lunedì 24 ottobre 2011

Laudisa, Federico, La Causalità

Roma, Carocci, Le Bussole, 2010, pp. 125, euro 10,50, ISBN 978-8843053445

Recensione di Giulio Di Basilio – 13/07/2011

Carocci ci offre un ulteriore e interessante volume introduttivo tematico, all’interno della collana “Le Bussole”, questa volta dedicato al tema della causalità. L’autore, Federico Laudisa, si è distinto come studioso di Hume e della filosofia della fisica e della scienza contemporanea: sue sono anche un’introduzione al pensiero di Albert Einstein e una ai fondamenti e alla filosofia della fisica, rispettivamente per i tipi di Bompiani e di Carocci. Il volume La Causalità era stato precedentemente pubblicato sempre per Carocci con il titolo esteso La Causalità. Storia di un modello di conoscenza.
In questa nuova edizione il volume si arricchisce di una revisione del testo quanto della bibliografia, in continuo aggiornamento. Laudisa ha deciso di dare al suo volume una forma a metà strada tra l’analisi teoretica e l’esposizione storica, ricercando un equilibrio tra i due aspetti. A nostro avviso nessuno si può esimere, nel trattare della causalità, dal passare in rassegna almeno alcuni topoi fondamentali della storia della riflessione filosofica. È lo stesso autore a ricordarci che Aristotele, alcuni importanti pensatori della tarda scolastica, Galilei, Hume, Kant, Mill non devono essere ricordati come meri ascendenti storici che rappresenterebbero soltanto dei passaggi nel pensiero filosofico occidentale. Questi sono invece interlocutori classici, tanto quanto lo sono quelle opere in cui questi hanno trattato il tema in questione. Tra i vari approcci attraverso cui poteva essere presentato il problema della causalità, è privilegiato quello epistemologico; emerge chiaramente come in alcuni grandi pensatori passati in rassegna sia difficile svincolare il trattamento della causalità dalle rispettive posizioni filosofiche generali così che si possa affermare che “l’evoluzione delle idee che la tradizione filosofica occidentale ha sviluppato riguardo alla nozione di causa e al principio di causalità può essere letta come una storia dell’idea stessa di conoscenza” (p. 7). In questa rassegna Laudisa non disdegna per niente l’approdo alla riflessione filosofica contemporanea, di matrice prettamente analitica, così da poter osservare che “questa circostanza gli ha conferito alcune caratteristiche proprie di quella tradizione, come un’attenzione privilegiata agli aspetti logico-linguistici dei problemi piuttosto che ai loro sviluppi storici e uno stile argomentativo ispirato a un’analisi minuziosa dei concetti impiegati” (p. 8).

Possiamo ora passare a una breve disamina dei capitoli del volume.
Nel primo capitolo è presentata la natura eminentemente filosofica del problema: se l’idea di causalità si presenta prima facie con un’immediatezza che il senso comune non ha bisogno di affrontare teoricamente, rimane tuttavia, a una più accurata analisi, un’innegabile problematicità filosofica. “Un problema filosofico ha la forma non mi ci raccapezzo” ha detto Wittgenstein. Tra le analisi della causalità si delineano subito le principali teorie che, sul mercato contemporaneo come nell’arco della storia del pensiero occidentale, sono state proposte e difese. I filosofi razionalisti, Galilei e altri hanno inteso la causalità come una relazione di necessitazione (connessione necessaria e universale tra causa ed effetto), con Hume si è imposta un’interpretazione regolarista (la causalità viene ricondotta a successione regolare che esemplificherebbe leggi di natura), fino ad arrivare alle più moderne teorie singolariste (connessioni di eventi singoli senza ricorrere a leggi) e probabilistiche (l’occorrere della causa aumenta la probabilità dell’occorrenza dell’effetto). Inoltre nel passaggio dalla riflessione sulla causalità come principio alla causalità come relazione si è imposto, soprattutto nel novecento il problema della natura dei relata (termini della relazione): è preferibile pensarli come fatti oppure come eventi? In questo capitolo introduttivo le due possibilità sono dunque soppesate in termini di vantaggi e relative complicazioni.
Nel secondo capitolo viene trattata l’etiologia aristotelica. Non è solo un primum storico, piuttosto la storia stessa dell’idea di causalità può essere letta come “una progressiva dissociazione di significati a partire dalla dottrina causale aristotelica, una dottrina che connette tra loro un agglomerato di nozioni – dalla causalità al determinismo, dalla spiegazione alla legge – che l’epistemologia odierna è abituata a distinguere” (p. 12). Qui Laudisa offre una breve esposizione della fisica aristotelica, nel contesto della quale viene trattata la causalità, citando anche importanti passi da altre opere. Pagine come queste possono essere “estratte” dal tema principale per costituire un’agile presentazione della filosofia naturale dello stagirita. La causa per Aristotele non è solo un fattore esplicativo, ma anche una componente oggettiva della natura. Un ulteriore aspetto della teoria aristotelica è la pluralità delle cause (materiale, formale, efficiente, finale), ma Laudisa ci mette in guardia su come possa essere impossibile rintracciare tutte e quattro le componenti per la spiegazione di un dato evento. Con la trattazione del tema del caso e della fortuna nella filosofia di Aristotele queste pagine risultano preziose anche in considerazione del poco spazio impiegato. Segue una sezione sulle interpretazioni medievali che sono state date alla teoria aristotelica. Risulta di particolare interesse come, soprattutto nel XIII e XIV secolo nell’ambito della tarda scolastica autori come Giovanni Buridano, Alberto di Sassonia e Nicola Oresme abbiano dato nuove soluzioni al problema della causalità inscrivendolo in teorie fisiche più ampie che già adombrano la rivoluzione scientifica. Una menzione d’onore può essere riservata a Nicola D’Autrecourt che, avendo negato il carattere di certezza ai nostri giudizi causali, ha guadagnato il titolo di “Hume del medioevo”. Come mostra l’autore, a questo coacervo di pensatori medievali mancavano alcuni elementi teorici e metodologici che avrebbero reso possibile la rivoluzione scientifica solo pochi secoli dopo: soprattutto mancavano un’attenzione per il mondo delle tecniche (e perciò per l’aspetto sperimentale dell’indagine sulla natura) e un’accurata matematizzazione della natura, verificatasi in modo maturo solo con Galilei e successivamente con Newton. Questi presupposti sono resi disponibili con i grandi protagonisti della rivoluzione scientifica: è d’obbligo, in questo contesto, soffermarsi proprio sulla figura di Galilei. Le osservazioni di Laudisa sono fondamentali per saggiare la consistenza di alcuni luoghi comuni sul destino del concetto di causa nell’affermarsi della fisica classica: un primo luogo comune vorrebbe che delle quattro cause aristoteliche fosse sopravvissuta solo quella efficiente (o motrice), in quanto l’unica compatibile con una visione meccanicistica della natura. Se questo aspetto può risultare genericamente condivisibile, non bisogna in ogni caso mai dimenticare “come la tradizione aristotelica, lungi dallo scomparire dall’orizzonte occidentale di fronte alla presunta inarrestabile avanzata della scienza moderna, si evolva e si trasformi” (p. 42), influenzando in maniere, sempre originali, anche lo stesso meccanicismo. Non bisogna, perciò, cedere a schemi interpretativi troppo semplicistici. Un secondo luogo comune sostiene che sarebbe venuta a mancare l’idea di causa, sostituita dall’anticipazione di fatti ancora da scoprire. Galilei sarebbe stato un portavoce di questa tendenza: “Questo agnosticismo causale di Galileo troverebbe delle consonanze con il newtoniano disprezzo delle “ipotesi”, uno dei presunti canoni metodologici di un altro padre della fisica moderna” (p. 45). Tuttavia Laudisa ci invita a tener presente che il linguaggio causale è ben presente nella riflessione del grande scienziato pisano e che la storiografia più accorta ha ormai assodato che il problema non sta nel capire se Galilei abbia o meno parlato di cause, ma piuttosto come ne abbia parlato.
Arriviamo così al terzo e penultimo capitolo, dedicato alla causalità in epoca moderna. È questa la parte più marcatamente epistemologica che l’autore dedica in primis a tre grandi autori: David Hume, Immanuel Kant e John Stuart Mill. Dalle pagine dedicate a Hume si evince chiaramente la profonda stima intellettuale che Laudisa prova per il filosofo scozzese ed emerge, inoltre, il grande lavoro svolto sull’autore. Troppo spesso presentato come uno scettico radicale la cui filosofia consisteva solamente in una pars destruens nei confronti del razionalismo, Laudisa propone invece di leggere lo scetticismo in Hume come un punto di partenza e non di arrivo, caratterizzando il filosofo scozzese come un pensatore postscettico. Ancora una volta si distingue il modo di presentare il tema specifico della causalità inserito nella più ampia teoria della conoscenza humeana. Dopo aver ridotto la causalità a successione regolare, avendo mostrato come la nostra idea di essa non deriva né da un’intuizione né da una dimostrazione, Hume mostra il fondamento istintuale di questa caratteristica della mente. È grazie all’immaginazione, cui Hume dedica un innovativo ruolo epistemico, che la mente combina le idee di cui dispone. La relazione causale appare come il più forte di questi metodi di combinazione di cui dispone l’attività mentale. Lasciamo al lettore, per motivi di spazio, approfondire il trattamento che Laudisa assicura alla fondazione trascendentale kantiana e alla nuova analisi empirista di Mill.
Con il quarto capitolo si passa alla riflessione contemporanea. Non è possibile nascondere la presenza di qualche difficoltà strettamente tecnica: ma anche il lettore meno esperto potrà, con un po’ di pazienza, fare tesoro della chiarezza espositiva di Laudisa. Infatti, in queste pagine conclusive sono molti i temi che vengono presentati: dalla causa, alla luce dell’idea di occorrenza di un evento come condizione necessaria e/o sufficiente per l’occorrenza di un altro evento (menzione d’onore per la teoria elaborata da J.L.Mackie), al rapporto tra causalità e leggi e di come il ricorso all’idea di legge abbia condotto all’analisi dei condizionali controfattuali, fino a concludere con una presentazione delle teorie probabilistiche della causalità (dal loro padre, Hans Reichenbach, fino a chi ne ha raccolto l’eredità, come Patrick Suppes). Seguono delle conclusioni che tentano di ricapitolare il dominio del discorso e sono presenti cenni a recentissimi modi nuovi di affrontare il problema, come ad esempio la teoria matematica delle reti causali o la proposta di un pluralismo causale. Nonostante i molti tentativi di rinchiudere il tema della causalità nel passato “il XX secolo si è insomma ben guardato dal celebrare i funerali della causalità: l’insistenza degli esseri umani nel voler leggere una connessione oggettiva tra gli eventi fisici, morali o mentali del loro mondo rende il pensiero causale tuttora parte integrante della nostra aspirazione alla conoscenza” (p. 112).
Nel complesso il testo è caldamente raccomandabile per tutti i triennalisti, che troveranno sia pagine storiche importanti, sia introduzioni alla riflessione contemporanea: queste ultime sono sicuramente limitate alla selezione che Laudisa ci propone nel panorama contemporaneo e si potrebbero sicuramente trovare vari studiosi odierni che sono stati trascurati. Non sembra però che questo possa essere un difetto per un volume come quello in questione, che vuole essere solo una piccola mappa al problema. Non ci stupiremmo, inoltre, di “ritrovare” un simile testo in vari programmi d’esame universitari: accompagnerebbe bene un corso sulla Fisica aristotelica come uno sulla rivoluzione scientifica, a riprova della pregevole fattura del testo.

Indice

Introduzione

1. Storia e teorie della causalità: le questioni fondamentali
 1.1 Linguaggio ordinario e analisi filosofica 1.2 Dottrine causali e modelli di conoscenza 1.3 La causalità contemporanea: logica e metafisica

2. Dal modello aristotelico alla filosofia naturale  
2.1 Cause e spiegazioni nella filosofia aristotelica
2.2 La causalità medievale tra filosofia e scienza
2.3 L’eredità aristotelica e la scienza galileiana

3. Causalità e teoria della conoscenza 
3.1 Causalità, scetticismo e naturalismo: la lezione di Hume
3.2 Cause e fenomeni: la fondazione di Kant
3.3 Mill e i fondamenti causali della conoscenza

4. Il dibattito contemporaneo 
4.1 Cause e condizioni
4.2 Causalità, regolarità e leggi
4.3 Singolarismo e osservabilità causale
4.4 Realismo causale e sopravvenienza
4.5 Causalità, determinismo e probabilità

Conclusioni
Bibliografia
Indice dei nomi
Indice analitico

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