domenica 20 novembre 2005

Conni, Carlo, Identità e strutture emergenti. Una prospettiva ontologica dalla Terza ricerca logica di Husserl.

Milano, Bompiani (Studi Bompiani – Filosofia), 2005, pp. 239, € 18,00, ISBN 88-452-3394-4.

Recensione di Antonio Allegra – 20/11/2005

Filosofia teoretica (ontologia, fenomenologia)

Il libro di Carlo Conni è un’interessante variazione su un tema husserliano, relativo alla descrizione ontologica del mondo – e in particolare, nel mondo, di quelle speciali entità che sono le persone. In questo senso, è avvicinabile alle speculazioni affini di Simons, Smith, o Mulligan; tuttavia diversi aspetti originali emergono nella trattazione.

Un postulato orienta il testo: la descrizione ontologica delle persone viene, se non a coincidere, almeno in gran parte a sovrapporsi e a dipendere fondativamente dalle questioni classiche sull’identità e l’unità. Detto più esplicitamente: senza riflessione sull’identità in generale non è possibile chiarire il tema settoriale dell’identità personale. Questo è un postulato apparentemente innocuo, però fin dai tempi di Locke è stato molto spesso trascurato o esplicitamente negato: le persone avrebbero criteri di identità diversi dagli altri enti. Al contrario, Conni parte dai problemi generali: il suo libro è dunque, più precisamente, un contributo su “identità specifica, identità individuale o identità diacronica di oggetti, [che] possono essere comprese solo mediante uno studio del tipo di unità che si determina sulla base delle relazioni fra le parti di questi interi o strutture” (p. 26). In questa prospettiva, l’autore mette perfettamente a fuoco il problema fondamentale: “Se pensiamo che l’identità dell’intero oggetto debba essere concepita come perfettamente uguale alla somma o composizione delle parti o proprietà che lo costituiscono allora se queste parti subiranno qualche cambiamento anche l’identità originale dell’intero oggetto si modificherà e andrà perduta” (ivi). L’alternativa è, ovviamente, definire e comprendere l’identità come qualcosa di differente dalla somma mereologica delle parti. Questo postulato di partenza viene a più riprese ribadito e confermato nel corso del volume, in modo tale da mostrare la fondamentale implausibilità (quantomeno, rispetto alle intuizioni del senso comune: restano aperte le ipotesi quadridimensionaliste, cui il libro solo accenna) delle soluzioni mereologiche (questo non significa che non esistano ipotesi non mereologiche altrettanto controintuitive, come nel caso di van Inwagen). 

Conni argomenta invece nel corso del volume in favore di una identità di tipo emergente, pensata a partire dalla complessiva sistemazione della questione data da Husserl nella Terza ricerca logica. La distinzione tra differenti tipologie di interi, tra diversi stadi di unificazione, rappresenta lo strumento ideale per dar conto dei molti modi e sensi in cui è possibile parlare di unità e identità. Vige, insomma, una fondamentale distinzione tra due ipotesi alternative: a. identità come relazione di dipendenza logica dell’oggetto dalle sue parti; b. identità come relazione di fondazione ontologica dell’intero dalla sua forma (attraverso una complessa articolazione di emergenze); ed è a questa seconda ipotesi che si orienta la lettura di Conni.

Detto diversamente: le parti acquisiscono un’identità (o anche: vengono individuate) a partire dalla forma (dall’intero) di cui sono parte. Appare evidente la sostanziale adesione di questo modello esplicativo ad alcune classiche e tipiche caratteristiche della soluzione formale: retroattività, teleologicità (sui generis, ma indiscutibile), etc. Altrettanto rilevante: se l’identità precede la definizione delle parti (essa opera top down), in qualche modo la nozione di identità è una nozione prima (e forse, non è neanche una nozione. Mi sembra troppo forte la formula che usa l’autore: noi siamo in grado di “disporre di una nozione di identità”, p. 108. Ma qui probabilmente entrano in gioco i diversi sensi in cui usiamo termini come “disporre” o “nozione”).

Importante è soprattutto la sostanziale stabilità dell’identità via forma: essa è in grado di assorbire variazioni anche consistenti della composizione materiale, o anche di alcuni fattori o componenti della forma stessa, dato che i componenti, dipendenti dalla forma per la loro individuazione, sono al tempo stesso parzialmente indipendenti tra loro (p. 133 ad. es.). L’identità, in quanto struttura emergente legata all’intero, necessariamente permane (o meno) in maniera non graduale bensì netta, e precisamente a livello dell’intero. Mi pare che questo non escluda la rilevanza dei problemi della vaghezza, solo che li riconduce ad un livello epistemico e non ontologico (concetti vaghi, diciamo, più che oggetti vaghi). Unità e identità, dal punto di vista dell’emergenza della forma, sono caratteri non composizionali (non aggregativi, come d’altra parte la tradizione in cui Conni si riconosce sa dai tempi di Aristotele). Questo offre, come Conni non manca di osservare, se non direttamente una soluzione almeno un approccio plausibile ai paradossi di genere sorites (pp. 135-137).

Detto questo, resta da osservare che la soluzione formale si apre ad una notevole serie di diverse possibili interpretazioni. Conni è critico nei confronti degli approcci di tipo modale, con alcune buone ragioni ma in maniera un po’ sbrigativa (pp. 152-153). Anche se una “teoria dell’identità individuale è indipendente da una teoria delle condizioni d’esistenza” (ivi), un approccio formale sembra presupporre delle definizioni a livello di essenza; e queste tendono a tradursi in analisi delle condizioni di esistenza. Il punto resta aperto a maggiori chiarimenti.

L’altro aspetto del volume che è forse opportuno sottolineare criticamente è che, come si sarà capito, tutto si gioca rispetto alla decisiva nozione di emergenza. Ora, tale nozione non viene analizzata nella molteplicità delle diverse posizioni e nell’ampio dibattito che ne deriva. Si tratta in realtà di uno dei punti più controversi dell’attuale panorama filosofico, all’incrocio di filosofia della mente, teorie dell’identità, neuroscienze, filosofia della biologia, teoria della conoscenza (e altro ancora). Ovviamente il libro di Conni non è una monografia su emergenza o supervenience, ma il carattere controverso del concetto avrebbe forse reso auspicabile una maggiore cautela nell’utilizzo. Non si fraintenda: penso che la direzione sia quella giusta, però è un po’ più problematica ed articolata di quanto si desuma dal testo.

Un rilievo può, infine, essere mosso anche sul piano squisitamente editoriale. Il volume avrebbe avuto bisogno di maggiore cura, sotto questo profilo: sono infatti presenti diversi refusi, più o meno fastidiosi per il lettore.

Nel complesso si tratta, ad avviso di chi scrive, di una prova notevole e stimolante su un tema davvero cruciale. Le tesi del volume stabiliscono un patrimonio di idee e concetti in grado di suscitare future elaborazioni ed approfondimenti – e forse, è questo il guadagno più importante che un lavoro su un tema così programmaticamente elusivo come l’identità può augurarsi.

Indice

Prefazione di Roberta De Monticelli

Premessa

Prima parte: L’ontologia formale della Terza ricerca logica

Seconda parte: Una struttura ontologica per l’identità

Bibliografia

L'autore

Carlo Conni ha studiato filosofia all'Università Statale di Milano e ha conseguito il titolo di dottore di ricerca a Ginevra. Ha collaborato con l'Università di Bangkok. Alcuni suoi contributi sono stati pubblicati nella Rivista di Estetica. Per Bompiani ha già pubblicato il saggio Identità. significato e riferimento in Husserl e Kripke, in G. Usberti (a cura di), Modi dell'oggettività (2000). Attualmente prosegue la sua attività didattica e di ricerca presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

9 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Un antifilosofico tecnicismo opposto ad analisi filosofica in pubblicazione recensita sono in scontro senza èsito, meno evoluto di contrasto tra scientismo ed ermeneutica e che non solo filosofia pure politica hanno interesse a concludere con l'emergere, ad attenzione filosofica e politica, di vera tecnica e relativi autentici oggetti.

Si nota proceder di ricerca di autore recensito accaduto tra termini oggettuali non passivi cui attività non neutrale a ricercare anzi sviantene, negando parte di premesse adottate, cioè in vicenda di filosofia alle prese con antifilosofia e fino a coincidere finalizzazione filosofica con sua opposta negandosi compimento filosofico ma pure di antifilosofia... Questa trovasi qual non integrazione, in specie di subordine non ordine matematico, tra unità epistemologica ed unitarietà ontologica; si nota che indisposizione di nozione è recata attraverso logiche matematicamente aliene da integrazioni ed invece sostenute da limitazioni, cui ad indefinito non in infinito né infinità (di infinitesimi pure soltanto). Per una nozione di identità non val indifferenza di addendi e differenza di essi ne può valere con integralità di combinazioni considerate considerabili; non realtà antifilosofica di concezioni aritmetiche differenziali di tipo meramente equabile, cui indefiniti logici cioè limiti matematici non sono atti a identificar oggetto di insieme cioè neppur insieme matematico...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

... E perché mai non pre-disporre nozione, pur non condividendone il negare emergente? Perché in evento cui ricerca di autore recensito prevale disposizione altrui o comunque altra da filosoficamente pertinente cioè altro da render quel che di corrispondente ad emergenzialità secondo conoscenze non chiuse e saggezza conchiusa.

Quindi ricerca di autore è utilizzabile per riflessioni etiche e non da contenuti di essa stessa ma con valori etici aggiunti ad essa, che è ingenuamente captata da subculturalità cioè da rifiuti di matematica non economica e usi di matematiche economiche non direttamente tecniche o non tecniche, precluse ad esser impiegate ed atte ad esser usate soltanto passivamente oppure a costituire invadenza economica contro altri àmbiti; ...finanche a svantaggio di Istituto della Zecca, ma a maggior svantaggio di materialità non direttamente economica e con nessun vantaggio possibile solo svantaggi contro personalità e persone, in specie reali (non solo disegnate su banconote).
Struttura logica di lavoro filosofico recensito è di tipo monadologico (interezza/parti per indefinito) senza procedimento monadologico sussuguente e senza susseguire che ne possa ovviare, autore considerando, per quanto in recensione descritto, interezza di oggettualità genericamente, senza sincronia che eviti discrasia ad avvalersi di fatto di logica non particolare enologica. Questa ha compimento scientifico, fino a poco tempo orsono applicato a studi alimentari ed in particolare alcolici: applicazioni non generali; di fatto rivolte a sostanze psicoattive cui identità individuabile non parimenti definibile (effetto alcoolico dipende da ciò, a stessa sensualità-percezione).
Inguenuità di autore a captazione antifilosofica è del tutto considerabile entro datità indiscussa di individuabilità non parimenti definibilità; questa non positivizzabile in analogia scientifica, cioè entro sottovalutazione del fatto cui dato non in valutazione del dato stesso.

(...Prospettiva sociologica già a disposizione ne mostra subculturalità socialmente aggressiva che pratica ignoranza influente di principi matematici non economici e del tutto restia a trattener o recepir concetto matematico di "integrali" perché non utile ad accadimenti differenti diversi o dissimili da primitivi-irriflessivi; prospettiva psicologica corrispondente già definita illustra di tal primitività dedizione a sostanze psicoattive per scopi non tanto vitali e vitalmente alternativi a mentalità collettive non primitive: ...quel che in fattispecie dicesi ambiente generico e vastissimo di abusi contro acculturazioni e di abusi di alcool; che era preponderante nelle cosiddette "zone rosse" della Italia politica a preponderanza comunista durante il decadere dei poteri politici comunisti allorché se ne tentava conciliazione con esigenze fatte valere da parte politica democristiana. Proprio rigore di studi enologici, sia pure particolarmente volti, ne iniziò fine di sopraffazione mentale ed inizio di distacco sociale; perché considerazioni di interezza-unità ed esperire, non esperimento, scientifico erano in contrasto con volontà di dissoluzione anche logica delle ragioni occidentali restanti durante Guerra Fredda; difatti da ostili (!) non si voleva neanche lasciar pensare identità culturale di Occidente; in America lo stalinismo si sapeva avvalere di droghe per interdirne, in Europa di alcoolici specialmente ed in Italia del vino in particolare...).

Quanto recensore A. Allegra mostra risulta utile informazione per filosofia, tecnologia, politica, non risulta però filosofica consulenza.

(...)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Si ricava da quanto trovasi in recensione prospetto di molteplicità logiche coinvolte variamente e non tutte esplicitate in assunzione non solo di oggetto cui ricerca filosofica ma pure di condizioni di oggetto cui ricerca stessa.
Se ne trovano anche non coinvolte, in particolare:
monadologia quale base logica della ricerca;
enologia quale volger logico della ricerca.
Nel mezzo il coinvolgimento che fa da centro logico è la:
mereologia,
la quale non è tautologicamente inficiata a causa della direzione cui ricerca, cioè il manifestarsi necessario ad evidenza sia pur di non evidenti, l'emergenzialità di identità, l'emerger nel fenomeno di una totalità fenomenica in stessa emersione.
...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

La fenomenologia nella azione di ricerca di autore recensito trova impiego fondamentale senza necessaria assunzione di essa stessa per base della logica di ricercare, dato che si presenta tautologicamente.
Il pensiero fenomenologico, per quanto recensito evidente e comprensibile, trova proprio èsito in intuizione morfologica, corrispondente a premessa culturale aristotelica di dualità atto/potenza senza che se ne trovi analogia concreta di descrizione morfologica, dimodoché sono gli elementi di atto e potenza elementi di un procedere ragionativo non interrogativo ovvero speculativo; tuttavia senza descrizioni questo trova sua ragion d'essere in sola emergenzialità fenomenica, configurantesi dunque in situazionalità ridotta, di agire senza potere e di potere senza agire che entrambi costituiscono un emergere che dunque in pratica è obiettivazione della circostanza di emergenza quale applicabilità diretta dei risultati di ricerca filosofica, la quale dunque positivamente si può utilizzare per schematizzare le concezioni di necessità formale di atto/potenza prive di determinazione formale di medesima dualità, sicché non dualità supplisca a non unitarietà di ragionamento stesso di ricerca che di fatto non è eno-logicamente effettivo ma non ineffettivo ed allora risulta positivo entro non dualità già data. Questo implica dunque che mancanza cui applicazione sopperisce è o corrisponde a perdita; corrisponde se applicarsi è a maggior positività negletta da ricomporre o per ricomporne, con limite invalicabile di tal ricerca la valutazione filosofica del corrispettivo enologico cioè della olografia, cui approccio di autore recensito non può esser sufficiente; non corrisponde cioè è perdita accadente con od in stesso ricercare se questo ultimo rispettivamente non è applicabile ad insieme numerologico oppure matematico o non è applicato ad insieme matematico od anche numerologico.

Risultato di ricerca di autore si compone in un quadro numerologicamente esprimibile qual somma e matematicamente definibile qual sommatoria, inclusiva di indifferenze degli addendi.
Da matematica a logica matematica (si badi che non dico matematica delle espressioni e neppure analisi matematica delle formule) e numerologicamente, si tratta dunque di cifrario filosofico, qual riferimento ad analitica esistenziale tramite analisi essenziale, delle "cifre della realtà" — cui Jaspers mostrava preliminarità a manifestazioni reali di esistenti od esistente; ...cifrario impiegato ontologicamente secondo una inversione non illogica ovvero logica di primarietà essenziale a non primarietà essenziale: perché ricerca su concetto di identità per il quale inizio logico esistentivo... fino ad appurare che da tal via non si ottiene nozione di identità.
Ciò mostra parziale adattabilità di premesse culturali, poste in essere da ricercatore, ad ottenere un pensiero della forma praticamente utilizzabile per scopo di ricerca positiva che difatti conduce a negare una possibilità relativa a premesse comunque eterogenee e dunque non di premesse stesse...
...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...)
Oltre che morfologia, ricerca recensita si svolge considerando teleologia, stando in ciò il nesso logico circa il non trovabile ed il trovabile dal ricercabile e dal non ricercato, perché esorbitanza di mancanza da validità di premesse attesta un non ricercato qual parte esclusa non esterna solamente.
Stessa esorbitanza rende notabile parallelità logica linguistica\semantica, cioè mostra che il ricercare utizza non impiega una semantica evidentemente esterna talché sia non filolofia in atto intero ma filosofare intero in maggior filosofia ma per meno che interezza attuata, per una discrasia manifestata in omo-logia di teleologia oggetto di ricerca e teleologicità di ricercar stesso, non in rigorosità ma in sconclusionatezza di: scelta di filosofare e strumenti relativi, scelta di oggetto di ricerca filosofica; imperciocché a realtà emergenziale filosoficamente corrisponde esigenza di positiva completezza, tranne che emergenzialità sia essa stessa autonegazione non logica né illogica, autosussistendo cioè...
E tutto ciò attesta in stessa emergenzialità studiata una emergenza etica, tale che mancanza di esito di lavoro recensito (e di recensione) non sia antietica né etica.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

*Di messaggio precedente ho corretto qualcosa che prima non mi era possibile ed essendo costretto ad invio anticipato sia da condizioni telematiche incerte che da altro ((**sia perché dovevo liberarmi di tossine insinuate indirettamente ma criminosamente su vestiti e specialmente latenti in sostanze dissetanti e nutritive di bibite sigillate ma da altrui conservate non neutralmente (forse riportate in negozio da cliente peggio che invadente?), sia per altre brighe contro vita e cose da attorno datemi — non senza gli ostili intuire argomenti dei miei pensieri e con odio furibondo contro astensione da alcoolici e da droghe e più grave contro impassibilità psicofisica a coinvolgimenti emotivi ambientali con inganno attuati m3diante alcool e droghe e non solo da stessi ostili cioè anche da altri a me e non solo a me ostili)). Faccio presente a lettori e lettrici che invii telematici non hanno stessa prima garantibilità né stessa funzione prima, rispetto a editoriali non telematici. Apparenze non ingannino. Internet è un archivio mediato e non ci si lamenti del poco, prima del tutto o piú dopo.
Ecco testo con correzioni, miglioramenti anche:

(...)
Oltre che morfologia, ricerca recensita si svolge considerando teleologia, stando in ciò il nesso logico circa il non trovabile ed il trovabile dal ricercabile e dal non ricercato, perché esorbitanza di mancanza da validità di premesse attesta un non ricercato qual parte esclusa non esterna solamente.
Stessa esorbitanza rende notabile parallelità logica linguistica\semantica, cioè mostra che il ricercare utilizza non impiega una semantica evidentemente esterna talché sia non filosofia in atto intero ma filosofare intero in maggior filosofia ma per meno che interezza attuata, per una discrasia manifestata in omo-logia di teleologia oggetto di ricerca e teleologicità di ricercar stesso, non in rigorosità ma in sconclusionatezza di: scelta di filosofare e strumenti relativi, scelta di oggetto di ricerca filosofica — imperciocché a realtà emergenziale filosoficamente corrisponde esigenza di positiva completezza, tranne che emergenzialità sia essa stessa autonegazione non logica né illogica, autosussistendo, cioè.
E tutto ciò attesta in stessa emergenzialità studiata una emergenza etica, tale che mancanza di esito di lavoro recensito (e di recensione) non sia antietica né etica.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

**Di messaggio precedente ho corretto qualcosa che prima non mi era possibile ed essendo costretto ad invio anticipato sia da condizioni telematiche incerte che da altro ((**sia perché dovevo liberarmi di tossine insinuate indirettamente ma criminosamente su vestiti e specialmente latenti in sostanze dissetanti e nutritive di bibite sigillate ma da altrui conservate non neutralmente (forse riportate in negozio da cliente peggio che invadente?), sia per altre brighe contro vita e cose da attorno datemi — non senza gli ostili intuire argomenti dei miei pensieri e con odio furibondo contro astensione da alcoolici e da droghe e più grave contro impassibilità psicofisica a coinvolgimenti emotivi ambientali con inganno attuati mediante alcool e droghe e non solo da stessi ostili cioè anche da altri a me e non solo a me ostili)). Faccio presente a lettori e lettrici che invii telematici non hanno stessa prima garantibilità né stessa funzione prima, rispetto a editoriali non telematici. Apparenze non ingannino. Internet è un archivio mediato e non ci si lamenti del poco, prima del tutto o piú dopo.
Riecco testo con correzioni, miglioramenti anche:

(...)
Oltre che morfologia, ricerca recensita si svolge considerando teleologia, stando in ciò il nesso logico circa il non trovabile ed il trovabile dal ricercabile e dal non ricercato, perché esorbitanza di mancanza da validità di premesse attesta un non ricercato qual parte esclusa non esterna solamente.
Stessa esorbitanza rende notabile parallelità logica linguistica\semantica, cioè mostra che il ricercare utilizza non impiega una semantica evidentemente esterna talché sia non filosofia in atto intero ma filosofare intero in maggior filosofia ma per meno che interezza attuata, per una discrasia manifestata in omo-logia di teleologia oggetto di ricerca e teleologicità di ricercar stesso, non in rigorosità ma in sconclusionatezza di: scelta di filosofare e strumenti relativi, scelta di oggetto di ricerca filosofica — imperciocché a realtà emergenziale filosoficamente corrisponde esigenza di positiva completezza, tranne che emergenzialità sia essa stessa autonegazione non logica né illogica, autosussistendo, cioè.
E tutto ciò attesta in stessa emergenzialità studiata una emergenza etica, tale che mancanza di esito di lavoro recensito (e di recensione) non sia antietica né etica.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

+ [+]

(...)
Oltre che morfologia, ricerca recensita si svolge considerando teleologia, stando in ciò il nesso logico circa il non trovabile ed il trovabile dal ricercabile e dal non ricercato, perché esorbitanza di mancanza da validità di premesse attesta un non ricercato qual parte esclusa non esterna solamente.
Stessa esorbitanza rende notabile parallelità logica linguistica\semantica, cioè mostra che il ricercare utilizza non impiega una semantica evidentemente esterna talché sia non filosofia in atto intero ma filosofare intero in maggior filosofia ma per meno che interezza attuata, per una discrasia manifestata in omo-logia di teleologia oggetto di ricerca e teleologicità di ricercar stesso, non in rigorosità ma in sconclusionatezza di: scelta di filosofare e strumenti relativi, scelta di oggetto di ricerca filosofica — imperciocché a realtà emergenziale filosoficamente corrisponde esigenza di positiva completezza, tranne che emergenzialità sia essa stessa autonegazione non logica né illogica, autosussistendo, cioè.
E tutto ciò attesta in stessa emergenzialità studiata una emergenza etica, tale che mancanza di esito di lavoro recensito (e di recensione) non sia antietica né etica.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Di quanto in parentesi di mio messaggio del:
7 febbraio 2020 16:46
si consideri pure, ad intenderne, chiosa quanto in doppia parentesi di mio messaggio del:
7 febbraio 2020 18:07
e dei contenuti di miei messaggi cui poi trovasi mie correzioni si consideri provvisoriamente, di correzioni non provvisoriamente.

—In tal modo torto ricevuto da me e da altri si tramuterebbe, si tramuta, in suo contrario (ovviamente volontà di chi in torto non è considerabile differentemente anche perché non era mia intenzione tutta questa aggiunta; e non solo per questo, infatti è anche pericoloso per comunicazioni costringere comunicatori a tali tattiche difensive e tal costringere è anche contro utilizzo e libero del tempo nella vita e non solo contro impiego filosofico del tempo).


MAURO PASTORE