lunedì 16 gennaio 2012

Democrito, Massime

Milano, La Vita Felice, 2011, pp. 275, euro 14, ISBN 978-88-7799-347-2. A cura di Guglielmo Ruiu, testo greco a fronte

Recensione di Giacomo Borbone 

Democrito di Abdera (vissuto tra il 460 ed il 400-380 a.C.) è noto soprattutto per la sua teoria degli atomi, la cui influenza sul pensiero filosofico e scientifico è stata non indifferente (lo stesso epistemologo Ludovico Geymonat ne apprezzò il valore scientifico). 
L’atomismo democriteo (come anche quello di Leucippo) cercano di superare la negazione del divenire, sostenuta da Parmenide, postulando l’esistenza degli atomi. Infatti, pensa l’Abderita, 


il divenire negato da Parmenide non è una semplice illusione quanto invece una realtà che può essere spiegata tramite l’esistenza di enti immutabili ed indivisibili, cioè gli atomi; questi si muovono all’interno del vuoto, il quale si configura come il non-essere aborrito da Parmenide. In tal modo, la realtà risulta essere costituita interamente da unità immutabili ed indivisibili che si muovono all’interno del vuoto; la conformazione dell’universo dipende quindi dall’aggregazione degli atomi; ecco perché Dante, nella Divina Commedia, definì Democrito come colui che ‘l mondo a caso pone. Tuttavia, il giudizio dantesco, influenzato dall’autorità di Aristotele, non coglieva il vero messaggio democriteo, poiché l’atomo, sebbene scevro da ogni finalità in senso teleologico, è telos in sé stesso: dati due atomi, con caratteristiche matematiche e geometriche determinate (posizione, grandezza, ordine, forma, peso), dal loro urto non potrà che verificarsi uno stato d’aggregazione che è già predeterminato; quindi la concezione democritea è in realtà rigidamente deterministica (cosa intuita già dal giovane Karl Marx il quale, nella sua tesi di laurea, incentrata sulla differenza tra le filosofie della natura di Democrito e quella di Epicuro, optò per l’atomismo epicureo proprio perché non soggetto al determinismo della fisica democritea). 
Gli scritti di Democrito spaziano dalla fisica al linguaggio, dalla politica alla morale e ciò per un motivo molto semplice: coerentemente col suo materialismo atomistico, che riduceva tutta la realtà (materiale e spirituale) agli atomi, Democrito cerca di trovare un principio unitario anche nelle, diremmo oggi noi moderni, scienze umane. 
Democrito, com’è noto, scrisse numerose opere ma a noi sono pervenuti solamente pochi frammenti, ragion per cui la nostra conoscenza dell’atomista abderita si limita solo a fonti come, ad esempio, Aristotele, Simplicio, Teofrasto e Sesto Empirico. 
Anche nel caso delle scienze umane Democrito applica la stessa visione complessiva da questi utilizzata in fisica, e cioè un principio individualistico che vede gli uomini, esattamente come gli atomi, come un insieme di aggregati. Nell’ottica democritea gli uomini non sono, come avrebbe pensato Aristotele, esseri sociali o politici, bensì esseri individualisti che si aggregano ad altri uomini non per spirito di comunità, bensì per utilità. Pertanto, nell’etica dell’Abderita, tutto ruota attorno all’individuo, il quale cerca di perseguire il proprio stato di benessere rappresentato dalla felicità (per quanto instabile e precaria). Infatti l’animo umano, secondo Democrito, non è provvisto di unità come l’atomo, quindi l’unica soluzione consiste nel ricercare il giusto mezzo, cioè trovare un giusto equilibrio tra ragione e passione al fine di raggiungere la tranquillità. 
Questi temi etici sono rinvenibili nelle celebri Massime democritee, recentemente riproposte all’attenzione del pubblico italiano in una nuova edizione a cura di Guglielmo Ruiu. Corredata da un’ampia introduzione storico-filologica, questa nuova edizione si distingue per la presenza di un completo apparato critico. Infatti, ogni massima è scrupolosamente commentata con rigorosi criteri storici, filosofici e filologici, i quali aiutano il lettore a meglio intendere il significato di ogni massima democritea la quale, presa per sé, correrebbe il rischio di sembrare banale o insignificante.
Il contenuto delle massime è soprattutto di carattere etico, ma l’aspetto più rilevante dell’etica democritea consiste nella superiorità da questi attribuita al pensiero; infatti, afferma Democrito, “La perfezione dell’anima corregge la debolezza del corpo, mentre la forza del corpo, senza il raziocinio, non rende affatto migliore l’anima” (p. 50). Anche in una massima successiva viene espresso lo stesso concetto, anche se con parole diverse: “Chi sceglie i beni dell’anima sceglie le cose più divine; chi sceglie invece quelli del corpo, cose umane” (p. 55). Tuttavia non bisogna pensare ad una componente dualistica nel pensiero democriteo, in quanto questi, nella sua teoria della conoscenza, comprende benissimo che non si può prescindere dai sensi e quindi dalla conoscenza che ne deriva; ma, a sua volta, questa conoscenza si rivela oscura, cioè limitatamente fenomenica in senso, potremmo dire, kantiano. La vera conoscenza, invece, è attingibile solamente con la ragione, la quale opera attivamente sui dati sensibili tramite processi teoretici di astrazione o di idealizzazione.
L’etica democritea è quindi strettamente collegata alla sua teoria della conoscenza, proprio per via della superiorità che l’Abderita riconosce alla ragione (o anima); in questa impostazione è possibile cogliere il senso della seguente massima democritea: “Né con il corpo né con le ricchezze sono felici gli uomini, ma con la rettitudine e l’avvedutezza” (p. 65).
In conclusione, questa nuova edizione delle Massime si rivela utile soprattutto per il suo valore storico-filosofico, favorito anche dal ricco apparato critico a cura di Guglielmo Ruiu, inoltre, la lettura del volume si rivela piacevole in quanto le brevi, ma dense, massime democritee contengono una dose rilevante di spunti speculativi espressi in un linguaggio estremamente accessibile.  

Indice  Introduzione  Abbreviazioni

Massime

Bibliografia

Tavola di concordanza

8 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Per gli antichi elleni dire dei filosofi i nomi pubblici era dirne le decisioni o còmpiti filosofici. Propriamente il pensiero di Democrito di Abdera andrebbe dunque annunciato secondo non una massima di pensiero ma... una 'minima intellettuale', per così dire. Dunque codesta è la minima, in una delle varianti espressive esplicative possibili (in tal caso itala-italiana e greca), che risulta a far da acclusione, contenuta in stesse e di medesime testimonianze scritte su tal Democrito di Abdera:

— quel che è essenziale e non mancante (d-emo, non: m-eno) e che è dei tempi non del tempo (de-mo[mento]) unitamente a ciò che incute timore ed è proprio consistente in una facoltà o capacità, sia naturalmente che non (c{k, onomatopeicamente}ri{r-hi, esclamazione}-to['[{cco}]), affine alla naturale potestà politica (crito[[s]], non crato[s]) —

Di ciò poteva e sapeva (non viceversa, trattandosi di disponibilità naturali non potenzialità naturali) occuparsene, filosoficamente, anche Democrito di Efeso ed anche Democrito di Abdera.

Quanto del retaggio oppure eredità locale, per gli antichi elleni poteva essere variamente o non variamente accluso in minima intellettuale:

– Abdera: 'da ove (A) e non necessariamente e non principalmente (b) e pertinentemente non ipoteticamente (d[e]) si sta, si vive, si fa sempre tutto e qualsiasi cosa in considerazione o continuazione col passato (era)' . –

Democrito di Abdera non si occupava del Divenire universale ma del Divenire cosmico. Ciò lo si deduce notandone razionalismo di fondo. Inoltre prevedeva futuro avvento di scienze umane, difatti gli antichi elleni previdero e favorirono la nascita di scienze basate su esperire non esperimento ovvero empiriche quali glottologia ed etnologia (attraverso le scritture storiche, attraverso la mitografia, variamente in Ellade da Magna Grecia), in tal caso specialmente della etnologia (anche se parrebbe della sociologia), dunque si adoperava per futuro filosofico per esse e con esse.

(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE :...

Nella recensione è inclusa citazione di attività di Karl Marx, allora continuo a questo sèguito:

Karl Marx non conobbe mai il pensiero dei greci antichi ma ne ottenne solo un sapere generico in tal caso senza distinzione netta tra àmbito cosmico e universale; ugualmente manchevoli di fatto risultavano anni addietro maggior parte almeno di lezioni oppure di insegnamenti stessi scolastici in Italia, proprio a causa del regime intellettuale marxista imposto ad università europee anche in Ovest.

Tale non nettezza di distinzione era impedimento anche per comprensione piena della fisica epicurea, anche perché di Epicuro restava dal Medio Evo scolastico solo l'etica in vasti ambienti europei. La fisica epicurea afferma universale materiale massa-massificazione, dunque formazione dinamicamente diretta secondo altezza/bassezza, successiva e precedente ad espansiva–indirezionale–massificazione cosmica, in un ciclo della natura e nella natura non naturalmente identificabile ma naturalmente individuabile. Questa fisica oggi, per nuovi studi scientifici-fisici delle particelle in particolare bosoni tornata comprensibile per chi volesse intenderne mediante filosofia ermeneutica della scienza non filosofia fisica contemporanea, nella cultura meccanicistica-illuministica, che era di stesso Marx giovane, era del tutto impensabile, però era oggetto di altre ricerche storiche filosofiche, connesse anche ad idealismo filosofico tedesco e dunque non estranee ad hegelismo e non aliene da posthegelismo e neanche da – Marx e marxismo –.
Tale ultima espressione che ho inclusa tra trattini medi non indica alcuna minima intellettuale ma esprime linea filosofica di massima, propriamente da K. Marx in qualità di filosofante e suoi accoliti che nella filosofia ebbero ruolo di depositari di filosofema, non filosofia, che furono a tutti gli effetti accolti in veri eventi della filosofia quali teorici di astrazione, per difendersi dallo stalinismo mostrandone imitazione di disvalore, allorché Stalin imponeva lo schema di Marx, potendosene difesa tramite la espressione pubblica di quel filosofema, notandone limitatezza se astratto non concreto; altro di filosofico mai ve ne fu e neppure in tempi odierni (ciò a prescindere da autorinnegamento politico-filosofico di Marx stesso prima di morire, accadimento di oggettivo effettivo valore nei confronti di quanto da egli fatto poi appunto rinnegato, anche perché vi era in quel fatto pure una impersonalità e caso sociale maligno).

(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE :...

Nella recensione è inclusa citazione di attività di Karl Marx, allora continuo a questo sèguito, anche perché ho citato scienze moderne e sociologia pure; il lettore ingenuo sappia cogliere stranezze e negatività di realtà storica della Germania ai tempi di Marx, onde non scoraggiarsi a fronte del tremendo intrico che indico e spiego e risolvo anche con questo messaggio:

La sociologia tedesca fu usata quale scienza e non solo tale concepita da Weber, non da Marx, il quale ultimo tra l'altro ne aveva della concezione scientifica linguaggio scientifico non aprioristicamente; ovvero tale linguaggio di Marx si rivelava tale al lettore solo dopo aver conosciuto reale uso scientifico, ma restando solo linguaggio e non di scienza stessa ma solamente culturalmente genericamente scientifico e non strutturalmente glottologicamente; cioè Marx non usò mai logica scientifica sociologica.
Pertanto ad alcuni che non accettavano cultura psicologica filosofica occidentale, di costoro Marx stesso era, la sua antipsicologia pareva e pare una sociologia scientifica, perché parendo rigorosità scientifica la retorica di antipsicologica non pregnanza e di senso antioccidentale e perché mostrandosi in tal ostilità, se anche ostinatamente, rifiuto etnico antieuropeo od appartenenza etnica non europea ed antiellenica, secondo doppiezza speculare non contraddittoria perché non antiellena ma omologa ad opposto speculare, dunque dal linguaggio etnico che direbbesi "parascientifico"... Allora tale diffusa omologia sembrando negare pareva e pare a taluni affermare, la antipsicologia parendo etno-sociologia, il formarsi della scienza sociologica parendo dopo tale formazione anche ciò che ne era uguale ma ne era invece alieno... o finanche ostile! Infatti vi fu una ostilità di Marx al formarsi della scienza sociologica.

Per inciso ma non secondariamente a quanto citato dal recensore, ho trovato più che opportuno specificare ulteriormente su Marx e marxismo. Dalla mia specificazione infatti discendono possibili comprensioni o ricomprensioni storiche della realtà del filoellenismo tedesco, importante movimento culturale politico opposto per un periodo al sionismo e vittorioso contro le pretese dei sionisti in Germania per la Germania.

La attività di Marx prima di suo autorinnegamento potrebbe esser definita tentativo dal valore provvisorio ed indiretto filosionista, in quanto di fatto egli rifiutava ritrovamento attivo delle memorie storiche europee della Ellade e di fatto proponeva modalità orientaleggianti alternative al pensiero greco risultando in Europa ciò distruttivo contro l'antisionismo; ma essa in verità non era e non fu, quanto ad altro, filosionista, perché da presto ostinatamente antireligiosa, pur senza essere irreligiosa, era infatti mossa da mal intese istanze religiose di panteisno orientale.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Rivedendo ultimo messaggio ho trovato parola con enne al posto di emme. Dunque:

panteisno (ovviamente) sta per: panteismo.

Sono spiacente dell'errore... (dipeso da parte corrispondente di schermo occupata da frammento antifosforescente che non percepivo a causa di necessità di altre attenzioni, a mio avviso purtroppo suscitate da stessi che (specialmente usando mezzi a motore non del motociclismo ma tentandone criminosamente apparenza) favorendo spavento e morti di insetti gentili e non indiscreti nei pressi dove sto e stavo scivendo, avevano reso polvere bizzarra attorno ed indirettamente anche quivi).

Comunque non essendo Internet una libreria ma sistema di acquisizione dati allora basti l'impegno che ci ho messo anche perché invierò testo corretto del messaggio, per agio del lettore.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

... MAURO PASTORE:...

Nella recensione è inclusa citazione di attività di Karl Marx, allora continuo a questo sèguito, anche perché ho citato scienze moderne e sociologia pure; il lettore ingenuo sappia cogliere stranezze e negatività di realtà storica della Germania ai tempi di Marx, onde non scoraggiarsi a fronte del tremendo intrico che indico e spiego e risolvo anche con questo messaggio:

La sociologia tedesca fu usata quale scienza e non solo tale concepita da Weber, non da Marx, il quale ultimo tra l'altro ne aveva della concezione scientifica linguaggio scientifico non aprioristicamente; ovvero tale linguaggio di Marx si rivelava tale al lettore solo dopo aver conosciuto reale uso scientifico, ma restando solo linguaggio e non di scienza stessa ma solamente culturalmente genericamente scientifico e non strutturalmente glottologicamente; cioè Marx non usò mai logica scientifica sociologica.
Pertanto ad alcuni che non accettavano cultura psicologica filosofica occidentale, di costoro Marx stesso era, la sua antipsicologia pareva e pare una sociologia scientifica, perché parendo rigorosità scientifica la retorica di antipsicologica non pregnanza e di senso antioccidentale e perché mostrandosi in tal ostilità, se anche ostinatamente, rifiuto etnico antieuropeo od appartenenza etnica non europea ed antiellenica, secondo doppiezza speculare non contraddittoria perché non antiellena ma omologa ad opposto speculare, dunque dal linguaggio etnico che direbbesi "parascientifico"... Allora tale diffusa omologia sembrando negare pareva e pare a taluni affermare, la antipsicologia parendo etno-sociologia, il formarsi della scienza sociologica parendo dopo tale formazione anche ciò che ne era uguale ma ne era invece alieno... o finanche ostile! Infatti vi fu una ostilità di Marx al formarsi della scienza sociologica.

Per inciso ma non secondariamente a quanto citato dal recensore, ho trovato più che opportuno specificare ulteriormente su Marx e marxismo. Dalla mia specificazione infatti discendono possibili comprensioni o ricomprensioni storiche della realtà del filoellenismo tedesco, importante movimento culturale politico opposto per un periodo al sionismo e vittorioso contro le pretese dei sionisti in Germania per la Germania.

La attività di Marx prima di suo autorinnegamento potrebbe esser definita tentativo dal valore provvisorio ed indiretto filosionista, in quanto di fatto egli rifiutava ritrovamento attivo delle memorie storiche europee della Ellade e di fatto proponeva modalità orientaleggianti alternative al pensiero greco risultando in Europa ciò distruttivo contro l'antisionismo; ma essa in verità non era e non fu, quanto ad altro, filosionista, perché da presto ostinatamente antireligiosa, pur senza essere irreligiosa, era infatti mossa da mal intese istanze religiose di panteismo orientale.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Certamente il lettore trovando miei messaggi inviati e reinviati con testi corretti, comunque poco agio me trova o troverebbe... anche se tanto è di molti il fanatismo e di molti ambienti subculturali e molto invadenti, che consentire acquisizione anche non pronta di dati via Internet può o potrebbe essere utile a scoraggiare i disturbatori inetti. Onestamente avendo io sentito oscuramente ciò, non ho avuto proprio nessun interesse a maggiori impegni di scrittura e revisione, lo aggiungo a tutto il resto già detto a riguardo.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Riscriverò con altra correzione, a sua volta inclusa (resta azione indubbiamente logica anche se ripetuta, io penso nella fattispecie anche saggia...), mio ultimo messaggio, dove un

'me' sta per: ne.

Purtroppo l'aria attorno allo schermo in una zona era antifosforescente, per cause purtroppo che i disturbatori, per quanto raffinati fossero, non avrebbero saputo capire (purtroppo!). Tali specificazioni sono a tutela eventuale dei lettori.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Certamente il lettore trovando miei messaggi inviati e reinviati con testi corretti, comunque poco agio ne trova o troverebbe... anche se tanto è di molti il fanatismo e di molti ambienti subculturali e molto invadenti, che consentire acquisizione anche non pronta di dati via Internet può o potrebbe essere utile a scoraggiare i disturbatori inetti. Onestamente avendo io sentito oscuramente ciò, non ho avuto proprio nessun interesse a maggiori impegni di scrittura e revisione, lo aggiungo a tutto il resto già detto a riguardo.

MAURO PASTORE