domenica 20 luglio 2008

Rispoli, Marco, Parole in guerra. Heinrich Heine e la polemica.

Macerata, Quodlibet, 2008, pp. 291, € 20,00, ISBN 9788874621866.

Recensione di Gianmaria Merenda – 20/07/2008

Letteratura tedesca, Poesia tedesca

«Il 10 dicembre 1835 il Bundestag mise al bando gli scrittori del cosiddetto Junges Deutschland. Di questo gruppo, che nella realtà non esisteva come tale, avrebbero fatto parte, oltre a Heine, altri quattro scrittori […]» (p. 186). Questo brano può illustrare il livello di preoccupazione sociale e politica che raggiunse la «guerra di penna» di Heinrich Heine. Il Bundestag decise di intervenire con un bando per tentare di mettere un freno al degenerare dell’uso della polemica come espediente per “intimidire” l’avversario.
In questo testo, ben strutturato e ottimamente fornito di indicazioni bibliografiche, non si deve cercare della filosofia: semplicemente ne è sprovvisto anche se contiene gli ovvi accenni alla filosofia del tempo, brevissimi peraltro, che ogni ricerca letteraria incontra nel suo corso. Il testo, non a caso, è inserito nella collana Quodlibet studio nella sezione Lettere e non nelle sezioni dedicate alla filosofia che sarebbero più pertinenti a questa rivista di recensioni filosofiche. Per questo motivo la seguente recensione sarà per forza di cose breve. Il saggio, ben scritto da Marco Rispoli, tratta di Heinrich Heine che nella prima metà dell’Ottocento occupa l’onore della cronaca germanica con un’ingombrante presenza polemica. Berthold Auerbach lo definì «il fondatore della letteratura scandalistica in Germania» (p. 258).
Il primo capitolo del saggio è dedicato alla definizione del termine “polemica”. Il discorso di Rispoli ha il suo inizio dalla definizione, labile e difficile, del termine “satira” e del concetto di satirico. Il termine è millenario e non ha una chiara e definitiva identificazione, per vari motivi ottimamente argomentati dall’autore. Brusco può apparire il passaggio dal termine satira a quello di polemica che poi sarà il concetto chiave di questo saggio. In poche righe satira e polemica vengono accomunate in quanto similari e quasi omologhe. «È tuttavia opportuno osservare che il termine «polemica» - inteso qui di volta in volta come singolo testo polemico o come lo scambio di diversi testi polemicamente opposti tra loro – sembra presupporre una dimensione agonalmente dialogica, che, almeno in linea di principio, è estranea alla satira» (p. 30). La dialogicità sembra essere l’unica differenza tra i due termini: da una parte la satira, un monologo, dall’altra parte la polemica, un dialogo che presuppone un terreno comune polemizzante. Da qui in poi la satira sarà abbandonata e la polemica diventerà il concetto cardine del lavoro di Rispoli.
Nei capitoli secondo e terzo, dedicati alla «guerra di penna» scatenata da Heine nei confronti di August von Platen, Rispoli ci fa immediatamente capire quale sia il genere di polemica che ci troviamo di fronte: un cattivissimo, aspro e bassissimo attacco personale. Da un lato Platen che ironizza sui suoi detrattori, Heine fra questi (cfr. il paragrafo 4 del secondo capitolo intitolato Antisemitismo, pp. 53-59), facendo notare le loro origini ebraiche – l’antisemitismo come ci ha insegnato Hannah Arendt ha una lunga rincorsa prima di arrivare al balzo nazista del Novecento. Heine d’altro canto era dell’opinione che nella polemica il fattore privato dovesse affiorare sulla scena pubblica; egli nel polemizzare contro un “avversario” doveva tener conto della sua vita privata (di questo), dei suoi vizi soprattutto: «il fine non è più dileggiare una moda letteraria; si tratta piuttosto di eliminare, almeno simbolicamente, l’avversario» (p. 49). Heine, dunque, contrattacca asserendo che Platen non è un poeta (p. 61) - la sua opera non meriterebbe di essere inserita nell’alveo della poesia tedesca - e affonda il fendente con l’aperta denuncia dell’omosessualità di Platen (p. 85).
Il quarto capitolo contiene questa citazione da Heine: « Iside, moglie di Osiride, cercò con fatica quei pezzi, li ricucì assieme e riuscì così a ricomporre del tutto il marito che era in frantumi. Del tutto? Ahimè, no, mancava uno dei pezzi più importanti, che la povera dea non riusciva a ritrovare, povera Iside! Dovette allora accontentarsi di un’aggiunta di legno, ma il legno è solo legno povera Iside! Fu così che in Egitto sorse un mito scandaloso e a Heidelberg uno scandalo mistico» (p. 116). L’allusione alla mancanza del fallo di Osiride serve ad Heine per polemizzare sull’impotenza di August Wilhelm Schlegel. Sul finire del capitolo (p. 143) apprendiamo che Heine è dottore in giurisprudenza e che ha agito, nel suo fare polemico, seguendo un personalissimo «diritto penale letterario che si basa sull’intimidazione» (p. 144). Dunque la tecnica di Heine si potrebbe ridurre ad un «eliminare, almeno simbolicamente, l’avversario», quanto meno intimidirlo.
Tra le sue prede Heine può annoverare anche Ludwig Börne, cui sono dedicati i capitoli quinto e sesto. Anche per lui la bassezza della polemica di Heine non è risparmiata. Dopo l’ironia contro l’omosessualità di Platen e l’impotenza di Schlegel, Heine riserva a Börne l’accusa di immoralità per un rapporto con un’amica in quel di Parigi (p. 230).
Nell’ultimo capitolo si trova un’interessante presa di posizione di Karl Kraus nei confronti di Heine. In palio sembra esserci il titolo di «sommo custode» della polemica germanica (p. 262). Inoltre nel finale Rispoli conclude il proprio lavoro con una citazione di Franz Kafka che di Heine aveva la seguente opinione: «tutta la sua natura è menzogna» (p. 264). Qui in questo «luogo comune», così è detto dallo stesso Kafka e ripreso da Rispoli, si troverebbe la «difficile condizione dello scrittore moderno e della sua poesia» (p. 264).
Il testo costruito con perizia da Rispoli, ben supportato di un apparato bibliografico e corredato con note esaustive, trova una difficilissima collocazione in ambito filosofico. D’altronde non sono apparse queste le intenzioni dell’autore, il cui compito ingrato è stato quello di esaurire ogni dubbio ermeneutico rispetto alla tecnica heineiana.

Indice

Sigle
Capitolo primo
Il giovane Heine, la satira e la polemica
Capitolo secondo
August von Platen: satira, illuminismo e barbarie
Capitolo terzo
Heine contro Platen. Rappresentanza universale e polemica individuale
Capitolo quarto
Illuminismo e polemica. Storia e critica dell’agire polemico in Heine
Capitolo quinto
Ludwig Börne. L’utopia di un libero dibattito polemico
Capitolo sesto
Heine contro Börne. Polemica contro polemica
Capitolo settimo
Polemiche senza fine
Bibliografia
Indice dei nomi


L'autore

Insegna Letteratura tedesca all’Università di Udine. Ha scritto, tra gli altri, saggi su Johann Gottfried Herder, Thomas Mann, Hugo von Hofmannsthal. Assieme a Luca Zenobi ha tradotto e curato l’edizione italiana del carteggio tra Franz Kafka e Max Brod.

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