mercoledì 6 settembre 2006

Canone, Eugenio (a cura di), Per una storia del concetto di mente.

Firenze, Olschki, 2005, pp. 420, € 44,00, ISBN 88-222-5491-0.

Recensione di Rodolfo Ciuffa - 06\09\2006

Storia della filosofia, Storia delle idee

Un volume intitolato ad una “storia del concetto di mente" non può fare grande mistero del suo contenuto. Specificamente, si tratta di una serie di interventi che studiosi di diverso orientamento ed ambito di competenza hanno svolto a Roma, nella sede della Facoltà di Filosofia dell'Università degli Studi "La Sapienza", all'interno di un ciclo di seminari promosso dall'Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dedicati esattamente al tema annunciato dal titolo.
Dunque, “storia del concetto di mente”. Naturalmente, dire questo, significa dire poco o nulla, perchè si tratta di una materia tanto estesa, diversificata, e diversamente interpretabile ed affrontabile - e di fatto il volume è un esempio di questa sconcertante ampiezza mutevole - che non è affatto scontato riuscire sensatamente ad aggregare approfondimenti e studi che se ne occupino.
Nel nostro caso, nonostante una quasi fisiologica eterogeneità dei materiali, la grande mole di lavoro e di lavori è collocata su uno stesso tracciato intanto da un criterio cronologico, in base al quale sono stati ordinati gli interventi: si parte dall'idea di noein nel mondo antico - ne parla in modo estremamente appassionante, non sia detto tra parentesi, Francesco Aronadio - per giungere alle parole che Carlo Cellucci ha speso sulle opposte concezioni di mente e conoscenza incarnate e disincarnate; in secondo luogo, si tratta in linea di massima di studi storici, specialistici, dedicati senz'altro - a dispetto di un certo carattere coinvolgentemente illustrativo - ad un pubblico relativamente ristretto. Il modo in cui essi convergono sul concetto di mente è di volta in volta alterato tanto dal momento storico al quale appartiene la concezione in esame, quanto dall'impostazione e dal metodo che incorniciano ed a momenti trainano le parole di questi studiosi.
Queste quattrocento (e più) pagine, dotte ed intense, non sono che un frammento di una storia, quella di mente, che invita il lettore ad interrogarsi sui temi fondamentali ed articolatissimi della conoscenza e della sua rappresentazione (e, naturalmente, della loro storia).
Concludo, perchè questa presentazione risulti meno incompiuta, con una carrellata sinottica dei contenuti del volume, saggio per saggio.
- Francesco Aronadio tenta di qualificare e quantificare l'estensione semantica del concetto di noein nell'opera senofanea, in un periodo, che, come ricorda il titolo, è di transizione "tra epos e filosofia". Il risultato a cui giunge lo scritto è brillante, perchè non solo identifica un significato differente dai successivi di cui allora il termine era investito, ma riesce anche a chiarire 'fenomenologicamentè la consistenza cognitivo-operativa di quel 'conoscerè designato, nelle occorrenze senofanee, dal verbo noein.
- Riccardo Chiaradonna analizza la dottrina dell'anima non discesa di Plotino, sottolineando il ruolo che svolge all'interno del pensiero plotiniano, e marcando la differenza, che si consuma sul campo della divisione epistemologica tra intelligibile e fenomenico, tra Plotino e gli altri esponenti della tradizione neoplatonica.
- Quanto di divino vi sia nella mente umana, è un problema che attraversa anche la storia dello stoicismo. La concezione materialistica e monistica di mente; l'idea di egemonico; l'analogia tra mente divina-cosmo e mente umana-corpo; ed in generale la concatenazione che il concetto di mente innesca fra epistemologia teologia e cosmogonia stoiche, sono le linee guida dello scritto di Francesca Alesse, che delinea inoltre alcune brevi raffigurazioni di quei maturi e tardi pensatori stoici, che hanno variato ed alterato la concezione di mente dei loro antecedenti.
- Nel suo lungo saggio - il più consistente del volume - Gaetano Lettieri si occupa del concetto di mente immagine, ovvero di una nozione ancipite, nel suo essere figlia tanto della tradizione greca quanto di quella cristiana. L'elaborazione che ne fanno autori fondamentali del cristianesimo dei primi secoli - Paolo, Origene, Agostino - e gli gnostici, va incontro a notevoli fluttuazioni, concomitanti alle modificazioni, ai dissestamenti ed agli assestamenti di regioni concettuali fondamentali - verità, interiorità/esteriorità, nomos, etc. - riplasmate dalle prospettive più o meno carismatiche (Paolo), più o meno ontologizzanti e psicologizzanti (gli gnostici), e, ancora, più o meno antidualistiche (Origine) attraverso le quali la mens imago viene ripensata e riesperita.
- Olga Lizzini prova ad esplorare la ricchezza semantica di due termini chiave del lessico avicenniano - 'aqn e dihn - sia attraverso una disamina comparata, sia tramite le difficoltà nella quali i traduttori si imbatterono per rendere la molteplicità connotativa dei due termini, sia, naturalmente, per mezzo di un'analisi specifica dei lemmi presi singolarmente: il primo risulta avere valenze gnoseologiche, psicologiche e cosmologiche, mentre il secondo - non sovrapponibile al primo (questa è una delle acquisizioni del saggio) - si riferisce unicamente alla mente umana.
- Ingiustamente marginalizzato dagli studiosi, Barbara Faes de Mottoni prende in esame un tema che nel Medioevo ebbe invece un ruolo di rilevo - quello della vita anormale dell'intelletto: quell'insieme di fenomeni di rapimento, alienatio mentis, excessus mentis ed estasi, che con la profezia ed il sogno, ed in analogia alla più corporea ebbrezza, identificano circostanze straordinarie di vita della mente. Il lavoro della Faes de Mottoni indica anche, in via preliminare, a quali fonti i medievali poterono rifarsi ed attingere.
- Il testo di Elena Casadei fa la spola tra gnoseologia e metafisica, attraversando il pensiero ricco e provocatorio di David de Dinant, che risale dalla molteplicità al principio uno; distinguendo prima ed identificando poi hyle e mens - quest'ultima ragion d'essere dei molteplici intelletti - e passando dunque alla scandalosa ma conseguente assimilazione della materia a Dio.
- A questo succede il saggio di Vittoria Perrone Compagni su Pomponazzi. Lo scritto è articolato, ed esplora il significato che le scarse occorrenze del termine mens nell'opera del filosofo assumono, e come sia possibile collocare, tra aristotelismo, platonismo e stoicismo, il suo pensiero.
- Maria Muccillo si occupa di due autori tardorinascimentali ed ermetici, Patrizi e Annibale Rosseli; del primo viene sottoposta ad esame un'opera commento al Pymander, dove la mente è tanto identica a Dio-Pymander, tanto attributo non innato dell'uomo. Con altri intenti ed altri metodi, assai più strettamente dimostrativi che liberamente esegetici, Rosseli offre una concezione neoplatonica della mente.
- Géraud de Cordemoy, di cui il lavoro di Ettore Lojacono tratteggia un profilo, ci conduce attraverso i circoli e le accademie della Francia secentesca, sfoggiando un'originale concezione dei processi naturali e della mente che, se grossolanamente si è pensato fosse ispirata a Cartesio, da lui prende senz'altro in parte le mosse, ma se ne discosta con altrettanta certezza in direzioni di una concezione fisica diversa ed incompatibile con quella cartesiana, e di un' idea di mente e del rapporto mente-corpo di natura occasionalistica.
- Pina Totaro dedica il suo saggio alla profonda ed affascinante concezione di mens nelle opere di Spinoza: la visione anticartesiana di un'attività, di idea corporis, di un modus cogitandi, che ha del resto dei corposi e consapevoli risvolti etici.
- Di Moses Mendelssohn - avanziamo con gli anni, ci spostiamo in una nuova epoca - è spesse volte stata messa in luce un'antinomia, un'intrinseca polarità, a caratterizzare la sua vicenda intellettuale e biografica. Si tratta del doppio ruolo che ha svolto nell'illuminismo e nell'haskala, proteso innanzi all'innovazione ma anche contraddittoriamente raffrenato e volto all'indietro a tutela della tradizione. Katrin Tenenbaum cerca di attraversare questa opposizione scovando rapporti e raccordi tra coppie terminologiche estreme – politica/teologia, innovazione/tradizione, deismo/giudaismo, etc. - delle quali un'opera in particolare del filosofo - Jerusalem - si fa esempio.
Le presunte contrapposizioni sono invece elementi di una proposta complessa di illuminismo particolarista, le cui rivendicazioni di diritti e libertà non sono fondati (solo) su ciò che è universale e ci apparenta, ma (anche) su ciò che ci differenzia e separa.
- Terzultimo testo, quello di Marco Maria Olivetti cerca di tratteggiare, attraversando alcuni passaggi delle opere di Leibniz e Kant, un problema vasto e tutto moderno, quello della comunità delle menti, per affrontare il quale l'autore fornisce inoltre un'interessante delucidazione sull'inestricabile distinzione di storia dei concetti e storia delle parole, che qui, ancora più che altrove, è condizione dell'intendimento esatto della questione.
- E di una questione enorme si tratta nel saggio che Spinelli ha dedicato ad una piccola ma significativa opera di Jonas. Muovendosi tra editi, inediti, filosofia moderna e storia della filosofia antica, Spinelli ci conduce dal problema più generale dell'interpretazione e della veridicità della conoscenza storica, a quello più particolare della conoscibilità dell'altro - chiarificando la notevole posizione che Jonas ha assunto in proposito, con il suo richiamarsi agli antichi, e la sua critica nient'affatto nichilistica al principio di conoscenza analogica.
- La chiusa del volume è affidata a Carlo Cellucci, che risale fino a Cartesio per presentare in modo non solo logicamente, ma anche storicamente ponderato, l'aggrovigliato tema delle condizioni materiali della conoscenza, in aperta polemica con tutte quelle concezioni che denegano il ruolo essenziale che queste, esse siano presupposti biologici o supporti tecnologici, hanno rivestito evolutivamente e ed ancora oggi rivestono.

Indice

IX Premessa di EUGENIO CANONE 
1 FRANCESCO ARONADIO, Il campo semantico di noein fra epos e filosofia 
27 RICCARDO CHIARADONNA, La dottrina dell'anima non discesa in Plotino e la conoscenza degli intellegibili
51 FRANCESCA ALESSE, Mente divina e mente umana nel pensiero stoico 
63 GAETANO LETTIERI, La mente immagine: Paolo, gli gnostici, Origene, Agostino 
123 OLGA LIZZINI Intellectus, intelligentia, mens in Avicenna 
167 BARBARA FAES DE MOTTONI, Excessus mentis, alienatio mentis, estasi, raptus nel Medioevo 
185 ELENA CASADEI, Il concetto di mens in David de Dinant 
207 VITTORIA PERRONE COMPAGNI, Mens, intellectus, ratio. Scala dell'essere e modi di conoscenza in Pietro Pomponazzi 
241 MARIA MUCCILLO, Il concetto di mens in alcuni autori tardorinascimentali: Annibale Rosseli e Francesco Patrizi 
285 ETTORE LOJACONO, La distinizione dell'anima dal corpo: l'utopia dell'assoluta autonomia dalla mens nel Discours physique de la parole di Géraud de Cordemoy 
309 PINA TOTARO, Mens in Spinoza 
329 KATRIN TENENBAUM, Moses Mendelssohn: verità di ragione e verità di fatto tra teologia ed antropologia 
343 MARCO M.OLIVETTI, La comunità delle menti come problema della filosofia moderna 
363 EMIDIO SPINELLI, Simile simili cognoscitur: il problema della relazione con altre menti in Hans Jonas 
383 CARLO CELLUCCI, Mente incarnata e conoscenza 
411 Indice dei nomi


Il curatore

Eugenio Canone è Dirigente di ricerca all'ILIESI. Laureato in Filosofia nel 1978, si è occupato soprattutto di Storia della filosofia Rinascimentale e Moderna e di studi lessicologici, organizzando fra l'altro diversi cicli di seminari.

Links

Per una presentazione dei seminari dai quali sono tratti i saggi, si può consultare la pagina "iniziative" dell'ILIESI: 

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