lunedì 22 gennaio 2007

Pancera Carlo, La Paideia greca. Dalla cultura arcaica ai dialoghi socratici.

Milano, Edizioni Unicopli, Storia sociale dell’educazione 19, 20061, pp. 256, € 15.00, ISBN 88-400-1122-6.

Recensione di: Francesco Verde - 22/1/2007

Il testo di Carlo Pancera, da considerarsi pienamente di pedagogia e dunque né di storia, filosofia o letteratura greca a differenza della Paideia di W. Jaeger, si struttura in due parti ben distinte.
La prima (Dalla cultura arcaica ai dialoghi socratici) si occupa diacronicamente della variazione delle modalità pedagogiche dall’età arcaica a Socrate, prendendo in considerazione alcuni di quei dialoghi platonici appartenenti al periodo giovanile e dunque ‘più socratico’ (per questo aporetici), quali il Carmide, il Gorgia, il Fedro, il Protagora, l’Alcibiade maggiore, il Critone. La seconda parte (Schede d’approfondimento), invece, è una sezione che raccoglie proficui e interessanti approfondimenti su alcune questioni di fondamentale importanza per comprendere non solo il variare del processo storico-pedagogico dall’età arcaica a Socrate ma anche le modalità descrittive, mitiche e storiografiche in virtù delle quali gli antichi leggevano l’educazione, il tempo, la storia, il mito, il rapporto fra oralità e scrittura e fra pedagogia e politica.
Forte di una costante misura filologica e di un aggiornato apparato bibliografico, l’autore si dedica alla disamina delle parti introduttive o prologhi dei dialoghi platonici; questi, infatti, rappresentano l’inizio del percorso dialogico e, dunque, filosofico. Socrate inizia il dialogo con le celebri domande ti esti? oppure ti kaleis?, ti legeis?. Proprio su tali espressioni si incentra il contributo di Pancera che individua nella spontaneità della domanda socratica il fondamento necessario per tentare di conoscere la verità, la bontà, la giustizia o la bellezza.
Il kata brachy dialeghesthai, il dialogare per brevi domande e risposte proprio di Socrate, instaura un rapporto di educazione reciproca fra l’allievo e il maestro, sebbene, nel caso del Socrate che sapeva di non sapere, sia assai difficile discernere l’allievo dal maestro. Eppure come il centauro Chirone per Achille, come Fenice, Mentore, Orfeo e Prometeo, Socrate è un educatore, è l’educatore alla filo-sofia, giacché, come recita un celebre passo del Fedro, solo gli dei sono sophoi mentre gli uomini sono solo philosophoi, amano la sapienza ma non la possiedono; come recita l’Apologia, la filosofia deve essere tensione zetetica, una ricerca costante che non prevede confini o, per usare la metafora dell’amicizia presente nel Liside, una epithymia, una tensione, un desiderio che nella sua costanza rivela l’aspetto pedagogico, l’essenza stessa della pedagogia.
Il dialogare socratico è una forma di educazione metodologica che lentamente abbandona l’età arcaica e si rivolge - senz’altro polemicamente - ad una paideia di valori già costituiti e disponibili nell’Atene del V secolo, valori come la giustizia, la virtù, la pietà religiosa, l’amicizia, il coraggio, la cui pretesa universalità viene meno alla luce del ti esti o del ti kaleis che Socrate pone ai suoi interlocutori. Il carattere pedagogico della dialettica socratica risiede proprio nell’homologia fra maestro e allievo: Socrate non è un maestro e i suoi interlocutori non sono allievi. Esiste una condizione di parità dialogica in cui ogni interlocutore ha pari dignità dell’altro.
Tutta la filosofia di Socrate, su cui Pancera si sofferma meticolosamente, è dunque un’immarcescibile desiderio mai soddisfatto di trovare definizioni, concetti universali validi almeno in base all’homologia del hic et nunc. Socrate, quindi, educa non presentando modelli educativi o concettualizzazioni già onto-assiologicamente determinate ma la sua paideia sta proprio nella strada, nel metodo che cerca di individuare una possibile verità, che, tuttavia, non si raggiungerà mai.
La domanda di Socrate è uno stimolo fecondo verso l’apprendere, quel manthanein che, come la paradigmatica figura di Eros, è tra il sapere e il non sapere. La conoscenza, quindi, nasce dalla volontà comune di rispondere alle questioni poste da Socrate: «Si può dire che per Socrate una conoscenza è tanto valida e oggettiva quanto più teniamo presente e vigiliamo criticamente sui presupposti soggettivi dei nostri giudizi e sulle motivazioni che usiamo per darle senso.» (p. 97).
La paideia non è più acculturazione o arte sofistica ma si configura come desiderio, tensione verso oggetti e valori che solo successivamente Platone ipostatizzerà con la teoria delle Idee. Socrate non è più un maestro di cultura, ma rappresenta quel primo Ursprung che bada alla formazione dell’uomo non a partire da forme culturali legate alla tradizione (mitica e sofistica), ma a partire da se stessi, dall’imperativo delfico “conosci te stesso” che sollecita l’aspetto formativo della conoscenza: «Il processo di formazione è un processo di trasformazione e Socrate, fin dall’inizio della sua ‘missione delfica’, fu consapevole di questa implicazione […] il suo insegnamento vuole favorire negli allievi anche la capacità di compiere una revisione di tutto ciò che è stato insegnato loro dall’ambiente sociale e culturale, ma contestualmente anche una disamina critica di se stessi.» (pp. 61-62).
E, tuttavia, nei suoi sviluppi successivi, neppure la dialettica platonica sarà, forse, una risposta efficace e universalmente valida a quell’insistente, a tratti fastidioso, eppure così educativo ti esti socratico; la dialettica di Socrate rappresenta, dunque, quel discrimen necessario e forse inevitabile che separa la cultura arcaica dalla filosofia: questo stesso discrimen è alla base della filosofia occidentale che, agli occhi di Pancera, nasce proprio come teoria generale dell’educazione.

Indice

Introduzione, di Mario Manno

Premessa
§. 0 - Introduzione al retaggio storico e culturale dell’epoca
Parte prima
DALLA CULTURA ARCAICA AI DIALOGHI SOCRATICI
§. 1 - Il modello arcaico di pedagogo
§. 2 - Socrate considerato in quanto mèntore
§. 3 - Socrate insegna, indica il percorso, attraverso il domandare
§. 4 - Il Carmide
§. 5 - Il Gorgia
§. 6 - Il Fedro
§. 7 - Il dialogo intitolato Ipparco
§. 8 - Il Protagora
§. 9 - L’Alcibiade maggiore
§. 10 - Il Critone
Parte seconda
SCHEDE D’APPROFONDIMENTO 
1 - Oralità e scrittura
2 - Cultura ripetitiva\ cultura retorica dei Sofisti
3- Riflessioni sull'ermeneutica della recitazione
4 - Prendendo spunto dal tema del raccontare attraverso un mito
5 - Conoscenza della realtà e storiografia
6 - Appunti sul percorso di iniziazione
7 - Pedagogia e società politica: rapporto tra il soggetto in formazione e i simboli e valori di riferimento
8 - Sulla figura di Chitone nella storia dell’educazione arcaica
8.1 - Socrate sileno
9 - Sul nome di Fenice
10 - Prometeo, il Titano educatore dell'umanità
Postilla. Sull’origine dell’umanità secondo Democrito
11 - Spunti pedagogici sulla questione della giustizia, suprema virtù.
Indice dei nomi antichi
Indice dei nomi moderni

L'autore

Carlo Pancera si è laureato in Lettere moderne presso l'Università statale di Milano. Dal 1973 è docente di Storia della Pedagogia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Ferrara. È stato visiting professor all'Università di Barcellona nel 1989/90. Si occupa di storia dell'educazione nell'Europa moderna tra il XVII e il primo terzo del XIX secolo; ultimamente, tuttavia, si è appassionato alla figura di Socrate.

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