giovedì 3 novembre 2011

Vassallo, Nicla, Per sentito dire. Conoscenza e testimonianza

Milano, Feltrinelli, 2011, pp. 156, euro 17, ISBN 978-88-07-10467-1

Recensione di Daniela Di Dato - 07/07/2011

Una società globalizzata e informatizzata come la nostra richiede una conoscenza ampia ed approfondita dei mezzi e dei meccanismi con i quali vengono diffuse notizie di fatti ed eventi o inviati non meno importanti messaggi culturali e politici, essenziali nella vita democratica di un paese.
La conoscenza si basa su una fonte conoscitiva attualmente inesauribile e potenziata da molteplici strumenti che ci offrono la testimonianza di tutto ciò che ci circonda e ci riguarda. 



Senza la testimonianza non sapremmo neppure il nostro nome e la stessa vita di relazione lascerebbe il posto ad uno sterile individualismo. Attraverso la testimonianza di quelli che li hanno preceduti, gli scienziati sviluppano e perfezionano scoperte e le tappe del progresso umano segnano sempre nuovi traguardi. Ma la testimonianza è spesso oggetto di manipolazioni e di controllo da parte di gruppi, individui, poteri forti interessati a nuove dinamiche sociali. Si sviluppa quindi la problematizzazione della conoscenza, analizzata e discussa da numerosi pensatori riportati nel testo. Essi hanno riflettuto e ragionato sulle diverse condizioni e visioni della testimonianza che costituisce il presupposto della conoscenza.
Non a caso è premesso alla trattazione il prologo di John Locke che pone in evidenza il problema dell'ignoranza intesa come mancanza di conoscenza, dovuta a motivi contingenti o politici: conoscenza e verità devono essere la meta dell'intelletto umano. Segue una parte introduttiva che espone i termini del problema. L'autore ci presenta un personaggio di cui si serve per illustrare concretamente il suo pensiero in diversi contesti e situazioni. Una rassegna di filosofi contribuisce ad approfondire il tema della conoscenza, distinguendo tra conoscenza vera ed opinione, fino a trattare il tema della menzogna e dell'inganno. Alla fine il messaggio è chiaro: la mente umana deve saper distinguere e cercare sempre la verità. Questa è libertà, come conclude l'epilogo di George Orwell.
Prologo di Locke? Dopo un esempio concreto e simpatico di conoscenza che ha come oggetto addirittura la casa reale inglese e come protagonista Riccardo, l’autrice distingue tre diversi tipi di conoscenze: conoscenza diretta (il conoscere qualcosa), conoscenza competenziale (il saper fare una certa cosa), conoscenza proposizionale (il sapere che una proposizione è vera). Riccardo, che ha ricevuto l’invito per incontrare la regina Elisabetta, mostra di possedere tali conoscenze: dalla busta che contiene l’invito (conoscenza diretta) al saper leggere, al saper prendere il taxi (competenziale), all’affermare che la regina è capo del Commonwealth (conoscenza dei contenuti delle nostre affermazioni).
Si comprende da questi esempi (l’autrice ne riporta parecchi, molto interessanti e istruttivi), che la conoscenza diretta riguarda individui oppure oggetti e la conoscenza proposizionale non sottintende per forza quella competenziale.
Ma la conoscenza proposizionale si basa su quella diretta? Non sempre, perché negli esseri umani la conoscenza è determinata anche da precedenti credenze ed esperienze nate dalla testimonianza. La trasmissione della conoscenza avviene sia a livello testimoniale sia a livello tecnico mediante strumenti informativi e culturali. Nell’attuale società dell’informazione e della conoscenza, spesso siamo indotti a credere a varie proposizioni e siamo esposti a manipolazioni di ogni genere. In tal caso occorre indagare e giustificare le proposizioni testimoniateci, distinguendo tra giustificazioni epistemiche e giustificazioni prudenziali: le prime mirano alla verità e portano alla credenza vera e quindi alla conoscenza, le prudenziali non coincidono con la credenza vera ma con l’opinione, che è qualcosa di fugace, destinata a non durare a lungo.
In sostanza, si riprende la distinzione platonica nel Menone tra opinione e conoscenza. Come distinguere tra l’una e l’altra? Altre due fonti conoscitive giocano un ruolo importante nell’adottare una corretta condotta epistemica: l’introspezione e la ragione. La prima implicata nella conoscenza di se stessi, la seconda interviene nel caso di testimonianze sociali che implicano inferenze diverse.  Sono anche queste facoltà che ci consentono di raggiungere una conoscenza vera perché veicolano la testimonianza.
A questa  parte propedeutica segue l’analisi del pensiero di alcuni filosofi che hanno fatto della conoscenza l’oggetto della loro indagine. L’autrice dedica una diligente riflessione al razionalismo di Cartesio e all’empirismo di John Locke, relativamente ai problemi che riguardano la testimonianza più che all’aspetto storico-esegetico. Notevole è l’impegno con cui sono esposte e discusse proposte e interpretazioni di altri filosofi citati nel testo, per esempio la polemica tra Benjamin Constant e Immanuel Kant sul mentire e sulla testimonianza menzognera. Per il primo, è doveroso dire la verità non a tutti ma solo a chi alla verità ha diritto; per il secondo mentire è sempre un crimine. Una testimonianza menzognera risulta tanto più grave quando, nonostante gli elementi a nostra disposizione per giudicarla falsa, il testimone presuppone che l’accetteremo.
Ma non ci sono pure menzogne accettabili? Sono famose le vicende di Giorgio Perlasca e Oskar Schindler che salvarono tante vite umane nonostante le menzogne.
E allora cos’è la menzogna? La ricerca di una definizione ha impegnato le menti di numerosi filosofi; per Agostino di Ippona “la bugia è un’affermazione fatta con la volontà di affermare il falso”; in termini contemporanei “mentire è affermare una proposizione falsa con l’intenzione di ingannare” (pag. 86). Vero è, sostiene l’autrice, che la menzogna è connessa ad adattamenti, apprendimenti, conoscenze, comunicazioni, istinti. In fondo la menzogna è presente largamente anche nella natura, basti pensare al mimetismo negli animali. D’altro canto, la falsa testimonianza non menzognera (affermazione di una proposizione falsa senza l’intenzione d’ingannare) è capace talvolta di condurre a conoscenza.
Non prive dell’intenzione di ingannare, le menzogne di taluni personaggi che hanno segnato il corso della storia e determinato eventi di notevole rilevanza in tempi recenti e non.
Dopo alcuni esempi e fatti illuminanti, l’Autore riserva un doveroso quanto rapido accenno a diversi aspetti epistemico-etici che riguardano i rapporti tra informazione e computer. “Se aspiriamo alla conoscenza in internet, spetta a noi tutelare la nostra privacy, evitare di venire diffamati e di diffamare, pretendere che la libertà si accompagni a responsabilità, sottraendoci alle censure ma pure alle testimonianze inattendibili” (pag. 120).
Indice
Prologo di John Locke        
1.        Invito a cena dalla regina
2.        Arrivare a cena dalla regina
3.        Conoscenza diretta, competenziale, proposizionale
4.        Conoscere Lilibeth, regnare come The Queen, sapere che Elizabeth       
           II è la sovrana britannica
5.        Riccardo sa che Lady D è morta
6.        Perché credi che Lady D è morta?
7.        Svalutare la testimonianza
8.        In principio era il verbo
9.        Individualismo e Inquisizione
10.       L’errore di Cartesio
11.       L’empirista estremista
12.       La circolarità di Hume
13.       L’intelligent design di Reid
14.       L’astrologo
15.       Colpevole o innocente
16.       The witness
17.       Non dire falsa testimonianza
18.      The most important job is not to be governor, or first lady in my 
           case
19.       La Guerra di George W. Bush
20.       Uccidete Lady D!
21.       Il royal blog di Lilibeth
Epilogo di George Orwell
Poesie di Paul Celan
Commiato
Note
Bibliografia
Indice dei nomi

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