domenica 20 luglio 2008

Donatelli, Piergiorgio, Introduzione a Mill.

Roma-Bari, Laterza, 2007, pp. 206, € 10,00, ISBN 978-88-420-8185-2.

Recensione di Lorenzo Greco – 20/07/2008

Storia della filosofia (moderna), Etica

Introduzione a Mill colma finalmente una lacuna nella serie de “I filosofi” della Laterza, presentando un esame sistematico ed esaustivo di colui che, a buon diritto, può venire considerato il più grande filosofo inglese del diciannovesimo secolo. Una grandezza che in Italia si tende di frequente a sottostimare, se non proprio a non cogliere – si pensi, ad esempio, al giudizio liquidatorio di Benedetto Croce, riportato nel testo, per cui John Stuart Mill è contraddistinto da una “sconclusionatezza mentale a lui consueta e che a molti è sembrata acume ed equilibrio” (p. 190). Al contrario, come emerge dall’analisi di Donatelli, Mill si staglia come una figura di primissimo piano sulla scena filosofica: egli ha dominato non soltanto l’era vittoriana – il System of Logic (1843) e il Principles of Political Economy (1848) ebbero svariate edizioni, e furono per lungo tempo i manuali di riferimento per le rispettive discipline –, ma non ha mai smesso, fino a oggi, di essere un inevitabile termine di confronto in molteplici aree della filosofia. Questa Introduzione esamina sistematicamente tutti gli aspetti del pensiero di Mill: dalla logica alla psicologia alla metafisica; dall’economia politica alla religione a temi di filosofia morale e politica quali la libertà, l’utilitarismo, il governo rappresentativo, la condizione femminile. Tuttavia, il valore di questo saggio non sta solo nell’avere trattato in maniera dettagliata una materia di portata così vasta e variegata – e di averlo fatto con completezza, nonostante i limiti di spazio imposti dalla collana –, ma anche, e soprattutto, nell’avere sottolineato come le varie parti di cui si compone il pensiero di Mill siano tenute insieme da un unico filo rosso, che rende la prospettiva di Mill organica e potente, rivelando nella sua riflessione una unitarietà di intenti che sottende l’opera nel suo complesso, e che egli ha sviluppato con metodo lungo l’intero corso della sua vita.
Prendendo le mosse dai lavori degli anni trenta – in particolare The Spirit of the Age (1831) e On Genius (1832), e quindi i due scritti Remarks on Bentham’s Philosophy (1833) e Bentham (1838) – Donatelli mostra come gli interessi filosofici di Mill siano guidati, fin da subito, da una particolare attenzione verso «l’importanza della cultura interiore degli individui, del carattere nelle sue varie dimensioni» (p. 5). È in questo periodo che vengono gettate le linee teoriche su cui si svilupperà tutto il pensiero del Mill maturo. Guarito dalla depressione che lo colse nel 1826, Mill coglie nello sviluppo dell’individuo, vale a dire nel perfezionamento del suo carattere attraverso l’esercizio attivo delle sue facoltà intellettuali ed emotive, la chiave di volta che gli permette di conciliare l’educazione empirista e associazionista, che aveva ricevuto da Jeremy Bentham e da suo padre James Mill, con le nuove istanze romantiche nate dall’incontro con pensatori quali Thomas Carlyle e Samuel T. Coleridge. Mill è in grado ora di elaborare quell’“utilitarismo romantico” grazie al quale la dottrina utilitarista può essere rinnovata in direzioni nuove rispetto alla formulazione che di essa ne aveva dato Bentham; da questo momento in avanti «il suo compito [di Mill] diventava quello di dare un’espressione filosofica più lucida a quelle idee, in modo da renderle comprensibili e collocarle con coerenza nel più ampio quadro filosofico empirista che ora egli aveva recuperato» (p. 15).
Donatelli ha il merito di indicare con chiarezza come sia proprio questa nuova dimensione perfezionista a permettere di osservare l’ampissima produzione di Mill come un tutto coeso. Mill non è affatto un grande “dilettante” della filosofia (non era un accademico di professione e non ha mai insegnato all’università); diversamente da come spesso si crede, le tensioni che percorrono la sua elaborazione teorica non sono tra loro slegate – se non addirittura in contraddizione l’una con l’altra –, ma si stringono in un sistema chiaro e coerente. È soprattutto in ambito morale che l’interpretazione perfezionista offerta da Donatelli fa risaltare questa coerenza, ed è nelle parti più esplicitamente morali e politiche che il suo libro mostra tutta la sua forza.
Tra gli anni cinquanta e sessanta Mill elabora e pubblica le opere di carattere morale e politico per le quali ancora oggi viene maggiormente ricordato: On Liberty (1859), Utilitarianism (1861-63), Considerations on Representative Government (1861), The Subjection of Women (1869). In molti hanno riscontrato qui un attrito tra la tematica liberale della tutela dell’individuo – espressa soprattutto in On Liberty –, per cui «l’individuo è sovrano ultimo sulla sfera personale della propria vita, a meno che le sue scelte non ledano direttamente gli altri» (pp. 74-75), e il principio utilitarista della massimizzazione dell’utilità generale, che sembrerebbe invece richiedere un’intrusione nella vita privata delle persone perché possa venire attuato. D’altra parte, per quel che riguarda in particolare la versione milliana dell’utilitarismo, sono stati sollevati dubbi circa la sua validità teorica. Ad esempio, si è osservato come essa presenti dei problemi nella sua formulazione di un utilitarismo che tenga presente la differenza non soltanto quantitativa, ma anche qualitativa tra diversi tipi di piaceri. Inoltre, Mill andrebbe incontro a delle vere e proprie contraddizioni quando tenterebbe di ricavare ciò che è desiderabile da ciò che viene effettivamente desiderato (si tratterebbe della cosiddetta “fallacia naturalistica”), e quando pretenderebbe di dimostrare che la felicità generale è desiderabile, poiché ciascuno desidera la propria felicità (si tratterebbe della cosiddetta “fallacia di composizione”).
Lungi dal considerare Mill come un pensatore diviso tra due identità incompatibili – da una parte, egli sarebbe una sorta di liberale primitivo; dall’altra, un utilitarista irrisolto –, Donatelli indica invece come liberalismo e utilitarismo siano due facce di una stessa medaglia, che trovano piena conciliazione nel perfezionismo. Gli scritti degli anni trenta illuminano quelli degli anni cinquanta e sessanta, e trovano in essi il loro definitivo sviluppo. «Mill si propone precisamente di giustificare il principio di libertà nei termini della sua peculiare concezione utilitaristica fondata sulle qualità progressive dell’essere umano» (p. 81); di contro, «ciò che conta come felicità va visto alla luce di ciò che rende felici persone che si sono perfezionate lungo l’arco delle loro facoltà […] Solo una concezione povera della natura umana […] può ritenere che la felicità sia un ingrediente semplice che è indipendente dalle circostanze interiori, cioè dal tipo di carattere individuale e, in senso più largo, dalle circostanze storiche e culturali che influenzano il carattere individuale» (pp. 98-99). Come Donatelli argomenta convincentemente, se ha senso parlare di libertà degli individui, essa non va intesa astrattamente, bensì come la libertà che essi hanno di svilupparsi come esseri progressivi, di riflettere con spirito critico sul mondo che li circonda, di ricercare, scoprire e fare propria la verità delle cose, e dunque di perfezionarsi come persone singole. Allo stesso tempo, è solo in questo modo che acquista senso parlare di utilità o felicità generale. Che non è un’ipotesi teorica sempre di là da venire, ma corrisponde, al contrario, alla concreta, effettiva felicità di una società che è il risultato delle individualità che la compongono, e che risulta tanto più felice quanto più riflette, e al tempo stesso tutela e promuove, il continuo miglioramento individuale. Né, tantomeno, questa felicità va ridotta nei termini della semplice massimizzazione di un piacere concepito come una unità di misura non ulteriormente analizzabile. Mill rivede profondamente l’edonismo psicologico che contraddistingueva l’utilitarismo a lui precedente. Da una posizione perfezionista egli rende conto di una scala di valore della felicità umana che non corrisponde più a una semplice somma di piaceri visti come elementi omogenei e tra loro sommabili, osservati in maniera neutrale, ma viene invece tracciata in base all’esperienza che alcuni individui – i “giudici competenti” – hanno fatto nel loro personale percorso verso una sempre maggiore realizzazione di se stessi. Essi sono in grado di far valere la loro opinione qualificata poiché questa è il risultato di un esercizio dell’immaginazione che chiama in causa il punto di vista in prima persona del giudice; e ciò può aversi dal momento che «[non] esiste qualcosa come la felicità o l’infelicità, indipendentemente sia dall’attività in cui essa è coinvolta sia dalla modalità di esistenza di cui è espressione» (p. 99). L’edonismo rinnovato di Mill, senza negare i presupposti empiristi, non può perciò prescindere dalla capacità di abbracciare l’ottica personale di coloro i cui piaceri e dolori vengono valutati, e dunque dalla capacità di comprendere immaginativamente, in modo più o meno attento, la prospettiva degli altri. Per Donatelli, questa dimensione qualitativa non è un tradimento dell’utilitarismo, che Mill non smette mai di perorare. Si tratta, all’opposto, del tentativo di ripensarlo, e la lente perfezionista che Donatelli presenta è uno strumento particolarmente efficace per capire lo sforzo di Mill, e per giudicare se egli sia in effetti riuscito nel suo intento.
Non è possibile perfezionarsi come singoli se non si perfeziona anche la società, e viceversa. Si spiegano in questa luce le considerazioni di Mill sul governo democratico rappresentativo: «lo scopo principale della politica è proprio quello di identificare le regole e le istituzioni che hanno la tendenza a promuovere il benessere della società (che egli identifica negli obblighi morali a rispettare i diritti delle persone) e di lasciare agli individui la costruzione di una propria biografia personale» (p. 146). Ma si spiega anche l’idea di una “religione dell’umanità”, da intendersi (in polemica con Auguste Comte) non come una forma di autorità illiberale che trascenda la libertà degli individui, tanto moralmente quanto politicamente, ma come una forma di educazione che abbia proprio le persone come suo fulcro, «rivolta a elevare l’animo umano, sollevandolo dalla piccolezza del proprio egoismo e dalle limitazioni della propria condizione» (p. 147).
Nel guidare il lettore nella mole degli scritti di Mill senza mai perdere di vista la stella polare del perfezionismo, Donatelli ottiene, pertanto, due risultati di grande rilievo: da una parte, legge un classico come Mill riproponendolo da un’ottica estremamente feconda; dall’altra, ha l’occasione di discutere una peculiare forma di perfezionismo morale che trova in Mill un’esposizione esemplare, ma che avrà anche un’evoluzione sua propria nella filosofia morale contemporanea. In questo senso, il saggio di Donatelli è ben più che una semplice introduzione, incontrando l’interesse sia dello storico della filosofia, sia di chi si occupa di questioni più teoriche.

Indice

I. Eclettismo e perfezionismo
1. Introduzione – 2. Verità e autorità – 3. Il superamento dell’eccletismo – 4. Un utilitarismo romantico
II. La logica
1. Il System of Logic e l’incontro con Comte – 2. Logica e metafisica – 3. Il linguaggio – 4. L’analisi del sillogismo e le verità matematiche – 5. Il principio di causazione – 6. Il metodo deduttivo – 7. Le scienze sociali
III. L’economia politica
1. Introduzione – 2. La produzione – 3. La distribuzione: la proprietà privata e la questione del socialismo – 4. La dottrina del laissez-faire e l’intervento del governo
IV. La verità
1. Dagli scritti degli anni Trenta a On Liberty – 2. Il principio di libertà – 3. La morale e la sfera personale – 4. La giustificazione del principio di libertà: la verità – 5. La giustificazione del principio di libertà: l’individualità – 6. L’asservimento delle donne
V. L’utilitarismo
1. Introduzione – 2. L’edonismo qualitativo – 3. La prova del principio di utilità – 4. L’associazionismo e i sentimenti morali – 5. Giustizia e diritti
VI. Il governo rappresentativo
1. La teoria del governo negli scritti degli anni Trenta – 2. La sovranità popolare: giustificazione e limiti
VII. Psicologia e metafisica
1. Introduzione – 2. La credenza nel mondo esterno – 3. L’identità personale – 4. Il libero arbitrio
VIII. Etica e religione
1. Introduzione – 2. La natura come fondamento dell’etica – 3. L’utilità della religione – 4. Comte e la religione dell’umanità – 5. L’esistenza di Dio
Cronologia della vita e delle opere
Storia della critica
1. Dopo Mill – 2. Logica e filosofia – 3. La libertà – 4. L’utilitarismo – 5. L’economia politica – 6. Mill in Italia
Bibliografia
I. Opere di Mill – II. Opere biografiche – III. Studi critici


L'autore

Piergiorgio Donatelli insegna Bioetica e Storia della filosofia morale all’Università di Roma “La Sapienza”. È autore di vari saggi, tra cui Wittgenstein e l’etica e La filosofia morale.

Links

Sito che raccoglie molte pagine utili su Mill e l’utilitarismo in generale:

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