lunedì 8 marzo 2010

Sciacca, Fabrizio (a cura di), L’individuo nella crisi dei diritti.

Genova, Il Melangolo, 2009, pp. 219, € 20,00, ISBN 9788870187519

Recensione di Gennaro De Falco – 08/03/2010

Filosofia del diritto

La ricchezza di questo libro è data dai numerosi saggi in esso contenuti che offrono un quadro completo e critico sulla situazione dell’individuo nel terzo millennio. Emerge infatti con forza e preoccupazione che i diritti e le libertà delle democrazie occidentali vacillano sotto i colpi della globalizzazione, nella cornice storica della caduta del muro di Berlino e dell’attuale crisi economico-finanziaria. A questi eventi, già di per sé destabilizzanti, si aggiungono le problematiche legate alle biotecnologie che pongono delicati quesiti sulla natura dell’uomo agli inizi del terzo millennio.
Pertanto i diritti, frutto del liberalismo giuridico moderno, devono essere protetti in primis da una minaccia interna, ovverosia dallo stesso liberalismo, poiché si rischia che il concetto moderno di soggettività perda di senso (pp. 10-17).
L’individuo perde il contatto con la sua comunità, innalzando barriere che lo portano a ritrovarsi solo in una società globale che, proprio per questa sua caratteristica, dovrebbe consentire potenzialmente un grado di socializzazione ancor maggiore.
Matteo Negro, nel suo saggio (pp. 19-28), fa riferimento ad Habermas e alla considerazione di quest’ultimo sulle biotecnologie e sul rischio che esse producano un uomo artificiale, incapace di percepire e di appropriarsi delle fasi naturali della vita: “la nascita propria o la nascita altrui sono elementi simbolici indispensabili e non soltanto fatti biologici” (p. 27).
Oggi l’individuo rischia di perdere anche il contatto con il proprio corpo che, infatti, può assumere uno “statuto autonomo rispetto all’individualità” (p. 32), può essere distribuito nel tempo e nello spazio, facendo uso ad esempio delle banche dove si depositano parti e prodotti del corpo stesso: il saggio di Paola Russo (pp. 29-44) affronta tali problematiche partendo dal dualismo cartesiano fondato sulla res cogitans e sulla rex extensa.
A questa instabilità dell’individuo corrisponde un’instabilità della società in cui esso vive: gli stati sovrani perdono la loro identità e parte del loro potere, nella considerazione che solo il multilateralismo (ed è ciò che l’amministrazione Obama sta cercando di perseguire) può affrontare efficacemente i delicati problemi che la globalizzazione e una feroce economia finanziaria hanno creato: “Oggi lo stato sta diventando progressivamente un sotto sistema della società globale, che è costituita da attori non statali, come le società multinazionali, le ONG, i mass media, le organizzazioni criminali e terroristiche” (p. 52).
Anche il saggio di Daniela Fisichella (pp. 83-116) pone l’attenzione sul rapporto tra stati nazionali e diritto internazionale e sul ruolo fondamentale giocato oggi dalle organizzazioni internazionali, tant’è vero che esse costituiscono “il primo grande impulso di modificazione per la comunità internazionale” (p. 84).
Questo cambiamento della morfologia internazionale comporta, nel contempo, anche un rafforzamento della cosiddetta soft law le cui norme, benché non abbiano effetti giuridici vincolanti, sono capaci di incidere nelle relazioni internazionali, contribuendo ad aumentare in tal modo il peso degli organismi sovranazionali.
In queste mutate condizioni internazionali, caratterizzate da istanze che travalicano gli interessi delle singole nazioni e che, in particolare, sono il frutto delle esigenze dei popoli che vivono una fase di decolonizzazione, “lo status dell’individuo si arricchisce di nuove garanzie prima del tutto ignote” (p. 93).
La cittadinanza, intesa quale legame con un determinato territorio, non è più elemento indispensabile per l’attribuzione di diritti che appartengono ad ogni individuo in quanto uomo.
Quest’ultima considerazione ha posto delicati quesiti in merito al rapporto tra Stati e all’interferenza posta in essere da alcuni di essi negli affari interni di territori dove una parte della popolazione ivi abitante rivendicava il diritto all’autodeterminazione (p.98 sg).
Non si può sottacere però l’analisi di diversi studiosi i quali sostengono che, accanto alla proliferazione dei diritti indipendentemente dalla cittadinanza, nella società del rischio - così come è stata definita – vi possa essere in realtà una lesione delle libertà civili e dei diritti stessi.
Molto efficacemente Biagio Spoto, nel suo lavoro (pp. 117-128), traccia la differenza tra minaccia e rischio, sostenendo che, dopo la caduta del muro di Berlino, vi sono state solo guerre da rischio, utilizzate “per regolare il rapporto tra potere politico e individui all’interno delle società occidentali” (p. 121). Paventando una situazione di emergenza che può potenzialmente creare danni incalcolabili, gli individui accettano che siano affidati ai loro governi poteri straordinari sfocianti, nella maggior parte dei casi, in una limitazione di libertà fondamentali: lo stesso film-documentario del regista Michael Moore, Fahrenheit 9/11, ha messo in luce il rapporto tra le limitazioni alla libertà d’espressione e d’opinione inferte al popolo statunitense e la caduta delle torri gemelle.
Non si dovrebbe avere paura di ciò che non si conosce o che si conosce solo attraverso la manipolazione di informazioni e dati: due saggi raccolti nell’ultima parte di questi libro aiutano il lettore a sfatare alcuni luoghi comuni sul mondo islamico nei confronti del quale, anche in Italia purtroppo, troppo spesso si nutrono sentimenti di timore e sfiducia.
Ciò non significa condividere alcune pratiche che sono presenti tutt’oggi in diversi paesi islamici, né tantomeno accettare la lesioni di determinati diritti che sono patrimonio dell’evoluzione delle società occidentali. Ma comprendere i motivi per cui sopravvivono certe usanze, talvolta crudeli, e certe discriminazioni, nei confronti soprattutto delle donne e di chi professa un’altra fede, non è di poco conto, soprattutto se si vuole tentare di intervenire alla radice per modificare lo stato delle cose.
Molto interessante è l’excursus storico di Federico Cresti che parte dalle origini dello stato islamico, considerato quale comunità costituita dai credenti nella legge sacra, e che, attraverso il califfato e la sua frantumazione in numerosi centri di potere, giunge sino ai moderni stati islamici per analizzarne le carte costituzionali (p. 150 sg) – è il caso, ad esempio dell’Arabia Saudita, del Marocco e del Sudan.
Il rapporto tra economia di mercato e i processi di individualizzazione in atto nelle società islamiche, a danno della identificazione con la comunità chiamata umma, è ben messo in evidenza da Daniela Melfa (p.135 sg).
In questa economia globale, che tende all’esasperazione della produzione e del consumismo, l’ambiente rischia di andare al collasso. Vincenzo Maimone sostiene che è in atto un cambiamento nella relazione tra l’uomo e l’ambiente e che vi sia più coscienza civile in merito (p. 178 sg): nel suo saggio cita anche il film-documentario di Al Gore, An Incovenient Truth e, partendo proprio da questo, rileva quanto sia pericoloso il fatto che i cambiamenti climatici ed ambientali avvengano tanto lentamente da trasformarsi in una “normalità strisciante” (p.183).
Ma anche in questo caso, come in tutti gli altri casi in cui l’uomo attraversa dei cambiamenti – nel mondo globalizzato alcuni di essi ancor più velocemente di un tempo – la conoscenza e la consapevolezza possono offrire una visione critica anche di quelle che Giacomo Leopardi, nella sua Ginestra, chiamava “le magnifiche sorti e progressive”.

Indice

Premessa 
I. Teoria Generale 
Fabrizio Sciacca 
DIRITTI-CRISI DI UN PARADIGMA? 
Matteo Negro 
LO STATUTO DELLA PERSONA 
E LA SFIDA DELLE TECNOLOGIE 
Paola Russo 
PERSONA: ONTOLOGIA, NORMATIVITA’ E DIRITTI 
Cettina Marcellino 
ATTUALITA’ DEL PARADIGMA KANTIANO DEI DIRITTI 
Persio Tincani 
HARM PRINCIPLE – IL PRINCIPIO DEL DANNO 
II. Casi Critici 
Daniela Fisichella 
INDIVIDUO, INDENTITA’ E DIRITTO INTERNAZIONALE 
Biagio Spoto 
GUERRA, POTERE E INDIVIDUI NELLA 
SOCIETA’ DEL RISCHIO 
Daniela Melfa 
IL CIELO COMANDA E LA TERRA OBBEDISCE? 
INDIVIDUO E DIRITTI UMANI NELL’UNIVERSO ISLAMICO 
Federico Cresti 
TRA ORIENTE E OCCIDENTE: SU ALCUNE COSTITUZIONI 
DEI PAESI DEL MONDO MUSULMANO CONTEMPORANEO 
E SUI LORO LEGAMI CON LA TRADIZIONE ISLAMICA 
Vincenzo Maimone 
AMBIENTE, ECONOMIA, DIRITTI: 
GLOBAL WARMING & SHOCK ECONOMY


Il curatore

Fabrizio Sciacca è professore ordinario di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania, dove insegna anche Diritti umani e giustizia internazionale, nonchè autore di volumi su Kelsen, Hegel, Kant, Rawls, e di numerosi saggi pubblicati su riviste italiane e straniere.

Nessun commento: