lunedì 12 febbraio 2007

Romano Màdera, Il nudo piacere di vivere. La filosofia come terapia dell'esistenza.

Milano, Mondadori, 2006, pp. 135,  € 15,00, ISBN 8804531428.

Recensione di Francesca Rigotti - 12/02/2007

Filosofia pratica, Psicanalisi

Filosofia come terapia dell'esistenza? Filosofia come cura dell'anima? Certa filosofia probabilmente sì. Occorre però individuarla, selezionarla e isolarla in mezzo a quelle filosofie che invece l'anima la tormentano e la estasiano. Occorre effettuare un'operazione di selezione come quella che compie Màdera, che dell'anima già si cura in qualità di psicoanalista e da qualche tempo anche di filosofo-terapeuta, e che individua questo tipo di sussidio nel tetrafarmaco di Epicuro e nella sua elaborazione contemporanea.
Non desidero comunque diffondermi sul controverso tema della disputa tra la concezione della filosofia come balsamo e quella della filosofia come fiamma vivificante, assillo e tafano della mente, quanto soffermarmi piuttosto sulla proposta specifica di Màdera esposta in questo libro in cui si utilizzano sapientemente diversi registri di scrittura, prevalentemente quelli saggistico-psicologico-filosofico e narrativo-autobiografico. Tale proposta è esplicitata già nel titolo: stare bene grazie al fatto di godere del nudo piacere di vivere, sulla scorta dell'antico filosofo Epicuro, questo benthamiano ante litteram così definito tale in base al suo affermare la priorità della ricerca del piacere e della fuga dal dolore. Molti secoli dopo, l'utilitarismo trasformerà questa dottrina qualitativa dandole la propria tipica impronta quantitativa: la maggior felicità/piacere per il massimo numero, e richiederà, per conseguirla, la ricerca attiva di motivi di soddisfazione anche sul piano «bassamente» materiale-economico. Nella dottrina epicurea invece – nonostante la pessima fama di ingordo bulimico del maestro, cui i contemporanei attribuivano una smodata passione per i piaceri del ventre – si predicava la ricerca del raggiungimento dello stato di puro essere, della pace del corpo che concede di vivere in serenità senza turbamenti né ansie. La dottrina di Epicuro non demonizzava il piacere, anche se il suo era un tipo particolare di piacere, privo di desideri (del futuro) e di rimpianti (nel passato), incardinato, scrive Màdera, sul punto fermo dell'attimo perfetto del presente.
Il tentativo di Màdera in queste pagine è quello di conciliare i principi filosofici dell'epicureismo con quelli di alcune religioni – cristianesimo e buddismo in particolare, soprattutto nei loro aspetti mistici e contemplativi – per costruire un impianto ecumenico-sincretico aperto alla conoscenza e alla cura di sé e allo stesso tempo all'incontro con l'altro: l'amico di Epicuro, il prossimo del cristianesimo.
Avvincenti e suggestive poi, le pagine che Màdera dedica all'autobiografia, dove ci viene messo a nudo il bambino e il ragazzo che l'autore fu, e dove la filosofia, intrecciandosi con la pratica dell'autobiografia che descrive la propria irripetibile vita, dà luogo a immagini struggenti: in esse il lettore, laico o filosofo di mestiere, non può non riconoscere se stesso giacché ognuno ha il suo «cappuccino della Stazione Termini» (il mio era la tartina del Motta di Piazza Duomo dopo il giro di acquisti in centro con la mamma e i fratelli). Ognuno ha la sua vita in tazzina da cui sorbire, anche soltanto ricordandolo, il gusto semplice di un'esistenza essenziale, ripiena di sé e relazionata agli altri.

Indice

Introduzione 
L'incontro atteso 
Grande istante, costante esercizio 
Il piacere bambino 
Lo scacco 
L'innocenza dell'amore 
La rabbia della dismisura 
Le trappole del desiderio, la misura del corpo 
Riconoscimento e riconoscenza 
Pienezza del vivere, pienezza del morire 
Epicuro e Buddha 
Il piacere della filosofia


L'autore

Romano Màdera è docente di Filosofia morale e di Pratiche filosofiche all'Università di Milano Bicocca. Psicoanalista junghiano, ha fondato i seminari di Pratiche Filosofiche di Venezia e di Milano e PHILO, Scuola superiore di pratiche filosofiche. Tra i suoi scritti: Identità e feticismo, (1977); Dio il mondo, (1989); L'alchimia ribelle, (1997); C.G. Jung. Biografia e teoria, (1998); L'animale visionario, (1999). Con Vero Tarca, La filosofia come stile di vita. Introduzione alle pratiche filosofiche, (2003).

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3 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Il tetrafarmaco di Epicuro fu tramandato differentemente da quanto apparenza moderna di tradizioni culturali ufficiali.
Scritture epicuree erano manifestazioni ed espressioni materialiste ed in materialismo spiritualiste, con coincider netto e nessuna spiritualità a se stante.
Diffusione di dottrine cristiane sulla felicità rese scritti di Epicuro intellegibili esotericamente non più essotericamente o comprensibili a soli filosofi greci o filoellenici. Così fino ai nostri giorni e pure quanto in recensione presentato: nessuna novità ma con approssimarsi psicologico filosofico tanto quanto lontanarsi filosofico psicologico.
A sorprendere, in ciò, registro psicoanalitico; per cui pubblicazione recensita annoverabile anche tra culture filosofiche di Ritorno agli Antichi.

Questione di "qualia" e "quantum" in sequenza; o riduttiva da qualità a quantità, o dissipativa da quantità a qualità; od entrambi i modi ma parallelamente; non altro in tali casi; ed è pur vero che la psicoanalisi rappresenta filosoficamente - in tali casi- un viatico per intender limiti di questione stessa, perché sue affermazioni in tali casi laconiche che rilevando scientificamente entro accadere filosofico rivelano alterità del passato; ma come una maledizione a vuoto rivela a volte una passione concreta. Null'altro ma allora cosa potrebbe ritornare?

Io scrivo dal mai accaduto e dal non avvenuto, perciò ne rispondo senza ricercare o senza ricercato...
Era il tetrafarmaco raccontato in precetti filosofici, di cui alcuni scritti, ma non era quel che raccontato; difatti modalità del racconto ed espressioni era ciò di cui i precetti definivano per limitare ciò di cui era manifestato verbalmente quadruplice circostanza e un quaternio non psichico; che moderna scientifica psicologica analogica psichica a fisica, non ha mancato di correlare, ma non essendo psicologico oggetto Esso ed essendo fisiologica impossibile scoperta sia perché storica sia perché era Esso, il tetrafarmaco, conoscibile per decisione di fare non di sapere.
Invece scienza Epicurea era anche ottica elementare che considerava trasformarsi di luci in lumi e quindi consentiva interpretazione di manifestazione da infinitamente minimo cioè per continuità di luminosità - non-luminosità. Da ciò fisica epicurea, non scientifica di 'tensione al basso', propriamente non caduta (ma in genere così, "caduta", bisognava dirne in molte scuole da chi ne aveva intuizione, altrimenti risse e cadute a terra... la violenza era di tipo comunista-totalitaria, teatro ma omicida che aveva scopo di finger miserrime condizioni intellettuali uguali per tutti e per mentire come se dottrine filosofiche fossero acquistabili a denari).

Poeta latino - romano (non viceversa!) Orazio, aveva pensato a dèi, morte, dolore, piaceri, in presentarglisi di un porco. Non ci era morto, in tal casi allora dicesi: ci era morto il porco eyd a fatica per farne cibi ma poi gran mangiate! Non era il porco vivo morto sezionato divorato, ad essere il tetrafarmaco. Per gli allievi ed
allieve del Maestro medesimo, ne fu amare, proprio Epicuro, ma erano cose intime, ovviamente, non insegnamenti.

Nonostante tanto avvenerismo, quel che riporta recensore è ennesima concentrazione indiretta a spiritualità di materialità epicurea; difatti Epicuro aveva svolto attività anche numerico e tecniche ed in esse anche trovando verità del piacere; e nudità in sue dottrine (anche scuole) era non simbolica e non era obiettivo di saggezza filosofica intellettuale.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio messaggio precedente:

'eyd' sta per:

ed ,


'allievi ed
allieve ' sta per:

allievi ed allieve ,


'numerico e tecniche' sta per:

Di tipo numerico e tecniche .

(Spiacente sono degli inconvenienti di scrittura; mio supporto telematico di scrittura-invio elettromagnetizzato da porto marittimo vicino annunciato da salpare lontano ma non ancora fattone chi in còmpito, e ogni tanto dovevo lasciar mio supporto adagiare su fondo morbido e dovevo inviare poi in meno possibile.)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

+

Il tetrafarmaco di Epicuro fu tramandato differentemente da quanto apparenza moderna di tradizioni culturali ufficiali.
Scritture epicuree erano manifestazioni ed espressioni materialiste ed in materialismo spiritualiste, con coincider netto e nessuna spiritualità a se stante.
Diffusione di dottrine cristiane sulla felicità rese scritti di Epicuro intellegibili esotericamente non più essotericamente o comprensibili a soli filosofi greci o filoellenici. Così fino ai nostri giorni e pure quanto in recensione presentato: nessuna novità ma con approssimarsi psicologico filosofico tanto quanto lontanarsi filosofico psicologico.
A sorprendere, in ciò, registro psicoanalitico; per cui pubblicazione recensita annoverabile anche tra culture filosofiche di Ritorno agli Antichi.

Questione di "qualia" e "quantum" in sequenza; o riduttiva da qualità a quantità, o dissipativa da quantità a qualità; od entrambi i modi ma parallelamente; non altro in tali casi; ed è pur vero che la psicoanalisi rappresenta filosoficamente - in tali casi- un viatico per intender limiti di questione stessa, perché sue affermazioni in tali casi laconiche che rilevando scientificamente entro accadere filosofico rivelano alterità del passato; ma come una maledizione a vuoto rivela a volte una passione concreta. Null'altro ma allora cosa potrebbe ritornare?

(Io scrivo dal mai accaduto e dal non avvenuto, perciò ne rispondo senza ricercare o senza ricercato...)
Era il tetrafarmaco raccontato in precetti filosofici, di cui alcuni scritti, ma non era quel che raccontato; difatti modalità del racconto ed espressioni era ciò di cui i precetti definivano per limitare ciò di cui era manifestato verbalmente quadruplice circostanza e un quaternio non psichico; che moderna scientifica psicologica analogica psichica a fisica, non ha mancato di correlare, ma non essendo psicologico oggetto Esso ed essendo fisiologica impossibile scoperta sia perché storica sia perché era Esso, il tetrafarmaco, conoscibile per decisione di fare non di sapere.
Invece scienza Epicurea era anche ottica elementare che considerava trasformarsi di luci in lumi e quindi consentiva interpretazione di manifestazione da infinitamente minimo cioè per continuità di luminosità - non-luminosità. Da ciò fisica epicurea, non scientifica di 'tensione al basso', propriamente non caduta (ma in genere così, "caduta", bisognava dirne in molte scuole da chi ne aveva intuizione, altrimenti risse e cadute a terra... la violenza era di tipo comunista-totalitaria, teatro ma omicida che aveva scopo di finger miserrime condizioni intellettuali uguali per tutti e per mentire come se dottrine filosofiche fossero acquistabili a denari).

Poeta latino - romano (non viceversa!) Orazio, aveva pensato a dèi, morte, dolore, piaceri, in presentarglisi di un porco. Non ci era morto, in tal casi allora dicesi: ci era morto il porco ed a fatica per farne cibi ma poi gran mangiate! Non era il porco vivo morto sezionato divorato, ad essere il tetrafarmaco. Per gli allievi ed allieve del Maestro medesimo, ne fu amare, proprio Epicuro, ma erano cose intime, ovviamente, non insegnamenti.

Nonostante tanto avvenerismo, quel che riporta recensore è ennesima concentrazione indiretta a spiritualità di materialità epicurea; difatti Epicuro aveva svolto attività anche di tipo numerico e tecniche ed in esse anche trovando verità del piacere; e nudità in sue dottrine (anche scuole) era non simbolica e non era obiettivo di saggezza filosofica intellettuale.


MAURO PASTORE