sabato 27 giugno 2009

Merker, Nicolao, Filosofie del populismo.

Roma-Bari, Laterza, 2009, pp. 216, € 20,00, ISBN 9788842089186.

Recensione di Gianmaria Merenda - 27/06/2009

Storia della filosofia (moderna), Filosofia politica

Nicolao Merker avvisa il lettore che questo saggio sul populismo potrebbe trovare dei facili riscontri nella realtà odierna. Ciò accade – spiega Merker – perché “gli attori populisti di oggi” (p. 14) utilizzano le vecchie e consunte maschere, spacciate per modernissime, della filosofia del populismo. Nel saggio, però, Merkel non si occupa di questi moderni attori. Lo studio è, infatti, un agile ma approfondito percorso storico tra quei pensatori che direttamente o indirettamente concorsero alla creazione del concetto di populismo. Fra le personalità che vengono indicate da Merker sono presenti anche filosofi e pensatori che oggi non saremmo indotti ad inserire nella categoria politica del populismo, o perché antecedenti al populismo vero e proprio, o perché non direttamente interessati allo studio del populismo: tra questi si possono ricordare Burke, Schlegel, Novalis, Hegel, i nostri Mazzini e Gioberti. Altra precisazione fatta da Merker è che nel testo – non essendo quello lo scopo dello scritto – non si troveranno i populismi di matrice socialista o derivanti dal movimento operaio, che pure furono presenti.
Ma che cos’è il populismo? Il termine deriva dal People’s Party americano del 1899-90 (p. 116), ed è una ideologia politica che in nome del popolo si serve del ‘popolo’ stesso – il suo concetto è una “regressione” ad un’idea di popolo ‘assolutizzato’, aprioristico e mitizzato (p. 11). Il populismo è il governo della massa che fa leva sui miti, sul protezionismo, sulla presenza di un capo carismatico e, preferibilmente, su una religione esclusiva.
L’esclusione dell’altro da sé, l’isolamento preventivo e protezionistico del proprio piccolo back yard, non permette il naturale contatto con lo straniero, e il conseguente meticciato, che la vita di ogni popolo ha storicamente conosciuto. I protezionisti, paladini della difesa ad oltranza della purezza etnica, con la loro antimodernità, con il loro rifiuto opposto all’evolversi dei diritti dell’uomo sono “dei disabili fin dalla nascita” (p. 21), secondo Merker. Le filosofie del populismo hanno il loro sviluppo su questo punto principale, sull’esclusione di una parte degli uomini che formano la società. L’origine di questa ideologia politica la possiamo trovare nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789, scaturita dalla Rivoluzione francese. La dichiarazione produce in Europa un effetto dirompente che mira a scardinare ogni sistema di governo in essere. Immediate le prese di posizione – cfr. pp. 21-28, per le Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia di Edmund Burke – utili a conservare quei limiti che permettevano di poter continuare a controllare una massa, i cittadini, che grazie alla dichiarazione dei loro diritti potevano esigere diverse condizioni di vita. Le differenze principali, tra popolo e popolo, che vengono messe in campo riguardano l’appartenenza etnica, quella religiosa e quella linguistica: “a seconda di particolari costellazioni ideologiche-politiche, la presunta identità primaria di un popolo viene riposta o nella ‘religione’, oppure nella ‘lingua’, o nella ‘tradizione’ e ‘cultura’, o nel ‘territorio’ dove il popolo è insediato, o nella vetustà e purezza della sua ‘razza’ ed ‘etnia’” (p. 11). Saranno le presunte identità segregazioniste ad attecchire con particolare vigore nell’Europa nazionalista di fine Ottocento e inizio Novecento: “sono già, belli e definiti, i due cardini – la comunità autoctona e lo scontro tra le nazioni – che daranno sostegno e forza, nel secolo e mezzo successivo, al populismo in Europa” (p. 39). Abbiamo detto che uno dei tratti principali della fortuna del populismo si trova nello sfruttamento di una religione. Religione che deve incidere “sulla coscienza identitaria della comunità” (p. 85). Questa dinamica conduce al “popolo di Dio” (pp. 85 ss.), concetto che Merker descrive all’interno del VII capitolo, sviluppando le idee politiche di Mazzini e Gioberti. Il popolo di Dio è il risultato della ecclesiocrazia, ovvero il punto di convergenza tra la vita politica civile e i precetti della religione. L’esclusione che una religione può causare, se questa è utilizzata per escludere e non per includere, nell’Europa di inizio Novecento vira velocemente vero altri tipi di esclusione. Il biologismo, il razzismo, in particolar modo l’antisemitismo, l’etnocentrismo, saranno i fulcri su cui poggeranno le leve del Führerprinzip ideato nella Germania guglielmina (cfr. pp. 131-134). Il popolo, che occupa il centro delle filosofie populiste, secondo il ‘principio del condottiero’ non è in grado di gestire le dinamiche politiche messe in opera dalla Rivoluzione francese. Perciò, sul calco del potere attribuito al capo religioso, viene alimentato il mito di un capo, un condottiero, un duce, che possa far gravare solo sulle sue spalle l’intero fardello delle difficoltà di un intero popolo. Basando la partecipazione del popolo alla sola presa di coscienza ‘immediata’, irrazionale e istintiva, plebiscitaria – tendendo ad una sua esclusione dalla partecipazione attiva o rappresentativa della cosa pubblica – solo il Führer può gestire la massa spacciando per decisioni del popolo ciò che, invece, è solo una decisione del ‘condottiero’. È nell’interessantissimo capitolo X (pp. 136-148) che Merker sviluppa la figura politica del capotribù, del Führer. Figura, quella del condottiero, che si rispecchia benissimo in quella del duce Mussolini, in Italia, e del caudillo Franco, in Spagna.
Carl Schmitt ha un ruolo importante nella formulazione del populismo nazista (cfr. p. 137). La sua riduzione della politica allo scontro tribale tra amico, cioè colui che è riconosciuto come parte del popolo, e nemico, cioè colui che è semplicemente straniero al popolo, mette in luce le basi mitiche, mistificatorie, su cui si fonda il mito del condottiero: “quanto più il concetto di popolo si risolve in quello di etnia, l’etnia nel concetto biologico di discendenza, questa, poi, nel postulato della ‘purezza del sangue’, e infine il sangue nel magico veicolo di ogni qualità fisico-morale della razza, tanto più l’insieme di tutte queste componenti equivale a quello che è tecnicamente definibile come populismo razziale nazionalsocialista” (p. 140).
Merker, dopo aver ampiamente esposto le filosofie che si nascondono dietro ogni prassi populistica, conclude il suo saggio ribaltando l’assioma di esclusione del populismo stesso: solo la garanzia dei diritti generali può garantire i diritti di ogni specificità etnico-culturale e “la nazione-demos plurietnica non è un parto cerebrale, bensì una realtà che la società civile va imponendo da tempo” (p. 175).
Da segnalare che Merker alla fine di ogni capitolo include una nota bibliografica ragionata, vi sono indicati alcuni testi che nell’immediato possono essere utili per sviluppare alcuni o tematiche del capitolo appena concluso. I saggi citati sono poi ripresi nella bibliografia di fine testo.

Indice

Cosa c’entrano i filosofi?
L’odiato 1789
Il sangue, la religione, il popolo plebe
Dai romantici a Fiche
Hegel, il popolo e l’eurocentrismo metafisico
Nietzsche, il populista elitario
Il popolo di Dio
L’America di Thoreau e del populismo
Populismo e etnocentrismo
Il capotribù detta il diritto
Gli sciamani della tribù
I feticci di guardia al recinto
Bibliografia
Indice dei nomi


L'autore

Nicolao Merker è professore emerito della Facoltà di filosofia dell’Università di Roma La Sapienza. È autore, tra l’altro, di Il sangue e la terra. Due secoli di idee sulla nazione (Roma 2001), Atlante storico della filosofia (Roma 2004), Europa oltre i mari. Il mito della missione della civiltà (Roma 2006), Alle origini dell’ideologia tedesca. Rivoluzione e utopia nel giacobismo (Roma-Bari 1977), Il socialismo vietato. Miraggi e delusioni da Kautsky agli austromarxisti (1996).
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http://cc.fondazionesancarlo.it/fsc/Viewer?cmd=dettagliopersona&id=868 (pagina dedicata a Nicolao Merker presso la Fondazione Collegio San Carlo di Modena)

10 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Vasto pensiero storico-filosofico non filosofico-storico "nato e cresciuto all'ombra di Karl Marx", senza cioè intuirne tutta quanta l'assoluta negatività di operato intellettuale attivo a discapito di intero Occidente, era allineato ad etica critica del populismo secondo i prospetti di regime civile-culturale non culturale-civile marxista poi divenuto regime stalinista-marxista sub-anti-culturale contro civiltà occidentali, che annullava gli effetti di moderazione generati dalla appartenenza provvisoria del marxismo a dibattiti e divergenze del mondo politico filosofico occidentale, favorendo di nuovo completa ed effettiva avversione da parte dei movimenti di masse antioccidentali in Occidente e non solo, quindi in Meridione del Mondo specialmente; e gli allineati che erano restati inconsapevoli dello sfruttamento cui loro linea operativa sottoposta, mediante discontatti-ricontatti sociali ed in forza di violenza di massa contro umana convivenza occidentale, non erano in grado di elevare proprie considerazioni oltre le vulgate del regime sovietista-sovietico assai diffuse in stesso Occidente anche profittando di contrasti politici tra liberali e socialisti.
Nonostante captato in sfera di influenza stalinista anche N. Merker, nondimeno per sua disponibilità ad ulteriori conoscenze riusciva a porre accademicamente in evidenza la aporeticità della vicenda marziana-marxista in università e politiche di Occidente, Europa, Italia. Tuttavia ciò non bastò ad evidenziare pure i nessi fittizi che le invadenze staliniste avevano imposto in dialoghi e relazioni sociali culturali occidentali, specialmente europee italiane. Secondo tali nessi non risultava il tentativo antioccidentale di criticare i populismi in Occidente condotto evitando per mezzo di intromissioni impositive la identificazione del populismo di matrice marxista-antioccidentale. Tale tentativo faceva uso di parzialità non neutrali di considerazioni conoscitive engelsiane, che erano invalidate da fatti ma non a tutti risaputi; e stesso tentativo era antiecologico in stessa antioccidentalità.

...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

...
Per autodifesa identitaria necessaria a causa dei bisogni locali, le etnie occidentali locali eran fuori schieramenti di Blocchi Est - Ovest e studi parziali engelsiani ne procuravano disconoscimento che appartatezza faceva parere inesistenza di determinatezza etnica. I bisogni locali etnici erano soddisfacibili solo con consapevolezza di inadeguatezza di sola unica alternativa comunista/capitalista, ma tal dato di fatto era da positivismo engelsiano, antropologico scientista non scientificamente antropologico, ignorato ed anche separando risultanze scientifiche etnologiche da consesso culturale generale occidentale. D'altronde tale esclusione culturale e scientifica culturale provvedeva anche esclusione bellica e sociale per i micropoteri non riconosciuti o non riconoscibili dai sistemi di accertamento stalinisti-comunisti né dai relativi opposti antisistemi capitalisti poi capitalisti-capitalistici.
Di tal molteplice microfacoltà politica restante non coinvolta era anche origine della resistenza intellettuale tedesca che era in grado di sapere estraneità a nazismo ed a totalitarismo della ideologia non nazista antecedente al nazismo e non prenazista, che avendo informazione e nozioni complete di tutti i movimenti ostili di massa in Occidente aveva approntato difesa etnica non razzista, basata su principio di distinzione-ripartizione di estraneità/non-estraneità che però era applicato a realtà locali oltre che nazionali ed a relazioni multinazionali oltre che internazionali. Tutto ciò non appare entro concezioni storiche filomarxiste, per volontà o per inganno che queste fossero attuate: quindi in ambienti culturali soggetti ad influenze marxiste poi marxiste-staliniste si attribuiva erroneamente razzismo a difese di identità etniche perché esternamente a queste internazionalmente non si mostrava intero oggetto di sovrannazionalità-naturalità etnica e perché era internazionalista l'odio antioccidentale marxista e non multinazionalista.
Con giuste ampliate premesse invece si manifesta il dettato filosofico politico di C. Schmitt non totalitario ma integralmente antipopulista secondo idea democratica di salvezza, da rapporti naturali-umani a relazioni umane non solo naturali, ecologicamente etnologicamente scientificamente accordata, non per scientismo né per elucubrazione etnologica non scientifica. Neonazismo in Germania tentò interpretazione scientista di dati etnologici, ma non era questo l'operato di Schmitt.
Parimenti, era il verbo di Mazzini non populista ma antipopulista, che tale si rivela verificando i Suoi atti estremi, di provvedere circostanze non autenticamente popolari di interno non rifiuto a negatività esiziali che da stessa inautenticità si notava ma senza sapersene dar fine ed altrui iniziative invece da questa coinvolgendosi. In ciò Mazzini considerava elementarmente, senza cioè escluder nessun elemento... né per ceti, classi, ruoli, cariche.

(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

... Senza dubbio Nicolao Merker aveva mostrato dopo aporeticità anche insostenibilità di aporeticità stessa di vicenda marziana-marxista; nonostante tutto neanche questo bastò per terminare troppo diffusa soggezione ad operato attivo di K. Marx né per renderne valevole operato passivo finale, che asseverava potestà delle Comuni Nazionali ed indicava in movimento comunista una aberrazione che non era stata comprensibile da sùbito a medesimo K. Marx.
Nonostante il pensiero decentrato e volto a ricostruire ruolo pratico di trascendentalismo in storia occidentale politica filosofica avesse scardinato i pregiudizi engelsiani diffusi in ambienti universitari - accademici italiani europei, restava neoengelismo e a ridar forza al vecchio anche e a sottrarre la coincidenzialità marxista-engelsiana-marxista da distruzioni critiche autocritiche.
Del trascendentalismo devesi considerare oltre che ruolo pratico anche prassi, in America post-illuminista di riconduzione di intera cultura filosofica e cultura a premesse originarie naturali ivi sufficienti, in Italia di riappropriazione di possibilità culturale attraverso la ricomprensione della realtà cultuale quivi relativa originale, che Gioberti attuava radicalmente cioè ontologicamente-onticamente ovvero per un affermare fondamentale ed unitario-molteplice.
Non era materialismo post-ex-hegeliano ad esser alternativa valida a trascendentalismo pratico, quindi neppure marxismo era atto a sussisterne alternativamente ma era questo ultimo non inadatto quale strumentalità intellettuale non originaria da devolversi a chi in condizioni culturali-sub-culturali altrimenti irrecuperabili e altrimenti peggio destinate. Perciò raccolte storiche informative di N. Merker sarebbero utili se impiegate retrospettivamente nel recupero della memoria storica del premarxismo affinché se ne mostri necessarietà relativa a mancanze determinanti e per individuare ruolo provvisorio ad esterno dei filosofemi marxisti, notando che per tramite delle espressioni marxiste gli ambienti borghesi poterono denunciare violenze precedentemente avviate a loro danni e proletarati urbani mostrare di non esser stati compresi da diffusa inutile intellettualità ingiustamente antiborghese (si consideri anche realtà borghese proletaria, per capir proprio tutto).
Non ugualmente utile tal recupero memoriale per capire realtà contemporanea e odierna, cui neanche recensore G. Merenda riusciva con sue parzializzazioni utilitariste ad avvicinare in mente ed intelletto dei tempi trascorsi recentemente.
Difatti la passata trascendentalista riduzione ad unità ebbe suoi meriti ma poi se ne avvicendò immanentistica introduzione ad unità, onticamente-ontologicamente non viceversa in Europa ed Italia ed econaturisticamente non naturisticamente in America occidentale.
Purtroppo pubblicazione ma fraintendimento pressoché generale del Contenuto dei Quaderni Neri di M. Heidegger oggigiorno impedisce ancora a molti di intender tutti i fatti filosofici e politici inerenti neotrascendentalismo contemporaneo fino a odiernità.
Eppure il populismo è nemico giurato ed ancora attivo contro i poteri democratici, anche italiani.
...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

...

Quale prassi, neotrascendentalismo ha mostrato evolversi diretto di essenzialità democratica occidentale-globale, di cui, a trascendere non a prescindere della realtà politica democratica ufficiale istituzionale, se ne rivela esistenza continuata in forza di interventi diretti democratici, in specie repubblicani ma non solo questi, filosoficamente rilevabili e filosoficamente determinatamente consistenti.
Non solo quale esempio, si consideri ultimo discorso di fine anno (2019) del Presidente di Repubblica Italiana.
Esso, geopoliticamente:
improntato a menzione, geografica, medioevale e ad affermazione, politica, moderna che supera stessa menzione e mostra da isolamento delle Istituzioni residuo contatto con Statalità non istituzionale che senza direzione soltanto parallela ad Istituzioni ne sarebbe stata del tutto separata...;
evoca passata unità popolare per evitare che coincidenze populiste ne abusino e non afferma futura unità ma notifica presente già mutato molteplicemente, secondo differenze non istituzionalmente includibili bensì da istituzione (presidenziale) riferite, da esterno e non solo per interno, ciò inquadrando il presente stesso anche istituzionale oltre che civico in nuova condizione ambientale ed in emergenze ecologiche attuali secondo premesse culturali esterne a stesso Stato Istituzionale ma presenti in Esso eminentemente attraverso nuove e nuovissime comunicatività (repubblicane-democratiche non mediate da autorità istituzionali ma da queste irrefutabili oppure accolte). /
Senza dubbio tale contenuto di discorso presidenziale (audiotelevisivo) è dimostrazione di fatto:
di recente passata assenza di popolo;
di nuovo presente radicalmente altro entro cui prospettare altra eventuale o fattuale unità di popolo oltre mere coincidenze popolari... \
In ciò, mentre potere democratico continua, repubblica invece si rifà;
...e ugualmente sarà il futuro per l'autentico antipopulismo, non solo di quello filosoficamente asseverato.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Quale prassi, neotrascendentalismo ha mostrato evolversi diretto di essenzialità democratica occidentale-globale, di cui, a trascendere non a prescindere della realtà politica democratica ufficiale istituzionale, se ne rivela esistenza continuata in forza di interventi diretti democratici, in specie repubblicani ma non solo questi, filosoficamente rilevabili e filosoficamente determinatamente consistenti.
Non solo quale esempio, si consideri ultimo discorso di fine anno (2019) del Presidente di Repubblica Italiana.
Esso, geopoliticamente:
improntato a menzione, geografica, medioevale e ad affermazione, politica, moderna che supera stessa menzione e mostra da isolamento delle Istituzioni residuo contatto con Statalità non istituzionale che senza direzione soltanto parallela ad Istituzioni ne sarebbe stata del tutto separata...;
evoca passata unità popolare per evitare che coincidenze populiste ne abusino e non afferma futura unità ma notifica presente già mutato molteplicemente, secondo differenze non istituzionalmente includibili bensì da istituzione (presidenziale) riferite, da esterno e non solo per interno, ciò inquadrando il presente stesso anche istituzionale oltre che civico in nuova condizione ambientale ed in emergenze ecologiche attuali secondo premesse culturali esterne a stesso Stato Istituzionale ma presenti in Esso eminentemente attraverso nuove e nuovissime comunicatività (repubblicane-democratiche non mediate da autorità istituzionali ma da queste irrefutabili oppure accolte). /
Senza dubbio tale contenuto di discorso presidenziale (audiotelevisivo) è dimostrazione di fatto:
di recente passata assenza di popolo;
di nuovo presente radicalmente altro entro cui prospettare altra eventuale o fattuale unità di popolo oltre mere coincidenze popolari... \
In ciò, mentre potere democratico continua, repubblica invece si rifà;
...e ugualmente sarà il futuro per l'autentico antipopulismo, non solo di quello filosoficamente asseverato.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Nel poco tempo trascorso da miei invii precedenti qui su, ho potuto notare non indifferenza in Italia nei confronti del discorso presidenziale da me citato quale riferimento a realtà politica e quale esempio esplicativo di necessità politiche non altramente esistibili.
A mostrarne verità di fatto sono occorse mie notazioni per strada, quindi notizie di altro, che riporto di nuovo non solo per ulteriori esempi complementari: accadimenti disparati, non separati negli effetti e nelle cause, di uno stesso àmbito antistatale, di falso Stato...:
in tivù informazioni di reazioni violente di pazienti in pronto soccorso e con successive ambigue menzioni di nosocomi, di controreazioni illegittime consistenti in pretese di attribuizioni o inutili, o vane, o inaccettabili, di pubblica ufficialità: o invadente contro privatezza di pazienti o in volere di esserlo, o affermazione parastatale confusiva, o abuso di stessa ufficialità già in essere senza pretesa, inoltre con unica reale logica possibile criminosa o peggio, perché atta e non adatta a provvedimenti di agenti dell'ordine non di sanitari...;
informazione cui contenuto confusionario, per scambio cioè di segni denotativi, radiografici od altri, non descrittivi di strutture ossee, per segni indicativi descrittivi in realtà inesistenti ed iniziando informatori pubblici a dare clamore ma di scoperta scientificamente nulla;
...in zone stradali ed urbane curiosità inette e violente contro singolarità biologiche personali non oggetto di nessuna scienza possibile ma condotte per ambizioni scientifiche e doppiamente invadenti ed offensive di piaceri e libertà dei viventi...;
per strada automobilisti ed autisti, anche di mezzi pesanti, in azioni contrarie a contenimento di veleni, soprattutto su e dal suolo, non rispettosi di proprio viaggio e soprattutto ai danni di salubrità prossima o inerente a pedoni...;
andando io per strada, interzona tra due Comuni puntualmente non rispettata per tale da posizionamento bidoni con scritta indicante di un Comune (Salerno, Campania) oltre confine ed anche con in essere ampliamento di porto mai legalizzato del tutto ed ora non legalizzabile date condizioni di necessità ecologiche di passato non solo ultimo e presente (attuale, odierno), a danno di interessi legittimi di zona costiera differente finanche per microclima (Comune di Vietri Sul Mare, entro tratto di Costiera "amalfitano" (non sorrentino, non cavese, non napoletano))...
... Limiti di menti e corpi e tra menti e corpi non rispettabili, altri non rispettati; distinzioni di poteri segnici ignorate; impossibilità di conoscenza per tali non intese e per giunta tentando di violare o violando destini vitali altrui, confini geografici in contiguità non attiguità scambiati per inviti a stoltissimi sconfinamenti anche profittando di lido già vessato da allargamento industriale solo momentaneamente tollerato e tollerabile...
Tutto ciò per inadeguatezze arbitrarie e per inettitudini per niente dovute a sistemi politici ma invece a totale antipolitica - non politica.
In ciò, lo Stato, evidentemente in assenza, ma non pregiudicabile, anche perché (!) gli attuali diritti, effettivamente riconosciuti e riconoscibili distintamente pure in stesso livello statale-istituzionale, implicano statuti ed anche comunicativi, non solo con diretto agire di cittadinanza anche solamente tale ed anche per appartenenza a Paese e cointeressi di medesimo Pease, Italia, quale molteplicità unitaria entro il medesimo Stato Unitario non in qualità di unicità non intera, sicché non accettabili controreazioni particolari, che seppure da entro Stato evidentemente non a favore di Stato, le quali cioè contro tali cointeressi, direttamente giustamente, vitalmente!, difesi, o solo in quanto tali...
(!) In mancanza dunque di interdizione popolare contro i gravi accaduti, resta minaccia di medesima interdizione reale e, notavo (proprio oggi!), anche effettiva ed in parte moderativa.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio primo messaggio qui: 'marziana-marxista' stia per:

marxiana-marxista.

+ Non avrei voluto accluder scrittura alternativa italianizzata quasi incomprensibile se non in regionalismi non dialettali, in particolare: emiliani; tuttavia ennesima pericolosa briga mi si dava da attorno dove scrivevo e dove avevo fatto notazioni di alternative.

++ Senza dubbio quanto lasciato a causa di mia attenzione per altro più necessitata, se correttamente intuito quale particolarissima versione, schiude a comprensione di varie concomitanze sfortunate cui comunicazioni di Occidente ed Oriente sottoposte da prima sventatezza di Karl Marx, cui cognome in verità era scrittura omonima, regionalismo linguistico teutonico non teutone euroasiatico... (Esisteva aneddotica circa varie scritture di tal parola (peraltro usata in motociclismo altramente, convincendo molti a scriver diversi nome e cognome di Karl Marx, per evitar confusioni varie): "Carl Marcs" non era miglior opzione, perché si era ritenuto che età anagrafica sua era inferiore di parecchio a reale suo calendario vissuto; migliore pareva esser questa: Carl Marcz... Queste nelle pratiche comunicative alternative funzionavano meglio ma solo per tempi o luoghi limitati; invece in derivati quali: marxismo, marxiano... era fin ad Anni Settanta di Secolo Ventesimo consigliata o raccomandata italianizzazione anche alternativa da esperti di marxismo ad autori di molti scritti che ne menzionavano ed anche spiegavano, (nonché) preferita in composti (verbali)... Ma è assai poco diffusa mentalità fonetica abbastanza raffinata per notare che in doppio vocabolo sarebbe preferibile uso misto alternativo/non-alternativo...)
(...pensavo prima di invio anche alla concomitanza astronomica che a dispetto di stesso Karl Marx non ancora dedito a filosofia lo faceva sembrare un guerriero e non un assoldato a scontri civili... Marx stesso raccomandava di provare ad intuirne coincidenze sociali disastrose... Tutt'altra storia se ne intrecciò con nuovi disastri di coincidenze intuitive comunicative, quando ingegneria russo-sovietica-esquimese aveva saputo progettare e far costruire propulsori abbastanza potenti ed autonomi e teoricamente adatti per portare navicelle spaziali fino agli immediatissimi paraggi di Marte... ed in tal caso ad aggiunger difficoltà erano elementi linguistici assai alieni a Occidente e più a intero Mondo, preferibilmente da leggere al rovescio; era ipotesi diffusa per chi studiava tal fatti ipotizzare potere sovietico antimarxista scrivibile con sigla x-ram (xram) che significava altro da vocabolo 'marx'... In ipotizzare effettivi viaggi umani oltrelunari sovietici, rarissimi tra americani formulavano "rovesci" verbali...
io pensavo a regionalismi emiliani scrivendo "marziana-marxista" e dato che marx è vocabolo di scrittura solo indiretta e più variamente interpretabile, restante mia volontà di ricontrollare quanto scritto dopo che accadutami contro ennesima delittuosità, era attenuata da desiderio di trovar occasione di spiegare altre e maggiori assurdità sociali politiche afferenti mondo filosofico...
In Emilia Romagna esisteva durante Guerra Fredda pensiero gemello di marxismo, in dialetto emiliano. derivato da parola latina "mars" detta ivi "marz" o "marcxs" o più comunemente "marxz" e che indicava necessità economiche politiche occidentali preponderanti anche in circostanze eurasiatiche, in Italia moderna solo euroasiatiche... e tal pensiero era alter ego del marxismo di fatto coincidente con ultimo comunitarismo non comunismo concepito da Marx stesso... ma stalinismo ne tentò di sviare (non solo frodando astrologi e intristendo maghi ma pure profittando di facoltà 'areospaziali' di origine culturale scientifica tecnica subartica non direttamente sovietica...)) .

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Anche in mio terzo messaggio qui, 'marziana-marxista' stia pure per:

marxiana-marxista.

Per capire come mai non sia, nonostante le apparenze, scrittura scorretta di vocabolo, si consideri mio ultimo messaggio — avendo cura di non considerarne il punto inserito prima di minuscola altro da segno lasciato solo a scanso di equivoci peggiori (d'altronde questa è una funzione corretta dei punti seguiti da minuscola) ed in parte periferica e non essenziale di mio testo — e si noti che ripetizione aiuta sensazione, la quale da prima percettivamente (almeno per lettore cólto) non di altra menzione, da poi cognitivamente pur sempre di menzione.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(+)

Vasto pensiero storico-filosofico non filosofico-storico "nato e cresciuto all'ombra di Karl Marx", senza cioè intuirne tutta quanta l'assoluta negatività di operato intellettuale attivo a discapito di intero Occidente, era allineato ad etica critica del populismo secondo i prospetti di regime civile-culturale non culturale-civile marxista poi divenuto regime stalinista-marxista sub-anti-culturale contro civiltà occidentali, che annullava gli effetti di moderazione generati dalla appartenenza provvisoria del marxismo a dibattiti e divergenze del mondo politico filosofico occidentale, favorendo di nuovo completa ed effettiva avversione da parte dei movimenti di masse antioccidentali in Occidente e non solo, quindi in Meridione del Mondo specialmente; e gli allineati che erano restati inconsapevoli dello sfruttamento cui loro linea operativa sottoposta, mediante discontatti-ricontatti sociali ed in forza di violenza di massa contro umana convivenza occidentale, non erano in grado di elevare proprie considerazioni oltre le vulgate del regime sovietista-sovietico assai diffuse in stesso Occidente anche profittando di contrasti politici tra liberali e socialisti.
Nonostante captato in sfera di influenza stalinista anche N. Merker, nondimeno per sua disponibilità ad ulteriori conoscenze riusciva a porre accademicamente in evidenza la aporeticità della vicenda marxiana-marxista in università e politiche di Occidente, Europa, Italia. Tuttavia ciò non bastò ad evidenziare pure i nessi fittizi che le invadenze staliniste avevano imposto in dialoghi e relazioni sociali culturali occidentali, specialmente europee italiane. Secondo tali nessi non risultava il tentativo antioccidentale di criticare i populismi in Occidente condotto evitando per mezzo di intromissioni impositive la identificazione del populismo di matrice marxista-antioccidentale. Tale tentativo faceva uso di parzialità non neutrali di considerazioni conoscitive engelsiane, che erano invalidate da fatti ma non a tutti risaputi; e stesso tentativo era antiecologico in stessa antioccidentalità.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

((+)) Senza dubbio Nicolao Merker aveva mostrato dopo aporeticità anche insostenibilità di aporeticità stessa di vicenda marxiana-marxista; nonostante tutto neanche questo bastò per terminare troppo diffusa soggezione ad operato attivo di K. Marx né per renderne valevole operato passivo finale, che asseverava potestà delle Comuni Nazionali ed indicava in movimento comunista una aberrazione che non era stata comprensibile da sùbito a medesimo K. Marx.
Nonostante il pensiero decentrato e volto a ricostruire ruolo pratico di trascendentalismo in storia occidentale politica filosofica avesse scardinato i pregiudizi engelsiani diffusi in ambienti universitari - accademici italiani europei, restava neoengelismo e a ridar forza al vecchio anche e a sottrarre la coincidenzialità marxista-engelsiana-marxista da distruzioni critiche autocritiche.
Del trascendentalismo devesi considerare oltre che ruolo pratico anche prassi, in America post-illuminista di riconduzione di intera cultura filosofica e cultura a premesse originarie naturali ivi sufficienti, in Italia di riappropriazione di possibilità culturale attraverso la ricomprensione della realtà cultuale quivi relativa originale, che Gioberti attuava radicalmente cioè ontologicamente-onticamente ovvero per un affermare fondamentale ed unitario-molteplice.
Non era materialismo post-ex-hegeliano ad esser alternativa valida a trascendentalismo pratico, quindi neppure marxismo era atto a sussisterne alternativamente ma era questo ultimo non inadatto quale strumentalità intellettuale non originaria da devolversi a chi in condizioni culturali-sub-culturali altrimenti irrecuperabili e altrimenti peggio destinate. Perciò raccolte storiche informative di N. Merker sarebbero utili se impiegate retrospettivamente nel recupero della memoria storica del premarxismo affinché se ne mostri necessarietà relativa a mancanze determinanti e per individuare ruolo provvisorio ad esterno dei filosofemi marxisti, notando che per tramite delle espressioni marxiste gli ambienti borghesi poterono denunciare violenze precedentemente avviate a loro danni e proletarati urbani mostrare di non esser stati compresi da diffusa inutile intellettualità ingiustamente antiborghese (si consideri anche realtà borghese proletaria, per capir proprio tutto).
Non ugualmente utile tal recupero memoriale per capire realtà contemporanea e odierna, cui neanche recensore G. Merenda riusciva con sue parzializzazioni utilitariste ad avvicinare in mente ed intelletto dei tempi trascorsi recentemente.
Difatti la passata trascendentalista riduzione ad unità ebbe suoi meriti ma poi se ne avvicendò immanentistica introduzione ad unità, onticamente-ontologicamente non viceversa in Europa ed Italia ed econaturisticamente non naturisticamente in America occidentale.
Purtroppo pubblicazione ma fraintendimento pressoché generale del Contenuto dei Quaderni Neri di M. Heidegger oggigiorno impedisce ancora a molti di intender tutti i fatti filosofici e politici inerenti neotrascendentalismo contemporaneo fino a odiernità.
Eppure il populismo è nemico giurato ed ancora attivo contro i poteri democratici, anche italiani.


MAURO PASTORE