lunedì 15 dicembre 2008

Oppo, Andrea, Philosophical Aesthetics and Samuel Beckett.

Oxford et al., Peter Lang, 2008, pp. 268, € 42,60, ISBN 9783039118243.

Recensione di Monica Poddighe - 15/12/2008
Estetica

Questo studio di Andrea Oppo prende in esame il ruolo dello scrittore e drammaturgo Samuel Beckett nell’estetica filosofica contemporanea, principalmente attraverso l’analisi dei suoi stessi articoli e saggi - nei quali, fra le altre cose, vengono passati in rassegna i suoi rapporti letterari con Dante, Proust e Joyce - e delle diverse interpretazioni che i filosofi (in particolare Adorno, Deleuze e Blanchot) hanno dato delle sue opere.
L’analisi ruota attorno alla questione fondamentale del rapporto fra arte e verità, dove l’arte giunge al proprio totale esaurimento per mezzo di una serie di “finali di partita” che riguardano progressivamente la filosofia, la scrittura, il linguaggio e ogni minima forma di espressione.
La tesi di fondo di questo lavoro (probabilmente il primo che in questa maniera, organica e unitaria, cerca di ricostruire l’estetica filosofica dello scrittore irlandese e il suo rapporto con Adorno e i filosofi contemporanei) è che, alla base del progetto filosofico di Beckett, questa estetica della verità risulti essere nient’altro che il soggetto reale stesso, all’interno di un tragico e contraddittorio rapporto che lega il Sé/Voce all’Oggetto/Corpo del teatro e della narrativa beckettiana. Questo processo - in un certo senso un ampio e generalizzato “coma della parola” - secondo l’autore avviene in Beckett attraverso un triplice passaggio (“processo al significato”, “finale di partita dell’arte” e “ritorno alla soggettività”) che, in qualche modo, rappresenta il filo conduttore di tutta l’opera di Beckett, nonché una triplice “uscita” della sua stessa ricerca filosofica: uscita dall’arte espressiva, dalla filosofia e dal linguaggio.
Dopo un’ampia prefazione che mette in chiaro cosa significhi, in generale, occuparsi del rapporto tra Beckett e la filosofia, il primo capitolo del libro porta a termine un’analisi completa degli scritti saggistici di Beckett sull’arte e l’estetica, in modo da ricostruire l’essenziale proposta estetica dell’autore. Nel secondo capitolo si analizza la decisiva interpretazione che Adorno ha fornito soprattutto per ciò che riguarda il potenziale filosofico dell’opera di Beckett.
Il capitolo successivo si concentra invece sulle letture postmoderne dei testi beckettiani, proposte in larga parte da autori francesi. In questo caso, in particolare, l’attenzione è rivolta alla questione della “fine della modernità” in relazione al pensiero di Beckett. Infine, il quarto e ultimo capitolo si occupa di alcune prospettive extrafilosofiche derivanti dalla radicale opposizione, nel teatro beckettiano, di testo/voce e corpo.
Lo studio si conclude con l’affermazione che il pensiero filosofico di Beckett costituisca una sorta di “discorso sulle uscite” nel quale l’estetica, precisamente nell’atto di esaurire le possibilità dell’arte, rivela il più autentico contenuto di verità dell’arte stessa: vale a dire il ritorno al soggetto.

Indice

Preface
Chapter I: The Aesthetics of Samuel Beckett: Essays and Writings
Chapter II: Adorno: Interpreter of Beckett
Chapter III: The Cul de Sac of Critique: Beckett’s Late Work via Postmodern Philosophy
Chapter IV: If the Body is Able to Think: Towards a Philosophy of Theatre
Bibliography
Index


Il curatore

Andrea Oppo (1970) è docente di Estetica presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. È allievo di Sergio Givone e ha conseguito il dottorato in Filosofia-Estetica all’Università di Dublino UCD. Ha pubblicato diversi articoli sulla filosofia russa, l’estetica e la filosofia della letteratura.

Link

Nessun commento: