venerdì 16 febbraio 2007

Angelino, Carlo, Carl Schmitt, sommo giurista del Führer.

Genova, Il Melangolo, 2006, pp. 41, € 10,00, ISBN 8870186253.

Recensione di Antonino Scalone -16/02/2007

Filosofia politica

Carl Schmitt è riconosciuto come uno dei massimi giuristi e politologi del secolo appena trascorso. Tuttavia, tale riconoscimento, insieme alla riproposizione di tutte le sue opere principali e alla pubblicazione di un gran numero di monografie dedicate a vari aspetti del suo pensiero, si è generalizzato solo a partire dagli anni settanta (per quel che riguarda l’Italia, ad esempio, la ripresa dell’attenzione nei confronti di Schmitt coincide con la pubblicazione nel 1972 della silloge Le categorie del ‘politico’, che raduna alcuni dei suoi scritti più famosi, con una introduzione di Gianfranco Miglio). L’eclissi del pensiero schmittiano per oltre un ventennio fu dovuta alle sue pesanti compromissioni col regime nazionalsocialista che gli costarono, alla caduta del regime, un periodo di detenzione da parte degli alleati – conclusosi peraltro con un non luogo a procedere –, il ritiro a vita privata nella natia Plettemberg e, appunto, il lungo periodo di oblio della sua opera, soprattutto in patria.
Negli ultimi anni, di fronte al crescente interesse per il pensiero di Schmitt, talmente vasto da mettere in secondo piano, sulla base dell’assodato valore dell’opera, il periodo di adesione al nazionalsocialismo (peraltro non privo di complicazioni, come mostra l’attacco rivolto a Schmitt nel 1936 dalla rivista delle SS, in conseguenza del quale egli si limitò negli anni successivi all’attività accademica), si è manifestato in Francia, soprattutto ad opera di Yves Charles Zarka, un movimento di reazione mirante a ridimensionare l’opera di Schmitt e a sottolineare tanto la non episodicità della sua adesione al nazismo, quanto il carattere strutturalmente antisemita del suo pensiero (sulle posizioni di Zarka e in generale sul dibattito francese a proposito di Schmitt, ci permettiamo di rimandare al nostro Carl Schmitt e il nazismo. Sviluppi recenti della recezione schmittiana in Francia, SIFP [on line], a. 2006, ISSN: 1825-0327). Documento significativo di tale operazione è il volumetto Un dettaglio nazi nel pensiero di Carl Schmitt (trad. it. e cura di Simone Ragazzoni, Genova, Il Melangolo 2005) contenente, oltre ad un affilato saggio polemico, la traduzione di alcuni fra i più compromettenti saggi schmittiani del periodo nazionalsocialista. La traduzione italiana del volumetto ha suscitato reazioni polemiche, segnatamente da parte di Franco Volpi.
A tali polemiche fa ora seguito il volumetto Carl Schmitt sommo giurista del Führer ove Carlo Angiolino, a sostegno delle posizioni di Zarka, oltre ad un’introduzione nella quale riassume lo stato del dibattito, pubblica la traduzione italiana di tre saggi schmittiani del periodo incriminato. Il primo, Die deutschen Intellectuellen, è una polemica denuncia degli intellettuali tedeschi emigrati all’estero e della loro attività avversa al nuovo regime. Il secondo, Der Fuhrer schütz das Recht, costituisce una sorta di giustificazione giuridica della notte dei lunghi coltelli. Il terzo, Die deutsche Rechtswissenschaft im Kampf gegen den jüdischen Geist, è una denuncia della pervasività della presenza del pensiero ebraico nella cultura tedesca, soprattutto in quella giuridica. Schmitt propone di rendere evidente tale presenza sistemando nelle biblioteche le opere di autori ebrei “in una particolare sezione judaica” e, qualora si citino autori ebrei, indicando esplicitamente la loro appartenenza razziale (p. 33).
Dal punto di vista scientifico non si può non condividere ogni iniziativa che valga a diffondere la conoscenza di un determinato autore in tutti i suoi aspetti, mettendo a disposizione del lettore testi – come quelli di cui si è detto – altrimenti di non facile reperibilità. Suscita però qualche perplessità l’affermazione che per questa via possano affiorare – come scrive Angiolino - “verità che i cultori dello stesso Schmitt si premurano, con ogni mezzo, di tenere ben nascoste” (p. 9). Se è vero che nello studio del pensiero schmittiano sono stati privilegiati gli scritti del periodo weimariano e del secondo dopoguerra, questo non sembra dipendere da un esplicito intento censorio, ma dal fatto che probabilmente, a giudizio degli interpreti, quegli scritti possiedono un valore scientifico obiettivamente maggiore di quelli del dodicennio nazionalsocialista. Peraltro, tanto per rimanere al caso italiano, non mancano le traduzioni anche recenti di opere schmittiane del periodo incriminato: si pensi ad esempio alla traduzione integrale de I tre tipi della scienza giuridica, saggio esplicitamente presentato dalla curatrice come appartenente “alla fase «nazista» di Schmitt e del Reich tedesco" (C. Schmitt, I tre tipi di scienza giuridica [1934], tr.it. e cura di Giuliana Stella, Giappichelli, Torino 2002, p. 75), o al saggio schmittiano sul Leviatano di Hobbes del 1938, apparso in lingua italiana nel 1986, nel quale è reiterata la polemica antisemita nei confronti di Spinoza (C. Schmitt, Scritti su Thomas Hobbes, Giuffrè, Milano 1986, p. 106) e di Stahl (indicato da Schmitt come Stahl-Jolson per sottolinearne appunto l’appartenenza razziale, ivi, p.117).
Sempre sul piano scientifico, infine, ci si può chiedere se un eccessivo schiacciamento sul periodo nazista faccia del tutto giustizia di un pensiero che abbraccia oltre un sessantennio e che, nonostante compromissioni, ambiguità e reticenze, le quali peraltro non vanno in nessun modo taciute, presenta tuttavia, com’è stato osservato, elementi decisivi di “comprensione della logica, del funzionamento e delle aporie della forma politica moderna” (G. Duso, Pourquoi Carl Schmitt?, in “Débat” n. 131, settembre-ottobre 2004, p. 139). Se, come pare, sul piano della teoria è con la forma politica moderna che dobbiamo ancora misurarci – anche solo per segnalarne il tramonto o il superamento – l’impressione è che il pensiero di Schmitt rappresenti a tutt’oggi uno strumento difficilmente sostituibile.

Indice

Carl Schmitt sommo giurista del Führer
Carl Schmitt, Testi antisemiti (1933-1936)
Gli intellettuali tedeschi
Il Führer custode del diritto
La scienza giuridica tedesca in lotta contro lo spirito ebraico


L'autore

Carlo Angelino è docente di Estetica presso l’Università di Genova. Traduttore di Heidegger, ha pubblicato fra l’altro Il “terribile segreto” di Nietzsche (Genova 2000) e L’errore filosofico di Martin Heidegger (Genova 2001).

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