domenica 14 gennaio 2007

Ricuperati, Giuseppe, Frontiere e limiti della ragione.

Torino, Utet, 2006, pp. xix-379, € 23,00, ISBN 8802072299.

Recensione di Rolando Ruggeri – 14/01/2007

Storiografia  - Storia della Storiografia – Settecento

Il libro di Giuseppe Ricuperati è composto da sette diversi saggi che coprono un periodo di ricerca e riflessione che va dal 1968 all'anno in cui l'autore pubblicò il suo primo profilo di Paul Hazard, il 2003. L'interesse per Paul Hazard soggiace a tutto il percorso dell'autore che condivide con Hazard l'interesse iniziale per la comparativistica letteraria che riluce di cultura e storia di chi la produce. Non è però attraverso gli studi letterari che Ricuperati "incontra" Hazard, la storia della letteratura non lo considera ancora degno di nota; solo più tardi se ne avrà la scoperta e la corretta valutazione critica che pone in risalto l'importanza di Hazard nella concezione che lega lo sviluppo dell'Illuminismo con i secoli che immediatamente lo precedono. I saggi del volume, pur cronologicamente separati, seguono una ricerca e una riflessione che porta alla non mai raggiunta chiarificazione della materia.
Il primo saggio (Radicamenti. Cultura italiana e pensiero europeo) mostra un'Italia che si muove culturalmente in un equilibrio sempre complesso tra influenze culturali provenienti dall'Europa e originalità del pensiero italiano che, contrariamente a quanto una certa storiografia è solita fare, non può essere semplicisticamente ridotto in blocco a precursore del Risorgimento e della sua cultura. A trainare la cultura italiana in un discorso che travalica i confini nazionali (anche quelli in mutazione e precario equilibrio) sono quattro città che mai hanno perso contatti culturali con L'Europa: Napoli, Roma, Firenze e Venezia. Il dialogo fu facilitato, nella sua ripresa, dalla crisi della Controriforma alla fine del Seicento. Ricuperati indica i protagonisti di questo dialogo e insegue le tracce lasciate da opere giornalistiche di fondamentale importanza (per citarne uno, "Giornale de' letterati d'Italia") che mostravano i complessi rapporti ed equilibri tra gli indirizzi politico-culturali che scontrandosi, intersecandosi, fondendosi o diversificandosi, vitalizzavano il clima culturale italiano iscrivendolo in un panorama più ampio di quello descritto dai confini geografici. A tenere aperto il dialogo con l'Europa troviamo anche il cattolicesimo illuminato, più indirizzato verso una convergenza tra scienza e fede rispetto agli indirizzi controriformistici, che negavano questa strada. Le prospettive che nascevano da questa comunione di correnti vanno a iscriversi in quel complesso e variegato orizzonte illuministico di cui si possono rintracciare nodi fondamentali piuttosto omogenei, miranti ad una riforma non solo dell'orizzonte culturale, ma anche politico nel senso più ampio del termine, investendo campi fondamentali della società quale ad esempio la formazione scolastica, vista giustamente quale officina vera e propria di una società.
Ricuperati esamina quale importanza abbia rivestito l'attenzione a "coltivare" interessi non solo per gli ambienti eruditi e più raffinati, ma arrivare a stimolare l'opinione pubblica, attraverso giornali che inaugureranno il modello sotteso alla produzione futura: il modello che derivava dall'esempio dell'Encyclopédie. L'autore stesso afferma non essere possibile restituire compiutamente la ricchezza delle posizioni culturali diffuse, la tendenza è comunque la più viva partecipazione delle città (anche quelle più piccole) ad un movimento culturale ampio e produttivo. Diverse variabili vengono a incidere sull’influenza della cultura europea nella società italiana (e in alcuni casi anche per l'inverso): le traduzioni, la diffusione di testi in lingua, la maggiore alfabetizzazione e quindi la più facile diffusione della cultura tra ceti prima esclusi da ogni tipo di partecipazione intellettuale. Resta comunque aperto il problema della periodizzazione che diviene difficile da risolvere se si sottende all'analisi del periodo una qualche ideologia che pone l'accento non sul periodo in esame ma su ciò che verrà dopo o su ciò che è venuto prima. Il legame tra Settecento e gli anni successivi non può essere banalizzato con dirette "figliolanze" o con scale di colori che a poco a poco prendono consistenza; la complessità resta storica, politica e filosofica, una ancora non risolta tensione tra continuità o salto discreto che Ricuperati esaminerà in un saggio seguente (Le categorie di periodizzazione e il Settecento) in cui la complessità appare chiaramente dalle centinaia e centinaia di nomi citati e dalle altrettante opere che si interessano dell'argomento.
Il saggio sul problema della periodizzazione è il più lungo e probabilmente quello che raccoglie la criticità maggiore. Gli autori e le opere citate sono centinaia, il saggio diventa una sorta di grande bibliografia critica che mostra la difficoltà di lettura di un fenomeno che vale per ogni periodo storico, la difficile collocazione temporale (ed anche culturale e geografica) dei propri limiti, sempre che di limiti netti si possa parlare, nel caso contrario occorrerà lasciar posto a concezioni per cui questi limiti sfumano perdendosi nell'epoca precedente e continuano a fluire in quella successiva. Ogni periodizzazione è figlia sia di una particolare e personale visione proveniente dallo studioso che la propone, sia di una cultura generale (che spesso è figlia del tempo, intendendo con ciò il tempo in cui si vive) che vede una certa epoca alla luce delle successive conseguenze o la rilegge a partire dalle premesse storiche che affondano radici ("radicamenti", appunto) in un tempo precedente. L'autore non ha una soluzione al problema ma, per sua stessa dichiarazione, punta a mostrare le varie concezioni che si sono susseguite e che si susseguono (trovando fili conduttori o reti di intersecazione) in materia; leggendo il saggio è come se ci si trovasse in un corridoio sul quale viene aperta una finestra alla volta, una finestra per ogni autore, da ogni finestra entra una brezza che porta con sé lo spirito di un'interpretazione, a poco a poco si viene investiti da una corrente che sospinge da ogni lato il problema della giusta collocazione storica di idee e movimenti. Ci si trova al centro di un labirinto di nomi e titoli che, mattone su mattone, costruiscono un'arena (o come dice l'autore un "terreno di gioco") in cui si incontrano-scontrano coloro che hanno esaminato a fondo il Settecento e i suoi molteplici aspetti e nodi concettuali.
ll secondo saggio riguarda la figura di Paul Hazard, dai suoi interessi giovanili per il comparativismo letterario fino allo svolgimento delle opere mature. L'interesse giovanile per la cultura letteraria italiana, passa anche attraverso lo studio di quei fenomeni che non sono solamente manifestazione della cultura alta o ufficiale. Giusta attenzione occorre dare anche a quei fenomeni di giornalismo e stampa che stanno alla base della formazione di un'opinione pubblica diffusa e avanzata, preludio alla nascita di una coscienza collettiva.
Ricuperati mostra come in Hazard sia nata la concezione di "crisi", una rottura di valori che spezza anche con il concetto positivistico di evoluzione; viene ripercorsa la struttura dell'opera hazardiana per mostrarne l'intelaiatura generale che vede l’Europa come una solida unità. La pars destruens della cultura europea: quella che mira a smantellare gli antichi pregiudizi è solamente l’altra faccia della medaglia della pars costruens, che edifica dalle macerie della vecchia cultura una nuova coscienza europea. La storia europea è quindi profondamente unita. Hazard é una delle grandi voci a difesa della storiografia europeocentrica. L'Illuminismo quindi è figlio della cultura precedente, la crisi ha prodotto anche la nascita della cultura della tolleranza che nel Settecento ritroviamo così diffusa. All'opera "Les Origines intellectuelles de la Révolution Française" Hazard, comunque, non arriva quale naturale prolungamento della "Crise" ma da una riflessione sulla società contemporanea, intrisa di profondo pessimismo e dominata culturalmente da strutture superindividuali (partiti, stato, masse). Non è la sua visione di ottimistico europeismo che gli detta il libro, è il pessimismo dello sguardo che egli lancia attorno a sè nel mondo contemporaneo. L'intellettuale ha perso il suo potere di essere sopra le parti, ha maturato il suo tradimento, è sempre schiacciatamente schierato. La ricerca del nascondiglio della ragione portò Hazard a indagare le origini dell'Illuminismo. La diffusa rivalutazione dell'Illuminismo era quindi una reazione alle conseguenze della cultura tardo-romantica. Hazard si fa assertore della sopravvivenza di un' Europa culturalmente determinata, pur nell'imminente minaccia che la Germania rappresentava per la visione di un’Europa unita e unica; il suo è un grido di allarme contro le minacce della moderna società e contro le ideologie totalitarie che stavano fagocitando quella razionalità che il Settecento aveva esaltato.
Gli altri saggi sono di simile tenore, si mostrano come una sorta di bibliografia estremamente informata e critica, sottendono una tensione non risolta (forse non risolvibile) tra correnti e movimenti che confluiscono nella cultura illuministica e debordano in quella successiva. I saggi navigano sulle acque (profonde) dell'illuminismo radicale, dell'utopia, dei concetti di universalismo e di nazione, resi non semplicisticamente quali compartimenti stagni di una concezione altrimenti unitaria e lineare, ma innervati profondamente e trasversalmente ad una cultura variegata e in movimento che Ricuperati, in tutte le pagine del libro, mostra di ricordare maneggiando con cautela termini, autori e categorie storiografiche. Il testo è quindi un percorso estremamente informato tra i concetti chiave e le problematiche storiografiche che hanno fatto e continuano a far discutere gli storici del periodo sei-settecentesco. Il riferimento a Paul Hazard è chiaro fin dal titolo e mira a far riscoprire, pur nell’ampia gamma di indirizzi e correnti sviluppate in quel periodo, la coerenza della cultura europea che sopravvive e procede nonostante le difficoltà (crisi) e la strada tortuosa che le si pone innanzi.

Indice

Prefazione di Duccio Canestrari
Capitolo 1. Radicamenti. Cultura italiana e pensiero europeo.
Capitolo 2. L'uomo che inventò la crisi della coscienza europea.
Capitolo 3. Crisi della coscienza europea e illuminismo radicale.
Capitolo 4. Le categorie di periodizzazione e il settecento
Capitolo 5. Utopia, Settecento, Illuminismo.
Capitolo 6. Rileggendo Paul Hazard e Franco Venturi. Gli spazi italiani e la rivoluzione francese.
Capitolo 7. Universalismo e nazione dal Settecento alla Restaurazione
Epilogo. Radici e alternative tra il presente e il futuro.


L'autore

Giuseppe Ricuperati è docente di Storia Moderna presso l'università di Torino. Studioso del Settecento europeo e italiano, tra le sue pubblicazioni ricordiamo La città terrena di Pietro Giannone, Un itinerario tra "Crisi della coscienza europea" e illuminismo radicale (2001), Lo stato sabaudo nel Settecento. Dal trionfo delle burocrazie alla crisi dell'antico regime (UTET Libreria, 2001), Apologia di un mestiere difficile (2005).

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