lunedì 28 aprile 2008

Corriero, Emilio Carlo, Nietzsche oltre l’abisso. Declinazioni italiane della “morte di Dio”.

Torino, Marco Valerio, 2007, € 16,00, ISBN 9788875470777.

Recensione di Gualtiero Tacchini – 28/04/2008

Storia della filosofia (contemporanea)

L’opera è divisa in due parti profondamente collegate (con evidenti riprese) dal tema fondamentale, il contributo dato dalla filosofia italiana a un’interpretazione ontologica di Nietzsche che, con la ‘morte di Dio’, ci conduce oltre ogni fondamento metafisico assoluto, a un abisso ove emerge la libertà originaria e assoluta che non conosce necessità.
Come si legge nelle Questioni generali, “con la ‘morte di Dio’ l’uomo ha perso il suo valore, si è fatto tensione in equilibrio sopra un abisso; ha ritrovato la precarietà da cui Dio lo preservava con la sua menzogna” (p. 21) e “con la ‘morte di Dio’ muore la concezione progressiva del tempo; poiché su di essa si è resa possibile ogni forma di separazione: ‘mondo vero’ e ‘mondo apparente’; ‘passato’, ‘presente’e ‘futuro’; ‘mondo’ e ‘uomo’; ‘corpo’ e ‘anima’. Segnando il discrimine temporale tutto appare scisso e soggetto a forze superiori. La dottrina dell’eterno ritorno completa il movimento iniziato con la ‘morte di Dio’, in quanto restituisce la pienezza della vera Eternità e consente la libertà di creare” (p. 29).
Dopo le Questioni generali è ricostruito l’ambiente storico-culturale in cui la filosofia ha rivisitato Nietzsche e i forti debiti da essa contratti con la cultura europea degli anni ’30. Infatti, presupposti necessari della nuova lettura del filosofo tedesco sono il superamento e la negazione delle letture politiche, non solo quelle, più note e stigmatizzate, in chiave filo-nazista, ma anche quelle di segno opposto, che hanno un rappresentante emblematico in Lukacs che, nella Distruzione della ragione, riduce l’irrazionalismo nietzschiano a espressione dell’incapacità di impossessarsi della realtà da parte di una classe sociale, la borghesia, che ha esaurito la sua funzione storica.
Il merito della nuova interpretazione va attribuito soprattutto a Löwith, Jaspers, Bataille e Heidegger. Il primo sostiene che la ‘morte di Dio’ è un tentativo di ‘ri-fidanzamento’ dell’uomo con il mondo ed è profondamente legata al nichilismo, in quanto con essa “l’uomo si trova nelle spire del nichilismo, e, grazie alla fede nella dottrina dell’eterno ritorno’ acquista la ‘nuova forza di gravità’“ (p. 33). Jaspers vede nell’annuncio della ‘morte di Dio’ “la richiesta univoca di un nuovo Dio, a metà strada tra l’empietà e la fede nella rivelazione cristiana”. (p. 35) Per Bataille, “che Dio sia morto vuole innanzitutto dire che all’uomo viene revocata ogni promessa di risarcimento” (p. 37) e “la volontà, emancipata da qualsiasi attesa (economica) di un premio per la propria autolimitazione, si affranca da ogni principio utilitario” (p. 37). Heidegger fa di Nietzsche l’ultimo metafisico: “Il problema di Nietzsche è infatti lo stesso problema della metafisica, il problema dell’essere” (p. 38). Questo soprattutto nell’ultima opera progettata dove “la volontà di potenza risolve tutto l’essere in volere, cioè lo riporta al nulla” (p. 38). La ‘morte di Dio’ rappresenta il compimento del nichilismo, che è l’ultima parola della metafisica della presenza che identifica l’essere con un ente. Secondo Heidegger, anche la dottrina dell’eterno ritorno va ricondotta alla volontà di potenza.
Momento importante dello studio di Nietzsche in Italia è l’opera critico-filologica di Giorgio Colli e Mazzino Montinari, che nel 1958 intrapresero la riorganizzazione dei testi nietzscheani (soprattutto La volontà di potenza) e la loro traduzione. I due studiosi non si limitarono al lavoro filologico, ma diedero contributi monografici all’interpretazione. Colli sostiene che “la ‘morte di Dio’ segna la rottura di un ‘sostegno’ metafisico che assicurava l’individualità, obnubilando l’immediatezza” (p. 75). L’unico Grund possibile è il rapporto con l’immediato, l’abisso dell’estasi. Montinari collega l’opera del filosofo tedesco alla sua biografia in quanto per lui scrivere significava vivere e il suo impulso filosofico deve essere cercato nella sua volontà di dire sì alla vita, comunque e in ogni circostanza. Per questo Montinari concorda con Löwith nel ritenere che “l’idea dell’eterno ritorno sia l’evento culminante della vita di Nietzsche” (p. 79). Parte integrante della sua filosofia è il naufragio: “Se si intende l’approdo come la scoperta di un Grund inconfutabile” (p. 84).
Nel frattempo nascono i primi studi italiani, tra i quali Corriero cita come “pioniere” Luigi Pareyson, in quanto “il suo approdo ermeneutico sembra innestarsi a pieno titolo nell’abissalità prodotta dalla ‘morte di Dio’“ (p. 198).
Il legame tra la ‘morte di Dio’ e l’eterno ritorno, che è uno degli aspetti caratteristici della riflessione italiana, giunge alla sua espressione più chiara in Masini. Per lui l’eterno ritorno è il completamento della ‘morte di Dio’ e in quanto tale nega “la differenza che la metafisica istituisce tra l’essere del ‘mondo vero’ e il divenire del mondo dell’uomo” (p. 86). Per De Feo, nel filosofo tedesco “si agita una dialettica del finito volta alla negazione di quei Valori che poggiano sulla ‘nientità’ del ‘mondo vero’ (p. 85). Nella sua ottica, la trasvalutazione dei Valori si ridurrebbe all’analisi critica dei Valori della metafisica.
Vattimo in un primo tempo vede come una delle conseguenze dell’eterno ritorno un radicale mutamento della visione del tempo, da catena irreversibile di attimi ordinati in serie a cerchio in cui si instaura un rapporto di reciproca influenza tra il passato e il futuro. L’uomo liberato dal passato immutabile può aprire la sua esistenza alla vita e ogni sua decisione non è più in rapporto con un determinato momento della catena, ma con la totalità del divenire e dell’essere, non più contrapposti come verità vs apparenza. L’uomo nuovo è in grado di assumere le proprie responsabilità nella coscienza che non esiste il mondo in sé ma esistono i mondi come pensieri in perenne movimento. Ci si deve accostare alla verità mantenendo un rapporto con l’origine, la quale genera mondi come (o in quanto) genera le prospettive entro cui essi si rivelano. L’agire dell’artista diventa il modello per il pensiero filosofico autentico. Poi, ne Il soggetto e la maschera (1974), Vattimo afferma che “ordinando il mondo secondo la propria volontà, l’uomo si impadronisce della cose secondo la visione della volontà di potenza come arte” (p. 107) e proprio questa volontà di potenza come arte “può decostruire il soggetto, ultimo baluardo a difesa della metafisica, e così aprire a quella liberazione che Nietzsche sembra annunciare” (p. 130). Infine sostiene che il filosofo tedesco avrebbe identificato la volontà di potenza con l’azione interpretante e scorge l’abbozzo di un’ontologia ermeneutica che è “una teoria dell’essere che ha tra i suoi principi l’attribuire al divenire il carattere dell’essere” (p. 138).
Cacciari non accetta la lettura esistenzialista di Nietzsche che, secondo il suo parere, coglie in anticipo la crisi del rapporto tradizionale tra soggetto e oggetto e indica un convenzionalismo radicale come ineludibile sbocco di tale crisi. Per il filosofo tedesco, dietro il mondo fenomenico non c’è nulla: “Con la ‘morte di Dio’ crolla la concezione della costituzione assoluta delle cose, così come crolla il Soggetto che le considera” (p. 111). La verità diventa “un attivo determinare, non un prendere coscienza di qualcosa che sia fisso” (p. 111). Essa non è che un organizzatore del materiale sensibile in funzione del nostro bisogno: “La logica non scopre la logicità del mondo, ma definisce i modi del nostro impossessarcene “ (p. 112). La filosofia del Grund è solo il risultato del nostro bisogno metafisico di stabilità e “la ‘morte di Dio’ squarcia il fondo metafisico dell’Ab-Grund” (p. 207).
Lettura ontologica è anche quella di Severino. Per lui Nietzsche ha il merito di aver smascherato l’ethos nichilistico dell’Occidente. La filosofia ha sempre pensato l’essere come direzione, cioè come passaggio dall’essere e viceversa e di conseguenza l’ente in quanto tale è considerato un niente, e “se gli enti per essere hanno necessità di un fondamento, Dio diviene l’espressione più radicale del nichilismo: in quanto è pensato come il fondamento supremo della nioentità dell’ente” (pp. 248-249). Più oltre, “l’annuncio di Nietzsche che Dio è morto significa che il mondo si è accorto non solo di non aver bisogno di un ente immutabile trascendente, ma che tale ente renderebbe impossibile la creatività dell’uomo” (p. 249).
Quindi Nietzsche ha smascherato il nichilismo dell’Occidente ma “la ‘morte di Dio’ si può dire compiuta solo se si afferma la potenza della volontà sul passato e dunque solo se si afferma l’eterno ritorno” (p. 258). È proprio questo eterno ritorno dell’eguale che supera il nichilismo in quanto, affermando la necessità, oltrepassa il divenire.

Indice

Introduzione 
PRIMA PARTE - La morte di Dio e la Nietzsche-Renassaince italiana 
Capitolo I 
Questioni generali 
Le interpretazioni tedesche e francesi 
Nietzsche e “les terribles semplificateurs” 
Nietzsche e la cultura marxista 
Capitolo II 
L’edizione Colli-Montinari 
Capitolo III 
Gli anni ’60: tra neo-razionalismo ed esistenzialismo 
Capitolo IV 
La volontà di potenza 
Capitolo V 
La ‘morte dello Stato’ 
SECONDA PARTE - La ‘morte di Dio’ e la filosofia italiana 
Capitolo I 
Nietzsche e la filosofia italiana 
Capitolo II 
Massimo Cacciari 
Capitolo III 
Gianni Vattimo 
Capitolo IV 
Emanuele Severino
Conclusioni - Abisso e libertà


L'autore

Emilio Carlo Corriero è nato a Torino nel 1978. ha conseguito la laurea in filosofia e il dottorato in Filosofia ed ermeneutica filosofica tra Torino e Berlino. Allievo di Ravera, Vattimo e Cacciari, è socio dell’Associazione italiana di Filosofia della Religione e collabora con la cattedra di Filosofia della Religione del prof. Ravera, per la quale ha tenuto tra il 2005 e il 2006 le conferenze: Il Dioniso di Nietzsche; Dioniso tra Schelling e Nietzsche; Il dono di Zarathustra.

3 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Un immane nulla di fatto era fatta ricezione - manifestazione universitaria - accademica, non viceversa, di pensiero di Nietzsche. Sintesi recensiva ne offre alquanta eccezione, provvisoria e indiretta, poiché anche di confronti non diretti, da diretti, concernenti limiti di cattolicesimo ufficiale; questo mosso da istituzionalità, vaticana; quei restanti sensi altrimenti solo mezze decifrazioni, invece elementi logico-critici... fino ad un niente non voluto da ateismo materialista comunista che attraendo altrui pensieri entrò in logica degli sconfitti della Guerra Fredda.


...È riconoscibile dunque un non detto in proclama di quella luttuosa espressione nietzschiana, cui lutto adatto a realtà convenzionale cattolica sempre più alienata in 'cattolicismo'.

Lavoro, monografico, recensito: o riferibile a deismo, o a ex monoteismo; consapevolezza di casualità medesima, ne rende o memoriale o terminale centrale espressione, cui nozione già stata riferita da Lutero, circa miscredenza destinante ad alterità linguistica etnica non più europea né tedesca; che ignoranza su Riforma gelosamente negava.


...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...)

Grave culturale risonanza di espressione "la morte di Dio" tratta dalle scritture di Nietzsche fu, è stata, in parte ancora è in cronaca storica di ateismo contemporaneo, grave in quello legato ad Antichità senza Evo di Mezzo. Ciò rappresentava e rappresenta sol una tra molteplici vicende intellettuali culturali dipendenti da opere di F. W. Nietzsche...
Un'altra vicenda anziché da mitografia apollinea e mitologia dionisiaca era da confronto antropologico teologico su dottrina cristiana di D. Strauss, senza che ne divenisse centro di controversia quella luttuosa, ovviamente non funerea, affermazione, ma altra di spiritualità pagana monoteista dunque esoterica, di 'Lume sotto il Sole'; che filosofi fisici neoplatonici, tra cui nota astronoma Ipazia, avevan inteso qual distinzione tra riverbero luminoso e luminosità del sole; ottica scientifica antica trovandone proprio limite di applicazione diretta e indiretta, contemporanea di diretta soltanto... progresso cui anche Nietzsche contribuiva perché aveva intuito valenze cosmologiche di quella espressione, che indicava per Nietzsche anche percettività mancate per stoltizia di vastità umane di suo tempo e mondo, invece per ateismo filomarxista e marxista riferibile ad etica non estetica... Menscevismo e Bolscevismo ne riferivano ad estetica filosofica e ciò ne poteva unire ad espressione di: nulla ed eternità... Invece ateismo materialista antioccidentale era non privo di snaturatezze civili, socialmente istituite col prevalere di masse di individui pressoché primitive –inette ad intellettualizzazioni e cogitazioni su tecnologie e tecniche di illuminazioni artificiali. Mancanze di capacità percettive di massa, per Nietzsche erano impossibilità di monoteismi collettivi e per un periodo suo esoterismo zoroastriano era per Mitteleuropa alternativa vincente — non solo polemica contro pseudocristianità — a cristianità, cui non più sua disistima; anche da facilità ottiche assieme a facilità effettive di ardue coincidenze non combinazioni cosmiche, illusione marxista — non direttamente collegabile a parzialità in lavori di Marx — e cui verbo nietzschiano avverso, qual era stato a parzialità di Marx e di Engels. Menscevismo ed in particolare Bolscevismo istituivano movimenti di socialdemocrazia non marxiana e socialismo comunismo non marxista in Est Europa, laddove cioè ingannatorie facilità celavano future e da evitare catastrofi.
...Ciò anche per luoghi particolari di Italia, dai quali disponibilità ad interpretare verbo nietzschiano intellettualmente non politicamente, in alternativa ad analoga da pensiero di G. D'Annunzio e suoi seguaci...
Però di queste cronache se ne smarrirono gli effettivi contenuti; restando a pochissimi idea pratica di vera forza politica di Eterno Ritorno nietzschiano, ai margini in realtà universitaria caduta in quasi totale balìa di marxismo-comunismo a causa di intrighi stalinisti totalitari, cui effetti anche dopo Guerra Fredda e fino ad oggi – con bàlia di malasanità, peggiore che in stalinismo...
Nel frattempo prevaleva in dibattiti filosofici e politici la interpretazione atea, contrastata da quella pagana politeista dionisiaca ...con crollo politico democristiano bandita quella riferibile a pensiero pubblico monoteista senonché proprio così non prevalendo sofismi atei contro liberi poteri filosofici accademici.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Evitare la considerazione politica sull'Eterno Ritorno qual definito ed espresso da Nietzsche, fu illusione che dai tempi della Crisi Economica degli Anni '70 fino ad oggi dura e sempre con meno convinzione da parte di marxismo, ex marxismo, post marxismo, filomarxismo ex o post. Tuttavia le interpretazioni politiche di nozione nietzschiana di Eterno Ritorno allorché a Nietzsche attribuita intera paternità di Libello L'Anticristo non erano possibili filosoficamente né altramente onestamente.
Eppure motivazione di F. W. Nietzsche a scriverne era assenza di vero Mistero di Salvezza che fosse per suo mondo possibilità religiosa o presenza di diretta catastrofe. Tale condizione è assai comune in ambienti orientali cui buddhismo religione spontanea, essendo essa di realtà cui richiedere salvezza ne toglie di già; viceversa, ma non ugualmente!, nella Germania di quei tempi era 'Irredentità', cioè il potersi e sapersi giudicare da sé per salvarsi, a non creare bisogno di Salvezza, questa impossibile, in specie in religione; era comune senso 'prussiano', evitare necessità di giustizia divina e far da sé stessi giudici a sé stessi ed esser così in Mistero già di Vita cui inutile riti di Mistero di Salvezza... Ma questa anche fu esperienza sociale civile culturale mondana che moltitudini in essa medesima iniziarono a contrastare. In non bisogno di Salvezza da Dio ed in bisogno di redimersi da sé, verbo cristiano non era occasione e chi voleva darne sbagliava. Però scrivendo contro costoro, Nietzsche intuiva realtà del Cristo, tanto che si escludeva qual autore-scrittore e di Suo apponeva una distinzione, annoverante religione naturale anche monoteista esente da maledizioni seguenti, cui aggiungeva dittatura, poiché sapeva di opposizioni di stessi maledetti cui il dire non bastava; ma oggetto reale di "legge contro ", non era vero cristianesimo...
Per lunghi periodi dopo il nazismo, persona di Nietzsche era fatta scambiare per quella di A. Hitler e questa per suo sosia, che nazisti impiegavano per beffe e per esporre lui a rischio di morte non Hitler. Di fatto veto contro nozione politica di Eterno Ritorno nietzschiano era contro interpretazione tentata da Hitler circa proprio stesso ruolo. Poiché non si intendeva del libello L'Anticristo sola scrittura non concezione ideologica anche da parte di Nietzsche e non si capiva personalità di Hitler, erano in tanti che non si accorgevano di star ponendo veto a ciò cui stesso Nietzsche pure; ciò fino a tempi attuali nostri, di Nota su libertà religiosa in Agenda O. N. U. ed in tempi seguenti... F. W. Nietzsche avrebbe volentieri egli stesso di Libello stesso farne escludere...
Difatti ne usò per lo più per farne innamorare anticristiani che si davan sentenza morale poi.
Fuor di ignoranze, dottrina di Nietzsche su Eterno Ritorno era, è solo Conservatorismo politico in opposizione a Progressismo politico; avendo Nietzsche scelto il potere dato da idee perenni, non quello dato dai nuovi concetti.
Politica qual Eterno Ritorno, mai potrebbe esser nazista; potrebbe esser riproposizione diversa di omonima dottrina stoica non incentrata su politica; senza centralità politica, non avrebbe senso far riferimento a verbo nietzschiano ma a verbo stoico antico, che in Germania molti scoprivano avvalendosi di pensiero di Nietzsche e di letture storiche.

...A negare tutto ciò, è polemica senza senso, cui recensione non si esime dal non impossibilitare cioè evitando logica specifica che ne mostri nullità di ragioni...
Con questo mio commento invece ne ho mostrate.


MAURO PASTORE