domenica 25 febbraio 2007

Perelda, Federico - Perissinotto, Luigi (a cura di), Sostanza e verità nella filosofia di Leibniz.

Padova, Il Poligrafo, 2006, pp. 200, € 22,00, ISBN 8871155319.

Recensione di Luna Orlando - 25/02/2007

Nato nel contesto di un seminario di dottorato organizzato dall'Università Ca' Foscari di Venezia, il volume si presenta come un ampio ed eterogeneo esercizio di lettura, una riflessione a più voci modulata a partire da un classico filosofico denso e articolato, il Discorso di metafisica (1686) di G. W. Leibniz.
Gli otto saggi della raccolta sono stati suddivisi da Federico Perelda e Luigi Perissinotto, promotore del seminario, in tre sezioni – Lo sfondo, Articolazioni, Approfondimenti –, a suggerire un possibile percorso all’interno delle pagine leibniziane, che vengono analizzate di volta in volta attraverso specifiche prospettive di logica e filosofia del linguaggio, di semiotica, teoria della conoscenza e metafisica.
1. Il saggio d'apertura del volume ha per punto di partenza lo statuto formale del “discorso” speculativo. Mauro Nobile s'interroga, nello specifico, intorno alle caratteristiche stilistiche e testuali della scrittura filosofica nel Discorso di metafisica, individuando nel genere letterario della “meditazione” la particolare forma espressiva prescelta.
Tratto distintivo della meditazione è l'esercizio della riflessione, l'elaborazione di un vero e proprio abito mentale finalizzato all'autoregolazione e alla cura personale dei pensieri.
Si tratta di una pratica insieme teoretica ed etica: una forma di scrittura e di ragionamento che, utilizzando il linguaggio proprio della metafisica, prelude ad un mutamento di prospettiva che è allo stesso tempo una trasformazione del sentire e della condotta di vita.
Nella seconda parte l'autore introduce il tema dell'“espressione”: concetto specificamente tematizzato nella riflessione di Leibniz, ma anche suo “principio generatore”.
Individuando nell'argomentare leibniziano le suggestioni di natura esplicitamente semiotica, l'autore ricollega l'espressione ai medesimi nodi messi in luce per la meditazione. È esattamente «l'espressività riflessa, la capacità di riferire il mondo a sé e sé al mondo» a diventare «condizione di autostrutturazione del sé come soggetto morale» (pp. 44, 45): soltanto un'anima intelligente, l'individuo umano, essere linguistico e auto-riflessivo, può arrivare – attraverso la via maestra della meditazione – a una compiuta deliberazione etica.
2. Il contributo seguente, di Federico Perelda, può essere considerato un vero e proprio vademecum per la lettura dei restanti saggi della raccolta, poiché ne introduce i principali temi: il legame tra verità e dimostrabilità, il problema della sostanza, la nozione di “concetto completo”, l’identità degli indiscernibili, la teoria dell'armonia prestabilita e quella delle relazioni.
Il nodo focale della metafisica di Leibniz va individuato, seguendo le interpretazioni di Russell e Couturat, nella sua logica: più esattamente, nella parificazione leibniziana di “verità di ragione” e “verità di fatto”, attraverso la ridefinizione generale della verità come “identità”, che influenza la stessa concezione della sostanza.
Come illustrato nel § 8 del Discorso, Leibniz concepisce la tesi, aristotelica e scolastica, dell'inerenza logica del predicato al soggetto come una forma di effettiva “inclusione”.
Di conseguenza, ogni proposizione assertiva, per poter essere vera, deve risultare strutturata come una tautologia, se non esplicitamente almeno “virtualmente”, ovvero una volta analizzata nelle sue componenti più semplici.
Inoltre, la sostanza – definita tradizionalmente come sostrato di inerenza delle predicazioni linguistiche – racchiude in sé l'insieme strutturato e comprensivo dei propri predicati veri, relativi a proprietà essenziali ma anche accidentali, necessariamente comprese nel “concetto completo”.
3. Gli interventi successivi, rubricati dai curatori nella sezione Articolazioni, risultano accomunati dal confronto costante tra la prospettiva metafisica di Leibniz e alcuni aspetti della filosofia di Descartes.
Così, il primo dei tre lavori – di Daniele Bertacco – presenta diffusamente, muovendo dai suggerimenti esegetici di Martin Heidegger e Jean-Luc Marion, la posizione cartesiana circa la creazione divina delle “verità eterne”, criticata da Leibniz nei paragrafi di apertura del Discorso.
Mentre Descartes presenta le verità eterne della matematica come liberamente stabilite da Dio, secondo Leibniz tali verità precedono la creazione, poiché lo stesso intervento divino è avvenuto seguendo fini che possono essere ricostruiti dalla razionalità umana.
L'indagine di Bertacco si appunta sulle radici di tale differenza filosofica, che può essere spiegata attraverso l'illustrazione di diverse dicotomie: meccanicismo e finalismo, onnipotenza divina e ideale di perfezione, incommensurabilità tra finito ed infinito e loro unificazione razionale. Scegliendo quest'ultima via, l'autore conclude che la prospettiva di Leibniz deriva direttamente dall'estensione universale del principio di ragione sufficiente, che individua nell'universo un ordine razionale alle cui leggi non sfugge neppure la volontà divina.
4. L'armonia prestabilita è una valida risposta al dualismo cartesiano?
Sulla scia di questo interrogativo, Mariangela Priarolo configura con esattezza il problema classico della possibilità dell'interazione anima-corpo, sottolineandone gli inevitabili risvolti nel contesto delle prospettive metafisiche di Leibniz e di Descartes.
Il filosofo del dualismo, sostenitore della “distinzione reale” tra res cogitans e res extensa, si rivela così, allo stesso tempo, difensore dell'esistenza di un rapporto intrinseco tra anima e corpo, testimoniato dall'attività delle sensazioni.
Se l'uomo comune non è portato a negare l'esistenza di un tale nesso tra le due sostanze, il maggior rilievo assunto dal tema della distinzione in Descartes (rispetto al problema dell'unità dell'uomo) è motivato dalla gravità dell'errore filosofico che si vuole scongiurare: il composto umano non deve essere interpretato come una sostanza autonoma; l'uomo nel suo complesso non è una “forma sostanziale”.
Nel Discorso di metafisica di Leibniz, invece, sono proprio le “forme sostanziali”, governate dal principio non materiale della forza, a garantire quell'unità in grado di trasformare meri aggregati di materia in corpi. La possibilità dell'interazione anima-corpo è per Leibniz da interpretare come un caso particolare del problema del rapporto tra sostanze.
Richiamando le tesi del § 33 del Discorso, Priarolo chiarisce che a risolvere il nodo teorico dell'interazione è la dottrina leibniziana dell'armonia prestabilita: tale teoria legittima la possibilità della “comunicazione” tra ogni sostanza dell'universo, che si concretizza nel caso in questione come un rapporto reciproco e regolato tra le attività percettive dell'anima e i movimenti del corpo.
5. Il dialogo tra Leibniz e Descartes continua nelle lettura del § 12 del Discorso, con la quale Annalisa Rossi si propone di mostrare come l'origine del caratteristico anticartesianesimo leibniziano vada rintracciata tra i presupposti stessi del cogito.
La nozione di “mondo”, in Descartes, ha due implicazioni teoriche: da una parte, va interpretata come correlato oggettivo dell'attività di pensiero. Al centro di tale attività vi è l'idea, elemento cognitivo caratterizzato da una struttura di immagine, che si presenta in modo isolato e temporalmente puntuale ad una coscienza, a sua volta “immediata” e priva di continuità temporale e metafisica.
D'altra parte, il tema del mondo richiama direttamente l'idea di res extensa, analizzata e decostruita, fino alla perdita di ogni qualificazione positiva, nel celebre Gedankenexperiment del pezzo di cera: si profila, così, l'anomalia teorica di un'idea che non è immagine di nulla, in quanto assolutamente indeterminata.
Secondo Rossi la mossa leibniziana – destinata a riconfigurare, di volta in volta, la nozione di sostanza, il polo della soggettività e in generale il concetto di mondo – consiste nell'interpretare l'estensione come un'idea vera e propria, nel senso cartesiano di idea-immagine, in modo da sottolinearne la puntualità e la dimensione soggettiva, e sancire così la sua inadeguatezza come principio metafisico di identità per i corpi e di sostanzialità.
Per quanto riguarda il cogito infine, Leibniz avrebbe superato, formulando una teoria dell'io-sostanza o monade, l'interpretazione cartesiana del pensiero come attività esclusivamente cosciente e soggetta a puntualità temporale, in favore di un modello in grado di fondare l'identità dell'io in una sequenza unica e continua di percezioni.
6. Il primo saggio della sezione Approfondimenti è dedicato ad indagare, alla luce degli sviluppi contemporanei della logica formale, alcune nozioni della filosofia di Leibniz, come il principio di “identità degli indiscernibili” (IN) e l'idea di “concetto completo”.
L'assunto IN, per il quale due enti sono necessariamente identici se tutte le proprietà predicabili del primo lo sono anche del secondo, viene ricondotto da Francesco Berto al principio semantico di “sostituibilità degli identici” (SI), principio fondamentale di ogni sistema logico elementare.
L'autore osserva che i principi logici e ontologici descritti, così come la nozione di “concetto completo”, comportano inevitabilmente una forma di “ascesa semantica”, ovvero il passaggio, analizzato da Quine, da un linguaggio elementare a un linguaggio di secondo ordine.
Questo tema, applicato alle considerazioni di Leibniz su necessità e dimostrabilità, permette a Berto di presentare il problema dell'“analisi infinita” dei concetti nel contesto delle limitazioni deduttive dei sistemi formali di ordine superiore, studiate dalla logica moderna.
Benché per Leibniz ogni sostanza individuale, corrispondendo ad un “concetto completo”, sia totalmente determinata dall'insieme dei predicati che possono esserle attribuiti, la contingenza degli eventi viene in conclusione salvata dall'impossibilità, per una mente finita, di padroneggiare la nozione infinitamente complessa di una singola individualità.
7. Interessanti indicazioni per un'analisi di carattere semiotico e logico-linguistico del sistema leibniziano sono svolte anche nel contributo di Matteo Favaretti Camposampiero, che ha per oggetto la posizione di Leibniz nei confronti dell'“argomento ontologico”.
Criticando la versione della prova proposta da Descartes, Leibniz rileva una carenza nell'argomentazione tradizionale (la dimostrazione presupporrebbe senza provare la “possibilità logica” della natura divina), mettendo al contempo in discussione la certezza che l'individuo umano abbia realmente l'idea di Dio.
Nel caso di nozioni complesse come quella di Dio, la cognitio caeca sive symbolica (il pensiero confuso, che procede per meri segni) sostituisce sovente la cognitio intuitiva, unica forma di pensiero avente per oggetto le idee.
L'intelletto umano, a causa della sua finitezza, ha difficoltà a padroneggiare le nozioni composte, per natura potenzialmente contraddittorie, e supplisce a questa sua carenza attraverso il medium linguistico e semiotico. Ciò che è complesso si offre facilmente al pensiero in veste linguistico-simbolica: la fallacia del “possesso dell'idea” consiste infatti nel risalire erroneamente da un'espressione composta del linguaggio all'intellezione dell'idea corrispondente; dall'avvenuta comprensione di un sintagma ad una presunta cognitio intuitiva.
8. Infine, a chiudere la raccolta, una puntuale analisi condotta da Emanuela Scribano al fine di confutare la tesi tradizionale che vede in Nicolas Malebranche il principale obbiettivo polemico del celebre § 3 del Discorso di metafisica, relativo all'impossibilità per la volontà divina della creazione di un mondo più perfetto di quello esistente.
Ricostruendo i punti di accordo e di dissenso tra i due filosofi, in termini di realtà del male, attributi divini e perfezione del mondo, l’autrice arriva a tratteggiare un profilo dell'avversario evocato da Leibniz molto lontano dalle tesi filosofiche caratteristiche del pensiero di Malebranche. Difensore della libertà della volontà divina interpretata come “libertà di indifferenza”, e perciò dell'infinita perfettibilità del mondo, e sostenitore dell'impossibilità logica della nozione di “mondo migliore”, l'obbiettivo polemico di Leibniz è piuttosto da identificarsi, secondo Scribano, nel filosofo gesuita Francisco Suárez.

Indice

Prefazione 
Luigi Perissinotto
Introduzione 
Federico Perelda
LO SFONDO
Meditazione ed espressione. Note al Discorso di metafisica di Leibniz 
Mauro Nobile
Verità, identità e ragion sufficiente. Intorno alla metafisica di Leibniz 
Federico Perelda
ARTICOLAZIONI
Principio di ragione e creazione delle verità eterne 
Daniele Bertacco
Piloti, angeli e orologi: Descartes e Leibniz sull'unione anima-corpo 
Mariangela Priarolo
Il pensiero del mondo. Leibniz erede di Descartes 
Annalisa Rossi
APPROFONDIMENTI
Indiscernibili, concetto completo, ascesa semantica... 
Francesco Berto
Il paradosso della perfezione. Esistenza di Dio e pensiero simbolico in Leibniz 
Matteo Favaretti Camposampiero
Falsi nemici. Malebranche, Leibniz e il mondo migliore 
Emanuela Scribano
Indice dei nomi


I curatori

Federico Perelda si è laureato e ha conseguito il dottorato di ricerca presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Attualmente borsista presso l'Università di Padova, dopo un periodo di approfondimento e ricerca all'estero, si è interessato alle applicazioni della logica a temi classici dell'ontologia. È autore del saggio Hegel e Russell. Logica e ontologia fra moderno e contemporaneo (Padova 2003).

Luigi Perissinotto insegna Filosofia del linguaggio e Filosofia della comunicazione all’Università Ca’ Foscari di Venezia. È membro della Società Filosofica Italiana, della Società Italiana di Filosofia Analitica e dell'austriaca Wittgenstein-Gesellschaft.
Autore di numerosi saggi e articoli, alcuni dei quali dedicati al pensiero di Leibniz, ha concentrato la sua attività di ricerca soprattutto sulla filosofia di Ludwig Wittgenstein (Logica e immagine del mondo. Studio su über Gewißheit di L. Wittgenstein, Milano 1991; Wittgenstein. Una guida, Milano 1997), e sull'analisi degli approcci contemporanei – di ambito analitico ed ermeneutico – al problema del significato, del linguaggio e della verità, prestando particolare attenzione al tema dell'interpretazione.
Ha recentemente curato, per Einaudi, la traduzione di L. Wittgenstein, Notes for Lectures on 'Private Experience' and 'Sense Data' (trad. it: Esperienza privata e dati di senso, Torino 2007), raccolta di note manoscritte e degli appunti delle lezioni tenute dal filosofo a Cambridge tra il 1934 e il 1936.

Links

Testi di Leibniz disponibili online (Progetto Gutenberg): 

Un'altra raccolta di testi online (in inglese), tra cui il Discorso di metafisica: 

Leibnitiana, il sito sulla filosofia di Leibniz a cura di Gregory Brown (University of Houston), ricco di informazioni bibliografiche: http://www.gwleibniz.com/

Voce dedicata a Leibniz dell'enciclopedia online Wikipedia (versione in tedesco e in inglese): http://de.wikipedia.org/wiki/Gottfried_Wilhelm_Leibniz

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