lunedì 2 gennaio 2006

Tortoreto, Andrea, La filosofia di Aldo Capitini. Dalla compresenza alla società aperta.

Firenze, Clinamen, 2005, pp.180, € 17,90 ISBN 88-8410-079-8.

Recensione di Massimo Piermarini - 02/01/2006

Etica (responsabilità) – Filosofia politica (democrazia)

Il volume, suddiviso in tre articolati e densi capitoli, si propone di ripercorrere i momenti principali dell’itinerario teoretico di Aldo Capitini, spesso e impropriamente ridotto alla dimensione socio-politica e alla dottrina della nonviolenza. Emerge invece dal testo, il cui criterio vuol essere quello della «conformità, della fedeltà all’itinerario del filosofo umbro» (p. 9) lo spessore della teoresi capitiniana, il cui fondamento è la “compresenza”.
Capitini opera un serrato confronto con l’idealismo di Croce e di Gentile e il distacco da ogni idea di totalità, per rivendicare la realtà radicale del singolo, in termini vicini al filone esistenzialista. In testi come Elementi di un’esperienza religiosa (1937) il suo programma filosofico è già delineato. L’”atto” dell’idealismo attualistico apre in Capitini alla dimensione salvifica dei valori e consente di superare la finitezza dell’esistenza individuale, attua l’aggiunta, il perfezionamento o la trasfigurazione della realtà data. La “persuasione” contrapposta alla “retorica” lo spinge alla fede operosa della “prassi religiosa” di liberazione dell’uomo, letta in chiave attualistica, perchè Dio è reso immanente come in Gentile, ma fedele, come Michelstaedter, alla realtà radicale dell’individualità, fuori di ogni totalizzazione idealistica. «Il soggetto capitiniano è aperto ad una dimensione cosmica e questa apertura è assoluta novità nella speculazione italiana. La vita persuasa si realizza nell’apertura all’unità amore, nel dischiudersi dell’interiorità ad altre interiorità in un’intima vicinanza» (p. 27). Interiorismo cristiano e attivismo attualistico, dai quali sorge l’esigenza – propria di tutta la “sinistra attualistica” - di andare oltre la metafisicizzazione dell’atto e la chiusura nello gnoseologismo, e riaffermarne l’apertura su ogni realtà, la sua valenza in senso forte “religiosa”: la stessa esigenza di Ugo Spirito, vale a dire quella di immanentizzare l’idealismo gentiliano, non però identificando filosofia e scienza ma filosofia e religione, in stretto rapporto con la filosofia dialogica di Calogero. «Percorrendo fino in fondo la strada aperta da Gentile, Capitini distrugge con la stessa arma offertagli dal maestro l’atto, lo Spirito assoluto» (p. 29). Negli altri tre scritti della tetralogia antifascista, Vita religiosa del 1942, Atti della presenza aperta del ‘43 e La realtà di tutti, scritto nel ’44, l’orizzonte si amplia. Sono poste così le basi per la teoria della compresenza. Soprattutto in Vita religiosa l’Autore rintraccia il ruolo rilevante dell’idealismo gentiliano (cfr. pp. 36 e sgg.) di origine kantiano-fichtiana. La teofania metafisica gentiliana è ben presente nell’impianto speculativo capitiniano, che è «di matrice gentiliana» (p. 40), un personalismo libero da ipoteche metafisiche classiche, antintellettualistico, centrato sulla moralità del soggetto aperto. Capitini pensa che «il vero soggetto non è un momento della dialettica, ma la dialettica stessa» (p. 43): essa «è vivente nel pensiero di chi, aprendola, la realizzi, in ognuno dei suoi momenti» (p. 44). Di qui la concretizzazione e l’apertura dell’atto, la critica al trascendentalismo gentiliano, che conserva «un che di statico, di contemplativo» (p. 44) ma contiene, secondo l’Autore, «in sé i germi del suo superamento» (p. 45) e lo sviluppo speculativo dei temi della persona, della compresenza, dell’aggiunta e della liberazione. Nel confronto con lo storicismo di Croce – nel Saggio sul soggetto della storia (1947) - tornano le critiche all’oggettivismo in filosofia e la passione per la presenza, concetto già emerso in Vita religiosa e unica via per personalizzare la storia fuori da ogni visione astratta. Scrive Capitini: «quanto più vivo la passione per la presenza, tanto più vivo la realtà dell’Uno-Tutti» (p. 52), quella realtà che fa vivere la presenza corale alla produzione del valore. Lo storicismo riassorbe la totalità della realtà nell’uno-tutto immanente e orizzontale e soffoca ogni slancio, per cui fatto e valore coincidono: «L’impegno e la responsabilità dell’individuo perdono il loro peso in un mondo in cui tutto è spirito […] noi siamo foglie trascinate dall’inarrestabile flusso di un fiume che è lo spirito» (p. 54). Capitini contrappone a tale prospettiva, interna alla tradizione greco europea della saggezza, quella profetica della dualizzazione dell’immanenza nell’Uno-Tutti. Il soggetto diventa centro di iniziativa morale e si apre nell’unificazione di teoretico e pratico. La rivolta contro la sofferenza dei singoli e la realtà del male non scompaiono in uno spirito che si svolge al disopra degli individui ma richiede l’apertura del soggetto alla presenza dell’Uno-Tutti, al valore prodotto coralmente, all’istanza etico-religiosa che redime il male e la morte. Tale post-umanesimo tende alla personalizzazione dello spirito, all’interiorità del valore che si fa presente all’uno-Tutti. Nella Realtà di tutti (1944) Capitini precisa che è dalla presenza alla realtà di tutti che scaturisce il valore, come produzione corale. I valori sono creatori e tramiti di ulteriore attività, apertura e inizio della liberazione, porta verso una realtà nuova e diversa, liberata. La dimensione religiosa diventa la stoffa di tutti i valori, contro la quadrinomia crociana che vuole l’ascesi, non la “tramutazione” della vitalità. Lo spirito è dunque ulteriorità alla vita singolare e storica e apertura alla sofferenza del debole e quindi alla “realtà di tutti” inaugura la nuova ontologia centrata sulla “compresenza”, vertice teoretico della maturità speculativa di Capitini, come indica l’Autore (p. 69). Ne La compresenza dei morti e dei viventi (1966) viene esposta la religione aperta nella liberazione dal peccato, dal dolore, dall’insufficienza, dalla morte, la quale ultima colpisce soltanto la dimensione della potenza, non l’uomo come soggetto spirituale, presente alla realtà di tutti (p. 66). La concezione occidentale della morte, inaugurata da Omero è subordinata alla vitalità, poiché separa vivente e morto «affinché non disturbi lo svolgimento di questa totalità» (p. 67). L’apertura religiosa della presenza e la realtà di tutti convergono nel concetto di “compresenza” che estende invece il “tu” dell’amore redentore a tutti, accogliendoli nella produzione dei valori. «Ogni individuo, come centro di esistenza è totalmente dischiuso, tanto all’altro, per superare i limiti naturali, quanto alla realtà liberata» (p. 68, cfr. p. 72). Le progressive determinazioni della compresenza sono il trasferimento dell’interno nell’esterno, Dio immanentizzato, accrescersi del valore, gioia corale di essere insieme, liberazione dai limiti naturali e vitali, “aggiunta” di essere e valore. La dialettica dell’aggiunta nella compresenza si affianca a quella hegeliana del superamento, che è la legge della potenza e della vitalità in sviluppo.
Si tratta invece di migliorare e liberare sul piano etico e valoriale della “prassi”, di concentrarsi sul limite per liberarlo. In modo straordinario la compresenza «rivolge il tu al morto» (p. 73), che sarebbe annullato nel Tutto della dialettica hegeliana, posta al di sopra ed oltre i viventi e i morti, come già denunciava l’esistenzialismo. Di qui il primato della ragion pratica, dell’aggiunta della compresenza, appunto, che realizza e crea i valori. Capitini corregge Kant con Gentile: la compresenza è “noumeno” ma va oltre la legge morale formale, è creazione di valori non soltanto dominio della ragione. La prassi etica lega l’individuo al soprasensibile (pp. 77-78). L’aggiunta è la categoria che fonda l’espletarsi della compresenza, la legge non conoscitiva ma pratica dell’essere. Il valore, secondo nodo della compresenza, è fatto oggetto di una riflessione che esclude sia l’edonismo sia l’idolatria, imprigionati nella sfera del vitale, e rinvia alla compresenza che libera dal timore della morte l’individuo che continua «ad essere presente nella compresenza» come «impegno al valore» (p. 87), riarmonizza essere ed essente, esistenza e consistenza michelstaedteriana. Tale impianto converge per l’Autore con i filoni portanti del pensiero novecentesco (esistenzialismo, fenomenologia, ermeneutica). La metafisica capitiniana è costruita sull’etica e la nozione di verità non si fonda sulla verificabilità scientifica ma sulla “prassi pura”, nella quale vi è il segno della trascendenza (cfr. p. 99): «la verità ripara nella prassi, la compresenza è metafisica pratica» (p. 101) La festa sospende l’impegno per la sopravvivenza vitale e preannuncia un’armonia superiore, un tempo sacro, simbolo di una nuova nascita nella realtà fraterna. La compresenza, frutto di una tensione messianica e profetica, impegna al valore e sostiene il suo pensiero sociale, in particolare la concezione del “potere di tutti”, della riforma religiosa come integrale “tramutazione” alla società aperta. L’ultimo capitolo del saggio (pp. 111-173) del saggio entra, con fitti richiami alle opere e alla letteratura critica, nel vivo del pensiero sociale di Capitini, caratterizzato proprio dal rapporto tra religione e politica. La “tramutazione” è il frutto di un atto in cui siano adeguati perfettamente mezzi e fine. Le critiche rivolte alle istituzioni religiosa sacerdotale, alla concezione monarchica di Dio, al giudizio universale (pp. 120-121), alla religione di Pio XII, sono inviti alla riflessione comune. La “nonviolenza” attua il passaggio dalla persuasione religiosa all’impegno sociale, espressione radicale dell’impegno morale. La libertà è rivendicata in termini radicali anche rispetto allo Stato, soprattutto contro lo Stato etico gentiliano e fascista, perchè Capitini vede nello stato semplicemente l’amministrazione non un fine in sé. Critiche sono rivolte anche all’URSS, al suo carattere coercitivo, così come ai presupposti materialistici del marxismo. Tematiche quali l’alienazione e l’abolizione della proprietà privata sono d’altra parte fatte proprie da Capitini, ma in vista di un socialismo che non sia istituzionalizzato, totalitario, statalizzato e che adotti il modello omnicratico, “un ideale regolativo” in cui si realizza concretamente la compresenza, la liberazione di tutti (p. 158) oltre ogni tecnica politica. Omnicrazia è il titolo dell’ultima opera di Capitini, del 1968 e traccia un programma di superamento dei limiti della democrazia con un’“aggiunta” ad essa, l’equivalente politico della “realtà di tutti” filosofica e della “compresenza” religiosa. Essa «coinvolge nell’esercizio del potere la totalità dell’umanità» (p. 151) con metodo nonviolento, non istituzionale e basato sulla partecipazione diretta, sui centri sociali e le assemblee animati dagli individui promotori dal basso di socialità e di libera apertura pacifica. Si tratta ancora una volta di un'originale riflessione sulla politica e la società che si conclude con l’obiettivo di una “società aperta”, molto diversa da quella di Popper, fondata sul razionalismo critico, su preoccupazioni metodologiche (il rifiuto della possibilità di predire il corso storico scientificamente che genera profeti e i germi del totalitarismo) e sul criterio della falsificabilità, garantita da istituzioni democratiche. Capitini, la cui tesi appare all’Autore più coerente e solida (p. 170) avverte viceversa la necessità di un ampliamento della partecipazione alle istituzioni democratiche, sottoposte alla critica ferrea dell’omnicrazia e la necessità del superamento di esse attraverso l’”aggiunta” religiosa, inizio di una grande riforma morale, religiosa e sociale.

Indice

La genesi della filosofia capitiniana nelle prime opere e il confronto con le concezioni dominanti
La concezione della compresenza
Il pensiero sociale di Aldo Capitini 

Gli autori

Aldo Tortoreto (Terni, 1976) è dottorando di ricerca in Filosofia presso l’Università degli Studi di Perugina. I suoi interessi sono rivolti alla riflessione etica del Novecento. Collaboratore di diverse riviste filosofiche e culturali è autore di saggi e note critiche.

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