. L’alternativa non è il caos. Piuttosto, usando il concetto di problematizzazione, e la topica dell’anthropos, possiamo dirigere i nostri sforzi verso l’invenzione di nuovi mezzi per osservare e analizzare come i vari logoi siano oggi assemblati in nuove forme contingenti» (p. 27).
Il pensiero dunque non è né universale né atemporale; esso «prende posto in un ambiente [Milieu]. Giocando sul senso originario del termine – mi-lieu, tra i luoghi – si potrebbe dire che il pensiero prende posto tra luoghi ma non già dovunque o in qualunque momento» (p. 28). In definitiva il pensiero non è autonomo, in nessuno dei sensi che gli sono stati dati dalla filosofia occidentale: non è trasparente, non è costitutivo, non è né un passivo attendere né un atto intenzionale della coscienza. Di più, il pensiero non è necessariamente coerente e non è neppure una valutazione esterna di una situazione (p. 61).
Data questa premessa, resta da capire come servirsi del pensiero così com’è per il proprio vantaggio, cioè – per dirla nei termini di Foucault, ripresi dall'autore – come fare a trasformare il logos in ethos (p. 13); la risposta di Rabinow è che tanto più si opera per il meglio (nel doppio senso del metodo e del risultato) quanto più si rimane “vicini alle cose”: «La prossimità alla concretezza è sia lo scopo sia il mezzo attraverso il quale l’indagine opera quando lavora bene. La comprensione è una pratica concettuale, politica ed etica» (p. 15).
Viene qui richiamata l’esperienza degli antichi, la meditazione come “cura del sé”, intesa come esercizio di pensiero diretto al pensare, vòlta alla connessione del pensiero con l’ethos (p. 20). Per i primi filosofi «il pensiero era inseparabile dal mondo, dal sé, dagli altri, dagli eventi. Il pensiero era una pratica» (p. 23). Si tratta per noi di riscoprire il pensiero come esercizio legato all’esperienza del soggetto che lo pratica, di cui tale pensiero risente e che, inevitabilmente finisce per trasformare il soggetto stesso (p. 19).
A questo punto entra in scena la proposta di Rabinow, una “antropologia dell’attuale” la quale «opera con problemi, diagnosi ed esemplari invece che teorie, ipotesi e insiemi di dati» (p. 144): un pensiero esplicitamente proteso ad aiutare l’uomo a comprendere bene il presente per viverci meglio. Il processo che porta avanti questo programma di ricerca si basa sull’individuazione di modelli parziali e provvisori, certo, ma che proprio per questo possono puntare a un elevato livello di adeguatezza al problema; ciò che non può invece fare nessuna visione totalizzante, costretta piuttosto a comportarsi come Procuste nei confronti della realtà, assoggettando sempre il particolare al generale.
Il libro non è di facile lettura, come l’autore stesso ammette; è anche vero però che, se da un lato Rabinow non risparmia l’uso di termini tecnici, dall’altro il libro è scritto con una prosa accattivante e briosa, mai contorta o arzigogolata, che invoglia a proseguirne la lettura. Al lettore non viene richiesta nessuna competenza particolare, ma solo la pazienza e l’attenzione necessarie a seguire il discorso snodarsi tra sociologia, filosofia, pittura e storia contemporanea.
In conclusione, quello di Rabinow è in qualche modo (ma si ha difficoltà a definirlo correttamente, perché si ha a che fare realmente con un testo fuori dagli schemi tradizionali) una sorta di “benchmarking filosofico”, rivolto (un po’ come nella morale weberiana) al concreto delle situazioni e delle conseguenze degli interventi più che a considerazioni su ciò che è giusto in linea di principio. Affinché la filosofia sia una guida per vivere bene nel mondo, oggi, con lo sguardo al “recente passato” che ci ammaestra e al “vicino futuro” che ci aspetta.
Al traduttore, Edoardo Zavarella, va il merito – insieme all’editore Meltemi – di aver presentato in Italia quest’opera originale e interessante, unica di Rabinow oggi disponibile in italiano, in una gradevolissima edizione.

Indice

PREFAZIONE di Alberto Abruzzese
INTRODUZIONE
Ethos, logos e pathos
CAPITOLO PRIMO
Tra i problemi dell’antropologia
CAPITOLO SECONDO
Metodo
CAPITOLO TERZO
Oggetto
CAPITOLO QUARTO
Modo
CAPITOLO QUINTO
Forma
CAPITOLO SESTO
Disagi e consolazioni
CAPITOLO SETTIMO
Demoni e Durcharbeiten
CONCLUSIONE
Dal progresso al movimento
RINGRAZIAMENTI
POSTFAZIONE di Edoardo Zavarella
BIBLIOGRAFIA


L'autore

Paul Rabinow insegna Antropologia presso l’Università di Berkeley (California), dove ha avuto modo di collaborare con Michel Foucault. Tra le sue opere più significative ricordiamo: Michel Foucault. Beyond Structuralism and Hermeneutics (con Hubert L. Dreyfus, 1983; trad. it. La ricerca di Michel Foucault, 1989); Making PCR. A Story of Biotechnology (1996; trad. it. Fare scienza oggi. PCR: un caso esemplare di industria biotecnologica, 1999); Essays on the Anthropology of Reason (1997); French DNA: Trouble in Purgatory (1999); The Essential Foucault (con Nikolas Rose, 2003); Marking Time. On the Anthropology of the Contemporary (2007).

Links

http://en.wikipedia.org/wiki/Paul_rabinow (la voce «Paul Rabinow» di Wikipedia – in lingua inglese)
http://ls.berkeley.edu/dept/anth/rabinow.html (pagina personale, in lingua inglese, di Paul Rabinow presso l’Università di Berkeley)

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