martedì 7 aprile 2009

Bianca, Mariano L., La mente immaginale. Immaginazione, immagini mentali, pensiero e pragmatica visuali.

Milano, Franco Angeli (Collana Filosofia Storia Scienze sociali. Collana del Dipartimento di Studi Storico-Sociali e Filosofici. Facoltà di Lettere e Filosofia (Arezzo) Università di Siena), 2009, pp. 559, € 35,00, ISBN 9788856804379

Recensione di Lidia Gasperoni – 07/04/2009

Esperienza visuale, immaginazione, pensiero visuale, pragmatica visuale

“L’immaginazione, come capacità di generare immagini mentali, è una delle più sorprendenti attività della mente umana” (p. 13). Bianca inizia così un’analisi approfondita e sistematica dei processi che sono alla base dell’elaborazione dell’informazione visiva e della formazione di molteplici immagini mentali.
Il percorso di Bianca, che si inserisce a pieno in una teoria dell’immaginale e dell’immaginazione, ha un valore analitico, sistematico e dinamico. L’autore considera i diversi processi di elaborazione definibili a livello analitico come distinti tra di loro ma di fatto in continua relazione. In questa prospettiva si giunge a una descrizione dinamica delle immagini attraverso l’analisi dei processi coinvolti e i diversi livelli di elaborazione. Il libro ha inoltre il proposito sistematico di comprendere i risultati ottenuti nei diversi settori della ricerca scientifica che non vengono però presi in rassegna bensì considerati in maniera implicita. Bianca allora propone un modello d’integrazione delle diverse prospettive (figurale, semiotica, operazionale, noologica, pragmatica, transfigurativa) dalle quali è possibile esaminare la mente immaginale.
Nella prima parte del libro “Mente e mondo immaginali” Bianca propone un’analisi dell'immaginazione e dei suoi processi.
Con l’espressione “mente immaginale” l’autore indica come “la mente umana elabora informazione visiva che genera configurazioni neuromentali, più o meno complesse, caratterizzate dalla presenza di questa informazione: contenuti figurali come le singole immagini mentali”. (p. 17) Le attività noologiche, chiamate così perchè coinvolgono le areee neocorticali, si distinguono in figurali, processi che elaborano informazioni visive, e idetiche che generano contenuti mentali non figurali. Ecco che allora la mente immaginale si caratterizza come un “processore che è a disposizione della vita biologica, quando è utile per formulare immagini di quello che ci sta di fronte, e della vita mentale quando s’intende riportare allo stato consapevole un’immagine o generarne una utile per assolvere qualche compito cognitivo, od ancora quando si riferisce all’esistenza, per cui riportare alla mente un’immagine o generarne una nuova è utile per esigenze psicologiche od esistenziali come, per esempio, mettere in atto un comportamento o progettare un’azione”. (p. 20) Tali processi mentali in cui si elaborano in maniera diversa le immagini sono compresi nella nozione di immaginazione. Questa si occupa di tipi diversi di immagini e in particolar modo di immagini percettive, derivanti direttamente dalla percezione visiva, di immagini retrocettive che si generano in assenza di uno stimolo percettivo recuperando immagini percettive, di immagini ideative e fantastiche che si generano ex novo dal recupero di informazione visiva immagazzinata nella memoria a lungo termine e di immagini indotte proprie dell’immaginario collettivo.
Per riassumere, secondo Bianca, la mente immaginale è costituita dai seguenti processi e strutture: immaginazione, mondo immaginale, memoria visuale, linguaggio visuale, pensiero visuale.
Il modello proposto è definito come il modello operazionale-vettoriale degli assetti multipli il quale si fonda sulla struttura architettonica del Sistema nervoso centrale che, nel corso dell’evoluzione biologica, si è caratterizzato come un’architettura ramificata e stratificata. Esso è costituito infatti da due cammini “di cui uno procede verso le aree corticali della visione e in seguito della cognizione e del linguaggio; l’altro, invece, segue vie antiche che non necessitano di una trasmissione neocorticale, ed in particolare cognitiva, e diramano verso il talamo, l’amigdala e il sistema limbico innescando immediate risposte anche emozionali o verso le aree motorie” (p. 59). Nel modello operazionale-vettoriale degli assetti multipli paralleli vengono allora analizzati diversi assetti i quali sono costituiti da ragnatele neuronali (p. 89). Questi diversi assetti (semantico-fenomenico, semiotico-cognitivo, reattivo, sensomotorio-corporeo, pragmatico, dinamico-operazionale) costituiscono le dimensioni di quel vettore che rappresenta l’esperienza visuale in modo dinamico e integrato. Le immagini non si formano, contrariamente alla Gestalt, come immagini globali ma “come visemi degli oggetti” (p. 167) e hanno quindi una natura composizionale. I visemi sono “strutture dinamiche” contraddistinte da diversi stati, ossia strutture neorofisiologiche che “operano in modo seriale e parallelo generando una configurazione neuromentale molto ramificata” (p. 172). In questa prospettiva i visemi sono “schemi visuali dinamici” (p. 172) e uno schema d’immagine è costituito da “diversi visemi che si legano fra loro” (p. 202). Questa nozione dinamica di visema conduce all’analisi di quelle modalitá visuali che ci permettono di formare immagini diverse dello stesso contenuto figurale, fino a coinvolgere la nostra sfera affettivo-emozionale e indicare possibili chiavi di lettura di alcune patologie psichiche.
Nella seconda parte del libro, “Il pensiero visuale”, Bianca si concentra sull’analisi del pensiero visuale e dei suoi processi. Qui l’autore approfondisce il significato processuale e dinamico che lega immagini e concetti i quali “possono generarsi da un rapporto reciproco” (p. 260). Questo problema di una relazione tra concetti e immagini che potrebbe rimandare allo “schematismo trascendentale” kantiano concernente l’emergere del significato, è analizzato invece da Bianca con l’esplicazione di un modello cognitivo. A questo riguardo vengono analizzati tre aspetti: la formulazione di generalizzazioni e concetti visuali, la dinamica visuale e figurale/non figurale e l’analisi di un linguaggio visuale della mente. Il rapporto o, meglio, i legami tra contenuti figurali e contenuti idematici riferiti a una informazione visuale sono organizzati attraverso la costruzione di alberi configurazionali i quali descrivono la possibilità dell’informazione visiva di diramarsi, diversificarsi pur riferendosi allo stesso albero. Questo permette che l’informazione visiva, in quanto dinamica, sia trascrivibile in diversi linguaggi da quello figurativo a quello proposizionale. Questa processualità dell’informazione visiva che caratterizza la complessità del fenomeno della visione si esplica nell’apprendimento, nel riconoscimento e nell’interpretazione-valutazione.
Nella terza parte del libro, “Conoscenza, pragmatica visuale e soggettività immaginale”, Bianca analizza il valore conoscitivo delle immagini mentali, il loro rapporto con il mondo e l’influenza che hanno sul modo di agire. Con il termine “conoscenza visuale” viene indicato “un processo ampio e complesso che coinvolge direttamente, da un lato, oltre l’informazione visiva percettiva anche l’informazione visuale che è stata immagazzinata sia nella forma di visemi non percettivi sia in quella più complessa di generalizzazioni e concetti visuali; dall’altro, l’informazione non visiva che è coinvolta nel trattamento nell’informazione visiva percettiva” (p. 465). La conoscenza visuale può essere intesa in due modi: in primo luogo come conoscenza visuale processuale riferendosi ai processi di elaborazione dell’informazione visiva e in secondo luogo come conoscenza visuale strutturale indicando i risultati di questi processi conoscitivi visuali. Questi si riferiscono alla corporeità del sé, agli altri, alla propria dimora e ai diversi ambienti. Le immagini generano una certa rappresentazione del mondo fenomenico. L’autore si concentra sulla nozione di rappresentazione come “il risultato di processi neuronali originati da stimoli sensoriali che innescano l’attivazione di diverse reti neuronali” per comprendere in che modo essa costituisca un’immagine degli oggetti del mondo, generi configurazioni mentali e possa attivare comportamenti e azioni. Una delle questioni centrali, in questo ambito, è comprendere come si possa definire il carattere isomorfo delle immagini, ossia il fatto che le immagini ‘corrispondano’ in un qualche modo agli oggetti che rappresentano. Bianca ne sottolinea il significato come “sostituzione attendibile”, interpretando il valore semantico delle immagini nella prospettiva di una struttura che stia al posto di un oggetto fenomenico decodificandone gli attributi. L’autore sostiene una posizione realista diretta secondo cui “le immagini percettive sono sostituti mentali attendibili degli oggetti del mondo” (p. 498) anche se distingue un’ontologia forte concernente l’isomorfismo tra percezione visiva e oggetto fisico da un’ontologia debole propria delle immagini retrocettive. Nel definire questa concezione realistica della rappresentazione, Bianca non ricade in una posizione “ingenuamente speculare” bensì sviluppa le possibili relazioni proprie di una semantica rappresentazionale anche se non abbandona la definizione della rappresentazione come sostituzione mentale di un oggetto fenomenico.
La pragmatica visuale, ossia le relazioni tra immaginale e azione, e l’influenza che le percezioni visive hanno sul comportamento e la comunicazione intersoggettiva a livello visivo e oculare, concludono il viaggio in quella dimora figurale abitata dal soggetto, il suo sé, la sua soggettività immaginale: “Il soggetto vive nella sua irrealtà immaginale che gli è propria ed è intimamente vissuta in una dinamica continua tra il sé e le forme figurali della mente, le rappresentazoni degli altri e del mondo e le immagini che si generano spontaneamente o guidate da qualche intento, esplicito o implicito”. (p. 553)
L’analisi di Bianca della mente immaginale offre dunque un contributo analitico a tutti coloro che si occupano di questioni di teoria della conoscenza legate alla immaginazione e vogliono svelare alcuni aspetti, in parte tecnici, dell’emergere di una semantica visuale.

Indice

Prefazione
Parte prima. La mente e il mondo immaginale
Mente e mondo immaginali
Esperienza visiva e condizione visuale apercettiva
Trattamento dell'informazione visiva e formazione delle immagini mentali
Semiotica visuale: immagini come visemi
Tipi di immagini
Modalità visuali
Immagini di immagini
Immagini e sfera affettivo-emozionale
Parte seconda. Il pensiero visuale
Il pensiero visuale
Metafiguralità e operazionalità visematica
Trasposizioni, trascrizioni, correlazioni
Alcuni caratteri processuali del pensiero visuale
Parte terza. Conoscenza, pragmatica visuale e soggettività immaginale
La conoscenza visuale
Pragmatica visuale
Riferimenti bibliografici


L'autore

Mariano L. Bianca, ordinario di Filosofia, insegna Filosofia Teoretica e Filosofia della Mente all'Università degli Studi di Siena ed è il direttore del Dipartimento di Studi Storico-Sociali e Filosofici. Dirige le riviste „Arkete“ e „Anthropology and Philosophy“. Tra i suoi saggi: come coautore insieme a Lucia Foglia, La cognizione figurale. Analisi della formazione delle immagini mentali (Franco Angeli, 2008), Richiedere e pregare. Introduzione a una teoria generale della richiesta e della preghiera (Franco Angeli, 2006) e Rappresentazioni mentali e conoscenza. Un modello teorico-formale delle rappresentazioni mentali (Franco Angeli, 2005).

Links

Dipartimento di Studi Storico-Sociali e Filosofici http://www.unisi.it/ricerca/dip/dsssf/ssf_ndx.htm

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