giovedì 21 agosto 2008

Monceri, Flavia, Pensiero e presente.

Pisa, Edizioni ETS, 2007, pag. 144, € 12,00, ISBN 978-884671912-6

Recensione di Daniela Di Dato -  21/08/2008

La riflessione filosofica contemporanea tende sempre più decisamente ad adeguare strutture e modelli teoretici all’interpretazione del presente quotidiano. È un “gioco della mente” che ha per oggetto una realtà non unica e precostituita, ma che viene continuamente definita e i cui risultati non sono determinabili a priori. Non una filosofia dunque, ma un filoso-fare, un porre problemi senza offrirne necessariamente le soluzioni.
L’analogia del puzzle, citata felicemente nel prologo, evidenzia chiaramente l’intento del “filosofo recitante” (proposto dall’autore) che costruisce la sua storia sistemando tessere non precostituite ma modellate continuamente, secondo una figura non preordinata.
Il nostro personaggio conduce tale gioco in base ad un paradigma epistemologico fondato su due presupposti: 1. l’individuo non c’è; 2. la realtà non esiste. Egli dispone solo del pensiero logico (le regole del gioco), quindi di concetti (gli strumenti) e di obiettivi (la figura finale). La Figura ed i risultati saranno imprevedibili e soggetti sempre a nuovi processi e nuove ricostruzioni, una realtà magmatica, una ricostruzione continua e costante.
I concetti scelti - conoscenza, realtà, individuo, identità, verità, valore - rappresentano il nocciolo del problema della granitica filosofia occidentale che non accetta i limiti strutturali del soggetto conoscente e mostra di ignorarne la possibile umana fallibilità. Attraverso l’analisi di tali concetti ed il riconoscimento dei limiti dell’umana struttura conoscitiva, si giungerà ad una sorta di realtà condivisa che scardina i presupposti di un sapere definitivo ed assoluto.
Fondamentale per l’essere umano è la conoscenza intesa come processo attraverso il quale l’individuo viene a contatto con l’ambiente che lo circonda, e che egli non conosce ma vuole conoscere per elaborare strategie efficaci per la propria sopravvivenza. Non una figura autoreferenziale o assoluta ma un individuo che con le sue capacità conoscitive si pone in relazione con un ambiente prima ignoto e poi noto attraverso la conoscenza. Si tratta di un processo antropocentrico ed autocentrico perchè è l’individuo che conosce per procurare a se stesso strumenti utili alla propria sopravvivenza.
Come conosce l’individuo? La consapevolezza dei limiti strutturali della conoscenza umana che, peraltro, la riflessione filosofica ha riconosciuto fin dai tempi di Kant, non deve rinunciare alla ricerca di una conoscenza perfetta. I limiti strutturali sono propri del singolo individuo ma la specie dispone della sommatoria delle conoscenze di tutti gli individui. E se è vero che tutti conosciamo allo stesso modo e possiamo pervenire agli stessi risultati, è anche vero che, pur essendo uguale il percorso conoscitivo, non uguale può essere il risultato perchè in questo processo si inserisce il fattore ambiente. Si tratta, in sostanza, di una conoscenza che, aggregando modelli epistemologici diversi, propone interpretazioni generalmente condivise che, stratificandosi, costituiscono un sapere fondante e sempre aperto a nuovi sviluppi.
Il passaggio dal processo al prodotto non è così automatico, non bisogna confondere il “come” con “che cosa”. Si deve, quindi, presupporre una complementarietà delle conoscenze individuali (prototipi) che danno origine ad una configurazione di tutte le conoscenze possibili. La conoscenza di una realtà condivisa infatti è sia il risultato di un’esperienza diretta dell’ambiente da parte dell’individuo (prototipo) sia il risultato dell’esperienza da parte di altri individui dell’esperienza altrui (stereotipi).
Successivamente l’ambiente, il cosa si conosce, la sua oggettività, ci inducono a riflettere su un altro concetto, quello della realtà. L’autore con molta chiarezza sostiene che “la realtà non esiste”, nel senso che non c’è corrispondenza certa tra quella che è per me realtà e quella che è la realtà in sè. È la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno, e per i filosofi costruttivisti (tra i quali si pone l’autore) la realtà fenomenica che noi conosciamo non può essere considerata realtà vera perchè non possiamo conoscere il noumeno (ossia come è veramente la realtà). La realtà che noi conosciamo non è quella vera ma è l’unica possibile per gli esseri umani. Ancora una volta si confonde il processo conoscitivo con il risultato. Strutture conoscitive uguali non producono necessariamente risultati analoghi per l’infinita diversità umana dovuta anche a condizioni ambientali, sociali, economiche.
Infine sapere è potere: chi sa e detiene il potere ritenuto “corretto” si trova in una posizione asimmetrica di vantaggio rispetto ai “devianti”.
Ma torniamo al concetto di realtà. Quale realtà conosciamo se la realtà non esiste?
L’esistenza della realtà è una questione “indecidibile” (Goedel), cioè indimostrabile. È l’essere umano che costruisce la realtà e la costruisce a sua immagine e somiglianza. La costruzione della realtà rappresenta l’esito del processo conoscitivo individuale, costruito sugli stereotipi che gli individui si scambiano ricostruendo la realtà e pervenendo, attraverso le reciproche descrizioni dell’ambiente, ad una “realtà condivisa”.
Il modello generale di realtà che scaturisce da questo processo è la “cultura” che rappresenta la struttura organizzativa del divenire reale. È la cultura che si incarica di stabilire ciò che si sa della realtà e di trasmetterlo, è la cultura che impone il modello dominante o con la convinzione o con la coercizione.
La realtà quindi non c’è, ne siamo noi i creatori rinegoziando modelli comportamentali che vengono continuamente modificati, in un processo di interazione con l’ambiente ed altri individui umani.
La riflessione dell’autore si sposta quindi sull’individuo. Anche l’individuo, ripercorrendo l’argomentazione proposta per il concetto di realtà, non c’è. La finzione dell’individuo e della sua realtà è uno di quegli strumenti orientativi della conoscenza di cui non possiamo fare a meno. L’individuo infatti è soggetto perchè è capace di agire in modo consapevole nell’ambiente, ma la sua esistenza è vincolata a quella dell’oggetto che costituisce la possibilità del suo agire: l’esistenza del soggetto finisce per dipendere da quella dell’oggetto. Un approccio alternativo potrebbe essere quello di considerare l’individuo come la somma delle proprie esperienze, già proposto da Hume ma le esperienze presuppongono non un “individuo” (non divisibile), ma un dividuo (divisibile), poiché l’esperienza non è solo l’interazione con l’ambiente esterno ma è anche interpretazione personale della stessa esperienza. Il fuoco che brucia è una percezione, ma il dolore causato dalla bruciatura è interpretazione.
Da ciò si ricava che l’io non c’è, non esiste, ma è sempre in costruzione e la sua definizione dipende dalle interazioni che accadono. Non esiste, quindi, un’ “identità” definitiva perchè troppe sono le variabili al di fuori del controllo dell’io. L’identità è il risultato di un processo di ricostruzione che si svolge a diversi livelli: ricostruzione soggettiva (presentazione di sè) e ricostruzione operata dall’altro, ovvero costruzioni di un certo numero di “modelli del sè” condivisibili ed efficaci per riconoscersi in modelli identitari già elaborati e socialmente accettati che presentano determinate caratteristiche di cui deve essere dotato il tipo d’uomo “normale”. Ciò permette una sua automatica identificazione, mentre ogni scostamento dalla norma è considerata devianza o eccentricità.
Da quanto detto emerge la necessità di chiarire come dalla dimensione individuale si passi a quella intersoggettiva. Se la realtà non esiste, l’individuo non c’è, limitate sono le modalità conoscitive, ed è possibile solo la costruzione di una realtà in base alla rielaborazione dei dati e degli stimoli ambientali, una realtà che può aver valore per me e per noi. È quanto si propone il costruttivismo radicale ed il costruzionismo sociale che dimostrano il carattere “concreto” che la filosofia va oggi assumendo, fornendo un valido contributo all’interpretazione “realistica” del nostro presente.

Indice

Prologo
Conoscenza
Realtà
Individuo
Identità
Verità e valore
Fare filosofia, oggi


L'autrice

Flavia Monceri è professore associato di Filosofia politica dell’Università del Molise, dove insegna anche Teoria dei sistemi sociali e politici e Culture e istituzioni dell’Estremo Oriente. Fra le sue pubblicazioni si possono menzionare i volumi: Altre globalizzazioni. Universalismo liberal e Valori asiatici (Rubettino, Soneria Mannelli 2002); Interculturalità e comunicazione. Una prospettiva filosofica (Edizioni Lavoro, Roma 2006); Immagini dell’altro, Identità e diversità a confronto (a cura di Edizioni Lavoro, Roma 2006).

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