giovedì 9 novembre 2006

Vassallo, Nicla (a cura di), Filosofia delle conoscenze.

Torino, Codice edizioni, 2006, pp. 114, € 15,00, ISBN 88-7578-056-0.

Recensione di Margherita Di Stasio – 09/11/2006

Epistemologia, estetica, filosofia della religione, filosofia della scienza, etica.

La quarta di copertina riporta un'affermazione di Luigi Luca Cavalli Sforza: «Un libro per chi desidera riconciliarsi con la filosofia.» E questo è forse il modo migliore per descrivere questa raccolta a cura di Nicla Vassallo. Filosofia delle conoscenze offre, grazie all'altissimo livello dei saggi che raccoglie, uno sguardo tanto ampio quanto puntuale su un panorama epistemologico in cui ai problemi legati alle modalità con cui si può conoscere si affianca la disamina delle nostre possibilità di conoscenza nei principali ambiti della vita. Il prologo, Non può morir chi al saver s'è dato, e l' epilogo, Intrecci, ambedue della Vassallo, costituiscono la cornice entro cui si inseriscono quattro contributi su temi specifici: Conoscenza estetica di Maurizio Ferraris, Conoscenza religiosa di Christopher Hughes, Conoscenza scientifica di Giulio Giorello e Conoscenza etica di Eugenio Lecardano.
In Non può morir chi al saver s'è dato la Vassallo, con la chiarezza e la semplicità che contraddistinguono questa studiosa nel trattare il complesso e sfaccettato tema della teoria della conoscenza, su cui probabilmente è oggi la voce italiana più competente, introduce il lettore ai problemi fondamentali dell'epistemologia fornendo gli strumenti e gli spunti di riflessione per affrontare adeguatamente i contributi che seguono. Fra tre tipi di conoscenza di cui si precisa la distinzione - «la conoscenza diretta (per esempio “conosco Leonarda”), la conoscenza competenziale (per esempio “so cucinare”), la conoscenza preposizionale (per esempio “so che la Gallura è avventurosa”)» (p. 9) - viene riconosciuto un ruolo preminente alla conoscenza proposizionale come marca della nostra umanità: «E’ infatti la conoscenza proposizionale che distingue noi esseri umani dal regno animale» (p. 11). Per quanto questa possa sembrare un'affermazione tutto sommato banale, è probabilmente il sottolineare la continua tensione di ciascuno verso la conoscenza, l'individuazione della necessità del sapere come pervasivo delle esperienze quotidiane del soggetto che da una parte portano il filosofo di professione a «riconciliarsi», nella terminologia di Cavalli Sforza, con questo tipo di indagine, e dall'altra suscitano l'interesse in chi si accosta a queste tematiche. Questo è lo spirito del libro, mantenuto in tutti i saggi che lo compongono e ben esplicitato in queste parole del prologo: «Non è solo che quasi ogni essere umano sperimenta il bello, un qualche bisogno di soprannaturale, il bene, mentre confida nel fatto che la scienza riesca a proporci un ricco corpus conoscitivo che riusciamo a condividere senza troppi problemi; è anche che, grazie all'esperire estetico, religioso, scientifico ed etico tentiamo di forgiare la nostra concezione di noi stessi e del mondo che circonda e, al contempo, di conferire significato alla nostra vita.» (p. 19)
Andando più nello specifico, dopo un confronto fra mimetica ed estatica, Maurizio Ferraris, nella ricerca di un altro sentiero che conduca alla definizione della conoscenza estetica, sottolinea l'importanza della sensazione, come centrale per l'esperienza estetica, «ma non basta, e quel che manca, se dovessimo condensarlo in una parola, è il sentimento.» (p. 36) Si giunge così ad affermare che vi è la possibilità di una conoscenza estetica che trova la sua definizione nella somma di tre elementi fondanti: «Il fatto, ben rilevato sin dagli albori della riflessione sull'arte, che l'arte sia imitazione; il fatto che un elemento sensibile sia imprescindibile sia per l'arte che per la scienza; la circostanza, infine, che i sentimenti non siano momenti irrazionali in cui il soggetto gioca con se stesso, ma pezzi del nostro rapporto col mondo.» (p. 40)
Christofer Hughes pone al centro del suo saggio la possibilità «dell'esistenza della conoscenza religiosa, e non di quali sono gli oggetti di questa conoscenza.» (p. 48) La complessità e la peculiarità di questo tema emerge dal fatto che, dalla disamina sia degli argomenti contro la conoscenza religiosa sia di quelli a favore, non è possibile giungere ad affermazioni conclusive circa lo status epistemico delle credenze analizzate: in entrambe i casi ci si trova davanti ad argomenti che «riescono solo a convincere chi è già convinto della loro conclusione.» (p. 59) Hughes sceglie dunque di focalizzare la sua attenzione sull'esperienza religiosa, tematica cui recentemente è stato dato notevole rilievo in ambito analitico soprattutto ad opera di William Alston, e su questa base, con un equanimità di giudizio, sfortunatamente troppo rara nella filosofia della religione, perviene alla conclusione che «la conoscenza religiosa, sempre ammesso che esista, è in tutto e per tutto a posteriori.» (p. 62) Questo accomuna un’eventuale conoscenza religiosa alla conoscenza scientifica, ma con un grado di problematicità intrinsecamente diverso; infatti «la conoscenza scientifica dipende per la sua esistenza dall'esistenza e dall'affidabilità dell'esperienza sensoriale che è universalmente condivisa e della cui affidabilità nessuno che sia sano di mente può dubitare. La conoscenza religiosa (se esiste) dipende invece per la sua esistenza dall'esistenza e dall'affidabilità dell'esperienza religiosa e non sensoriale, cioè da un'esperienza che non è universalmente condivisa e sulla cui affidabilità molte persone nutrono seri dubbi» (p. 62).
Il breve quanto denso intervento di Giulio Girello, più che descrittivo o introduttivo alla tematica della conoscenza scientifica, appare quasi avere un intento programmatico. Giorello sottolinea con forza come la ricerca scientifica debba avere un carattere comunitario, in quanto per sua natura costituisce «un'impresa troppo grande per un uomo solo, ma non per un'intera comunità che non conosce confini spaziali e nemmeno limiti di tempo» (p. 68). La razionalità scientifica, che trova il suo posto in uno spazio situato fra le pretese assolutistiche del dogmatismo da una parte e dello scetticismo dall'altra, più che il viatico verso una conoscenza oggettiva è la guida attraverso un percorso che si dipana tra congetture, confutazioni e conferme. E se, sulla scorta di Popper, le nostre conoscenze non sono altro che opinioni rivedibili, Giorello ci propone di non chiederci tanto quali siano le basi di queste opinioni quanto come esse siano rivedibili in un quadro che «presuppone il cambiamento dell'impostazione classica del rapporto fra etica e conoscenza, o se si preferisce fra fatti e valori» (p. 76). Per la ricerca scientifica, e non solo, due valori divengono cardini fondamentali: «La tolleranza dell'errore e la proliferazione delle alternative.» (p. 76)
Eugenio Lecaldano propone un excursus che mira a dimostrare come «l'identificazione dell'etica con la conoscenza è erronea.» (p. 79) Dopo un'approfondita analisi delle proposte di avanzate in campo etico dal cognitivismo naturalistico sia riduzionistico che non riduzionistico, Lecaldano si rivolge al sentimentalismo in cui la moralità è connessa con la capacità tutta umana di provare un interesse per le sofferenze altrui che ci spinge a cercare di lenirle o evitarle, in quanto «questa nostra naturale tendenza ad essere affettivamente coinvolti in presenza delle sofferenze altrui dà senso, applicazione ed estensione ai concetti morali» (p. 92). Da questa prospettiva diviene possibile elaborare un'interpretazione compiutamente naturalistica dell'etica che definisca la moralità come espressione di emozioni e sentimenti. L'etica dei sentimenti viene adottata per attuare un abbandono della concezione dei valori in termini assoluti e poter dunque percorrere «una nuova strada dell'etica caratterizzata dall'autonomia, dal riconoscimento della pluralità e diversità delle prospettive e dal prevalere dell'attenzione per le condizioni fisiche ed emotive, piuttosto che per le esigenze di una razionalità astratta e impersonale» (p. 94), come viene ben mostrato nell'applicazione di questa prospettiva nei due casi di bioetica che chiudono, anzi coronano, il saggio di Lecaldano.
L'intento di questa raccolta, ovvero valutare la possibilità o l'impossibilità delle conoscenze prese in esame «con tutta la pacatezza necessaria [...] – come scrive la curatrice - perché a premerci qui è il semplice desiderio di gettare le basi per un confronto epistemico tra estetica, religione, scienza ed etica, non di fare discorsi pomposi o retorici» (p. 19) è sicuramente riuscito, dando vita ad un contributo di indubitabile spessore alla nostra epistemologia.

Indice

Prologo
Non può morir chi al saver s’è dato
di Nicla Vassallo

Capitolo 1
Conoscenza estetica
di Maurizio Ferraris

Capitolo 2
Conoscenza religiosa
di Christopher Hughes

Capitolo 3
Conoscenza scientifica
di Giulio Giorello

Capitolo 4
Conoscenza etica
di Eugenio Lecaldano

Epilogo
Intrecci
di Nicla Vassallo

Bibliografia
Autori
Indice dei nomi


L'autrice

Nicla Vassallo, considerata uno dei massimi esperti di filosofia della conoscenza, attualmente è professore ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università di Genova e Visiting Professor di Epistemologia presso l’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano. È Book review editor della rivista Epistemologia, membro del comitato redazionale di Iride, del dizionario on-line Foldop e della rivista on line Rescogitans, fa parte del comitato scientifico di O.N.DA e di 2-R. Collabora al supplemento culturale de Il Sole-24 Ore.

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