lunedì 20 gennaio 2014

Papa, Alessandra, Tu sei il mio nemico. Per una filosofia dell'inimicizia

Milano, Vita e Pensiero, 2013, pp. 187, euro 20, ISBN 978-88-343-2449-3.

Recensione di Isabella Ferron - 28/09/2013

Il presente volume di Alessandra Papa offre un interessante ed originale studio sulla tematica dell'inimicizia intesa sia come relazione interpersonale che come 'luogo' teorico della politica e della cittadinanza.
Dall'Antigone di Sofocle agli studi sul totalitarismo, passando attraverso i contributi di Jacques Derrida, Carl Schmitt e Hannah Arendt, Papa offre un interessante percorso filosofico analizzando il tema dell'inimicizia. È un percorso che avviene dialogando con molti autori, 

sia del pensiero classico che della contemporaneità e che permette di delineare la questione antropologica come una domanda sull'identità dell'uomo, ossia come un discorso che riguarda ogni singolo individuo sia come artefice che come preda delle dinamiche di ostilità, di guerra e di conflitto. 
Il saggio rappresenta un tentativo di ripercorrere quei processi che implicano la creazione del nemico e si rappresenta, in questo modo, come una specie di fenomenologia dell'inimicizia. Si tratta di un vero lavoro di riflessione filosofica che spazia dalle figure femminili del teatro classico, alla rilettura delle società lontane da parte di Marcel Mauss fino ad arrivare alla concezione di nemico della società occidentale.
Partendo dai poemi omerici e dalla tragedia classica, Papa indaga la figura del nemico insita nelle tenebre profonde della guerra e della violenza politica e lo considera, in quanto minaccia, un elemento fondante di definizione della nostra identità. La tragedia greca ci fornisce, secondo Papa, la  rappresentazione premoderna del nemico. Di fronte al cadavere dell'amato fratello, Antigone assume su di sé l'inimicizia di Creonte e della città, dando voce al conflitto pratico e simbolico tra legge scritta e non scritta: “Nella sua inimicizia con Creonte e i maschi della città rimane, invece, fedele a se stessa [Antigone], e proprio in quanto donna si assume la responsabilità di prendersi cura dei corpi di tutti: di quelli malati anzitutto […] così come dei corpi ormai senza vita […] Nella tragedia antica la disobbedienza è, del resto, il peggiore dei peccati e chi disobbedisce alle leggi della città è nemico di tutti” (p. 10-11). Anche se storicamente la figura del nemico è estranea per contenuti valoriali agli ideali di diritto e giustizia, non può essere considerata come una categoria di diritto in senso stretto, ma piuttosto come un prodotto culturale (cfr. p. XVII) e Papa ce lo dimostra nell'analisi della riscrittura del dramma sofocleo da parte di Anouilh, che rappresenta il fallimento della politica, e da parte di Brecht: “Una Antigone, quella di Brecht, […] che nei fatti rappresenta la risposta etica e linguistica che l'intellettuale bavarese avrebbe voluto dal popolo tedesco: la capacità di insorgere contro il nazismo con la parresia, con l'obbligazione morale di dire la verità e anzitutto di essere capaci di dire il vero anche a costo di essere perseguitati e privati di ogni bene. In Brecht, come in Foucault, l'agire è inevitabilmente linguistico” (p. 32). L'aspetto meramente linguistico viene ripreso anche in Celan e nel tentativo di individuare il nemico al di là della soglia, ossia di quel labile confine non solo culturale, ma anche spaziale. In questo modo, Papa delinea una sorta di ethos dell'inimicizia poiché ritiene, e ce lo dimostra nelle sue ben riuscite argomentazioni, che, persino nelle più terribili manifestazioni del conflitto, è possibile ravvisare un fondamento etico e quindi il reciproco riconoscimento di una comune appartenenza al genere umano.
A tal proposito inserisce la questione del ruolo del dono nelle dinamiche relazionali, analizzando gli studi di Marcel Mauss. Mauss studia il sistema di relazioni affidato al modello dello scambio, del dono, il cui portato etico “non semplicemente evidenzia la forza che le cose hanno sulle relazioni umane in tutta la loro materialità, bensì rivela un vero e proprio potere politico, sia pure nella sua forma arcaica, quando ristabilisce, concorda e pattuisce tregue tra gli esseri umani” (p. 40). E proprio sul valore duplice del dono nelle relazioni umane si esprime Jacques Derrida, il quale afferma che il dono deve “essere sempre senza condizioni, poiché quel principio di ragione per cui bisogna rende conto coscienziosamente, essere responsabili rispetto all'altro di ciò che si riceve, rischia di annullare l'essenza del dono stesso in una serie di il faut travagliati” (p. 47).
L'individuazione del nemico implica quindi anche la questione della persona come maschera, intesa non solo in ambito giuridico, ma anche morale e individuale: maschera che protegge l'uomo nella sua nudità esposto alla violenza dei suoi simili. La storia della violenza, in modo particolare di quella totalitaria, è legata a processi di denudamento del nemico, privato di ogni dignità in un processo di smascheramento e occultamento dell'umano. In riferimento alla violenza, Papa si allaccia al pensiero del giurista tedesco Carl Schmitt, per il quale il nemico risulta essere un nemico a priori, immaginario, che Papa definisce come “nemico ceppaia”, ossia un nemico originario, insito nelle relazioni interpersonali, in cui l'altro da sé viene sempre considerato un'antitesi (p. 104). In questo concetto di nemico sembra collassare l'idea stessa di umanità: “Senza l'individuazione di un nemico formidabile l'uomo, per Schmitt, non può uscire dalla sua condizione di mera sopravvivenza e non arriverebbe mai a possedere in sé le condizioni di pensabilità del politico” (p. 105). Al contrario, Hannah Arendt propone la categoria della natalità come elemento di una politica in grado di combattere l'inimicizia perché accoglie lo straniero come colui che porta la novità della vita nuova nella storia degli uomini. Le guerre del Ventesimo secolo non sono molto diverse da quelle narrate da Omero e proprio in questa prospettiva Papa riflette sul rischio che la violenza possa trascendere ogni ethos (in mondo particolare nei capp. IV e V). Il pericolo è che il nemico diventi un “nemico assoluto” come nel caso di Schmitt. Ripercorrendo invece la traiettoria disegnata dalla Arendt, il punto estremo di assolutizzazione del nemico è individuabile nella costruzione di un “nemico oggettivo”, ossia un nemico considerato come una minaccia non per la sua condotta individuale, bensì per le sue peculiarità 'oggettive'. In tal senso la “tanathopolitica” del totalitarismo può unire le figure del nemico e del malato, e ritrovare così la minaccia politica nel ‘malato’, in ciò che ‘infetta’ il corpo sano del popolo (cfr. pp. 142-45). All’interno di una simile logica, il nemico viene allora spersonalizzato, spogliato della sua ‘maschera’ sociale e al tempo stesso privato della sua natura di ‘persona’. Rimane così soltanto “nuda vita”. Una vita che coincide con una condizione sub-umana, a cui è negata persino l’identità: “Nei lager, infatti, non è stato semplicemente negato un diritto di cittadinanza, ma quella che Arendt chiama la qualità dell'esser uomini. […] quel suo nemico che viene a essere definitivamente privato della personalità, come nel caso dell'ebreo o dell'apolide, o dello Schlemihl, non perché sia un nemico ostile, o un antagonista, ma perché un individuo in posizione neutrale, senza argomenti ideologici e incapace di opporre resistenza” (pp. 148 sgg.)
Papa riconosce infine che il vero problema è rappresentato dal rischio che l’inimicizia degeneri in violenza totalitaria, servendosi del segreto (cfr. pp. 115 sgg.) che produce “l'alterazione delle interpretazioni della realtà” (p. 121). 
A conclusione si riporta la citazione di Blake che apre il libro: “La tua amicizia ha spesso polverizzato il mio cuore. Ti prego, sii mio nemico, in nome dell'amicizia”. La citazione presuppone la capacità di pensare che il nemico possiamo essere noi stessi, rivolti sulle esistenze altrui. Papa non ha certo avuto la pretesa di livellare ogni inimicizia, ma ha dimostrato come la riflessione sull'inimicizia possa portare a correggere quelle raffigurazioni dell'alterità che “ne sono un tragico smascheramento e ci impediscono di riconoscerci in una reciprocità di uomini” (p. XIII).


Indice

Presentazione di Adriano Pessina
Introduzione: La lanterna di Aristotele

I. Antigone. Per un umanesimo del nemico
1. Il nemico insepolto
2. L'anti-gonè e il fare i conti con la morte
3. Antigone. La nemica domestica di Anouilh
4. L'Antigone di Brecht: un'eroina marxiana

II. Il nemico e i suoi doni
1. Lo scacco dell'inimicizia
2. Il nemico senza doni
3. Il rapporto fiduciario e il nemico di domani
4. Il nemico tra odio e amore
5. L'inimicizia, il tabacco e la moneta falsa

III: L'estraneità del nemico: oltre il limes
1. Il nemico e lo scioglilingua
2. Pratiche di riconoscimento del nemico
3. La concezione strumentale del nemico
4. Dal nemico fattuale al nemico concettuale
5. Il nemico, il lupo cattivo e la cattiva coscienza

IV. Nudità e indesiderabilità del nemico. La perdita della qualità di essere umano
1. L'inimicizia tra nudità e segreto
2. Il mascheramento e la nuda ecceità nell'inimicizia
3. Il nemico vulnerabile: semplicemente uomo
4. Il nemico sine sidere
5. Uccidere sine cura: il malato e il nemico
6. L'oblio del corpo nemico

V. Mai nato! Eliminare il nemico
1. La madre nemica
2. Il nemico materno e la forza
3. La coalizzazione del nemico
4. Senza una città dove nascere
5. Un nemico senza nascita

Bibliografia essenziale
Indice dei nomi

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