martedì 15 luglio 2008

Lanzillo, Maria Laura (a cura di), Libertà.

Roma-Bari, Laterza, 2008, pp. XXIV+183, € 18,00, ISBN 9788842086468

Recensione di Rolando Ruggeri – 15/07/2008

Filosofia politica, Filosofia pratica

Una antologia di scritti sul tema della libertà. Un tema quanto mai attuale che ha conservato la sua pregnanza durante i secoli, dilatando e restringendo il campo semantico entro cui può esser collocato.
Lanzillo seleziona una serie di brani che abbracciano cronologicamente un periodo di oltre due millenni da Tucidide a John Rawls.
Ne viene fuori una mappa del concetto di libertà: una preziosa guida che consente di tracciare una rotta efficace che conduca al nucleo del problema; e che permette, inoltre, di ripercorrere un itinerario attraverso le principali tappe che, disseminate lungo il filo logico (ma anche antropologico, religioso e politico) del discorso, conducono alla comprensione di ciò che fa dell’uomo un essere libero.
La riflessione sulla libertà fiorisce in diversi campi della vita associata, si sviluppa, a seconda dei momenti storici, nel campo della politica, della religione, della morale. Ne viene fuori un ritratto polisemico del concetto. Non è possibile tracciare un preciso confine tra libertà e non libertà, come non è possibile delimitare la libertà ad un solo aspetto della vita dell’uomo o della società.
Il libro è suddiviso in quattro macro-aree tematiche, che presentano, pur nella differenza di idee dei singoli pensatori, una coerenza di fondo, mostrando come i problemi riguardanti la definizione di questo fondamentale concetto si siano arricchiti di sfumature con il passare dei secoli, e come abbiano proiettato le proprie ombre nei diversi ambienti culturali e sociali.
La prima delle quattro parti cronologico-semantiche è La libertà degli antichi, vi sono compresi testi di Tucidide, Platone e Cicerone. Senza illustrare nel dettaglio le concezioni dei pensatori, che vale la pena leggere direttamente dalle pagine scelte, si può riconoscere una coerenza nella concezione della libertà presentata, o meglio, nella collocazione che alla libertà viene data. La libertà degli antichi è una libertà eminentemente politica, libertà dal dominio di una potenza esterna, non afferisce ancora all’uomo in quanto tale, seppure in Cicerone c’è attenzione al cittadino romano, unico titolare di diritti e quindi libero. Si cominciano così a delineare i contorni di questa mappa del “tesoro”, nella speranza di poter raggiungere l’ambito luogo in cui essere, e saper essere, liberi. Da una libertà vista come afferente solo ad un corpo collettivo, ci si sposta, di appena qualche passo, verso il riconoscimento della dimensione individuale del concetto della libertas romana. Non è ancora il riconoscimento di una libertà individuale che segue alla nascita dell’uomo, ma il sentiero che condurrà verso quel tipo di soluzione è stato individuato.
La seconda parte è forse la più composita, sotto il titolo La rivoluzione della libertà moderna troviamo Niccolò Machiavelli, Martin Lutero, Erasmo da Rotterdam, Thomas Hobbes, John Locke, Charles-Louis de Secondat di Montesquieu, Jean-Jacques Rousseau, Thomas Jefferson con la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, Immanuel Kant e François-Dominique Toussaint Louverture.
Naturalmente, il titolo è azzeccato: è questo il periodo in cui il concetto di libertà viene esaminato e scrutato da diversi punti di vista. Ne esce un concetto per molti versi maturo e, sotto diversi aspetti, non ancora tramontato ai nostri giorni.
Si va dalla riflessione cristiana sul concetto di libertà dell’uomo ad argomentazioni più strettamente politiche. Sappiamo che la riflessione medievale e in parte quella moderna ponevano la religione al centro dell’interesse, in ogni campo. sotto questo profilo, anche il discorso sulla libertà fu posto all’interno di questo dibattito. Nel giro di poche pagine abbiamo un quadro esauriente della disputa tra Lutero ed Erasmo, in relazione all’argomento agostiniano del libero arbitrio.
Lentamente, ma inesorabilmente, la libertà individuale si ritaglia uno spazio anche politico, dapprima inserendosi laddove la legge tace, poi piegando la stessa legge alla concessione di diritti fondamentali riconosciuti all’uomo per natura.
La terza parte ha titolo Il movimento della libertà. Tra gli scritti di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Benjamin Constant, Karl Marx, Giuseppe Mazzini e John Stuart Mill, la libertà anima il corso della storia divenendone cardine. In Hegel “la storia del mondo è letta come storia della libertà” (p. 87); Marx critica la visione hegeliana descrivendo lo Stato, che Hegel considerava dialetticamente come momento chiave delle varie realizzazioni storiche, quale strumento che occulta le libertà del singolo sotto un astratto quanto inconsistente egualitarismo. Con Mazzini e Mill il discorso si arricchisce di una sfumatura morale che permane anche nella quarta e ultima sezione, intitolata Temi della libertà contemporanea.
L’ultima parte di questa riflessione storico-filosofica sul tema della libertà presenta testi di Hans Kelsen, Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Simone Weil, Hannah Arendt, Isaiah Berlin, Fredrich August von Hayek, e John Rawls.
Condotti da Kelsen, che riprende il pensiero di Rousseau di una libertà quale obbedienza solamente a se stessi per tramite di un governo che rappresenti il popolo, troviamo di nuovo un pensiero che si rifà all’idealismo con Croce e Gentile. Nuove prospettive ci vengono presentate: Simone Weil vede nel lavoro la realizzazione del rapporto tra pensiero e azione dell’uomo, riconoscendo l’agire come il luogo principe della libertà; Hannah Arendt distingue “libertà” da “liberazione”, aprendo il discorso di Isaiah Berlin sulla distinzione tra libertà positiva e libertà negativa (fra “libertà di” e “libertà da”). Il quadro è maturo per accogliere a questo punto le ultime due riflessioni, quella di von Hayek e Rawls, che teorizzano in merito a quale possa essere la migliore combinazione tra tutela della libertà degli uomini e ordinamento statuale.
Tra salti in avanti e passi indietro, che in realtà non sono mai regressioni ma riscoperta di ciò che la saggezza passata lascia tra le pieghe della storia, la libertà attraversa i secoli in cerca di una propria definizione, trovandola a tratti, ma sollevando spesso nuovi problemi che spingono a nuovi sforzi protesi a catturarne la vera essenza.

Indice

Introduzione 
PARTE PRIMA - LE LIBERTÀ DEGLI ANTICHI 
Tucidide, Epitaffio di Pericle 
Platone, La Repubblica 
Marco Tullio Cicerone, Lo Stato 
PARTE SECONDA - LA RIVOLUZIONE DELLA LIBERTÀ MODERNA 
Niccolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio 
Martin Lutero, La libertà del cristiano 
Erasmo da Rotterdam, Il libero arbitrio 
Thomas Hobbes, Il Leviatano 
John Locke, Secondo trattato sul governo 
Charles-Louis de Secondat de Montesquieu, Lo spirito delle leggi 
Jean-Jacques Rousseau, Il contratto sociale 
Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, 4 luglio 1776. L’unanime dichiarazione dei tredici Stati Uniti d’America 
Immanuel Kant, Risposta alla domanda: «Che cos’è l’Illuminismo?» 
François-Dominique Toussaint Louverture, Confutazione di alcune asserzioni contenute nel discorso al Legislativo di Vaublanc 
PARTE TERZA - IL MOVIMENTO DELLA LIBERTÀ 
George Wilhelm Friedrich Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia 
Benjamin Constant, La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni 
Karl Marx, La questione ebraica 
Giuseppe Mazzini, Pensieri sulla democrazia in Europa 
John Stuart Mill, Sulla libertà 
PARTE QUARTA - TEMI DELLA LIBERTÀ CONTEMPORANEA 
Hans Kelsen, Essenza e valore della democrazia 
Benedetto Croce, Storia d’Europa nel secolo decimo nono 
Giovanni Gentile, Genesi e struttura della società 
Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale 
Hannah Arendt, Sulla rivoluzione 
Isaiah Berlin, Due concetti li libertà 
Friedrich August von Hayek, Legge, legislazione e libertà 
John Rawls, Le libertà fondamentali e le loro priorità 
Bibliografia


L'autore

Maria Laura Lanzillo insegna Storia delle dottrine politiche e Analisi dei concetti politici nella Facoltà di Scienze politiche “Roberto Ruffilli” dell’Università di Bologna (sede di Forlì) e svolge la sua attività di ricerca presso il Dipartimento di Politica, Istituzioni, Storia dell’Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni, Tolleranza (Bologna 2001), La questione della tolleranza. Gli autori, i dibattiti, le dichiarazioni (a cura di, Bologna 2002) e Toqueville. Antologia degli scritti politici (Roma 2004). Voltaire. La politica della tolleranza (2000) e Il multiculturalismo (2005).

5 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

La recensione offre interpretazione essenziale, astorica, che da consultazione di indice del libro, accluso in stessa recensione, non risulta coessenziale al saggio medesimo recensito: questo infatti si presenta storicamente determinato, volto ad indicare della libertà vicenda esistenziale attraverso cronache eminentemente politiche-extra-politiche.

Si noti per esempio la menzione che il recensore fa di Hegel e Marx, quanto essa razionalizzando astrattamente ne assolutizza le concezioni: così la filosofia della storia di Hegel rischia di diventare sofisma nella storia e la questione ebraica che Marx tentò di risolvere con distruttiva critica della storia della religione si estremizzerebbe nel più intollerante ed intransigente ed invadente sionismo; ed allora i dibattiti contemporanei su libertà e liberazione si ridurrebbero a sottoposizione di libertà a liberazione... Non c'è dubbio che parte di hegelismo ed il marxismo avevano scelto questa via rifiutandone anche l'esito della riduzione; eppure il pensiero hegeliano aveva definito l'astrattezza ineludibile di una storia raccontata secondo cànoni filosofici, perché tale storia non ancora accaduta e neppure in potenza tale solo in possibilità, soltanto con "La fine della storia" ovvero 'la fine della storia del mondo' accaduta in questi recenti recentissimi tempi tal possibilità diventando ideale non utopica; inoltre la politica marxista da indifferibile e annichilente contesa era stata tramutata dai "comunisti non allineati" in richiesta di altro risultato, che ponesse fine a stesso movimento marxista, ingiustamente classista fino a delittuosità contro stessi diritti fondamentali e incapace di costituire dunque alternativa, allora votato da tali comunisti non allineati ad un termine non distruttorio bensì interrogativo, in modo che non solo fosse giudizio contro chi ne voleva l'essere per farne campo di dominio capitalista ma fosse pure sentenza definitiva non definitoria sugli stessi autori di medesima sentenza...
Di essenzialità che descrive l'autoritarismo occidentalista ed il totalitarismo antioccidentale non essendo rimasto più alcunché nei veri corsi storici, non si trova odiernamente senso alla loro menzione-introduzione e poco se ne trovava in anno 2008; e se la recensione ha avuto in questi anni merito di fatto, di condurre ad intellettualità di argomenti storici (del saggio recensito) gli intellettualismi marxisti post marxisti e le intellettualizzazioni hegeliste, oramai in anno 2019 — dopo la definitiva trasformazione del mondo ex-sovietico in mondo postsovietico — non c'è più funzione possibile alle menzioni della unilaterità hegelista o dirsivoglia vetero-hegeliana né alle negazioni marxiste.

Quindi io suggerisco, a differenza di recensione di Rolando Ruggeri nel 2008, di evitare, del testo del saggio "Libertà" di Maria Laura Lanzillo, lettura diacronica parziale altrimenti stessa lettura sincronica filosofica od extrafilosofica ne resterebbe inattuabile.

(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Il saggio di M. L. Lanzillo "Libertà" prospetta materie di riflessioni maggiori di quanto ne offrano argomenti; tanto che la obliterazione in esso attuata, evidentemente, dell'Evo di Mezzo nella premodernità indurrebbe ad altra storia, greco-romana e non di romanità grecizzata, ma possibili trattazioni, da argomenti stessi, restandone chiuse e potendosene attendere solo riferimenti, che di fatto se ci fossero avrebbero reale valore in autocritica od autentica funzione in altra etica; perché la grecità nel mondo ha rivelato la facoltà spontanea dell'esser liberi ed ha svelato che può esistere una schiavitù tanto colpevole dal doversi giudicare un torto anche per tutti!
A voler colmare il divario storico intellettuale filosofico segnato da prospettiva di saggio stesso ("Libertà" di M. L. Lanzillo) dunque si può notare che la ragione di una esistenza di fatto libera, non solo le ragioni per esistere liberamente, è realtà non esclusa da riferimenti della Storia, nel tempo, al Mistero, della eternità; perché la relazione umana-divina non è l'unica a potersi valutare dallo storico e filosofo, esistendo anche l'altra corrispondente, divina-umana, intuibile storicamente con l'identificare negli accadimenti logicamente analizzabili parte ulteriore e non altra oltre logica del tempo del mondo ma non oltre logica universale. È questa identificazione la stessa che fa da premessa filosofica agli studi storico-religiosi, scientificamente corredati oramai con istituzioni ed in prassi universitarie, ma filosoficamente già da prima supportati, secondo descrizioni necessitanti non solo necessarie (che stessa scienza, psicologica, individua quali modi non sostituibili per vivere o per continuare a vivere); e tali necessitazioni non sono riduzioni a previe prassi scientifiche, sono invece ricezioni di eventualità diversa e pure significante; cioè dagli argomenti storici del saggio risulta implicita esclusione di una umanità, perché si tace di fatto nel saggio della duplicità/molteplicità di fatti storici rilevanti e determinanti includendosene menzione e parziale riflessione.

(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Repubblica, Democrazia; Mistero, Natura; Assolutismo, Illuminismo; Progresso, Restaurazione... Libertà, Liberazione; Conservatori, Rivoluzionari; Diritto, Norma... L'indice del saggio di M. L. Lanzillo (non è questo mio elenco, che ne è invece estrinsecazione) mostra una concezione della storia della civiltà: assumendo Grecia e Roma, in particolare universalizzazione politica e determinazione della politica, quali rispettivamente nell'ordine: Principio e Inizio; l'autore ovvero autrice definisce una intera vicenda intellettuale, politica, culturale, in verità ispiratale da romanità e romanismo. Tal definire di autrice del saggio evidentemente non include in proprie definizioni importanti i comandi dell'Impero di Roma né gli atti degli ultimi Zar in Russia; ciò lo si deduce dagli stessi argomenti della trattazione, la quale è adatta a valutare il ruolo della libertà nella storia e nella politica quale intermediazione od interrelazione, non impulso o fondazione per destini e forze politiche; tantoché dell'Evo di Mezzo non se ne trova in indice nulla di argomentativamente concreto, solo di tematicamente astratto, nella inclusione della ideologia della Riforma cristiana di Martin Lutero, che basava propria ragion d'essere sulla necessità per la libertà del confronto diretto col Mistero senza che le istituzioni civili religiose intromettendosene previamente impedissero libero esame dei testi sacri e soprattutto senza che i veti civili contrastassero libero pensiero sulla fede in stesso Mistero di Dio; a ciò autrice appaiando la descrizione tutta naturale dell'umano arbitrio condotta da Erasmo da Rotterdam, la quale però senza alcuna concreta riflessione su Evo di Mezzo non palesa propria esclusiva inerenza ai fatti naturali né mostra sua insignificanza in riferimento alla relazione Dio—Uomo (ovvero non uomo—Dio) cioè in attinenza anche agli accadimenti non sottoposti alle immancabili regole della natura ovvero agli eventi soprannaturali pure; né in stesso saggio mostrandosi argomentativamente efficacemente di Umanità-Divinità la potenza di star al mondo per natura primariamente e solo secondariamente per civilizzazione ed acculturazione, difatti la radice greca della politica della libertà non inclusa quale fondamento da autrice, che evidentemente non ne argomenta storie... Ma senza queste altre storie il saggio stesso "Libertà" di M. L. Lanzillo resta filosoficamente inconcluso ed in precarietà e ciò antifilosoficamente, perché la esistenzialità cui esso riferisce non è l'unica né separata da altra e poiché senza riferimento esistenziale non ne ha senso la argomentatività anzi ne diverrebbe controsenso.

(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Gli argomenti del saggio di M. L. Lanzillo spingono a meditare chi volesse trarne qualcosa di non provvisorio ma al contempo qualsiasi trattazione attuabile filosoficamente in base agli argomenti formulati da stessa autrice Lanzillo evidentemente (di ciò se ne trova conferma non intuizione in recensione) non offre alcunché per questo anzi ne sottrae inoltrandosi in dottrine filosofiche politiche contemporanee con parzialità di trattazioni possibili ed argomenti non parziali, dunque le storie trattate non rivelando più il proprio senso ma solo significati e non tutti e senza quelli filosoficamente necessari. In particolare i significati delle vicende della romanità grecizzata vi trovano risalto ma non riferimento cospicuo a vero e proprio mondo greco-romano. Per i meandri della contemporaneità filosofica e politica il pensiero su libertà anche cristiana troverebbe senso non antifilosofico includendovi la alterità storica greco-ortodossa ed ortodossa, che alle essenziali ipostasi ovvero ipostatizzazioni antiche, prescindenti eventualità dell'essere, ha fatto seguire esistenzialità di ipostatizzazioni, cioè le ipostasi non solo ideali ma reali descrizioni di eventi non soltanto cosmici-antropologici e non cosmologici non determinati, formulando concetto di "UomoDio", che indica accadimento non meditato da alcun altro all'infuori di stesso che lo vive quale sentimento non panteista bensì pan-en-teista, cioè di onnipresenza di un Mistero della vita ed in ciascuna vita; o ovviamente non descrivendo alcuna reale persona.
Il cristianesimo ideologicamente è religione non soltanto esistenzialmente vissuta ma sin da Antichità anche tale pensabile ed attualmente tal anche pensata, perciò se ne ritrova storia più grande non disunita dalla vicenda principale della umana libertà e si riscontra non veritiera attribuizione (che mai fu davvero cattolica) di centralità alla storia del tardo giudaismo antico ed al racconto della predicazione del "Nazareno" nei luoghi d'esso (peraltro già resa obsoleta per intero Occidente dagli scritti di K. Gibran che attestano nascita del cristianesimo apostolico da molteplici predicazioni ed in destini vari non mortuari). Senza falsa centralità storica vengon meno gli ostacoli che fanno sembrare la umana libertà solo una essenza della umanità e non anche l'esistenza della umana natura ed allora si può intendere la medioevale e moderna costruzione politica della libertà individuale quale manifestazione di un potere della natura umana, astoricamente dato; solo così potendosi capire in che senso l'umanità antica non aveva bisogno di generali non generiche affermazioni collettive entro parimenti non generiche e generali affermazioni individuali; così potendo intendersi le notazioni varie di storici, umanisti, antropologi, circa la differenza tra uomo antico e uomo moderno, di quest'ultimo possibilità di considerazioni umanitarie meno provvisorie, dato che le interazioni bio-antropologiche antiche erano basate su minori conoscenze reciproche e maggiori conoscenze comuni. In tal senso la contemporanea libertà è stata invenzione non scoperta della umanità; ma senza valutare accanto a storie risapute altre storie non si può trovare di tale invenzione significato né senso: infatti la libertà contemporanea corrisponde alle maggiori incognite non di stessa umanità ma degli eventi del mondo! Ma ciò senza mentalità filosofica rischia di esser celato dalla sopravvalutazione delle scienze che generando inutilizzo di tecnologie e disuso di tecniche tecnologicamente derivate genera a sua volta paralisi di stesse scienze; quindi rischia di terminare nel nonsenso delle superstizioni estreme, che impediscono stessa parola della coscienza, per cui l'umanità perderebbe propria consapevolezza presente, per reticenze, oblii, omissioni, fantasie antiumanitarie; per cui non avrebbero senso neppure le storie risapute di libertà.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Leggendo indice del libro ci si può ritrovare a meditare sul senso delle libertà personali in una storia dove l'idea di una assolutezza della salvezza resta separata da reali esistenze singole.
Per questo la allegoria cristiana, della icona non di un ritratto di persona, perde sua forza emotiva; ed allora l'idea della libertà specchiandosi in stesso volto umano di chi la attua, nel tempo considerando in esso la Eternità, stesso proprio volto mostra allegoria; e questo non interessa al teologo ma interessa allo storico, che nel concetto religioso di UomoDio trova una guida per intendere storie religiose dalle persone storiche che hanno fatto storia ed anche di religione...
Nel caso di storie redatte in ambienti cattolici, se ne ritrova oramai simulacro perché il divenire del pensiero avvicenda altri volti nella contemplazione di essere ed eternità; puntualmente ritrovandosi idea non più significante di umanità, a disposizione di idoleggiamenti o costruzioni di idoli; ed allora Senato romano ed Accademia platonica al cospetto di una falsa icona, di una figura inautentica di salvatore, recuperano senso a patto che tal figura, nel tal caso la figura storica del Nazareno detto Gesù di Nazareth e tutti gli ideali umani sortine e proliferatine, ne siano compiutamente separati.

Passati ad altra storia, diventa insufficiente la considerazione della religiosità storicamente determinata, dunque da UomoDio a DioUomo lo storico trovando da concetto matrice concettuale... E tanti eventi che parevano senza tutto ciò importanti si rivelano secondari, perché eterodotti secondo dipendenze civili-culturali a religioni e non appartenenze culturali nonché civili a religioni... Di UomoDio potendosi dare varie successioni di storiche immagini per differenti persone perché Uomo ed Eternita ovvero Dio sono pensabili per singolarità ed esistenze singole; ma le due parti unendosi del tutto dissolvono il tutto... lasciando immane, inane campionario di nonsensi; cui non sarebbe giusto relegarvi la vicenda della filosofia, come se si potessero assomar immagini dei filosofi in catalogo per sciocchi.
Meglio, io direi, sarebbe menzionar libertà cristiana senza polemiche parzializzazioni (cattoliciste non più cattoliche...); allora forse apparirà proprio lo stesso volto di Giuliano l'Apostata a simboleggiare la Salvezza da Dio... ma senza che i filosofi se ne scordino sua Opera in stessa filosofia!... e senza che si scordino di aver trovato l'eternità, se mai L'avessero trovata già tutti una per ciascuno!!

Insomma, suggerisco di provare a studiare storie bizantine per intendere che la ovvietà della libertà è, per chi greco (chiunque dovunque fosse — esiste il cosmopolitismo greco), la stessa spontanea forza di opporsi ai nemici della libertà, che si celano ed anche profittando di libri, indici e recensioni.

MAURO PASTORE