giovedì 3 novembre 2005

Pupi, Angelo, Johann Georg Hamann [vol_5]. Metacritica 1780-1784.

Milano, Vita e pensiero, 2003, pp. 432,  € 35,00, ISBN 8834305817.

Recensione di Domenico Turco – 03/11/2005

Storia della filosofia (moderna)

Il libro è il quinto volume di una monumentale monografia scritta da Angelo Pupi e dedicata a Johann Georg Hamann (Königsberg, 1730/Münster 1788), uno dei principali filosofi tedeschi, che portò avanti una serrata critica al criticismo kantiano, radicata in una concezione chiaramente e coerentemente spirituale, nel senso di una spiritualità centrata sui valori del Mondo della Tradizione, e, in particolare, sull’idea di una Trascendenza originaria del fenomeno del Linguaggio. Su questa base, Hamann non poteva affatto aderire al programma illuminista, fatto proprio dal suo illustre concittadino Immanuel Kant. Ma il pensiero di Hamann non si limitò solo a svolgere una polemica contro i nuovi fermenti culturali di marca illuministica; ebbe un carattere costruttivo e propositivo nel porre in primo piano l’uomo come protagonista assoluto di un percorso religioso non dogmatico, anzi aperto alle istanze di rinnovamento che faranno dell’autore della METACRITICA un precursore dello Sturm und Drang e quindi del Romanticismo filosofico e letterario. Nella fattispecie, Hamann esaltò il genio creativo e la libertà del poeta di operare al di fuori degli schemi retorici, e di seguire unicamente la proprio ispirazione.

Questo V volume della monografia di Pupi si segnala per l’estremo rigore filologico con il quale vengono analizzati anche gli aspetti apparentemente più superficiali della filosofia di Hamann, che in realtà contribuiscono alla conoscenza integrale di un pensiero profondo e non ancora valutato in tutta la sua portata. Per esempio, Pupi dedica giustamente molto spazio al vasto epistolario del Doganiere-filosofo, sottolineandone quasi sempre la specificità di pensatore atipico, di pensatore-poeta, in virtù di uno stile di scrittura molto denso, oscuro e ricco di metafore e simboli, che si avvale di continui riferimenti alla tradizione esoterica e mistica.

Interessantissima è la ricostruzione del carteggio tra Hamann e Herder, dalla quale trapela una differenza peculiare nel modo di accostarsi alla realtà da parte di due autentici fari del pensiero. Hamann fa notare a Herder i limiti della sua concezione razionalistica, concezione per sua natura del tutto inadeguata a spiegare l’Ineffabile. La Ragione è uno strumento conoscitivo insufficiente, perché non riesce a rendere conto degli aspetti più misteriosi della realtà, riconducibili alla sfera del divino.

La spiritualità di Hamann è a base scettica, non proclama facili certezze, e tuttavia, paradossalmente, trova il suo fondamento nelle limitate possibilità di conoscere dell’umanità.

In una lettera indirizzata a Herder, Hamann confessa a chiare lettere la sua fede aperta al dubbio, fede come fedeltà ad una verità che non corrisponde supinamente all’applicazione del principio di ragione, e che come tale assume un’evidente coloritura mistico-religiosa, nonostante il tono apparentemente scettico.

“Con la Ragione a me succede come a quell’antico con Dio (l’ideale della Ragione pura secondo il nostro Kant): più ci studio, meno vengo a capo di questo ideale o idolo della Divinità”. È evidente che oggetto delle ironie di Hamann non è il Dio della Tradizione spirituale, ma la Divinità ridotta a ideale o idolo, a intuizione astratta del pensiero, oppure a totem di una venerazione solo esteriore, puramente formale e convenzionale. È la Divinità, insomma, del moralismo dogmatico kantiano, laico e trasgressore di quella che è la spiritualità tradizionale, di cui il Mago del Nord è paladino e alfiere.

In seguito, la critica al razionalismo herderiano-kantiano tipico del Secolo dei Lumi, si fa ancora più esplicita e articolata:

“Voi fate della Ragione un fiume e della passione la riva. Porta o muro! Come si vuol prendere!

Ma se proprio ha da essere un fiume, è unico nel suo genere: il miracoloso fiume del sapiente Egitto!

“Diventate come bambini per essere felici” non ha la stessa portata di “abbiate senno, abbiate le idee ben chiare”.

Legge e Profeti con tutto il cuore con tutta l’anima con tutte le forze sono per una passione: per l’amore”. Alla Ragione fredda e astratta degli Illuministi Hamann contrappone l’altra Ragione, coincidente con l’esperienza di una passione e di un amore che va oltre il contingente, in direzione della numinosa realtà del sacro, della Trascendenza.

In questo cammino di avvicinamento al regno dello Spirito, Hamann riscopre il valore ontologico del Linguaggio: il Linguaggio sgorga dal Verbo stesso creatore dell’anima dell’uomo, creato a immagine e somiglianza del suo divino Artefice, innanzi al mondo per lui creato. Il Linguaggio non è un banale mezzo comunicativo; come Logos o Verbo accompagna e guida l’umanità in sé e ogni singolo uomo attraverso la storia della sua redenzione fino a Dio.

Per l’uomo la Ragione è uno strumento mediante il quale egli tenta di decostruire nei suoi elementi costitutivi la realtà inconoscibile da cui è circondato da ogni lato, al fine di forgiare quello che è un rifugio illusorio, composto di semplici frammenti di conoscenza, sorta di idoli in senso baconiano, “idee chiare” o “concetti” di carattere astratto, lontani anni-luce dal vero sapere e dalla vera saggezza.

Agli occhi di Hamann l’errore principale di Kant consiste nel considerare la Ragione come un ponte per la salvezza in chiave religiosa dell’uomo. Ma la Ragione non può essere principio salvifico, pensare ciò corrisponde a una vana perdita di tempo.

Hamann ritiene che la salvezza dell’Uomo non proviene dall’uso della Ragione, ma dal fiducioso abbandono all’amore dell’Essere Supremo, Dio. L’amore divino è più forte della Ragione umana, perché pertiene ad un orizzonte di luce infinitamente superiore.

L’opera di Pupi ci sembra molto utile e proficua per chiunque voglia approfondire lo studio di Hamann, un pensatore-scrittore da rivalutare sia per l’anticipazione di spunti esistenzialisti ed ermeneutici, che per la sua vicinanza ai temi ed alle prospettive del pensiero tradizionale. L’unico serio limite della monografia è un eccesso di erudizione filologica e di accademismo che va a discapito della comprensione del messaggio autentico di Hamann e della sua metacritica.

Indice

I. Scrittura                                                          
II. David Hume 
III. Critica della ragione pura
IV. La Musa restia
V. Golgotha                                                            

L'autore

Angelo Pupi insegna all’Università Cattolica di Milano. È autore di un’accuratissima monografia su Hamann, in 7 volumi, pubblicata a partire dal 1988, oltre che di molti saggi sulla letteratura italiana del Novecento (D’Annunzio, Pirandello ecc.).

Nessun commento: