sabato 24 aprile 2010

Feuerbach, Ludwig, Teogonia secondo le fonti dell’antichità classica, ebraica e cristiana, a cura di Andrea Cardillo.

Roma-Bari, Laterza, 2010, pp. 364, € 38,00, ISBN 9788842092094.

Recensione di Brigida Bonghi - 24/04/1010

Filosofia della religione

Consegnata all’editore Otto Wigand nell’aprile del 1856, la Teogonia secondo le fonti dell’antichità classica, ebraica e cristiana deve il suo nucleo originario agli studi compiuti da Feuerbach tra il 1849 e il 1852. Il forzato isolamento nella residenza di Bruckberg, il dissesto finanziario causato dal mancato successo del lavoro editoriale feurebachiano e dalla grave crisi in cui veniva a trovarsi la fabbrica di porcellane della quale era comproprietaria Bertha Feuerbach, avevano condotto il filosofo tedesco all’ospitalità gratuita e consolatoria della sua stessa biblioteca, nella quale la poesia della classicità, con particolare attenzione per Omero, si era rivelata come una nuova passione e una nuovo apporto alla riflessione sulla religione.

Nel 1854, se teniamo fede all’epistolario, Feuerbach aveva già intrapreso la stesura di un’opera che, pensata dapprima quale antologia complementare alla sua Essenza della religione del 1846, aveva in seguito assunto una differente forma: si veniva sviluppando, a partire dalle fonti, una ricerca che tentava di illuminare la scaturigine prima della coscienza del diritto divino e della moralità.

A un movente di natura squisitamente speculativa andava a sommarsi per Feuerbach la certezza di una svolta al livello della recezione pubblica della sua immagine, turbata da violente polemiche, non solo accademiche, giunte pure dagli ambienti della sinistra hegeliana. La forza che l’autore rintracciava nella nuova opera in fieri era stabilita su un linguaggio del tutto nuovo, depurato da qualsiasi riferimento alla scuola filosofica tedesca eppure ugualmente calato nella storia recente e presente: «Feuerbach infatti precisava che la nuova opera era “essenzialmente diretta contro il trascendente assolutismo filosofico, religioso, politico e persino giuridico dei tedeschi”» (p. XX della Introduzione di Andrea Cardillo).

Un investimento e una dedizione di tal genere non valsero tuttavia che risultati modesti, o, in qualche caso, del tutto negativi. Il governo austriaco e quello russo confiscarono immediatamente l’opera; in Germania una tutt’altro che lusinghiera recensione (l’unica) di Arnold Ruge completava il quadro di un perfetto disastro editoriale.

La Teogonia procede secondo una scansione in 42 capitoli la cui linearità tematica non risulta però coglibile al termine della prima lettura. Accorre in nostro aiuto la bella Introduzione di Cardillo che suddivide in 8 nuclei tematici il procedere dell’opera. I capitoli 1-4, dunque, concentrandosi su una disamina fenomenologico-linguistica dell’epica omerica, rintracciano la nascita della divinità nel concetto del desiderio umano, eloquente o muto che esso sia. Il capitolo 5 indaga le ragioni linguistiche del desiderio, mentre i capitoli 6-14 ricercano i risvolti fenomenologici e antropologici della fede negli dei. I capitoli 15-26 esaminano lo iato tra il desiderio di felicità considerato origine degli dei e il desiderio di felicità considerato origine della morale e del diritto. I quattro capitoli successivi espongono i punti in comune rintracciati da Feuerbach fra il politeismo e la tradizione ebraica e cristiana in merito ai temi del miracolo, della teodicea e della rivelazione.

I capitoli 31-35 affrontano una disamina del libro della Genesi e del suo linguaggio, mentre i capitoli 36-39 analizzano le differenti e varie forme di antropomorfismo, dal punto di vista antropologico e da quello psicologico. Gli ultimi tre capitoli si impongono come la proposta etica di Feuerbach che, nello stabilire il confronto tra il politeismo greco e il monoteismo cristiano, mostra anche l’abisso fra le due strutturazioni della felicità concludendo, in disaccordo con l’idea cristiana della felicità, che «la virtù che non nasce dalla felicità è soltanto ipocrisia; perciò chi vuole rendere migliori gli uomini li renda innanzitutto più felici, e, se questo è impossibile, allora rinunci anche a quello» (p. XXVI della Introduzione di Andrea Cardillo).

Metodo genetico-critico superato da una fenomenologia critica delle forme del linguaggio, profonda discussione delle fonti, indagine filologica del tutto compromessa nell’analisi psicologica costituiscono il terreno su cui Feuerbach sviluppa questa vasta enciclopedia del desiderio di felicità. Quest’ultimo si presenta come la nascita stessa della coscienza (e della coscienza del limite), come il fenomeno della consapevolezza dell’uomo d’essere finito, determinato e sottoposto alla natura (intesa come mondo e come natura propria e altrui).

Al desiderio può seguire, a livello di reazione, il far uso dei mezzi dell’intelligenza e degli strumento messi a disposizione dalla natura al fine della realizzazione dei propri scopo: al fine, in altre parole, della soddisfazione della propria mancanza. Tale reazione trasforma il desiderio in volontà.

La figura della divinità esprime, in diverse forme, la soddisfazione del desiderio, ed è sui termini telos, epos, ergon, che, a parere di chi scrive, si gioca, in ultimo, la proposta etica feuerbachiana. Nel capitolo 5, Osservazioni linguistiche, Feuerbach, nel sottolineare la differenza tra l’uomo («Gli uomini sono esseri che desiderano, anelano, chiedono, vogliono, si augurano qualcosa. […] La mera volontà, ovvero il desiderio che qualcosa sia od accada, è e si chiama uomo», p. 18) e il dio («ma la stessa volontà che si realizza concretamente, che si impone, che vince, che ha successo, è e si chiama dio», p. 18), analizza per l’appunto i tre termini nella dimensione del loro essere climax di una evoluzione, climax non esplicitamente detto nel corso dell’opera, ma che costituisce lo sfondo e anche l’esito della ricerca.

Se il telos si presenta, nel linguaggio omerico e nel suo significato originario, come il portare a termine e soddisfazione un desiderio, esso si manifesta pur sempre come ancorato al pensiero della soddisfazione del desiderio. Di diversa specie, al contrario, vediamo i termini epos ed ergon, che stabiliscono il fatto, il compiuto del desiderio. Tuttavia, l’epos è ancora un’oscillazione tra il desiderio e l’opera, «poiché il lavoro o l’azione è soltanto una promessa» (p. 19). Ergon è, infine, l’opera fatta, compiuta, soprattutto in riferimento a oggetti e opere esteriori (un letto, una strada, un abito).

Proprio su questo punto si stabilisce l’abisso tra il politeismo pagano ed il monoteismo cristiano: nel seno di quest’ultimo, il desiderio assume tutt’altra forma rispetto a ciò che in Omero si è potuto osservare. Nel monoteismo cristiano «il desiderio non si limita al sentimento paziente di una mancanza ma vuole piuttosto vederla rimossa ed effettivamente la rimuove nel pensiero, assieme al desiderio si dà anche la rappresentazione di una divinità» (p. 45). Questo il sottofondo dell’essenza del cristianesimo: il desiderio di felicità corrisponde, sì, al desiderio della vita beata, ma celeste. Il telos del cristianesimo si realizza come termine primo e ultimo dell’evoluzione della coscienza, il desiderio di beatitudine si concretizza nel desiderio d’essere simile ad un dio. Non così nell’ambito del politeismo pagano. Il pagano opera al fine del soddisfacimento del desiderio attraverso i mezzi forniti dall’intelligenza, dagli oggetti disponibili nel mondo, dalle forze stesse della natura. L’etica del pagano è dunque un’etica del fare, della Tätigkeit, nell’aiuola del mondo, la stessa che, per Dante, ci fa feroci. L’aiuola nella quale solo si gioca la felicità e la coscienza stessa.

Indice

Introduzione di Andrea Cardillo

Cronologia della vita e delle opere

Nota al testo

Teogonia
Annotazioni

Indice dei luoghi biblici
Indice degli autori citati


L'autore

Ludwig Andreas Feuerbach (Landshut, 1804 - Rechenberg, 1872), dopo una fase idealistica, fu critico della filosofia hegeliana e della religione. Dapprima studente di teologia, egli si risolse a favore degli studi filosofici, conclusisi ad Erlangen, ove conseguì pure la libera docenza in filosofia con la dissertazione De infinitate, unitate atque communitate rationis (1828). Fu dal 1838 collaboratore degli “Annali di Halle”, organo dei giovani hegeliani, su cui pubblicò La critica della filosofia hegeliana (1839). Sue opere fondamentali sono L’essenza del cristianesimo (1841), L’essenza della religione (1846), Lezioni sull’essenza della religione (1851), Teogonia secondo le fonti dell’antichità classica, ebraica e cristiana (1857).

Link

http://www.ludwig-feuerbach.de
Ludwig Feurbach Archive

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