sabato 13 marzo 2010

De Pascale, Carla, Giustizia.

Bologna, Il Mulino, 2010, pp. 246, € 14,00, ISBN 9788815134035

Recensione di Francesca Rigotti – 13/03/2010

Filosofia del diritto, Filosofia politica

“In questa situazione intricata sembra di perdere l'orientamento, ma perché il tutto non risulti confuso e sfocato basterà studiare da vicino ciascuno degli argomenti nominati e usare la lente dell'attenzione e più ancora della contestualizzazione delle singole posizioni teoriche” (p. 162). Così l'autrice, Carla De Pascale, docente di Storia della Filosofia nell'ateneo di Bologna, commenta in realtà un particolare momento storico, a cavallo tra Otto e Novecento, nel quale la concezione della giustizia, in particolare nel suo rapporto con lo stato, appariva particolarmente contesa. Di fatto, però l'affermazione è generalizzabile in quanto la giustizia contesa lo è stata un po' sempre, nel corso della sua lunga e complessa storia. Forse, per coglierne il senso all'interno della incalcolabile varietà di posizioni di cui è costellata, sarebbe bene procedere secondo la proposta di W. B. Gallie (mi riferisco al saggio Essentially Contested Concepts del 1956, ripreso da Rawls nella Teoria della giustizia del 1971), pensando cioè alla sfaccettatura delle concezioni che accompagnano un concetto tutto sommato immediatamente intuitivo come quello di giustizia, di cui tutti sappiamo cos'è anche se ne avremo poi valutazioni diverse. Ma è quello che l'autrice fa, offrendo col suo contributo una preziosa bussola a chi voglia orientarsi tra le varie posizioni teoriche che sono state assunte ed esposte sul tema.
Ma perché poi si tende a privilegiare e a far propria, tra tutte le concezioni possibili di giustizia, proprio una e non un'altra? - questa, aperta parentesi, è una domanda davvero interessante e originale, posta all'inizio del volume, una voce del Lessico della politica curato da Carlo Galli per il Mulino, e che per inciso fa nascere la domanda parallela: perché si è di destra o di sinistra, perché si privilegia l'una o l'altra visione del mondo anche se questa non coincide, come è il caso di molti di noi che leggiamo e scriviamo di questi argomenti, coi nostri interessi materiali? chiusa parentesi e torniamo a bomba-. Perché ognuno sceglie la sua concezione di giustizia, nota De Pascale nella risposta, in base al tipo umano che è o che ha deciso di essere, nonché sulla base della propria concezione del mondo e della propria interpretazione della vita: solo la nostra visione del mondo, il modo in cui noi distinguiamo ciò che vale da ciò che non vale, ci condurrà a una concezione determinata della giustizia concreta, che essa sia diretta a favorire gli svantaggiati e a promuovere le capacità e i diritti di ciascuno o, al contrario, che essa funga da “strumento di difesa dell'ordine vigente”, nella concezione non proprio illuminata di von Hayek, premio Nobel per l'economia 1974, che denigrò la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e la giustizia sociale, definendole una grande minaccia nei confronti di una civiltà libera.
Come si vede scorrendo l'indice dell'opera, per darne ora un conciso riassunto, della nozione di giustizia si ripercorre la storia da Platone a Martha C. Nussbaum, ma, e questo è un altro dei pregi del volume, non con la tipica struttura “a imbuto” con la quale la contemporaneità fa la parte del leone comprimendo e relegando il contenuto del passato in poche pagine. Qui il ricco materiale di discussione che ha preceduto il dibattito moderno offrendogli gli strumenti per lavorare, è presentato e analizzato con dovizia di particolari e anche con buona chiarezza espositiva, che anch'essa non nuoce anzi lo rende proponibile anche ai non proprio preparatissimi studenti universitari di oggi.
Se un appunto teorico si può fare, esso giace a mio avviso nell'eccessivo ottimismo col quale il processo di secolarizzazione, inteso come sfondo su cui si modella la concezione della giustizia moderna e contemporanea, è presentato come affermato e compiuto: se così fosse, non ci troveremmo oggi di fronte alle pesanti interferenze dei rappresentanti religiosi nei sistemi politici e nelle iniziative di governo, nonché alle concessioni, alle riverenze e ai riconoscimenti che offrono loro i politici. Infine, ultimo ma non meno importante, forse si potrebbe segnalare, anche se nessuno mai lo fa, nemmeno in un inciso o in una piccola nota, che tutte queste belle teorie sulla giustizia e l'uguaglianza valevano soltanto per la parte maschile del genere umano, persino in Babeuf e Proudhon, per non parlar degli altri.

Indice

Introduzione
I. Dalla giustizia come virtù al giusnaturalismo
II. La secolarizzazione di età moderna
III. L'età delle rivoluzioni
IV. Utilitarismo, positivismo e intuizionismo
V. Giustizia sociale e diritti nel Novecento
Conclusioni
Letture consigliate
Indice dei nomi


L'autrice

Carla De Pascale insegna Storia della Filosofia nell'Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni segnaliamo Filosofia e politica nel pensiero italiano fra Sette e Ottocento: Francesco Mario Pagano e Gian Domenico Romagnosi (Guida 2003). Con il Mulino ha pubblicato anche Etica e diritto. La filosofia pratica di Fichte e la sua ascendenza kantiana (1995).

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