giovedì 1 novembre 2007

Watzlawick, Paul, Guardarsi dentro rende ciechi, a cura di G. Tardone e Wendel A. Ray.

Milano, Ponte alle Grazie, 2007, pp. 340, € 16,80, ISBN 8879289075.

Recensione di Rodolfo Ciuffa - 01/11/2007

Interazionismo, Costruzionismo, Pragmatica

Il libro raccoglie 17 saggi scritti – in qualità di autore o coautore – da Paul Watzlawick, uno dei maggiori studiosi della pragmatica della comunicazione umana (la quale intitola il suo libro più noto, Pragmatica della comunicazione umana, scritto a sei mani con J.H. Beavin e D.D.Jackson).
Pur essendo i saggi inestricabilmente connessi gli uni agli altri, sia da un punto di vista tematico che stilistico, essi vengono raccolti in tre sezioni distinte, che intendono fare il punto sui tre cardini attorno ai quali si è svolta l’attività teorica, tecnica e terapeutica di Watlawick: il libro si apre con i primi scritti sulla pragmatica, dedica quindi la sezione centrale ai lavori sulla terapia breve e consacra l’ultima alle formulazioni più mature, comprensive e decise dell’epistemologia watzlawickiana.
Gli studi sulla pragmatica della comunicazione umana sono senz’altro il capitolo più conosciuto dell’opera di Watzlawick, autore, come già accennato, di bestsellers di grande spessore teorico e valore divulgativo (Pragmatica della comunicazione umana ed Istruzioni per rendersi infelici su tutti). Ispirandosi agli studi di Gregory Bateson e dei ricercatori con i quali venne in contatto a Palo Alto, e forte di un’esperienza clinica di ampio respiro, in particolare con i pazienti psicotici, Watzlawick prova a costruire una psicopatologia del tutto autonoma dalle visioni comportamentista e psicoanalitica, né assimilabile a quella cognitivista.
L’assunto fondamentale è che non esistano, propriamente, patologie, ma solo situazioni patogene. Il malato ed i problemi di cui egli soffre dipenderebbero in gran parte dai circuiti relazionali nei quali è inscritto, e dalle conseguenze contraddittorie e paralizzanti che un uso ‘sbagliato’ del linguaggio (nella sua dimensione performativa) può generare. È per questo che, secondo Watzlawick, la terapia non deve essere una lunga navigazione intrapsichica nell’interiorità del paziente, ma un tentativo di concettualizzare le strutture ed i difetti comunicativi che caratterizzano il rapporto tra il paziente ed i suoi prossimi. Una volta individuati i circoli viziosi che alimentano la condizione insana ed algogena, è sufficiente lottare per spezzarli perché anche la patologia svanisca. Non vi è alcun bisogno, stando all’Autore, di ricorrere ad un’eziologia archeologica e traumatica, perché ciò che conta, nella malattia, non è quanto l’ha scatenata ma ciò che concorre a perpetuarla. E poiché si tratta di qualcosa di eminentemente comunicativo, è proprio sulla comunicazione che si sono prodigati gli sforzi teorici e clinici degli studiosi di Palo Alto ed in primis di Watzlawick.
Il primo e più importante meccanismo di cui essi hanno reso conto è il cosiddetto doppio legame (double bind), che consiste in uno stato di conflitto insolubile generato da due ingiunzioni o comunicazioni contraddittorie, tipicamente veicolate a livello linguistico e metalinguistico. È il caso, ad esempio, di “sii spontaneo” e “non obbedirmi”. Ma è anche il caso, come dimostra Watzlawick, di un’infinità di situazioni di vita quotidiana.
Dal suo punto di vista, infatti, tutto quel che si fa, ma anche quel che non si fa, poiché è comunicativo è anche comunicazione, e quali che siano i nostri comportamenti è impossibile evitare di farne una forma di messaggio. Non è difficile capire in tal modo quale congerie di segnali vengano a mischiarsi e sovrapporsi, e quanti di essi possono risultare in reciproca contraddizione.
Il paziente è solitamente un soggetto che si scontra con una simile contraddizione comunicativa, e che non può in alcun modo sfuggire ad essa (altro tratto definitorio del doppio legame). Il terapeuta deve intervenire su questi cortocircuiti relazionali rompendo gli anelli negativi e patogeni, sia tramite rinforzi che a mezzo di ingiunzioni paradossali ed apparentemente incomprensibili.
L’interazionismo batesoniano – la piattaforma teorica che viene illustrata nella prima parte del libro – prende in Watzlawick via via la forma di un’epistemologia radicalmente convenzionalista: si tratta del cosiddetto costruttivismo, che fa oggetto della terza parte del libro. Non esiste alcuna realtà oggettiva, ma solo interpretazioni e rappresentazioni della realtà che assieme e miscelate e sovrapposte danno luogo al mondo nel quale viviamo.
Innumerabili, in questo contesto, i riferimenti alla tradizione: da Epitteto a Schopenhauer, da Shakespeare a Bateson, da Kant a Varela ed all’ingiustamente trascurato Hans Vaihinger della Philosophie des Als Ob. Un volume formidabile di opere e lavori a certificare quanto Watzlawick cerca di confermare in particolare dal punto di vista clinico: “il mondo viene creato da colui che crede di osservarlo”(p. 279). Una concezione di tal guisa, come detto, conduce ad un radicale convenzionalismo nosologico e ad una critica quasi-antipsichiatrica alle categorie di normalità/anormalità.
Il libro di Watzlawick, la cui cura è stata affidata a Wendel A. Ray e Giorgio Tardone – già collaboratore di Watzlawick nonché direttore della collana “Saggi di Terapia Breve” di cui l’opera fa parte – vanta dunque un’approfondita analisi della comunicazione, implicata costantemente in qualunque situazione di intersoggettività; una disamina attenta delle conseguenze pragmatiche di uno dei canali comunicativi per eccellenza, il linguaggio; ed una scrupolosa concettualizzazione del mondo come rappresentazione prodotta proprio dalla dimensione performativa e costruttiva della comunicazione.
Ancorché segnato da qualche pecca tipografica ed editoriale, il volume si presenta come una soddisfacente panoramica sul lavoro di Paul Watzlawick e dei gruppi di lavoro – da Palo Alto a Milano – che si sono organizzati grazie a lui o sulla base di assunti condivisi.

Indice

Prefazione
PARTE 1 – I PRIMI SCRITTI SULLA PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA
Capitolo 1 – Sulla comunicazione umana (1964)
Paul Watzlawick e Don D. Jackson
Capitolo 2 – Una rassegna della letteratura scientifica sulla teoria del doppio legame (1963)
Capitolo 3 – La psicosi acuta come manifestazione di un’esperienza di crescita (1963)
Don D. Jackson e Paul Watzlawick
Capitolo 4 – Predizioni paradossali (1965)
Capitolo 5 – Colloquio familiare strutturato (1966)
Capitolo 6 – Alcuni aspetti formali della comunicazione (1967)
Paul Watzlawick e Janet Beavin Bavelas
PARTE 2 – TERAPIA BREVE
Capitolo 7 – La terapia breve focalizzata sui problemi
John H. Weakland, Richard Fisch, Paul Watzlawick, Arthur M. Bodin
Capitolo 8 – Guardare le merci senza comprare o come essere un non cliente
Lynn Segal e Paul Watzlawick
Capitolo 9 – Il contributo di Erickson alla prospettiva interazionale della psicoterapia (1982)
Capitolo 10 – Psicoterapia del “come se”
Capitolo 11 – La terapia è ciò che volete che sia
Capitolo 12 – L’approccio internazionale: il contributo del Mental Research Institute (2006)
Wendel A. Ray e Paul Watzlawick
Capitolo 13 – La ricerca sui risultati della terapia breve strategica
Giorgio Tardone e Paul Watzlawick
PARTE 3 – COMUNICAZIONE, INTERAZIONE E COSTRUTTIVISMO RADICALE
Capitolo 14 – L’illusione dell’illusione (1990)
Capitolo 15 – Giochi senza fine (1979)
Capitolo 16 – Gli enigmi dell’autoreferenzialità
Capitolo 17 – Guardarsi dentro rende ciechi (1997)
Postfazione


L'autore

Paul Watzlawick (Villach, Austria, 1921 – Palo Alto, Stati Uniti d’America, 2007) ha studiato Lingue Moderne e Filosofia alla Ca’ Foscari di Venezia, per poi formarsi come analista junghiano presso l’Istituto Carl Gustav Jung di Zurigo. Dopo aver insegnato a El Salvador, ha collaborato con il Mental Research Institute di Palo Alto ed è stato nominato nel 1976 professore associato a Standford. Undici anni dopo, nel 1987, assieme a Giorgio Nardone, ha fondato il Centro di Terapia Strategica. E’ stato uno dei massimi studiosi di pragmatica della comunicazione umana.

Links

Centro di Terapia Strategica (Arezzo): 
Mental Research Institute (Palo Alto) www.mri.org/
Sito personale di Giorgio Nardone: www.giorgionardone.it/ 

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