lunedì 11 gennaio 2010

Frankfurt, Harry G., Catturati dall’amore, a cura di Gianfranco Pellegrino.

Reggio Emilia, Diabasis, 2009, pp. 192, € 12,00, ISBN 9788881036028.

Recensione di Giuseppe Pulina – 11/01/2010

Etica

Catturati dall’amore è il titolo estremamente felice di una raccolta di sette saggi che Harry Frankfurt ha dato alle stampe durante un periodo di tempo piuttosto lungo compreso tra il 1988 e il 1999. Di accattivante non c’è solo il titolo, perché – cosa più importante – tale è anche la struttura complessiva del lavoro, che mette insieme alcuni dei contributi più incisivi e brillanti della riflessione morale del filosofo americano. Contributi in cui Frankfurt, che il pubblico italiano conoscerà anche per altri scritti (come On Bullshit, tradotto in italiano con il titolo Stronzate: un saggio filosofico), dice la sua su diversi temi con l’intento di costruire un discorso sulla dimensione morale dell’agire umano, indagando le implicazioni del concetto di persona, l’entità degli spazi in cui siamo chiamati a deliberare, prendere decisioni ed effettuare scelte (operazioni che non vanno assolutamente confuse), la struttura dell’arbitrio umano e la rete di condizionanti relazioni in cui l’uomo costruisce la propria identità, allevando figli, amando un’altra persona e costruendo il proprio percorso di vita.
L’approccio di Frankfurt alle grandi questioni dell’etica è estremamente rigoroso. Ciò nonostante, non si può ascrivere integralmente lo stile del filosofo americano a quello dei pensatori analitici, dei quali condivide l’interesse per la chiarezza espositiva e terminologica. Nella disputa, oggi meno avvincente di quanto lo sia stato forse in passato, tra filosofi analitici e ‘continentali’, Frankfurt non prende una netta posizione. Ma questa è, in fin dei conti, già una significativa indicazione del suo originale modo di procedere. “Per quanto mi riguarda – chiarisce nelle pagine introduttive – continuo a sottoscrivere i criteri e i valori metodologici della filosofia analitica nei quali sono stato educato, e ad aderirvi. Tuttavia, non ho mai voluto impegnarmi in imprese filosofiche che mi sembrassero eccessivamente formali, prive di importanza più o meno diretta per gli esseri umani e irrilevanti per le cure più profonde e naturali della vita umana” (p. 11).
Uno degli obiettivi perseguiti da Frankfurt è battere in breccia quelli che a suo avviso possono essere considerati come dei loci communes della filosofia morale. Uno di questi consisterebbe, ad esempio, nel far dipendere la responsabilità individuale dall’esistenza di reali possibilità alternative, secondo una visione dei fatti morali che giustifica il valore e la forza di una scelta o di un’azione solo se queste vengono messe in atto a discapito di possibili alternative. Come dire che se posso fare diversamente, faccio rientrare la mia azione in un regime di piena libertà, e là dove c’è libertà sono chiamato a rispondere responsabilmente di quello che faccio. “Ma il principio delle possibilità alternative – avverte Frankfurt – è falso: una persona può essere moralmente responsabile per ciò che ha fatto anche se non avesse potuto fare altrimenti” (p. 13). Puramente illusoria diventa così la plausibilità del principio, confutabile attraverso la messa a fuoco dei fenomeni morali più rilevanti.
L’indagine di Frankfurt scandaglia la complessità dell’atto morale, alla base del quale si trovano molteplici fondi di condizionamento. Emerge una visione dell’atto volitivo dalla densa problematicità che può far sembrare arbitrario e casuale ciò che così non è. Si pensi alle grandi decisioni che vengono prese nel corso della vita. Decisioni che possono avere un valore capitale per gli anni che seguiranno e da cui tutto sembra dipendere. Frankfurt non crede che alla base di una decisione ci sia un capriccio gratuito. “La decisione determina quel che la persona vuole per davvero rendendo il desiderio su cui tale decisione verte pienamente suo” (p. 89). Identificandosi con un desiderio e impegnandosi nell’atto decisionale, la persona fonda e costituisce sé stessa. Nella determinazione della scelta, nella radicalità del trasporto con cui questa si compie il soggetto morale porta a compimento un percorso di autoidentificazione. Più che di scelte, bisognerebbe però parlare di decisioni, perché “decidere è qualcosa che facciamo a noi stessi. Sotto quest’aspetto, decidere è cosa molto differente dall’azione di compiere delle scelte, l’oggetto immediato della quale non è chi sceglie ma la cosa scelta” (p. 93). Ed ecco allora uno degli esiti più rilevanti dell’indagine di Frankfurt, che va in direzione contraria a tante teorie dell’antropologia filosofica: il riconoscimento della riflessività nella volizione. “Siamo avvezzi a pensare la nostra specie come contraddistinta in particolare dalla virtù della facoltà di ragione. Tendiamo a ritenere che la volizione o la volontà sia una facoltà più primitiva o rozza, che condividiamo con gli esseri di complessità fisica inferiore” (p. 99). Ma le cose, per Frankfurt, non stanno così. La riflessività che la volizione necessariamente implica e la forza dell’atto deliberante fanno sì che la ragione dipenda in una certa, non trascurabile misura dalla volontà. Tale dipendenza non ne assicura naturalmente l’infallibilità e nemmeno ne decreta la sostanziale gratuità. Catturato dall’amore, condizionato, ma non totalmente soggiogato dal sentimento, l’uomo di Frankfurt può, come fa presente nella postfazione al volume il curatore Gianfranco Pellegrino, non sembrare immune dal rischio di un ‘individualismo eccessivo’. Ma è grazie a questa solo apparentemente spropositata libertà che, anche per Frankfurt, il soggetto morale è quel che è.

Indice

Prefazione
Possibilità alternative e responsabilità morale
Libero arbitrio e concetto di ‘persona’
L’importanza delle nostre cure
Identificarsi senza riserve
La passione più flebile
Autonomia, necessità e amore
Eguaglianza e rispetto
Riflessività, unità dell’io e cure. La teoria della persona di Harry G. Frankfurt, di Gianfranco Pellegrino


L'autore

Harry G. Frankfurt è professore emerito di filosofia presso la Princeton University. Ha insegnato anche alla Yale University e alla Rockefeller University. Nei tanti saggi che ha dato alle stampe si è occupato di filosofia morale e del razionalismo seicentesco. Tra i suoi libri più famosi vanno ricordati Stronzate. Un saggio filosofico (Rizzoli, 2005), Le ragioni dell’amore (Donzelli, 2005), Il piccolo libro della verità (Rizzoli, 2007) e Prendersi sul serio (Rizzoli, 2008).

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