domenica 31 gennaio 2010

Ferraris, Maurizio, Documentalità. Perché è importante lasciar tracce.

Roma-Bari, Laterza, 2009, pp. 430, € 24,00, ISBN 9788861591950.

Recensione di Matteo Sozzi - 31/01/2010

Filosofia teoretica (ontologia, epistemologia)

Su Il Sole 24 Ore (supplemento della Domenica, 6 dicembre 2009, p. 30) Remo Bodei alla richiesta di indicare il libro di filosofia più interessante tra quelli pubblicati nel 2009, ha indicato il presente testo di Maurizio Ferraris. I motivi di interesse di quest’opera sono diversi e rilevanti, anche in relazione ai diversi contributi che offre. Un primo apporto di ordine metodologico è rinvenibile nell’indicazione di una proposta filosofica di tipo metafisico descrittivo, con il dichiarato intento di tracciare una chiara differenza tra ontologia ed epistemologia, superando così alcune posizioni tipiche del postmodernismo. Un secondo motivo di ricchezza del testo è la generosa presentazione di contenuti originali all’interno di un quadro storico-filosofico ben delineato, in cui costanti sono i riferimenti e le citazioni alle concezioni di pensiero che sono sottese, sottoposte a critica e confutazione o semplicemente richiamate dall’autore. L’ultimo elemento di interesse da segnalare è relativo proprio al contenuto della riflessione di Ferraris: la specificità degli oggetti sociali come atti iscritti, che conduce al riconoscimento del fondamento della società non sulla comunicazione, ma sulla registrazione: “nulla di sociale esiste fuori dal testo” afferma più volte l’autore modificando la famosa asserzione derridiana.
Il volume si articola in sei parti.
Nella prima parte viene presentata la prospettiva ontologica di Ferraris, che inizia con la distinzione tra soggetti e oggetti. Peculiarità dei soggetti è L'avere rappresentazioni, mentre gli oggetti non ne hanno. A loro volta, gli oggetti vengono distinti in tre classi: gli oggetti naturali, che esistono nello spazio e nel tempo; gli oggetti ideali che esistono fuori dallo spazio e dal tempo; gli oggetti sociali, che esistono nello spazio e nel tempo e, al contrario dei primi due, dipendono dai soggetti che li producono, ma non sono soggettivi.
Nella seconda parte, l’autore si sofferma sulla differenza tra ontologia ed epistemologia con un serrato confronto, in particolare, con la prospettiva trascendentale di tipo kantiano, per proporre una ontologia indipendente dall’epistemologia, capace di fondare una pertinente teoria dell’esperienza, ricuperando la filosofia trascendentale unicamente in riferimento agli oggetti sociali.
Gli oggetti sociali e solo questi, come viene illustrato nella terza parte, dipendono necessariamente dall’intervento dei soggetti. L’autore sviluppa quindi la tesi secondo cui Oggetto sociale è l’Atto iscritto, all’interno di una prospettiva di “testualismo debole”: si sostiene che le iscrizioni siano decisive nella costruzione della realtà sociale, escludendo invece che siano costitutive della realtà in generale. L’affermazione di Derrida “nulla esiste fuori dal testo”, viene modificata così in “nulla di sociale esiste al di fuori del testo”. Il riferimento polemico sotteso a questa concezione è il pensiero di Searle, la cui ontologia sociale considera gli oggetti sociali come oggetti di ordine superiore rispetto a quelli naturali e fa dipendere la costruzione degli oggetti sociali dall’intenzionalità collettiva, concetto peraltro non ben chiarito da Searle.
Nella quarta parte, l’autore si sofferma proprio sulla natura, la funzione e le tipologie di iscrizione, dal momento che è proprio l’iscrizione che costituisce la condizione di possibilità dell’oggetto sociale. In questa prospettiva si comprende che non è la comunicazione, ma la registrazione a fondare la società. È solo attraverso registrazioni che si danno imitazioni, riti, comportamenti; ossia: è solo attraverso la registrazione che si attua il passaggio dalla natura alla cultura. Queste osservazioni appaiono certamente preziose in un periodo come quello attuale dove si assiste a un enorme allargamento delle comunicazioni; in realtà, questo fenomeno certamente reale è solo superficiale. L’esplosione delle comunicazioni, infatti, è sempre accompagnata da una diffusione potente della registrazione delle comunicazioni attraverso supporti sempre più efficaci ed è questo aumento delle registrazioni il fenomeno principale su cui si concentra l’analisi dell’autore.
Nella quinta parte, viene esaminato il concetto chiave di “documentalità”, nel senso che i documenti sono in senso forte iscrizioni di atti. Si passa quindi a una trattazione dei documenti in senso stretto, ossia di quelle iscrizioni che acquisiscono un potere, che stabiliscono un nesso tra documento e governo, attraverso una efficace esemplificazione del caso concreto dell’Unione Europea. Viene inoltre esaminato il caso di documenti che hanno semplici finalità pratiche o mirano all’evocazione di sentimenti; è questo, ad esempio, il caso particolare dell’opera d’arte. Ferraris propone, a tal proposito, di riconoscere in ogni opera dello spirito il risultato di iscrizioni, poiché nessuna produzione dello spirito potrebbe sussistere senza la lettera, la registrazione, il documento. Questo vale sia per lo spirito soggettivo (l’anima come tabula), lo spirito oggettivo del mondo delle istituzioni e lo spirito assoluto dell’arte, della religione e della filosofia, all’interno di una consapevole concezione dello spirito di chiara origine hegeliana.
Nella sesta parte viene esplicitato il senso della firma, quale manifestazione dell’individualità, che dipende proprio dalle specifiche e singolari deviazioni dalla norma. Ogni individuo con la propria peculiarità risulta così ineffabile e non afferrabile, ma il segno della sua individualità si manifesta nel documento, nello stile iscritto in un atto.
La proposta metodologica di Ferraris emerge con chiarezza, come pure estremamente abbondante è la fondazione storica delle affermazioni dell’autore: i costanti confronti con i filosofi classici forniscono non solo l’orizzonte di significato all’interno del quale prendono forma le affermazioni dell’autore, ma anche il senso di una complessità e della salienza delle questioni trattate. Il tema infine appare davvero rilevante per una attenta comprensione della natura della società, dei rapporti al suo interno e dei suoi “oggetti”, mostrati nella loro essenza di “atti inscritti”, un’analisi questa che presenta spesso tratti di acuta originalità.
L’andamento di quest’opera è coinvolgente e decisamente agevole. Nonostante infatti la complessità delle tantissime problematiche filosofiche che solleva, discute e con cui si confronta, l’autore riesce sempre a mantenere il lettore all’interno di un percorso saldamente tracciato, nel quale la presenza di esempi e aneddoti permette una lettura piacevole e mai banale.

Indice

Matrimoni e anni di galera
Istruzioni per l’uso
1. Catalogo del mondo
2. Ontologia ed epistemologia
3. Oggetti sociali
4. Icnologia
5. Documentalità
6. Idiomi
Note
Nota al testo
Indice dei nomi


L'autore

Maurizio Ferraris è professore ordinario di filosofia teoretica nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Torino, dove dirige il Centro Interuniversitario di Ontologia Teorica e Applicata. Tra i suoi libri Storia dell'ermeneutica (Bompiani 1988), Estetica razionale (Cortina 1997), Il mondo esterno (Bompiani 2001) e tra i più recenti Goodbye Kant! Cosa resta oggi della Critica della ragion pura (Bompiani 2004); Dove sei? Ontologia del telefonino (Bompiani 2005); Babbo Natale, Gesù Adulto. In che cosa crede chi crede? (Bompiani 2006), Sans Papier. Ontologia dell'attualità (Castelvecchi 2007), La fidanzata automatica (Bompiani 2007).

Link

http://www.labont.it/ferraris/

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