martedì 21 luglio 2009

Failla, Mariannina, Microscopia. Gadamer: la musica nel commento al Filebo.

Macerata, Quodlibet, 2008, pp. 118, € 15,00, ISBN 9788874621644.

Recensione di Isabella Ferron – 21/07/2009

Storia della filosofia (antica, contemporanea)

Argomento del volume di Mariannina Failla è l’analisi della ricezione gadameriana del pensiero platonico, mediata dall’influsso della filosofia hegeliana e dalla presenza del misticismo nella scuola di Marburgo durante gli anni della formazione di Hans-Georg Gadamer. L’autrice vuole scavare nel terreno degli studi platonici del filosofo tedesco, in particolare nel primo Commento al Filebo (1931), per far emergere le vie sotterranee che collegano il Platone di Gadamer ai temi centrali dell’umanesimo platonico.

L’autrice inizia la sua originale e interessante analisi con la spiegazione, nell’introduzione, del termine ‘microscopia’ del titolo. È questo un termine che fa riferimento alla filosofia del frammento, del dettaglio: a riguardo, risulta di primaria importanza il tentativo di ridurre il rischio di innalzare il frammento a principio. Questo permetterebbe sì una maggiore vicinanza all’oggetto, ma si tratterebbe di una vicinanza tale, da perdere di vista l’oggetto nella sua interezza. Ed è proprio un atteggiamento attento, ma, allo stesso tempo, permeato da un certo distacco, che, secondo Failla, si deve avere nell’analisi del pensiero di Hans-Georg Gadamer. Il particolare è da comprendersi in relazione all’universale, inteso quale “conformazione organica del ‘microscopio’” (p. 15). Il termine ‘microscopia’ non sta ad indicare una privazione/mancanza del macroscopico, dell’universale, ma ne rappresenta un’anticipazione. Per amore del dettaglio, Failla sceglie una via del tutto originale della storiografia critica del pensiero di Gadamer, ossia quella dell’analisi della musica.

Se si tiene presente la relazione microscopico/macroscopico, è fuori discussione che il ruolo della musica all’interno della filosofia gadameriana sia solo marginale, che la musica sia un dettaglio, un elemento microscopico. Tuttavia, questa marginalità risulta essere di notevole interesse per la comprensione del pensiero del filosofo tedesco, prima di tutto come testimonianza dell’eredità romantica accolta dalla nozione diltheyana di significato dei vissuti, di cui Gadamer sottolinea l’analogia con la musica: “il significato corrisponde alla forma della melodia, alla sua Gestalt” (p. 15). La musica consente inoltre di individuare uno snodo di relazioni portanti nell'esegesi gadameriana della filosofia platonica: il rappporto musica-matematica, quello musica-etica ed infine la problematica del linguaggio secondo il modello umanista di Cusano.

La musica fa la sua comparsa come esempio concreto, “didascalico” (p. 15), nelle pagine dedicate all’arte in Verità e metodo: l’analisi gadameriana della musica si inserisce nel contesto della Begriffsgeschichte, in cui diviene metafora della filosofia stessa e del suo continuo movimento tra concetto e parola. In modo particolare, Gadamer analizza la melodia: essa non si costruisce tono per tono, bensì si diparte da un centro, da un motivo musicale. L’analisi della melodia, così come l’analisi e la comprensione del vissuto rimandano ad una totalità sincronica, in cui c’è una rete di connessioni del singolo vissuto, che partono e si sviluppano da un centro.

Gadamer continua ad usare, in Verità e metodo, in particolare nella nota 5 della sezione “Problematicità dell’ermeneutica romantica”, l’analogia con la musica: tenta di ricostruire la “storia del termine sistema”(p. 19), individuandone l’origine nei concetti di ármonìa, arithmōs (numero) e proporzione. Il voler rintracciare, da parte di Gadamer, le fonti storiche del termine ‘sistema’ nella musica e nell’ordinamento numerico delle ármonìai, ossia nei sistemi sincronici di suoni, ci permette di collocare la musica all’interno della problematica centrale dell’intera riflessione gadameriana, ossia nella concezione della dialettica intesa come mediazione dell’uno e dei molti.

Nel Commento giovanile di Gadamer al Filebo (1931), la musica rappresenta quell’elemento microscopico, che, tuttavia, permette non solo di “porre problemi macroscopici” (p. 20), come ad esempio quelli relativi alla relazione uno-molti, ma anche di indagare il rapporto fra bello e bene, ma anche il ruolo della matematica nell’esegesi della teoria platonica delle Idee. Nel Commento la musica è quindi l’elemento che permette di relazionare Gadamer all’esegesi di Platone in voga durante la sua formazione a Marburgo. L’Autrice fa inoltre notare come la musica, in questo contesto, permetta di farci entrare nel cuore della filosofia gadameriana: in modo particolare, nella relazione uno-molti: la musica ci permette inoltre di guardare anche all’essere, al linguaggio come essere, considerato dal punto di vista del finito.

La relazione uno-molto in Gadamer è indagata dall’Autrice sulla base dell’eredità hegeliana: nel Commento la dialettica “si occupa del senso dell’essere, ossia del bene, inteso come visione identica dell’identico, pertanto medesimezza, identità dei molti” (pp. 34 ss.). Gadamer nota che l’uomo, nella prospettiva platonica, non è nulla considerato nella sua finitezza: esiste ed è comprensibile solo come essere vero, concreto, come identità dell’apahtés nous. Il problema fondamentale che guida quindi Gadamer nel Commento al Filebo è quello di cercare il rapporto fra il nous apathes e l’uomo nella sua concretezza, nella sua condizione umana, sulla via verso “il bene, l’identico, il medesimo, l’uno” (p. 35). Proprio in questo contesto si inserisce la riflessione sulla musica. La musica rappresenta la “prima modalità di misura dell’illimitato” (p. 45): in Gadamer diventa una modalità del logos e quindi del discorso del rapporto fra limite e illimitato. Essendo divisione, la musica opera per il filosofo tedesco un processo di specificazione del genere mediante i rapporti numerici che definiscono determinate relazioni fra i toni. La musica diviene perciò elemento preponderante all’interno del Commento per spiegare la relazione uno-molti, rappresentando, come il numero, un processo di determinazione. Gli spunti, le riflessioni sulla musica prenderanno una forma più concreta e più esplicitamente connessa alla teoria della matematica, in modo particolare ne Idea e realtà nel Timeo platonico. Nel Timeo viene ripresa la teoria etica del giusto bene per l’uomo, già affrontata nel Filebo, dove era stata analizzata in relazione alla teoria musicale: Gadamer stesso afferma che “la limitazione della sfrenatezza illimitata del piacere deve essere ‘armoniosa’” (p. 60). In questo modo, la musica fornisce a Gadamer la possibilità di analizzare la bellezza, analisi dai chiari influssi della tradizione neo-platonica. Gadamer si confronta principalmente con Plotino, con cui non condivide la concezione della moltitudine come corruzione dell’originario. Failla scorge, tuttavia, proprio nelle riflessioni plotiniane osservazioni sulla dialettica e sulla musica, che, oltre a aprire la strada a tematiche rinascimentali e neoplatoniche, trovano posto anche nella teoria gadameriana della musica.

Nell’Enneade I 3-6 Plotino parla di una dialettica discorsiva che porta alla scienza, “alla scienza definitoria e alla saggezza” (p. 89), e il musico rappresenta il primo gradino di questo percorso.

A questo riguardo l’Autrice introduce, nelle riflessioni finali, una specie di analogia tra Plotino e la varie versioni del Commento al Filebo di Marsilio Ficino: il terzo Commento, redatto in una fase più matura e pubblicato a Basilea è quello che, principalmente, permette di individuare due linee interessanti per l’indagine della musica: 1. il rapporto fra musica e matematica; 2. l’inclusione della musica, assieme alle altre produzioni artistiche, nel dominio della scienza. Queste due linee di interpretazione sono presenti fin dalle prime pagine del Commento gadameriano, tanto da ritenere la sua analisi giovanile di Platone come la testimonianza di un nuovo umanesimo. Paragonando il commento ficiniano ai passi del Filebo con quello di Gadamer, Failla fa emergere il ruolo della dialettica e quindi la tematica uno-molti. Quella che è cercata è una mediazione tra l’Uno e l’infinito attraverso processi di unione e divisione, attraverso la mediazione determinata, che altro non è se non una forma di musica. Vero musico non è colui che comprende una nota e presupponga che questa vari all’infinito, bensì è colui che sa quanti sono gli intervalli fra i toni e le combinazioni che si possono fare con essi. In questo si può scorgere una somiglianza al Commento di Gadamer: in Gadamer non è però più presente la concezione ficiniana della matematica, ma quello che accomuna i due pensatori, nella loro esegesi di Platone, è il considerare la musica come un sapere, una forma di sapienza, o per usare le parole del filosofo tedesco “una forma di dominio scientifico sul reale” (p. 94). Il tentativo di Gadamer di avvicinare l’interpretazione della musica al rapporto limite/illimitato, alla determinazione qualitativa e determinativa dell’indeterminato, ossia alla dialettica e alla scienza, sembra trovare le proprie fondamenta nel neoplatonismo. Nel considerare la musica come una forma di sapere Gadamer la definisce da un lato come una forma di linguaggio (logos) “cogente e coerente” (p. 95). Inoltre getta nuova luce sul concetto di scienza permeato da una visione umanista e premoderna. L’analisi della musica nel Commento al Filebo del 1931 ci porta dinnanzi ad alcuni nodi teorici di fondamentale importanza: la concezione del numero come processualità del pensiero e quindi della processualità dialettica infinita permette a Gadamer di metterlo in relazione al tema delle Idee, ma non solo. Attraverso l’analisi della musica collegata alla tematica uno-molti, Gadamer ci pone davanti a concetti estetici di armonia, misura e proporzione che danno la possibilità di delineare un’altra questione importante e fondamentale del presente lavoro: il rapporto della musica con il bene, l’etica, soprattutto a partire dall’analisi dell’Uno, come processo assoluto e ineffabile, visto nella sua contrapposizione al plurale.

La musica ha permesso quindi a Gadamer di concettualizzare il singolare in quanto rappresentazione simbolica del divino nel sensibile.

Indice

Introduzione
Gli studi platonici e l’eredità hegeliana
Musica tra matematica ed etica
Musica, dialettica, gli esiti neo-platonici ed umanisti: distanza e vicinanza di Gadamer
Bibliografia
Indice dei nomi


L'autore

Mariannina Failla è ricercatrice di Storia della filosofia presso l’Università degli Studi Roma Tre. Ha pubblicato i seguenti volumi: Dilthey e la psicologia del suo tempo (Franco-Angeli, 1992) e Verità e Saggezza in Kant (Franco-Angeli, 2000). È autrice di vari saggi sulla filosofia contemporanea, con particolare attenzione al problema dell’Illuminismo e alla sue prospettive attuali.
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http://www.uniroma3.it/persona.php?persona=86se2WqvikK4eWvN5Cig+HWKiDBpBAfy6kxUm9zC7Y0=&cf={cf} (pagina dedicata alla d.ssa Failla presso il sito dell’Università Roma Tre)

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