lunedì 29 settembre 2014

Voltaggio, Franco, Antigone tradita. Una contraddizione della modernità: libertà e stato nazionale

Roma, Editori Internazionali Riuniti, 2013, pp. 366, euro 25, ISBN 978-88-359-9265-3

Recensione di Isabella Ferron - 24/05/2014

Il presente volume di Voltaggio offre un interessante e originale contributo allo studio del ruolo giocato dalla figura di Antigone nello sviluppo del sistema filosofico hegeliano. In un'affascinante narrazione-conversazione, questo romanzo filosofico scandaglia il pensiero hegeliano, in modo particolare in riferimento al concetto di libertà e Stato nazionale, analizzandone lo sviluppo a partire dagli ideali giovanili fino alla

 Filosofia del diritto. Nell'ultima parte del libro, Voltaggio fornisce inoltre degli spunti sulla situazione contemporanea, allacciandosi al ruolo che Antigone ha giocato nello sviluppo del pensiero hegeliano, in prima istanza per quello che riguarda la sua concezione di Stato, di libertà e del ruolo dello Spirito (der Geist). 
Il libro, suddiviso in sei capitoli, si apre e si chiude con le pagine dedicate all'interesse hegeliano per Antigone, che Voltaggio intende come un innamoramento, un tradimento e un'uccisione: i capitoli centrali analizzano aspetti del pensiero hegeliano, dalla coscienza infelice, all'interazione di Stato e Società, di diritto e libertà. Numerosi sono i riferimenti ad autori contemporanei a Hegel che hanno avuto un ruolo decisivo nella formazione del suo pensiero: oltre a Hölderlin, anche Schelling, Kant e Schopenhauer. Le note a piè di pagina sono dense di riferimenti ad opere letterarie, in cui Voltaggio scorge delle affinità con le tematiche hegeliane e che ripropongono alcuni tratti della figura di Antigone, da Guerra e Pace di Tolstoj (pp. 69-70, 76), Victor Hugo (p. 77), Herder (p. 86), Yourcenar (pp. 96-98), Musil (pp. 98-99) fino a Ridley Scott e Conrad (p. 67). Numerosi sono anche i riferimenti alle Sacre Scritture. Tali rimandi, che in un primo momento possono sembrare avulsi dalla tematica trattata, ampliano invece il campo di osservazione e ben sostengono la tesi di Voltaggio sul ruolo cruciale giocato da Antigone all'interno del sistema hegeliano. Se l'eroina greca è l'incipit e la fine del discorso, la sua quasi assenza nei capitoli centrali e la sua contrapposizione, ad esempio, con la persona di Napoleone, permette di comprenderne l’importanza nello sviluppo dell'idea di Stato.
Nel 1788 il diciottenne Hegel legge e traduce in tedesco l'Antigone di Sofocle e rimane subito fortemente colpito dalla figura di questa giovane donna che lotta contro la bieca ottusità del potere e per la giustizia universale: “Proprio perché dettata solo nell'interiorità, al di fuori di ogni condizionamento esterno, la lezione che Antigone impartisce al giovanissimo lettore della tragedia è quella della libertà che ammette unicamente il dovere al di là di ogni estrinseca costrizione” (p. 19).
Antigone lotta contro le brutali sopraffazioni di ogni potere costituito, detentore e unico sovrano del diritto e della forza, rappresenta la ribellione al dispotico nómos delle tiranne autocrazie e alla compressione delle libertà dei cittadini ridotti a meri servi della gleba (Tebe rappresenta simbolicamente per Hegel la Prussia anti-napoleonica). Il desiderio di libertà che muoveva Antigone era lo stesso che aveva pervaso il giovane Hegel che aspirava a diventare il filosofo rappresentante di un mondo libero. Per tutta la sua giovinezza Hegel fu fedele ad Antigone, fedeltà prima alimentata dagli eventi della Rivoluzione francese, dagli studi teologici che lo facevano sperare in un cristianesimo rinnovato, dalla lettura degli Stürmer e poi dei poeti romantici, ma soprattutto dalla vicinanza a Hölderlin, a cui era legato anche per la profonda attrazione per il mondo antico, e del quale ammirava la poesia che, oltre a trasmettere la bellezza, aveva anche un significato etico, politico e sociale concreto.
Tuttavia, nell'animo e nella mente di Hegel iniziano ad insinuarsi dei dubbi e i sogni di gloria assumono una configurazione più realistica. Si allontana da Hölderlin che rappresentava il poeta illuminato dall'amore e dalla bellezza: “Esser poeta per poter esser filosofo: è questo l'imperativo che la verità comunicata da Hölderlin avrebbe in qualche modo trasmesso a Hegel, il quale, tuttavia, non volle accoglierla. Come Hegel avrebbe poi scritto più tardi, la filosofia aveva cessato per lui di essere ‘amore del sapere’ per diventare scienza, il sistema scientifico della verità” (p. 33). Un poco alla volta si scosta dagli ideali giovanili per trasformarsi nel meticoloso amministratore di un lento ma sicuro processo che lo porta ad approfondire le sue ricerche sul Geist, sullo Spirito. Quando inizia a redigere la Fenomenologia dello Spirito (1807) è ancora assai affascinato dall'eroina greca, da cui via via si allontana affermando la consacrazione del potere per antonomasia, ossia lo Stato. La Fenomenologia rappresenta la storia della coscienza individuale nel suo percorso dalla sensibilità alla ragione, in cui l'esistenza individuale che si trova al centro rappresenta anche il dramma della modernità, il travaglio della Germania moderna: “Occorre allora ripercorrere l'intero processo conoscitivo umano in tutte le sue fasi che vanno dalla certezza sensibile alla ragione […] Una volta che la coscienza sia pervenuta alla ragione, il processo ricomincia. Lo Spirito, nella forma di coscienza individuale riprende il suo percorso, passa ancora una volta attraverso tutte le fasi della conoscenza, conquista faticosamente nel concetto la forma della verità e perviene così a ricomprendersi. […] Il mondo umano (il regno degli spiriti) si presenta nella duplice veste della storia e della sua superiore comprensione concettuale (sapere fenomenico o fenomenologia). In concreto gli esseri umani configurano lo Spirito assoluto nei termini della storia della verità sottesa alle loro cronache. Ora, poiché comunque la storia è il groviglio di eventi, l'irruzione dell'accidentale, […] esserne consapevoli è il solo modo in cui la famiglia umana può acquistare una sua dignità” (pp. 84-88). A tal proposito, Hegel si prefigge lo scopo di fondare un'idea di diritto in grado di conciliare le contraddizioni del reale, che prevede, tuttavia, rinuncia all'infinità libertà del sé. Anche la Filosofia del diritto è l'autocoscienza che viene esaminata nel campo di azione del diritto: il concetto di diritto rappresenta una volontà senza limiti, ossia la libertà, che va messa in pratica nel processo dialettico del diritto positivo, in primo luogo del diritto privato, in cui si incontrano la propria volontà con quella aliena dell'altro. La famiglia rappresenta la dimensione specifica di appartenenza di un individuo, favorisce la realizzazione concreta della moralità e quindi l'avvento dell'eticità. La Filosofia del diritto rappresenta per Voltaggio il coronamento dell'impresa teorica iniziata nella Fenomenologia e declinata nella Scienza della logica: la proposta di una monarchia costituzionale in piena Restaurazione è vista da Voltaggio come “un atto di coraggio civile e politico da parte di un suddito di un principe sostanzialmente reazionario […] come Federico Guglielmo III di Prussia” (p. 175). Voltaggio considera la sua analisi come il tentativo di dimostrare come la teoria del potere hegeliano “presenti al suo interno un'anomalia tuttora permanente, l'anomalia politica dello Stato nazionale” (p.175). L'identificazione del diritto con un'infinita volontà si scontra contro il concetto di diritto della tradizione classica (jus), ossia di un diritto di carattere generale volto a porre limiti precisi all'esercizio delle libertà di ogni singolo individuo. In questa prospettiva Antigone andava sacrificata a favore della creazione dello Stato etico, con cui risultava essere incompatibile. Non era infatti pensabile porre in discussione, in nome della legge non scritta, il “supremo imperio dello Stato” (p. 332). Nell'idea di Stato sviluppata da Hegel, Antigone risulta colpevole due volte, per aver violato la legge (umana) della città e per aver ceduto alla dimensione puramente individuale del dolore per la morte del fratello. Affinché lo Stato nazionale viva è infatti necessario che i suoi sudditi siano disposti a seguirlo, per esempio in guerra, e lottare per esso. In questo Stato la figura di Antigone non trova quindi collocazione, ma lascia spazio a pregiudizi e preconcetti nei confronti del genere femminile. Se in Sofocle la bellezza esteriore di Antigone rispecchia le sue virtù interiori, Hegel finisce con il ridurla ad un mero fantoccio, il cui corpo è piegato all'uso della libido maschile e della procreazione di eroi futuri. Fornisce quindi la materia per la formazione di uno Stato nazionale. Per Voltaggio, Antigone rappresenta però ancora la guida odierna per chiunque lotti per l'affermazione dell'infinita volontà del sé e per la libertà.


Indice

1. Hegel tra amore e conoscenza
1.1 Un amore giovanile
1.2 I due inseparabili “neri”: Hegel e Hölderlin
1.3 Un cruciale apprendistato: Hegel discepolo di Hölderlin
1.4 Il discorso di Diotima
1.5 La verità colta da Hölderlin
1.6 Libertà e destino
1.7 Tirocinio teoretico
1.8 Hegel e Schelling: un'occasione mancata

2. La coscienza infelice
2.1 Una notte del 1806
2.2Tempi moderni: la genesi dell'infelicità
2.3 Prima della battaglia (Assunti di base della Fenomenologia)
2.4 Postilla
2.5 L'avvento della coscienza infelice
2.6 Il movimento dell'autocoscienza
2.7 La dialettica signoria-servitù
2.8 Le figure già deposte nello spirito
2.9 Il romanzo pedagogico della borghesia europea
2.10 Il declino di Antigone (Infelicità e potere)

3 Il mondo della dialettica
3.1 Considerazioni preliminari
3.2 Accoglimento della dialettica del reale
3.3 I materiali dialettici della Fenomenologia
3.4 La necessità del male: il divenire
3.5. Il ribaltamento della dialettica ovvero l'Essere è il Male

4. Società e Stato
4.1 La politica come scenario della necessità del male
4.2 Il contenuto della Filosofia del diritto
4.3 Linee di una possibile confutazione della Filosofia del diritto
4.4 Diritto e libertà
4.5 Il diritto privato o dello scambio di proprietà
4.6 Bisogni, baratto, commercio
4.7 Dalla società civile allo Stato
4.8 Lo Stato nazionale hegeliano (lo Stato Etico)
4.9 Nazione, popolo e Stato

5. Il fraintendimento del mondo classico (Linee di una decostruzione dell'idea hegeliana del diritto)
5.1 Il disagio del filosofo morale
5.2 L'uomo greco tra ambiguità e dover essere della natura umana (Il fraintendimento dell'Antigone)
5.3 L'essere umano è per essenza libero
5.4 Il diritto (jus) è un dover essere interiore
5.5 Un'esigenza della modernità: la Costituzione. Che cosa deve essere?
5.6 Corollario sui limiti di una Costituzione
5.7 Il mondo di Antigone quale presunta preparazione al mondo nuovo
5.8 Postilla: un invito al dialogo

6. Il tradimento di Antigone
6.1 Premessa
6.2 Le leggi sono
6.3 Le rovine lasciate dallo spirito
6.4 Lo spirito vero. L'eticità 
6.5 Il mondo etico. La coscienza individuale e lo Spirito
6.6 Legge umana e legge divina
6.7 La modernità (presunta) del paradigma
6.8 La divaricazione permanente tra legge umana e legge divina
6.9 La famiglia
6.10 La famiglia e il morto
6.11 Una mediazione tra le potenze dell'etica: il governo e la guerra
6.12 La condizione di Antigone
6.13 Il sacrificio di Antigone e la quiete del mondo etico
6.14 L'azione etica tra decisione, colpa e destino
6.15 Il significato di una vista di Hegel
6.16 Hegel offende Antigone
6.17 Corollario sul teatro
6.18 Hegel: la tragedia e il tragico come tappe dello Spirito
6.19 Elementi strutturali della tragedia
6.20 La tragedia greca secondo Hegel
6.21 Il commiato da Antigone

Epilogo
1. Morte e rinascita di Antigone
2. Il modus operandi del delitto
3. Il corpo di Antigone
4. Dal corpo di Antigone al corpo della patria
5. L'ultimo oltraggio ad Antigone; l'amor di patria
6. La rinascita di Antigone
7. Corollario di microstoria (il corpo femminile senza la libertà)
8. La debolezza (presunta) del corpo femminile
9. Dalla liberazione del corpo femminile a una filosofia della libertà 

Bibliografia

Indice dei nomi

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