lunedì 20 giugno 2005

Cremaschi, Sergio, L’etica del Novecento. Dopo Nietzsche.

Roma, Carocci (collana Studi Superiori – Filosofia), 2005, pp. 282, € 23,00, ISBN 88-430-3012-4.

Recensione di Rosangela Barcaro - 20/06/2005

Etica

Il presente volume è il terzo di una trilogia edita da Carocci e dedicata all’introduzione storica all’etica, dalle origini dell’etica occidentale all’età presente, con la quale l’A. ha voluto presentare l’etica non come una “subdisciplina della filosofia”, ma come una “mai conclusa dialettica fra dottrine ‘morali’” (p. 11).

L’opera consta di dodici capitoli, e comprende una bibliografia suddivisa per capitoli, l’indice dei concetti  e l’indice dei nomi.

La ricostruzione della discussione teorica segue lo sviluppo che, dalla fine dell’Ottocento, dopo pensatori come Sidgwick e Nietzsche “esponenti dello scetticismo morale anglosassone e di quello continentale” (p. 12), si articola nella riflessione di esponenti della filosofia anglosassone e della filosofia continentale, di teologi e pensatori liberali, per giungere all’approdo delle etiche normative, della rinascita dell’etica applicata e delle metaetiche di fine secolo. Si tratta di uno sviluppo che mostra un progressivo approfondimento delle questioni oggetto d’indagine dell’etica, ed è seguito secondo la scelta effettuata dall’A., attraverso un numero contenuto di pensatori, prevalentemente di lingua inglese e tedesca; sono esclusi dall’esame alcuni contesti nazionali, come quello italiano, giudicati da Cremaschi “non essenziali per comprendere il percorso della discussione” (p. 11). Di ciascun pensatore, con uno stile che coniuga esposizione chiara e scorrevole e non comuni doti di sintesi, sono analizzati opere e apporti originali al dibattito. Ne risulta una raccolta nella quale la pluralità delle voci morali, che nel tempo hanno cercato di rispondere alle eterne domande “che cosa è giusto? che cosa è buono? che cosa si deve fare?”, è tessuta insieme al filo rosso del ragionamento morale e della ricerca di argomentazioni a sostegno di criteri etici razionalmente giustificabili.

Diversi sistemi di norme e valori, compresenti nella storia dell’etica del Novecento, sono proposti mediante una narrazione, coinvolgente come un racconto, puntuale nel rilevare debolezze e punti di forza di ogni teoria esposta. Strumento didattico prezioso, il volume fornisce un utile orientamento, che però lascia sullo sfondo le implicazioni sottese al ‘politeismo dei valori’ e gli esiti contraddittori ai quali esso dà luogo.

Caso emblematico è offerto dall’esposizione dedicata ai principali pensatori impegnati nella riflessione bioetica. Cremaschi ricorda che nella seconda metà del Novecento i temi dell’etica applicata hanno rappresentato una rivoluzione nella quale la “richiesta di risposte su problemi della vita reale enfatizzò il peso delle etiche normative” (p. 218) di matrice utilitarista prima e di stampo kantiano e dell’etica delle virtù dopo; inoltre la ricerca di “soluzioni teoriche come l’approccio dei principi o la nuova casistica” offrivano una “via per aggirare i contrasti fra le diverse etiche normative” (ivi) e “per la formulazione di prescrizioni” (p. 220).

Nella letteratura divulgativa la bioetica è presentata come uno scontro tra due opposti schieramenti, consequenzialista e deontologico, esposti in modo sbrigativo in termini di “paradigma della qualità della vita” contro “paradigma della sacralità della vita” o, ancora, di “morale del senso comune” contro “morale razionale”. Cremaschi rileva come le linee di divisione siano più complesse di quelle abitualmente delineate, dal momento che l’attenzione della bioetica non si è basata soltanto sui rapporti tra mezzi e fini di un’azione, ma su questioni ‑ come il rapporto medico-paziente e il dovere di comunicare la verità (p. 221) ‑ collocabili in un contesto che non è quello delimitato dalle teorie deontologica e consequenzialista. Esistono temi che non possono essere semplicemente ricondotti ad un approccio deontologico, per così dire, ‘puro’: Cremaschi nota infatti che le posizioni deontologiche sono state assorbite nell’approccio dei principi proposto da Beauchamp e Childress, i quali hanno riconosciuto “l’esistenza di una via per raggiungere accordi parziali su temi controversi quali quelli bioetici anche fra i fautori di etiche normative contrapposte” (p. 222). I quattro principi ‘intermedi’ – rispetto dell’autonomia, ‘non-maleficenza’, beneficenza, giustizia – valgono prima facie, in modo non assoluto, e la loro applicazione secondo le due  strategie della specificazione e del bilanciamento permetterebbe di raggiungere un ‘equilibrio riflessivo’ che, afferma Cremaschi, “consiste in una situazione in cui i principi generali e parzialmente vuoti e il giudizio sul caso concreto si sono reciprocamente adattati” (p. 223). Egli non rileva però le difficoltà teoriche, quasi una degenerazione patologica, sottese a questo approccio: il prevalere del rispetto dell’autonomia sugli altri tre principi trasforma completamente gli equilibri ed espone la teoria alle critiche ed alla ricerca di soluzioni alternative, come quella ad esempio proposta dalla statunitense Susan Wolf – non citata nel volume che stiamo esaminando ‑ la quale ipotizza un approccio fondato sui quattro principi rivisti nell’ottica dell’etica della cura, con il preciso intento di mitigare le manchevolezze di entrambi gli approcci. Nel volume non traspare la tensione verso nuovi modi di affrontare i casi concreti oggetto della bioetica e questo è probabilmente frutto delle scelte operate da Cremaschi, che ha preferito affrontare la storia dell’etica ‘per autori’ e non ‘per problemi’.

L’opera, estremamente ricca di contenuti e degna di un complessivo giudizio positivo, tuttavia non prende in considerazione il filosofo tedesco Hans Jonas: pensatore prevalentemente conosciuto per i suoi studi sulla gnosi, Jonas ha pubblicato un volume, per certi versi, ancora oggi da scoprire ed approfondire – Das Prinzip Verantwortung (pubblicato negli anni Settanta, ma tradotto in italiano soltanto negli anni Novanta). Egli sfugge alla categorizzazione proposta da Cremaschi, ma non per questo la sua proposta di fondare un’etica per la società tecnologica può essere trascurata.

Indice

Prefazione
La filosofia anglosassone: il naturalismo
La filosofia anglosassone: l’utilitarismo ideale e il neointuizionismo
La filosofia anglosassone: il non-cognitivismo
La filosofia anglosassone: e la critica del non-cognitivismo
La filosofia continentale: la filosofia dei valori
La filosofia continentale: i critici della filosofia dei valori
Teologi e pensatori religiosi postliberali
Etiche normative: il neoutilitarismo
Etiche normative: neoaristotelismi ed etiche della virtù
Etiche normative: etiche kantiane e dei diritti
La rinascita dell’etica applicata
Metaetiche di fine secolo
Bibliografia
Indice dei concetti
Indice dei nomi

L'autore

Sergio Cremaschi è docente di Filosofia morale all’Università ‘Amedeo Avogadro’ (Vercelli).

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