venerdì 16 marzo 2007

Ernesto Capanna, Telmo Pievani, Carlo Alberto Redi, Chi ha paura di Darwin?

Como-Pavia, Ibis, 2006, pp. 140, € 9,50 (ISBN 88-7164-209-0)
Recensione di Giuseppe Pulina - 16 marzo 2007

Mancano due anni al bicentenario della nascita (2009) di Charles Darwin e non sappiamo che tipo di ricorrenza sarà quella che dovrà ricordare la figura del padre dell’evoluzionismo. Non sappiamo nemmeno se la ricorrenza sarà celebrata come una festa, secondo i riti che queste occasioni richiedono. Sarà però l’occasione per interrogarsi ancora una volta sulla forza e sull’attualità delle tesi dell’evoluzionismo e fare magari i conti con quelle tendenze che, presenti soprattutto negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone, hanno ingaggiato un processo di revisione e di marginalizzazione delle teorie darwiniane. Una sorta di anticipazione di quanto, tra due anni, potranno produrre il dibattito culturale e il mercato editoriale è il volume della Ibis che raccoglie tre diversi saggi di Ernesto Capanna, Telmo Pievani e Carlo Alberto Redi. Un esperto di anatomia comparata, un epistemologo e uno zoologo che fanno fronte comune contro il tentativo oscurantista di ridimensionare la validità del darwinismo, le cui perplessità si sintetizzano efficacemente nel titolo del libro: Chi ha paura di Darwin?

Ma chi, a distanza di un secolo e mezzo, ha ancora paura delle teorie del padre dell’evoluzionismo moderno? Rispondere alla domanda significa, per Ernesto Capanna, ripercorrere le tappe del grande progetto di ricerca che Darwin ha condotto, esaminare le fonti e le circostanze che lo hanno in qualche modo incoraggiato (la lettura di Malthus, le prime, anticipatrici osservazioni di Wallace, le resistenze della cultura accademica nell’Inghilterra vittoriana, la battagliera apologia delle sue scoperte da parte di Thomas Huxley, che ridicolizzò avversari astiosi e spinse Darwin a fornire una sempre più solida certificazione scientifica alle teorie meno difendibili) e fare tesoro di quel lungo processo di riflessione che, se non ha spianato la strada all’ultimo evoluzionismo, ha comunque indicato una rotta da seguire. 

Darwin è stato però oggetto di contesa tra gli stessi darwiniani, che, spesso con toni accesi, se ne sono disputata l’eredità ideale. Tra questi può essere considerata esemplare la querelle che ha visto fronteggiarsi a lungo l’etologo inglese Richard Dawkins e il paleontologo americano Stephen Gould. Merito dei due, che qualche critico ha accusato di eccessivo protagonismo, è stata la divulgazione di teorie scientifiche poco note al grande pubblico, oltre alla quotidiana battaglia, condotta con serrati confronti pubblici, nelle tv, sui tabloid e nelle conferenze, con gli esponenti del creazionismo e con i sostenitori del «progetto intelligente». Per Telmo Pievani, la contrapposizione tra i due darwiniani si è tradotta in una serie di risultati concreti e apprezzabili. «Sul tappeto del loro confronto a distanza si stendono i grandi temi della teoria dell’evoluzione – il progresso, la gradualità, l’adattamento, l’importanza dei geni nel determinare lo sviluppo, il ruolo della selezione naturale – e due visioni diverse della storia e dei pesi che dobbiamo attribuire ai diversi meccanismi che producono il cambiamento: un mondo di replicatori genetici che mirano a diffondersi quanto più possibile di generazione in generazione, utilizzando organismi e gruppi come loro veicoli, come nel caso di Dawkins; una storia naturale influenzata da fattori ecologici molteplici e contingenti, nonché da vincoli strutturali che limitano la selezione, nel caso di Gould» (p. 77). Quelli di Gould e Dawkins sarebbero perciò stati due modi di essere darwiniani che non hanno affatto nociuto alle sorti del darwinismo.

L’ultimo grande ostacolo che il darwinismo ha incontrato lungo il suo cammino è stato, come si sa, il cosiddetto «progetto intelligente». Di questo insidioso ostacolo per le teorie di Darwin si occupa Carlo Alberto Redi nel saggio conclusivo. Per i sostenitori del «progetto intelligente», la selezione naturale non può avere in sé una matrice materialistica, perché la vita presente nell’universo risponde al disegno di un Creatore. Alcuni hanno anche ammesso la possibilità di un’evoluzione, e, contravvenendo al principio leibniziano secondo il quale «natura non facit saltus», hanno sostenuto che nel processo evolutivo c’è un salto qualitativo di cui è autore Dio. La dimostrazione dell’ascientificità del progetto intelligente può farsi forte della biologia evolutiva dello sviluppo e delle ricerche in corso sul genoma. Studi innovativi e risultati prima solo ipotizzati non solo confermano la validità dell’impianto teorico del darwinismo, ma vanificano i non pochi attacchi che questo continua a ricevere. Il volere, ad esempio, sostenere a tutti i costi che quella di Darwin è una teoria, come è stato recentemente chiesto di fare agli insegnanti di una scuola della Pennsylvania, vuol dire che ancora oggi c’è chi crede di screditare l’evoluzionismo confondendolo ad arte con altre concezioni. Alla domanda se Darwin faccia ancora paura bisognerebbe allora rispondere in senso affermativo, come indirettamente fanno i tre autori. Dai tre saggi del volume si fa strada anche la convinzione che l’unico modo di sostenere e difendere l’eredità di Darwin è quello di continuare a diffonderne e a promuoverne la conoscenza, tanto nelle scuole, quanto nei centri di ricerca e in tutti quei luoghi dove il discorso scientifico rischia di farsi influenzare da preoccupazioni di carattere teleologico. «È certamente possibile – scrive con motivato ottimismo Redi nelle righe finali del suo saggio – affermare che Darwin sarebbe oggi ben soddisfatto del proprio lavoro: dalla geologia alla paleontologia, dalla botanica alla zoologia ed ora la biologia molecolare ci dicono che siamo sulla strada giusta per capire da dove veniamo, e forse dove stiamo andando» (p. 131). 

Indice

Presentazione di Silvia Garagna e Maurizio Zuccotti

Ernesto Capanna, Darwin e il suo tempo
L’Essere e il Divenire
La Scala Naturae
Le petit homme à longue queue
Il trasformismo di Lamarck
Sir Richard Owen
Charles Robert Darwin
Dal viaggio del Beagle all’Origin
Darwin nella bufera!
L’Origine dell’Uomo

Appendice
Telmo Pievani, Richard Dawkins, Stephen J. Gould e la ricchezza dell’eredità darwiniana
Due modi di essere darwiniani
Il gioco dell’ortodossia e dell’eterodossia
Darwinismo minimale o darwinismo inclusivo
Quell’ultima lettera

Riferimenti bibliografici

Carlo Alberto Redi, Darwin oggi: biologia evolutiva dello sviluppo (evo-devo) e genoma
Riferimenti bibliografici


Gli autori

Ernesto Capanna, autore di diversi contributi scientifici, tra i quali Il tempo e la verità. Una breve storia della biologia, insegna Anatomia comparata all’Università di Roma La Sapienza.

Telmo Pievani, professore di Filosofia della scienza all’Università di Milano Bicocca e membro dell’International Research Group on Evolutionary Hierarchy Theory, ha pubblicato nel 2002 Homo sapiens e altre catastrofi. Per un’archeologia della globalizzazione.

Carlo Alberto Redi, genetista dell’Università di Pavia, dove insegna Zoologia, è l’ideatore di Open Lab, laboratorio di biologia molecolare aperto ad un pubblico di non esperti.

3 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Movimento culturale sorto da Opere di Charles Darwin è una vicenda, altra ne è il movimentismo confuso sorto da ricezioni non dirette o manchevoli; tra queste le tesi dell'evoluzionismo, le quali infatti non sono contenute in Opere di Darwin.
Attività scientifica di Ch. Darwin fu considerata eticamente accettabile; parallelo attivismo culturale fu ritenuto criticabile perché socialmente civilmente finanche culturalmente confusivo.
Teorie zoologiche di evoluzione erano già state formulate poi confermate non per contributo di Darwin e darwinismo; tra biologia e zoologia poi fu svolta interdisciplinarità da effetti opposti a quelli volgarmente ritenuti: difatti per "storia naturale" non se ne ottenne di più e si constatò che se ne sarebbe ottenuto meno.
Di altra condotta pubblica di Darwin se ne descrissero volontarie ambiguità solo a taluni ironiche lezioni di indipendenza ed a talaltri messaggi sciocchi e inutilmente complicati; ma ciò non concerneva cultura stessa della scienza.
Eventi culturali politici poi politici culturali successivi posero in crisi ambienti di studi e divulgazione scientifiche.
In particolare fu deleteria confusione antiintellettuale creata e diffusa, durante e non entro i moti comunisti russi - russi-sovietici, da cui si generò idolo di pensiero, impossibile a ritrarsi chiedendone latria: fantasia di esser non del tutto vivente, come angelico come umano quasi bestiale e non bestia. Tal confusione sorse per odio antipolitico ed impolitico. Ne fu in Nuovo Mondo maggior successo, continuato anche tra polemica di teologismi e scientismi ma costretto ad alquanta confessione ed esibizione.


Dawkins dimostrò successione comportamentale -genetica; Gould ne dimostrò esiguità di mutamenti in tracce passate e molto dunque di sconosciuto; questa conclusione risulta anche vero esito di disputa tra i due. Grandezze tematiche ne riuscirono relativizzate e pretese di ricostruzioni storiche, anche per merito di Dawkins, ridicolizzate; ma corso filosofico ne era solo in parte comune e dopo oltre; perché concetto davvero filosofico della Evoluzione naturale ne indica discontinuità in stessa evolutività ("evoluzione creatrice"), cui divergenze filosofiche o sono affermazioni alternative ma di ugual risultanza o non medesime ma stesse.


Darwiniani, darwinismi sono stati, forse sono tornati ad essere, gruppi di acculturati, culturalità, di scienza però anche di sole attinenze scientifiche:
in quanto movimenti di promozione scientifica culturale aperto ad esternità-alterità, quelli dei darwiniani e dei darwinisti non furono e non sono al riparo da devianze subculturali né da indistinzioni scientiste; di fatto elementi da e per scienza di ed in essi furono da presto utilizzati poi sempre più solo per espressione, divulgazione; fino ad esiguità quasi nullità; tuttavia stessi eventi, si rifecero con ridursi - riampliarsi di dati scientifici acquisiti ed in certi ambienti riacquisiti... e tali rifacimenti ancora accadono e probabilmente potrebbero riaccadere; ma in elementi di cultura scientifica darwiniani e darwinisti non si trova nulla di decisivo o niente di particolarmente più perspicuo.
Inoltre tanto generico insistere culturale soltanto su biologia di evoluzione è sempre meno saggio.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In riferimento ad umanità, "Evo-Devo" in senso di evoluzione-devoluzione rappresenta bene impossibilità da parte di biologia scientifica a supportare ricerche di origine dell'uomo. In tal senso teoresi di "Anello Mancante" ha fatto posto a teoretica di biologia, ex-darwiniana, di evoluzione, cioè:

parere scientifico si può dare direttamente mostrando che metodo scientifico biologico evoluzionista ovvero da biologia della evoluzione non è adatto,
a rispondere a domanda: 'quale origine dell'Uomo'?


Per questo biologia genetica non ha più necessità di interagire con rilievi tecnici e scientifici anatomici per corredare interdisciplinarità di biologia della evoluzione e paleontologie.

Per affermare tutto ciò, euristica basta anzi è più adatta di epistemologia
— di ciò ne reco pensiero quale libera consulenza filosofica.


Scienza biologica applicata a studi su ambientalità ha fornito non solo indicazioni di ipotetiche ricerche ma da stesse ricerche svolte ha potuto formulare Ipotesi scientifica biologica dei cataclismi-non-catatrofi (biologici). Ipotesi scientifica non significa qualunque altra possibilità di teorie, cioè indica teoreticità impossibile tramite affermazione di Ipotesi teorica medesima.
Biologia con ciò ha da interagire con zoologia che studia tensioni vitali non solo non tanto umane.

La grande curiosità sulle Origini dell'Uomo, dell'Uomo e della Vita, resta in fondamentale relazionabilità a paleontologia;

– geologia è adatta a relazionamenti di domande su origini del Pianeta Terra ma non del Globo Terrestre, cui necessaria anche ed in specie climatologia... (e di scienze, non di esperire, di esperimenti, a tal ultimo fine chimica più adatta di fisica e più adatta ancora ottica — ne ho specificato perché modernamente concezione del Globo terrestre assai importante).

Scienza resta poco o quasi niente atta né adatta a meditare su passato e passati; a tal scopo utili sono saperi, sapienze.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Tutt'altro che rimarchevole, anche sbagliata, la pretesa, cui recensore ritiene un effetto di pubblicazione recensita, di considerare di teleologia assoluta esternità a scienze ed estraneità a biologia ed altre scienze che si occupano di evoluzione.

Di fenomeni ripetitivi varie scienze di esperire - e scienze di esperimenti - hanno già studiato ciò che può definirsi finalità - medianità - e ne hanno elementi teorici che evidentemente non sono previsioni ma dati di perduranze uguali - uguaglianze non uguaglianza.
Le prassi - le pratiche medesime - delle scienze se ne riferiscono a volte ma non direttamente. Metodo di biologia scientifica su evoluzione ha indiretto rapporto con elemento di teoria della biologia che è detto "strategia" ovvero: strategia vitale, della vita, per vivere. Tal elemento è corrispondente a plurime elementarità di cui importanti sono le interrelazioni, ...: locali, alimentari, sessuali, sociali, amichevoli, aggressive, generali.
Purtroppo molti che si vogliono dedicare a biologia scientifica e moltissimi che voglion essere dediti a metodi di biologia scientifica hanno ignoranza di varietà di suddette interrelazioni assolutizzandone il più delle volte quella alimentare di cui non sanno affermare rapporti multirelazionali senza inventare preminenza e poi sola esistenza di quella alimentare. Per tale erranza, ignorano che esiste anche in stessa interrelazione alimentare una teleologia biologica.

Tra i sostenitori del cosiddetto "progetto intelligente" non sono da annoverarsi solo autori di proselitismi più o meno pseudoreligiosi ma anche e a buon diritto seri operatori culturali preoccupati della assoluta mancanza di premesse discorsive e comunicative non solo di mondi religiosi; e se operando da inter-culturalità o interculturalità epperò dialogiche non diatribiche o se criticamente verso contenuti extrascientifici non di scienza, dunque erano in situazioni e necessità di dire qualcosa ed anche contro il più che sospetto autoritarismo che a volte vige in sostituzione della vera autorità culturale, accademica o altro che fosse... Troppa ingiusta ignoranza da parte di troppi, nel mancare stessa considerazione di cosmologia, che scienza non è e che tanto ha dato a scienze da filosofie: attraverso la cosmologia si può capire cosa pensare di 'Dio, Mondo, Progetto Intelligente' e con la scienza e senza invocare filosofia per tutti; difatti ruoli scientifici hanno accessi non tanto difficoltosi al mondo della filosofia (dico di mondi non separati...) ma non è giusto che si costringano tutti i pensatori del "Progetto Intelligente" a tentare o provare vie filosofiche. Con questa accortezza si eviterà di pensar due quando uno è: esistono idoleggiamenti e idolatrie che sono di fanatici religiosi che non sanno cosa farsene più di misteri e di fanatici della scienza che non intendono destinazioni tecnologiche; difatti - faccio esempio tra tanti possibili e che Darwin annoverò - anche per fare saponi si usa scienza biologica ed anche vicende misteriose son legate alla provvisione materiale per le saponificazioni (altrimenti, bisognerà star con parole dietro a chi vuol esser maledetto senza aver rispetto per ingenuità di mondi pur sempre naturali; e tante macabre prolusioni sarebbero ingiuste proprio per chi ottimo autore d'esse).

Invece che star dietro ad acerrimi nemici di critiche di ragion pratiche e di giudizi, inviterei a valutare cosa in zoologia corrisponde alle biologiche 'interrelazioni': studiando la vita in suoi rapporti tra non-vita e non-più-vita, zoologo non ha per oggetto di studio il relazionarsi di vita-e-vita, non penserebbe direttamente relatività-parzialità del non-vivere, perché suo studiare ha per oggetto i rapporti tra non vitalità e vitalità; dunque v'è teleologia zoologica, delle cose che essendo-finché-essendo sono di essere-ed-essere.


MAURO PASTORE