venerdì 17 luglio 2009

Comerci, Nicola, La deiscenza dell’altro. Intersoggettività e comunità in Merleau-Ponty.

Milano, Mimesis, 2009, pp. 439, € 35,00, ISBN 9788884838193

Recensione di Giuseppe Pulina - 17/07/2009

Storia della filosofia (contemporanea), Filosofia teoretica (fenomenologia)

L’opera di Merleau-Ponty racchiude una delle filosofie più feconde di intersezioni teoriche. Questa caratteristica si coglie programmaticamente nel titolo che Nicola Comerci, specialista del filosofo francese, ha voluto dare al suo corposo volume: oltre quattrocento pagine in cui il percorso speculativo seguito da Merleau-Ponty viene analiticamente scandagliato con il supporto della più aggiornata letteratura critica che l’autore dimostra di conoscere e saper utilizzare con citazioni e riferimenti sempre puntuali. Attraversando l’intero percorso della ricerca merleau-pontyana, Comerci sostiene a più riprese che in questo non c’è, come altri critici hanno invece voluto affermare, alcuna svolta. Anzi, in tutte le opere di Merleau-Ponty, secondo accenti che si faranno sempre più netti negli anni, si avvertirebbe la coerenza e l’organicità di un percorso di ricerca che si è incentrato sul tema del senso e che inevitabilmente si è fatto ontologia. Tale percorso, che attraversa tutta la produzione merleau-pontyana, da La struttura del comportamento al postumo Il visibile e l’invisibile, registra molte influenze, tutte più o meno determinanti. Il peso maggiore di queste, secondo Comerci, andrebbe attribuito non tanto a Scheler e Marcel, filosofi che il primo Merleau-Ponty ha tenuto comunque in grande considerazione, ma a Husserl, alla psicologia della Gestalt e a Saussure.
La deiscenza dell’altro è un saggio interpretativo che segue una pista ben precisa, volendo appunto dimostrare l’organicità e l’intima coerenza di una esplorazione filosofica che si è nutrita di una moltitudine di articolazioni. Punto di partenza di questo complesso percorso è il riconoscimento dell’anticartesianismo di Merleau-Ponty. È con Cartesio che prende infatti quota in età moderna il pensiero riflesso. “La direttrice fondamentale della filosofia di Merleau-Ponty è il problema del senso, rielaborato come questione della trascendenza, nel tentativo di restituire all’uomo quel contatto primigenio con il reale che soggiace alla violenza schematizzante della dicotomia cartesiana e alla parzialità rappresentativa della scienza, portando la filosofia a fare proprie le ragioni del non-razionale, della déraison. Fin dagli esordi, l’obiettivo del pensatore francese è stato dunque quello di pensare in che modo sia possibile arricchire la ragione consentendole di recuperare l’immediato, l’irriflesso, lo stato primordiale in cui si origina il senso” (p. 323). Ciò significa che per Merleau-Ponty nel senso c’è un humus e un sostrato di vita non apparente che le vie tradizionali della ricerca non sarebbero in grado di cogliere. A questo allude anche il termine “deiscenza”, proprio di Merleau-Ponty, che Comerci usa per intitolare il suo lavoro e che ha il suo originario campo semantico nella botanica, dove per “deiscenza” s’intende quel processo che porta all’emersione di una latenza, alla “germinazione” di un determinato contenuto.
Nella costruzione del suo percorso, Merleau-Ponty prenderà perciò le distanze da tutte quelle concezioni e visioni del mondo (oggettivismo, soggettivismo, realismo, idealismo) che rischiavano di allontanarlo dall’irriflesso. Il banco di prova di questa emersione sarà per lui lo studio dell’alterità e delle dinamiche intersoggettive. Costante dell’opera merleau-pontyana sarebbe, in effetti, il riconoscimento del fascino del mondo della vita, “una dimensione pretetica già semanticamente feconda” (p. 71), che il rigore e la rigidità del pensiero riflesso, tutto concentrato sul contrasto-relazione soggetto/oggetto, tende inevitabilmente ad occultare. Sin dai suoi primi studi, Merleau-Ponty avrebbe invece intuito “come la percezione rappresenti una esperienza precategoriale già permeata di un senso possibile e anteriore a quello delle categorie della scienza” (p. 34), per giungere all’elaborazione di una filosofia basata sulla “tesi della reversibilità chiasmatica tra riflesso e irriflesso” (p. 326).
La consapevolezza del fascino e della estrema complessità del mondo della vita si farà sempre più nitida negli scritti dell’ultimo periodo. La nozione che incanalerà questa nuova direzione sarà quella di “chair”, carne, termine che Merleau-Ponty troverà più adatto di tanti altri per designare il nuovo orizzonte della sua ontologia, in cui tanta parte avrà l’approfondimento dell’opera di Saussure, grazie alla quale “si convince che le dinamiche della percezione seguano un andamento diacritico e oppositivo, come i segni di una lingua” (p. 369). La carne è così il vettore nel quale scorre, s’incanala, la nostra esperienza del mondo, che è sempre esperienza di un Lebenswelt. “La carne è dunque la dimensione visibile in cui indirettamente viene ad espressione il Senso invisibile, dimensione in cui, per deiscenza dell’Essere, germina l’‘essere verticale’, ‘quello che sta eretto davanti al mio corpo eretto’, l’essere esperibile, che non si offre positivamente ma come un vero scarto inerenziale rispetto all’Essere selvaggio e agli altri esseri verticali” (p. 368).

Indice

Introduzione
I. Il comportamento
II. La percezione
III. Il marxismo
IV. Le scienze umane
V. Il liberalismo
VI. La carne
Conclusioni
Riferimenti bibliografici
Indice dei nomi

L'autore

Nato nel 1976 a Tempio Pausania, Nicola Comerci insegna filosofia e storia nei licei. Ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia presso l’Università di Macerata. Insegna Filosofia politica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari. Ha curato il volume L’enigma della trascendenza. Riflessi etico-politici dell’alterità (Roma, Editori Riuniti, 2006).

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