mercoledì 28 dicembre 2011

Casati, Roberto, Prima lezione di filosofia

Roma-Bari, Laterza, 2011, pp. 203, euro 12, ISBN 978-88-420-9549-1

Recensione di Giacomo Borbone

Con la sua ultima fatica intitolata Prima lezione di filosofia, Roberto Casati, direttore di ricerca del CNRS all’Institut Nicod a Parigi, affronta un tema particolarmente impegnativo. Ovvero, che cos’è la filosofia e, pertanto, cos’è un filosofo (laddove per filosofo egli intende filosofo o filosofa). 
Il compito non è facile, anzi, sembra quasi che di fronte alla domanda che cos’è la filosofia, ci si senta come S. Agostino di fronte alla domanda che cosa è il tempo: “Quando nessuno me lo chiede, lo so; 

ma se qualcuno me lo chiede e voglio spiegarglielo, non lo so”.
Su cosa sia la filosofia non esiste (e forse mai ci sarà) un consenso universale, ma Casati prova a darne una definizione per certi versi originale ed allo stesso tempo chiara: il nostro autore definisce la filosofia in termini di negoziazione concettuale ed il filosofo, di conseguenza, un negoziatore concettuale (cfr. p. 3). Casati, per spiegare con più semplicità questa sua impostazione concettuale, non ricorre ad un episodio di storia della filosofia, così come ci si aspetterebbe, bensì ad un episodio giudiziario. Nel 1926 lo scultore romeno Constantin Brancusi sbarca a New York per esporre la sua opera Oiseau dans l’espace (Uccello nello spazio), ma alla dogana, nonostante le precisazioni di Brancusi, la sua opera d’arte venne classificata dal doganiere come utensile da cucina e pertanto soggetta alla tassa doganale (non prevista, invece, per le opere d’arte). Brancusi fece causa agli Stati Uniti, convincendo il giudice a classificare la sua scultura come opera d’arte. Questo esempio viene da Casati ritenuto un caso paradigmatico di negoziazione concettuale. Ma se la filosofia è un negoziato allora, secondo l’autore, essa è anche un’arte (cfr. p. 61), visto e considerato che esistono diverse tecniche filosofiche o “modi dell’operare filosofico” (ibidem).
Dalle semplici definizioni che Casati fornisce a proposito della filosofia e del filosofo, discendono alcune conseguenze affrontate lungo i vari capitoli del suo volumetto.
Se il filosofo è un negoziatore concettuale, ciò significa che la filosofia opera ad un livello meta-teorico, e non teorico, visto e considerato che “sono filosofiche le domande cui non trovi risposta nella disciplina che le formula” (p. 33). In matematica, ad esempio, possiamo conoscere la somma 179+46 tramite un semplice calcolo, ma, scrive l’Autore, “non ci sono calcoli che ci dicono che cosa sia un numero” (ibidem).
Pertanto, quali sono quindi le domande di tipo filosofico? Esse sono domande “cui la disciplina non saprebbe rispondere con i propri mezzi, e sono domande alle quali si risponde con gli stessi mezzi con cui si risponde a domande filosofiche riguardo ad altre discipline” (p. 32).
A tal proposito, Casati fornisce un esempio molto semplice: “Così come non puoi decidere che cos’è un pianeta andando a esplorare lo spazio, ma puoi metterti a cercare pianeti quando hai deciso che tipo di cosa è un pianeta, così non puoi decidere che cos’è la criminalità semplicemente contando una parte della popolazione o il numero di manifestazioni di un certo fenomeno, ma puoi capire che cosa contare quando hai deciso che cosa conta come un criminale o come atto criminale” (p. 107).
La costruzione di teorie, stando a quanto ci dice Casati, è resa possibile soltanto dalle meta-teorie, mentre le teorie “permettono la formulazione di domande fattuali” (p. 167); in questo senso “le teorie filosofiche sono piccole – proprio perché sono metateorie” (ibidem).
Dalla definizione di negoziatore concettuale e dalla distinzione tra filosofia e non-filosofia in termini di metateorie e teorie, scaturisce un’altra conseguenza, e cioè la non-esistenza di problemi di natura universale all’interno della filosofia. Scrive infatti Casati che “dal fatto che in ogni contesto storico si possano individuare questioni tipicamente filosofiche, non segue che le questioni siano sempre le stesse” (p. 154). Ciò lo porta a ridurre la filosofia ad un ruolo ancillare, poiché essa, afferma l’Autore, “è sempre di fronte al dato” (p. 171), ma “la vita è comunque sempre di fronte al dato. Tuttavia questo non toglie che la filosofia possa volare oltre, andare lontano – non subire il dato. È anzi vitale che la filosofia cerchi di guardare lontano; è facendo questo che arricchisce lo spazio del negoziato” (pp. 171-172).
Un tal modo di vedere sembrerebbe sminuire la nobiltà della filosofia, visto e considerato che la sua funzione, nell’ottica di Casati, può tutt’al più risultare utile come lo è lo jogging per la prevenzione di malattie cardiovascolari. Ma Casati si difende da quest’eventuale accusa con le seguenti parole: “Difendere una concezione ancillare, non pura della filosofia non significa sminuire il lavoro filosofico. La filosofia, la riflessione concettuale, è linfa vitale per le scienze, l’arte, la vita. Mi oppongo pertanto a una certa timidezza e ritrosia del filosofo. Non intendo dire che il filosofo debba a tutti i costi occupare la scena pubblica e tanto meno mediatica; ma penso che possa e debba intervenire in quanto filosofo in molti contesti proprio perché, come spero di aver mostrato, il suo lavoro è utile” (p. 172).
A tal proposito l’autore, esortandoci giustamente a non soffermarci alla superficie delle cose, afferma che “questo libro è una difesa dell’intellettualismo, della necessità di andare a fondo nelle cose anche più semplici, perché anche le cose più semplici sono la punta di un iceberg di smisurata grandezza e complessità, e a voler negoziare soltanto con la parte emersa si rischia di non andare lontano” (ibidem).
Pur non condividendo la definizione di filosofia in termini di negoziazione concettuale (poiché non mi pare che la filosofia pieghi le sue esigenze veritative alla pratica della negoziazione e in ogni caso, se così fosse, questa non sarebbe filosofia), tuttavia il libro di Casati, caratterizzato da uno stile di scrittura decisamente brillante, offre comunque ottimi spunti per ripensare il ruolo della filosofia nella società. 


Indice

Cap. I
Il filosofo è un negoziatore concettuale 

Cap. II
La filosofia all’opera

Cap. III
Segni particolari

Cap. IV
Lo spazio negoziale

Cap. V
La rinuncia necessaria e il dovere dell’immaginazione

Cap. VI
L’arte della filosofia

Cap. VII
Come si costruisce un esperimento mentale?

Cap. VIII
A comporre le tensioni tra visioni del mondo

Cap. IX
Dov’è la filosofia?

Cap. X
Esiste una conoscenza filosofica?

Cap. XI
Come si insegna la filosofia?

Cap. XII 
A che cosa serve la storia della filosofia?

Cap. XIII
La filosofia dei filosofi

Cap. XIV
In fine

Annotazioni, letture e visioni

Ringraziamenti

Indice dei nomi e degli argomenti

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