sabato 28 maggio 2005

Filoramo, Giovanni – Gentile, Emilio – Vattimo, Gianni, Cos’è la religione oggi?

Pisa, Ets, 2005, pp. 64, € 7,00, ISBN 88-467-1172-6.

Recensione di Lucia Teszler – 28/05/2005

Filosofia della religione, Sociologia (globalizzazione)

Il libro è composto da tre conferenze distinte organizzate dall’assessorato alla cultura del Comune di Rosignano Marittimo presso il Castello Pasquini di Castiglioncello, nei mesi di gennaio – febbraio del 2003. Giovanni Filoramo,  Emilio Gentile e Gianni Vattimo richiamano l’attenzione del grande pubblico sui fenomeni attuali, spesso infuocati, collegati alla religione, o forse meglio alla religiosità di oggi.

Giovanni Filoramo analizza le diverse sfide lanciate dalla globalizzazione alla religione.

William James considerava caratteristica della religiosità dell’inizio del Novecento l’aumento della religiosità individuale, del rapporto individuale col Dio e la diminuzione dell’aspetto sociale, pubblico  delle istituzioni religiose.

Ma la globalizzazione, l’uniformazione del mondo mette in crisi l’esistenza delle differenze culturali, perciò si ritorna sempre più spesso alle religioni istituzionali come  fattori di coesione sociale, creatori di una identità collettiva. La globalizzazione, le immigrazioni di massa, l’incontro e lo scambio ormai quotidiano tra culture molto diverse, il pluralismo religioso ripropongono la domanda sulla specificità locale delle singole culture coinvolte. Le reazioni sono il localismo, i  movimenti no-global, l’ecologismo, i fondamentalismi.

Un aspetto caratteristico della religiosità contemporanea è la religione ecologica, una risacralizzazione della natura dopo che la stessa era stata dissacrata non solo dalla scienza, e non era stata considerata sacra nemmeno nella Genesi.

Anche internet crea forme di religiosità inedite specifiche della globalizzazione. Ogni  setta o gruppo religioso può costruire il suo sito mettendosi così allo stesso livello delle grandi religioni e creando concorrenza nel “mercato delle religioni". I siti internet creano una forma di identità religiosa per i propri utenti. Questo spazio virtuale sacro veramente inedito offre la possibilità di una esperienza religiosa reale ed un sentimento di appartenenza. Ma nello stesso momento la mancanza di spazio sacro reale  è, secondo Filoramo, uno sradicamento che mette a rischio i grandi centri tradizionali di sacralità, mete dei pellegrinaggi (p. 24). Questo è uno dei pericoli della globalizzazione.

Un altro è l’eticizzazione della religione, soprattutto perché i valori etici sono in crisi. la religione è vista come un insieme di regole etiche. G. Vattimo sostiene nella terza conferenza l’eticizzazione della religione. Ma le etiche della religione erano uno strumento della salvezza, promettevano la liberazione dall’angoscia, dalla morte. Divenendo un mero scopo per se stesse  è dubbio - pare suggerire Giovanni Filoramo – che possono conseguire tale scopo.

Una sfida grande per l’Europa come per tutta la civiltà occidentale è il recente incontro con l’islam. Questo incontro potrebbe essere un grande arricchimento ma è anche una grande crisi, perché vengono relativizzati i valori fondamentali della società, sia i valori della società musulmana, che in Europa si trova davanti ad una secolarizzazione sconosciuta, sia i valori europei, e si ripropone quasi la ricerca di nuovi valori per la convivenza. Comunque la geografia religiosa del nostro continente è cambiata perché ormai il destino dell’Islam europeo è il destino dell’Europa.

Emilio Gentile tratta il complesso problema della religione della politica. La religione ha avuto sempre relazioni con la dimensione politica. Ma la religione della politica è la situazione specifica ove, in quanto i poteri sono separati, la politica diventa una vera e propria religione.

Con la modernizzazione ovvero secolarizzazione, l’elemento del Sacro sembra ritirarsi dal mondo e la religione sembra spostarsi dal livello sociale al livello individuale - come sostiene anche Giovanni Filoramo nella conferenza sopra riassunta.

Secondo Emilio Gentile invece, la secolarizzazione è la decadenza della Chiesa tradizionale dal ruolo di autorità spirituale, perché ormai la politica e le ideologie politiche vengono rivestite  con l’aura del sacro. L’entità collettiva secolare e la sua comunità di eletti, attraverso la liturgia politica colma di simboli e miti, assumono il ruolo della salvezza, la rigenerazione del mondo, la rinascita dell’uomo.

Questo processo di nascita della religione della politica comincia con J.J. Rousseau, con la rivoluzione francese e americana, prosegue  poi col nazionalismo, la più universale e durevole religione laica. L’Ottocento vive nella ricerca di una nuova religiosità, di nuovi profeti, fondatori, martiri che sacralizzano l’umanità, la Nazione, la Patria. La prima guerra mondiale viene percepita come “grande eventoapocalittico rigeneratore” (p. 32), l’onnipresenza della morte risveglia sentimenti religiosi, creando un nuovo culto degli eroi e della mistica del sangue sacrificato.

Certamente la religione politica ha il suo apice nei regimi totalitari (fascismo, nazismo, comunismo) che attraverso il mito messianico e la potenza dell’irrazionale prendono il posto della Divinità.

Anche la religione civile è una forma di religione, ma è diversa dalla religione della politica. Questa ultima si caratterizza per l’integralismo, attraverso la negazione dell’individualità e delle altre ideologie, attraverso l’obbligo alla partecipazione al culto politico, santificando la violenza sia come arma sia come strumento per la lotta contro il male, cioè per la rigenerazione universale o nazionale.

Il problema della religione politica è molto interessante, complesso e attuale. È stimolante seguire le forme in cui il sacro si sublima nelle diverse forme, nel senso psicoanalitico del termine, cambia aspetto, diventa invisibile perché diventa naturale. E ciò che a me sembra notevole e pericoloso è che quando ci stiamo dentro non ci accorgiamo neanche di vivere una religione, seguire certi riti, e che ci siamo fatti certi idoli e ci siamo lasciati affascinare dai miti. La religione è l’occhio col quale vediamo le cose, ma ce ne accorgiamo solo quando ne siamo già usciti.

Ogni volta che siamo convinti di alcune cose in maniera assoluta, indubitabile, allora è segno che abbiamo costruito un nuovo idolo. O come dice Vattimo: “Se c’è qualche cosa che vi appare evidente, diffidatene, è sicuramente una balla. Di tutto potete essere certi tranne delle vostre certezze più radicate” (p. 60).

La terza conferenza è di Gianni Vattimo, intitolata Per un cristianesimo non religioso.

Quale religione, quale forma di religiosità è adeguata per il punto di vista del pensiero debole- eminentemente non metafisico? Possiamo parlare di una religione che non insista su fondamenta metafisiche, sulla Verità della sua conoscenza del Sacro, e che così lasci sentire la voce dell’altro?

Il titolo scelto da Vattimo suggerisce di no - il cristianesimo rientra in scena come non-religione. Una religione rimane sempre prigioniera di un pensiero forte, metafisico. E la metafisica è sempre, come dice Nietzsche, un atto di violenza.  Invece il cristianesimo è un’altra cosa, sembra indicare Vattimo. Il cristianesimo non religioso-metafisico (e, voglio aggiungere, tutte le religioni del libro, se intese, paradossalmente, come non-religioni) dichiara, per la caduta degli idoli - nel senso nietzschiano del termine - che non c’è una Verità. Non ci sono più valori Supremi nel cui nome sia possibile uccidere; e d’altronde, con Sant’Agostino, il cristianesimo fonda l’ermeneutica biblica, accettando il senso multiplo del Libro. Cristianesimo non religioso vuol dire un cristianesimo non metafisico, non una religione della conoscenza, dei dogmi, ma dell’amore, dell’altro come te. Il cristianesimo non religioso insiste sulla priorità della carità sulla verità .

“Non possiamo non dirci cristiani!” Vattimo riprende la frase di Croce. Non possiamo non dirlo proprio perché siamo coscienti della nostra fondamentale mancanza di oggettività, del nostro essere interpretanti, perché ogni forma di conoscere ha come presupposto una intenzione, un punto di vista, un mondo nel quale viviamo. Ogni conoscere è interpretazione. E per noi questo punto di vista è formato dalla nostra cultura, dal  cristianesimo, che impregna con i suoi valori, con i suoi riferimenti tutta la nostra mondanità. Credenti o non credenti viviamo in una civiltà cristiana

Invece proprio perché sappiamo che ogni conoscere è interpretazione, e perché il cristianesimo stesso (come anche l’ebraismo d’altronde), permettono, anzi richiedono la continua rilettura e reinterpretazione dei testi Sacri, proprio per questo sarebbe meglio alleggerire l’importanza  dei dogmi e delle rigidità ideologiche che ci dividono, a favore della carità che invece ci unisce, e ci rende capaci del dialogo interreligioso, interculturale e eminentemente interumano - tanto necessario oggi.

Indice

Introduzione
Presentazione
Giovanni Filoramo, Le religioni alla sfida della globalizzazione
Emilio Gentile, Le religioni della politica
Gianni Vattimo, Per un cristianesimo non religioso

Gli autori

Giovanni Filoramo è professore di Storia del Cristianesimo all’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni sul tema: I nuovi movimenti religiosi, Roma-Bari, Laterza, 1986; Millenarismo e New Age. Apocalisse e religiosità alternativa, Bari, Dedalo, 1999; Che cos'è la religione. Temi metodi problemi, Torino, Einaudi, 2004.

Emilio Gentile è  professore di Storia Contemporanea all’ Università di Roma “La Sapienza”. È uno degli storici del fascismo più accreditati. Tra le sue opere: Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell'Italia fascista, Roma-Bari, Laterza, 1993; Le religioni della politica. Fra democrazie e totalitarismi. Roma-Bari, Laterza, 2001.

Gianni Vattimo è professore di Filosofia Teoretica  all’Università di Torino. Tra le sue opere, per approfondire l’argomento: Credere di credere, Garzanti, Milano 1996; Dopo la cristianità. Per un cristianesimo non religioso, Garzanti, Milano, 2002; G. Vattimo - R. Rorty, Il futuro della religione, Garzanti, Milano 2005.

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