venerdì 13 maggio 2005

Barcellona, Pietro, Il suicidio dell’Europa. Dalla coscienza infelice all’edonismo cognitivo.

Bari, Dedalo, 2005 (coll. Strumenti/Scenari), pp. 192, € 15,00

Recensione di Manuela Gatta – 13/05/2005

Filosofia teoretica (gnoseologia)

La verità sulla condizione in cui versa l’Europa è una questione che deve riguardare chiunque, la sua discussione interessa i diversi campi del sapere, ma soprattutto l’opinione comune.

Pietro Barcellona riporta al centro del suo testo il ruolo della “coscienza infelice” in cui versa l’Europa oggi, che tenta di sopravvivere al suicidio della propria identità. La questione della coscienza non può essere ridotta a uno schema dalla struttura puramente formale e dialettica, è necessario che tale coscienza, di matrice hegeliana, si superi e si trascenda in qualche modo per venire a patti con la realtà, con quella concretezza carente forse nell’approccio metafisico, e che invece pretende di ergersi a strumento di conoscenza della verità.

Se la discussione parte dal punto di vista della coscienza infelice, è chiaro che bisogna rifondare i termini dell’antica discussione, e ricostituire la dialettica tra il signore e il servo tanto cari a Hegel: il servo che prende coscienza del proprio lavoro, comprendendo che senza quest’ultimo il signore non potrebbe vivere. Contestualizzando la figura del servo e volendo riportarla alla situazione odierna, egli diventa la metafora di colui che riacquista il senso della libertà, ma che ha in bocca ancora il sapore della schiavitù che tenta di abolire. L’infelicità consiste proprio per la persona nell’essere servo cosciente della propria esistenza e della propria libertà, tuttavia ancora schiavo.

Applicando questo ragionamento alla condizione dell’uomo nella società occidentale attuale, e abbandonando quindi l’abitudine, che più volte l’autore sottolinea, di distinguere tra argomenti adatti alla pratica filosofica, privilegio del mondo accademico, e quelli invece che sono più adatti al “senso comune”, le cose mortali lontane dalla verità, Barcellona ridimensiona il ruolo della coscienza pensante, prendendo in prestito, dalla filosofia hegeliana, quel singolarissimo concetto di coscienza infelice che il filosofo tedesco aveva considerato come l’ultimo sviluppo dell’autocoscienza nella quarta parte della Fenomenologia dello spirito.

Uno sforzo che non ha un obiettivo vano: le caratteristiche di quella coscienza sembrano avere tutti i requisiti per affrontare l’attuale crollo dell’Europa. Questa coscienza infelice è infatti il rapporto continuo tra certezza e verità: la coscienza infelice di Hegel, un po’ come quella di Pietro Barcellona, è in bilico quindi, tra il reale e il certo, a metà strada tra le grandi verità che attendono di entrare nei discorsi delle eminenze grigie per essere svelate, e le questioni ultime della vita di tutti i giorni, avanzi per il senso comune.

La verità, come dirà Hegel, sta tutta nella ragione, e per dirla meglio, nell’idealismo della ragione. Il contraddittorio, l’irrisolto sta forse nel fatto che generalmente la mente umana tende alla visione razionale delle cose, ma attraverso questo idealismo di ragione la struttura del pensiero acquista un senso diverso e si fa dialettica della realtà. Spiega l’esistenza umana, ma non dà soluzioni, almeno non quelle che servono alla società contemporanea per farle comprendere meglio cosa sta accadendo in questi anni e in particolare all’Europa.

Una corsa contro l’affermazione sempre più chiara di nuove governance che non si rispecchiano più nelle autorità politiche classiche, ma in quelle che sono prive di investitura democratica come per esempio il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale, solo per citare alcuni esempi tratti dal libro. È necessario riassegnare gli spazi allora, entrare in una dimensione che permetta di definire a che punto è l’Europa oggi. È molto interessante la lettura che l’autore fa della guerra, del suo significato di “oscuro conflitto fra le forze che agitano l’inconscio individuale e collettivo” (p. 20). E proprio in questa oscurità si vede tutta la drammaticità dei sentimenti che l’essere umano vive: un conflitto che sta a metà strada tra la nostalgia dei tempi passati, della perdita di appartenenza a quel rassicurante mondo della tradizione, e tra la nuova bandiera che sventola all’insegna dei diritti umani come diritti assoluti di tutto “con il loro corredo di sviluppo e libertà per tutti” (ibid.). C’è una spiegazione a questo dramma, che Pietro Barcellona attribuisce all’intuito di Emanuele Severino per aver studiato il miraggio di onnipotenza dell’uomo contemporaneo, e della sua totalizzante potenza su tutto ciò che lo circonda. La radice di questa illusione risiederebbe forse nella visione dei Greci, in quella “alienazione originaria attraverso cui l’uomo si svincola dalla terra, si pensa come il padrone

della terra e non più come parte di una totalità” (p. 25). È l’eco della volontà di potenza che domina, è l’avvento della tecnica.

Questa alienazione dell’Occidente sembra per Barcellona il punto di partenza per l’analisi della  storia dell’Europa. In questo processo di annullamento, l’uomo si trova solo di fronte all’universo, e la ricerca di questo rapporto tra se stesso e il mondo ha segnato l’inizio di un’azione, che ha portato come risultato la considerazione da parte dell’essere umano di poter avere a sua disposizione il mondo attraverso la tecnica. È tutta la storia dell’Occidente a ripercorrere questo dramma dell’Io, ma è un dramma nel senso che sembra, per l’autore, che in questo punto sia partito quell’annichilimento che ha portato l’Io a considerarsi l’autocreatore di tale mondo. In questo delirio di soggettivismo, l’uomo sta adesso affrontando la grande trasformazione antropologico-genetica che è in grado di modificare i processi vitali. In questa riflessione non può non entrare il concetto di morte per l’Occidente, un concetto negativo che è identificabile con l’acquisizione del nulla  e dell’idea di fine, perché c’è l’Io, quell’Io che si riteneva onnipotente, che a un certo punto della propria esistenza deve scomparire. La filosofia occidentale diventa allora per Barcellona una scommessa con il concetto di angoscia per la propria morte. È il modo in cui il soggetto si pone di fronte a essa, che segna la nascita di una nuova categoria, quella della coscienza.

È tale l’importanza di questa coscienza perché è proprio essa a definire il limite d’azione dell’Io. Per Barcellona la riconciliazione con il mondo da parte dell’Io poteva avvenire solo attraverso la filosofia hegeliana, con il concetto appunto di coscienza infelice, che presuppone però tutto il discorso dell’uomo che è la storia dello spirito e che solo attraverso la “frantumazione nei piccoli Io, alla fine realizza l’autocoscienza universale” (p. 71).

È proprio la coscienza infelice, che attraverso l’autocoscienza può superarsi nel sapere assoluto, dove particolare e universale coincidono. Ma anche Hegel purtroppo ha fallito, e la verità che tanto invocava adesso è stata rimpiazzata dal “metodo”: il sistema scientifico sta risucchiando l’Io. In che senso: il dramma della vita interiore al confronto con la vita esteriore non ha piani di paragone per il metodo scientifico, e questo porta alla riconduzione a tutto ciò che è altamente verificabile. L’Io diventa in questo modo un residuato metafisico di uno stato mentale, che non trova un corrispettivo sul piano fisico se non attraverso l’intervento delle neuroscienze. Il metodo costruisce una dimensione oggi che è del tutto autonoma, e che si dichiara come “sapere speciale” attraverso le sue regole e le sue leggi, applicabile attraverso la tecnica. E’ in altre parole la condanna a morte dell’alétheia: tutta la verità è ormai una certezza scientifica ricava con lo sviluppo della tecnologia. Certo il tecnicismo e il metodo delle nuove scienze hanno contribuito allo sgretolamento dei ruoli istituzionali del soggetto e dell’oggetto, una visione che era stata preannunciata da Marx, al quale però l’autore non riconosce il merito di aver scoperto l’esito di tale rovesciamento. È anche vero che oggi è impensabile ristabilire la situazione iniziale e restituire al soggetto la sua dimensione, anche il solo pensare a una sua dimensione. La conseguenza inevitabile è allora la consapevolezza di un processo che si sta attuando senza un soggetto, e per ricondurre il discorso all’analisi dell’Europa, i termini di questo libero processo possono essere sostituiti con quelli di “alienazione dell’Occidente”, in cui la separazione dell’uomo dalla natura, o dalla sua natura, sta arrivando al termine. E proprio questa perdita del senso di se stessi, della rappresentazione del proprio Io, ha oggi il suo apice con la globalizzazione, che in qualche modo è priva di quegli affetti che caratterizzano gli esseri umani. L’omologazione è la risposta all’incertezza della natura del proprio Io, l’efficacia di tale fenomeno e la sua veloce diffusione è il sollievo per il dramma dell’autocoscienza. Ma forse una strada alternativa c’è, e Barcellona la disegna prendendo in prestito le parole di James Hillman: è necessario che “il fare umano si possa misurare non solo sull’efficienza ma anche sull’efficacia. Solo in tal modo diventa possibile governare la tecnica” (p. 172).

Indice

Introduzione
Il futuro dell’Europa fra tecnoscienza e nichilismo
La tecnicizzazione dell’anima: post-umanesimo e alienazione
Gli itinerari della post-modernità: dal paradigma della soggettività al paradigma sistemico
Globalizzazione e morte della coscienza
Appendice I. Una nuova “narrazione”: la strategia dei nuovi diritto
Appendice II. Una socializzazione asociale



L'autore

Pietro Barcellona insegna Filosofia del Diritto all’Università di Catania. Tra le sue pubblicazioni: Oltre lo Stato Sociale (1980); L’individualismo proprietario (1987); Il ritorno del legame sociale (1990); Lo spazio della politica (1993); Dallo Stato sociale allo Stato immaginario (1994),Il declino dello Stato (1998), Quale politica per il terzo millennio? (2000), Nuove frontiere per il diritto (2001) insieme a S. Natoli e a R. De Giorni. È stato membro del Consiglio Superiore della Magistratura e anche deputato della Commissione Giustizia della Camera. Ha diretto la rivista “Democrazie e Diritto” e ha presieduto il Centro di Riforma dello Stato.

4 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Itinerario d'Autore già in anno 2005 aveva abbandonato falsariga marxista proprio con l'invertirne i tempi, poiché comunismo di autore stesso si basava su critica democratica di individualismo ademocratico, cui eccessi capitalistici conferivano identità a prassi marxista ma che relativismo culturale necessario ad intellettualità siciliana neutralizzava già in partenza.

Recensore considerando senza tutte le conoscenze e specificazioni la crisi umanitaria europea di inizio Terzo Millennio, ne interpretava esiti con senso opposto di autore recensito, tanto che di lavoro in recensire dapprima oggettivamente condotto poi ne faceva soggettivo, fino a incompletezza di fatto di recensione, datoché idee di autore recensito erano inesplicabili a parametri storici recensivi di fatto allineati a revanscismo marxista. Invece lavoro recensito si fondò su stesso non medesimo particolare antideterminismo, assente in opere di Marx ma non in sua decisione dopo ripudio... in recensione subissato da convenzionalismo storico definibile eclettismo, ma non eclettico! Tal eclettismo era prospettiva adottata – da parte di molti intellettuali, politici, filosofi – da scarso interrogare, a fronte di domande che solo assoluta integrità filosofica poteva formulare; ed esse erano più gravi della incertezza su Destino occidentale e Nichilismo. Ad ogni modo, era realtà di mentale dialettica di: esser - qualcosa / non - esser - più, già in cultura e filosofia siciliana presente, però non tautologicamente, prima di meditazioni di E. Severino, a costituire sfondo intellettuale di lavoro recensito, cui rapporti servo/padrone, descritti astrattamente da marxismo per committenze ambigue, diventarono relativi e secondari...
Non era mancanza morale, ma necessità di valutare sopravvivenza europea; cui autore non scorgeva azione ed anzi ritenendo che stesse accadendo determinante, ma non conclusa ancora, fine. Di questa e concreta dopo ancora convintosene, pure ne constatava il non ancora accadere, in verbalità restante politica culturale; questa ultima essendo stata creazione, non fatalità, però a sua volta insufficiente per un futuro e quindi troppo ambivalente —
futuro stesso iniziando in anno cui scomparsa di autore stesso.

...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In anno di pubblicazione 2005, (purtroppo) non era artificio da parolieri il ripiego a economicismo euroasiatico e a eclettismo storico filosofico mondialista, cui assenza e al contempo necessità di poteri filosofici non solo teorici forniva ragione esteriore; e di interiori ragioni non in filosofia stessa possibili; per questo autore (recensito), che della filosofia non se ne avvaleva solo internamente, seppe rapportarsi ai fatti fino ad ultimo e non per ultimo, mentre, già in anno 2005, non anche tutti quelli cui anche stesse esigenze culturali e civili; senza rapporto ai fatti tramutate in civili culturali; anche da stesso recensore, difatti cui prospetto su Occidente Nichilista era limitato a coscienza civile in stessa civiltà occidentale... Ma questa deriva da discontinuità di orientaleggianti poteri cui poteri eminentemente e variamente e differentemente nordici ricreano, diversamente! In ciò, speranze, o certezze, di nuova autodeterminazione efficace in Europa, allora socialmente invasa da sistemi tecnici avulsi ed imitatòrii tecnicismi, provenienti da Oltreoceano ma ove peraltro (!) non ufficiali né veramente autorizzati, impiegati però da fazioni capitalistiche non capitaliste intromesse in politica americana ed applicati in Europa da chi non ne riteneva possibile vero futuro o da altri che non ne volevano; e tali sistemi erano efficienti per chi non voleva essere europeo o disastrosi: in trasporti, agricoltura, controlli industriali, sanitari, in modalità di comunicazioni... Resoconto politico capitalista non capitalistico americano non individuò più peculiarità europee future sino a quando non ne identificò restante verbalità politica comunicativa, ma non attribuendosi più in compiuta politologia americana, possibile futuro economico né politico europeo né di Europa stessa (!!) anche a causa di eccezioni climatiche fino ad anno 2012 operanti e di fatto sostenute e in parte favorite da clandestina speculazione economica contro antropizzazione europea e contro ecologie specifiche europee. Degli atti di investimento economico che di fatto erano contro ambientalità europea, ad esempio contro morfologia di strade europee, accadde interruzione decisiva per interpolazione, necessaria a tutela vitale di vita dei luoghi, ponente atti stessi in reciproca contrarietà; ad esempio: gigantismo di dimensioni di ponte da sospendersi su Stretto di Messina contro gigantismo di strutture direttamente annesse, con conseguente stasi dei cantieri per intralcio reciproco, che speculatori non potevano già riconoscere poi che assecondati in loro ambizioni ignoranti fino a non poterne realizzare gli oggetti disastrosi. ...
Attività filosofica di autore era aperta al riconoscimento di discontinuità culturale civile ma non ne prevedeva entità; di tutt'altro ordine strategia recensiva; cui però - si badi!- odiernamente nessun senso possibile né eventuale né erratico; cioè risultando ormai, a tuttoggi e in futuro, manchevolezza non più altro di possibile in modalità cui anche recensione stessa e non cui lavoro recensito.

(...)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Metafisica quale superamento filosofico diretto della fisica filosofica, non della scienza fisica, è un modo universale di comprendere il reale... Sistema metafisico di Hegel fu superato dagli eventi nazionali europei e sistemi metafisici hegeliani ne furono entro non oltre. Filosofia nella Europa delle Nazioni non può darsi per dialettica separata o separata-connessa ed Hegel, hegeliani, hegelismo, ebbero, hanno altra funzione cui badare; rovesciamento marxista della dialettica hegeliana ebbe funzione non in sé stessa internazionale ed ebbe ruolo internazionalista a causa di mancanze di sistemi alternativi di riduzione di violenze culturali in àmbiti civili. Post - ex - marxismi, hanno avuto ruolo limitato di chiudere intervento marxista, ma fu e resta, non marxismo, bensì il leninismo, ad essere a conoscenza del senso precario e provvisorio dell'intervento marxista in filosofia, intervento che non ha più ragion d'essere; né ha senso che esso costituisca qualcosa: per la filosofia è necessario che resti accaduto di evenienza passata senza evento filosofico corrispondente.
Dunque la inversione marxiana dello schema dialettico hegeliano signoria/servitù, in quanto priva di connotati e scaturendo da logica non adatta ad intendere eventi politici nazionali europei ed in quanto schema non solo derivato per ulteriore riduzione ma anche fuori tempo massimo e già eticamente insufficiente, ancora in residui usi durante periodo post ex sovietico di Dopoguerra Freddo nondimeno era già da dirsi senza affermarne ed è ormai da spiegarsi mostrandone tutta improprietà: sia perché quale schema dialettico di servitù/padronia esso non è valido perché necessità criminologiche sono di rifiutare in propria logica anche dialettica subculturazioni ai danni di acculturazioni motivate da bisogni e perché modo principalmente dialettico non è adatto a comunicazioni contro violenza (sociale... culturale), sia perché altri usi di stesso schema sono connessi con internazionalismo non più esistente in società e civiltà europee dopo le due Guerre Mondiali e dopo Guerra Fredda tra Blocchi Est / Ovest del Mondo e dopo sopravvivenza etnica ed antropologica europea: cui corrispondono climatologia e meteorologie ancora caratteristiche e tipiche europee in evento di mutazione non estraneo ad appartenenza interamente nordica continentale europea...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

...

Odiernamente è a torto presentata qual valida vecchia obsoleta culturalità anche scientifica tecnica: climatologia non aggiornata viene sovente abbinata a meteorologia valida, per disastrosi comunicati non realmente meteorologici su procedere non continuare di Alte Pressioni, trattate in linguaggio comunicativo alla stregua di arie condizionate di stanze di appartamenti edilizi: non reali perturbazioni da Africa in ultimi anni citate in previsioni meteo e quest'anno (né ho trovate quest'oggi) date complete false informazioni circa rapporti, non realmente esistenti, tra zone subtropicali e zone europee in fatto di Pressioni, cui influsso evidentemente da Regione Antartica attraverso Atlantico, non altrimenti... Codesta immane perdurante erroneità, evidentemente anche e non soltanto dispettosa, è sostenuta da sbagliate attribuzioni tecniche che traducono ipotesi fisiologicamente plausibili in termini di sensatività e percettibilità, come se queste fossero prevedibili certificabili quali possibili e presumibili ed invece essendo i sensi del corpo mai identificabili con stato corporeo rilevabile né rilevato. A far perdurare tal erroneità è stato ed è abuso e non vero uso di neurologia e interdisciplinarità inerente, con ricorso del tutto non scientifico né scientificamente possibile a convenzioni comunicative e frequenze somatiche, cui espressioni spesso estorte con violenza non solo inganno da malasanità, abbinando e confondendo risultanza falsa, di statistiche, scambiate per provvisorie linguistiche immancabilmente esatte, e con omologazioni etnofobiche... Allora si trova, anche a discapito di Organi di Informazione di Stato, indicato erroneamente di percepibilità-sensazioni non di tutti ma che organizzazione forzata di vita, anche non solo fascista, fascistoide, neofascista, tenta di far valere costringendo, persone, cose, ...ed anche a temperature e non solo esterne da termometro ma a tatto pure, che empi spesso occulti organizzatori con invadente considerare temono in altri più fredde che calde e temendo estremi e peraltro non intendendo relatività e sovente insignificanza di accadere esteriormente e scambiando termie per altro pure... Anche per tali errori e violenze - anche per usi stolti ed incompetenti di termometri - e con disonesti comunicati e disonestà in ricezioni, molti, troppi, stanno tentando di imporre modo di vita ipercivile ed insano e togliendo ad altrui occasioni vitali di muoversi e stare e incontrare, stoltissimamente ignorando che influenze, ambientali, hanno effetti e non per tutti negativamente sia in casa che fuori ed impiegando agenti dell'ordine ai danni sia di capacità che incapacità umane e contro non doveri di base affermati da Costituzione...
Ma tutto ciò accade per torto di ex, assai intenti a fingere che tecniche volte possano prescindere da ciò e da chi cui volte — tali ex europei ossessivi, ossessi con medicina anche in presunto ruolo di medici ed incapaci di accettare sempre, anche in presunto ruolo di infermieri, inadeguatezza totale e non necessità di interventi infermieristici per chi con vissuti o vivibili effettivamente estremi, ed a queste affermazioni reagendo desiderando, anche in presunti ruoli di sanitari generici, segregazione e sevizie e tartassamenti in nosocomi, manicomi, che questi criminali per non ammettersi estranei a logica naturale dei luoghi vogliono e per fingere estranei i non estranei —
ma ciò, mentre Europa sopravvive; nessun suicidio dunque, ma omicidi e genocidi che non veri europei tentano di attuare anche fingendo false necessità in ogni caso non veramente comuni... Continuano a far delitto incapaci di ricontar morti, ne hanno tentato di contare con presenza di virus influenzali, che stanno anche su roba e che possono essere innocui per chiunque e che sono innocui per molti o evitabili da molti...

Nessun "suicidio" dunque, ormai, della Europa.


MAURO PASTORE