lunedì 12 dicembre 2011

Magni, Luca, Una introduzione alla riflessione sul Tempo. Assoluto o A-Χρóνος

München, GRIN Verlag, 2011, pp. 71, euro 27,90, ISBN 978-3-640-95816-0

Recensione di Pietro Camarda – 09/10/2011

Il testo di Luca Magni, tentando di prendere posto nell’esclusivo catalogo delle trattazioni sul tempo, pur presentandosi sotto una veste ridotta e maneggevole, si rivela di una densità che rispecchia l’imponente tematica e le molteplici teorie a proposito, inoltre si propone di fornire un contributo critico alle diverse prospettive interpretative sulla riflessione del tempo: confrontarsi con il problema del tempo significa mettere in discussione l’intera impostazione della metafisica occidentale e quindi sottoporla a critica.

Il testo di Magni, pur essendo esplicitamente un’introduzione ad un lavoro successivo più lungo e possente sul tema, ha il merito di iniziare ad una nuova ed originale riflessione critica sul tempo. Infatti, la riflessione prende necessariamente le mosse da una linea di continuità con l’intera riflessione filosofica, nel suo sviluppo storico, e si concentra sull’idea/concetto di tempo dando vita a una storia critica del tempo che si svolge in tre momenti: riflessione sul tempo sotto un profilo storico-critico; ricognizione degli intercessori che hanno permesso l’originale lettura dell’autore; introduzione al problema del tempo.
Si tratta di “enucleare quella che è la Ur-Frage della mia riflessione, quel Fondo-Fondante, o der Grund des Abgrunds, quella Domanda-Fondamentale  che l’ha generata” (p. 2), questo è l’intento dell’Autore, come dice nella nota introduttiva.
Nel testo si nota sin da subito la difficoltà di afferrare e affermare un tale concetto che già nel momento della sua presentazione sfugge alla parola stessa, imponendo un linguaggio oltre il senso comune e richiedendo una riflessione supplementare. Ecco perché la storia della filosofia che ha visto molti interventi sul problema del tempo e che, seppur declinato in vario modo, secondo differenti forme e denominazioni, sembra essere il problema della filosofia: promotore dell’autentico atto del domandare, dimensione autentica del Pensare (da intendersi come inclusione nella dimensione-temporale). E se la dimensione del Pensare coincidesse con quella del Tempo, sino a svelarne la struttura autentica: a-temporale? Ma per analizzare questo bisogna passare per le posizioni espresse nella storia della filosofia, anche se si è sempre presa in considerazione la Natura del tempo, sempre in relazione ad altro da sé e mai per sé.
Ci sarebbero, a detta di Magni, due filoni di riflessione sul tempo nella storia della filosofia: un’interpretazione fisica o naturale e una psicologica. Entrambi queste linee di riflessione sul problema del tempo sembrano venirsi a legare a quella sull’Essere: l’Autore ci ricorda come Heidegger si chiedeva “in cosa una certa determinazione del tempo ha implicitamente governato la determinazione del senso dell’essere nella storia della filosofia?”.
La storia della filosofia del problema del tempo sembra iniziare da Anassimandro che introduce il concetto di άπειρον ovvero di infinito come principio primo, fondatore di tutto, gettando così le basi per la distinzione dicotomica tra kronos e aidios (tempo divoratore e tempo eterno). Dopo c’è Eraclito che introduce un’altra struttura ideale del tempo, quella del “tempo ciclico”. A partire da queste due posizioni già l’autore inizia a modellare la sua proposta che sarà di un Tempo Ultra-Temporale (A-Χρóνος), slegato da connotazioni e definizioni  troppo strette per tale fenomeno.
Poi è la volta di Parmenide che, a partire dalla dicotomica distinzione tra Essere (immobile ed eterno) e Non-Essere (soggetto al divenire), sviluppa una teoria del tempo (uno, eterno, lineare, ingenerato, immortale, indivisibile) subordinata a quella dell’essere (che farà prendere le mosse alle critiche di Heidegger e Derrida), fino ad arrivare a Melisso di Samo che dimostra come l’infinità spaziale e quella temporale si implicano a vicenda. “Il legame tra Essere e Tempo è una insolubile unione che si è protratta lungo tutto lo sviluppo della Filosofia” (p. 12) e che con Platone si concentra, da un lato, nella comunanza tra le Idee e le cose che vi partecipano, instaurando una differenza ontologica tra le Idee e il sensibile; dall’altro nella definizione di tempo che si ritrova nel Timeo come “immagine mobile dell’eterno”. È così he questo problema sembra presentarsi all’origine stessa dello sviluppo della riflessione filosofica, e con Aristotele viene affrontato in entrambi i modi suddetti: nella Fisica in modo naturale (nella celebre definizione di tempo come “numero del movimento secondo il prima e il poi”), nella Metafisica in modo psicologico (come “primo motore immobile”). 
Con Agostino si ha un tempo che è “in animo proprio”, interiore, tutto psicologico, mentre in pieno Medioevo, con Tommaso, si ha una suddivisione in tre livelli: eternità (come non-tempo del divino); divenire storico (a partire dalla creazione); tempo (come transitorietà). 
Nell’età moderna, con Cartesio si ha un “Io penso” che risulterebbe essere il nome dell’attività del “temporeggiare”, inteso come tempo preso al pensiero nell’atto del dubitare. Newton e Galilei pensano ad un tempo Assoluto, al contrario di Hume per il quale il tempo è causalità. Per Kant il tempo è una forma a priori della conoscenza sensibile e cioè condizione della possibilità della nostra conoscenza sensibile, mentre per Hegel “la coscienza viene a posizionarsi nel Tempo, è un qualche cosa di temporale, ma non si identifica con il Tempo, che pertanto, non risulta essere una soggettivzzazione di questo, ma anzi, esso viene a costituire quella che è la concezione della Storia, che è una struttura sovra-soggettiva” (p. 23).
Nietzsche, poi, pensa ad un tempo che diviene nel suo in-esaurirsi Eterno-Ritorno, in una ciclicità illimitata. Con Bergson il tempo viene diviso in due livelli: uno soggettivo e l’altro oggettivo, rispettivamente: coscienziale e fenomenico. Con Husserl e la fenomenologia in generale, il tempo diviene il campo di lotte della relazione tra soggetto e mondo che quindi fa del tempo una modalità intrinseca del modo di presentarsi delle cose, fino a rendere necessaria una retrocessione verso la ricerca di un Tempo-Originario (Ur-Zeit) che legherebbe di nuovo il problema del tempo a quello dell’essere (problema che affronterà Heidegger) e farebbe della forma del presente lo sfondo genetico di tale tempo originario (questione affrontata da Derrida).
S’impone a questo punto un atteggiamento critico nei confronti della passata, nonché “volgare” (come dice Derrida), concezione del tempo, tentando di esporre ciò che di esso è stato dimenticato e i fraintendimenti cui ha dato luogo nello sviluppo dell’intera storia della filosofia. 
L’Autore a questo punto, nel secondo capitolo, prendendo in considerazione le riflessioni di Heidegger e Derrida, compie una svolta significativa per presentare quella che è la sua teoria sul tempo: per quanto riguarda la riflessione di Heidegger, le questioni sarebbero legate alla concezione della temporalità nella storia della filosofia ed alla confusione tra essere ed ente derivante da questa. L’orizzonte critico diviene la “cronicità dell’essere”, inteso come orizzonte ontologico dell’interpretazione dell’essere determinato a partire dal senso del tempo. Il problema esposto diventa relativo alla dimensione del tempo, al fine di recuperare l’autenticità dell’essere, in un progetto critico dell’intera storia della metafisica. 
Magni comincia a prendere posizione a partire dalla possibilità aperta dalle questioni sollevate dal testo heideggeriano (erronea formulazione della dimensione temporale, interpretazione sbagliata del tempo e conseguente  progetto di decostruzione). Per l’Autore la concezione lineare del tempo non esiste, ma piuttosto, nella differenza tra una temporalità dell’ente (Zeitlichkeit) e una temporalità dell’essere (Temporalität), si evince una considerazione del tempo non più nella sua relazione ad altro, imponendosi così una elaborazione del concetto stesso di tempo nella sua singolarità, come Tempo-Assoluto.
La questione a questo punto si sposta e diventa: cosa farebbe di un tempo il suo tempo? Ovvero, c’è un tempo del tempo? O ancora, c’è un al di sopra della dimensione temporale che la governa anche se di questa sembra essercene solo una (nostra) rappresentazione? Siamo alle prese con due dimensioni: quella dello Im-Perituro e quella del Mutevole. Il pensiero si costituisce come tramite tra queste due e come il dubitare (di Cartesio) prende tempo in esse. Del resto il pensiero, nella sua declinazione dubitante, è il limite oltre il quale Cartesio non riusciva a pensare differenza; così l’Autore, vede il pensiero come la forma autenticamente-abissale tra le leggi del mutamento e la dimensione imperitura.
Come Heidegger, Magni, distingue tra due differenti dimensioni metafisiche che presentano differenti legislature temporali e in più pensa sia possibile superare l’errore storico della confusione tra essere ed ente proprio relegandoli alla temporalità loro appropriata. L’essere, dal momento che le Idee appartengono alla dimensione dell’Eterno, è quell’Idea che fa da tramite, da relazione-assoluta, tra le manifestazioni del mondo e le loro Idee generanti. Quindi Mondo e Idee appartengono ad un struttura temporale che prevede un continuo fluire: ma, allora, che cos’è questo Tempo? Quale è il fondo di tale dinamica dell’origine? Siamo in una metafisica che ha saputo trattare la temporalità solo come presente, privilegiandone questa forma: privilegio che viene a cadere quando si mostra la sua continua iterazione attraverso la traccia (Derrida), fino a dover pensare ad un continuum antecedente tra eterno e tempo deciduo che sopprime la dicotomia tra eterno e tempo.
All’origine del Tempo ci starebbe una sorta di durata comprensiva sia della dimensione eterna sia  di quella temporale, mantenendo i due piani già abbozzati da Platone. Il flusso temporale si presenterebbe sotto forma di un struttura “spettrale” che fonderebbe la costituzione, secondo principi e categorie mutevoli, del Tempo-Assoluto. Quest’ultimo non sarebbe un tempo senza tempo, ma un tempo che comprende in sé (almeno) due forme: quella del mutare e quella del restare, come sue categorie.
S’innestano così processi di metamorfosi temporale all’interno di un flusso continuo tra le due dimensioni, scatenando così lo spettro del tempo, cioè la sua dimensione operativa. Ma, che ne è del tempo? Lo si ritrova al di là di se stesso, come uno strano caso d’identità che prende corpo solo fuori da sé, in un oltre se stesso che lo governa. “Il Tempo sembra essere l’unico A-Χρóνος, ovvero l’unica struttura metafisica che sia al di fuori del Tempo stesso e, proprio per differenza e precisazione da quello che è sempre stato considerato l’Eterno, esso non Per-Mane in un Di-Venire Temporale perché In-Mutevole, ma proprio perché esso genera quel Divenire e non è possibile applicare alcuna di queste caratteristiche proprio perché vengono ad essere relegate al Fluire-Temporale e a quelle che sono le sue sotto-stanti Dimensioni Metafisiche” (p. 40).
Ma come può essere al di là di sé stesso ed essere presente nelle sue manifestazioni dimensionali sia nel Mondo che nelle Idee? Si presenta come un struttura non orientabile oltre se stessa ma presente come manifestazione spettrale dello A-Χρóνος di cui il Tempo-Assoluto è un’idea e/o concetto. La struttura del Tempo-Assoluto è costituita da tre Strati gerarchizzati: lo A-Χρóνος, il Tempo-Eterno  il Tempo-Deciduo, che nelle loro relazioni logico-temporali ne esplicano la Struttura Fondamentale. Infine, per iniziare una nuova riflessione sul tempo, è necessario individuare i cortocircuiti della tradizione che hanno dato vita alle aporie e alle incomprensioni sul tema, quindi, in virtù di “una de-costruzione di tutte le passate concezioni” (p. 58), giungere alla sua definizione come Struttura (non come Concetto e/o Idea, che si vengono a costituire in seguito al Tempo), ovvero come fondamento costituente di una dis-posizione. Il Tempo, segno di una divisione, di una distanza tale per cui non ci sarebbe altrimenti, richiede la soluzione dell’elusione di una domanda sul problema che esso stesso genera, pretendendo l’iterabilità come possibilità, producendo memoria senza alcuna successione spazio-temporale, in un continuo rilancio differenziale che eccede la presenza nella ripetizione seriale dell’evento pluridimensionale (senza sistema).
Il testo si articola tra gli snodi concettuali che modulano la riflessione sul tempo e ha lo scopo specifico di formulare una teoria (introduttiva) su di esso. Magni punta, attraverso un’introduzione alla riflessione sul Tempo-Assoluto, ad enucleare le domande strutturali della riflessione sulla Natura del Tempo, per una esplicazione delle fonti di tali questioni.    


INDICE

Nota introduttiva
Il problema del Tempo nella Storia della Filosofia
Il problema dell’Autentico Tempo
Questioni per una nuova riflessione sul Tempo
Bibliografia di riferimento

7 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

La Acronia, cui con teutonico grecismo autore L. Magni inoltra filosoficamente, non aggiunge nulla di più al platonismo né al platonismo-aristotelismo della Cultura Occidentale...
E tuttavia rappresenta fine o termine a specifici ed antifilosofici: antiplatonismo, anti - platonismo-aristotelismo; i quali furono occidentalizzati da intrusione, di àmbito concettuale ed extrafosofico marxista-engelsiano (da Marx ed Engels stessi àmbito e relativa intenzione di massa auto-refutati-ricusati vanamente), controculturale e di matrice non occidentale — cui riferimento fu il filomarxismo antiistituzionale in Cina tra fine dell'Impero ivi statuito ed inizio della Repubbica ivi stabilita e che era rimasta nel 'Dopoguerra Freddo' movimento culturale incontrollato, poi con la fine di tal Dopoguerra restata quale subculturalità imprevedibilmente diffusa, tale fino ad oggi...
Ordunque il concetto, già formulato da J. Derrida, di assolutezza temporale non di relativa eternità, è da Magni riformulato entro germanico grecismo culturale, ricompreso pure in esito non antagonista però alternativo a pratica intellettuale decostruttiva, secondo non subculturale convenzione civile occidentale e ad eventualità non filosofica anche — da ciò (arditamente ed efficacemente elencati da Recensore) i labirinti, intellegibili oltre che intellettuali dell'Autore, i quali non vanno confusi per sofismi analogici — .
Detta riformulazione-ricomprensione ha una evidente (evidente perlomeno per chi non del tutto ignaro di psicoterapie od assistenze sociali) funzione di ecologica mediazione culturale nonché di economica diplomazia civile — di fatto pervenendo ad espressioni definite di nozioni definitive anche compatibili con attività economiche occidentali - occidentali-orientali.
Infatti nella non antiplatonista Acronia, idea oltre che concetto cui si giunge attraverso vertiginosi, serrati ragionamenti logici assai abilmente riprodotti in recensione, si trova di fatto filosofica indicazione utile a colmare divari culturali contemporanei di civiltà occidentale e lacune di odierna orientale comunicabilità culturale.
(...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...)
Della non mitografica descrizione di cronotipo, che i ragionamenti individuano quale atipicità logicamente identificata in elementarità, la valutazione culturale ritrova l'espressione puramente culturale, con metafora analogica del Tempo Divoratore, che da analogia rientra logicamente in cultura anche scientifica quale elemento valutabile anche tecnologicamente però per logica filosofica riconosciuta e riconoscibile quale antiscientifica valutazione tecnica, ovvero: antitecnologia e tecnicismi; gli stessi stigmatizzati dalle riflessioni heideggeriane sul potere annichilente della tecnica fine a se stessa priva di logica scientificamente deducibile; per cui quanto premesso da origine solo culturale diventa in prosequio eminentemente razionale — con metafora esplicita di Tempo Divoratore quindi esplicabile di Caso Distruttore — la rappresentazione della istintivamente inquietante possibilità della fine di un tempo e dei suoi tempi... Infatti parallelamente alle integrazioni kantiane - postkantiane shopenhaueriane, si colma nel riferimento gnoseologico ad Acronia un divario tra conoscenza sensibile ed intellettuale e tra saperi immediati e raffinati: ciò che A. Schopenhauer illustrava da originalità mitopoietica mitologica mitografica del simbolo Maya, per parallelismo ontologico non metafisico dunque immediatamente dialogico illustrabile filologicamente mitograficamente nella figura simbolica Crono, implicitamente non mitograficamente nel crono di per sé ambivalente, occasionante o non occasionante, esistentivamente se congiunto a relativa acronia originaria, non esistentivamente se disgiuntone... A questo punto della ricerca, non separata da ragione riflessiva ed autoriflessiva, cioè capace di meditare scaturigine stessa di logica ovvero di mostrare stesso Logos e senza separazioni extraculturali né confusioni ultraculturali con le mitografie, si nota che l'approccio teoretico dell'Autore pur non consentendo di definire direttamente quali corrispondenti situazioni della realtà, nondimeno manifesta a ritroso che quella disgiunzione non esistentiva è la occasione della fine dei tempi del mondo della tecnica e la fine del tempo dello scopo della tecnologia, entro l'evento della già nota Scepsi — stessa descritta da filosofo Sartre quale discordanza tra scopi individuali assoluti e fini collettivi relativi e da stesso Sartre ricondotta a opposizione dell'essere quale volontà di essere nonostante il niente quale tensione al nulla.
(...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...)

La Acronia quale medietà è il ritrovamento gnoseologico del nesso epistemologicamente assente nelle opposizioni individualiste/collettiviste sorrette da ragioni o ragionamenti di matrice filosofica comune occidentale; ciò che in mitografia-mitologia greca-ellena-ellenica-ellenista era simbologia nel suggerire forza e poteri soverchianti nonché invincibili di temporalità ma che in mitografia-mitopoiesi post-ex-ellenista non greca divenne occultazione di tali forza e poteri in temporalità ordinaria lasciando che altri misteri si rivelassero, ma subculturalmente coi conseguenti forse assai poco noti antichi drammi, sociali e comunicativi e a discapito della vera cultura del mito... E poiché divergendo significati e convergendo sensi, talché della comune radice mitopoietica, greca/sanscrita, della originarietà di elemento culturale "Maya" restasse con il disvelamento orfico il nascondimento apollineo, con la scoperta dionisiaca lo smarrimento dell'ermetismo, è avvenuto assieme a rammemorazione di Maya oblio della Stessa da parte culturale e non filosofica ma non emarginata né disinteressata né trascurabile... E poiché dai drammi antichi attraverso i rifiuti delle psichiche saggezze alchemiche medioevali sono accadute le tragedie moderne della fisica antifilosofica e non scientifica ed antitecnologica di cui sono gli eventi delle esplosioni atomiche, che hanno sempre effetti antigeologici ed antivitali/antiecologici ma che sono in pericolo od in rischio di non refutabilità proprio da parte di coloro che in scarse e mancanti comprensioni culturali intellettuali e fisiche psicofisiche... Allora delle circostanze di tali decadenza civile-vitale ed emergenza vitale-civile-culturale se ne deduce riferibilità, a idoleggiamento di Perennità e a idolatria del Tempo; e codesti idoli in Occidente e Villaggio Globale sono effettivamente tali o tali per chi parte passiva o attiva di antisimbologica subcultura che identifica nel simbolo del Titano Crono solo il corrispettivo ordinario assoluto crono...
Nonostante tutto la filosofia del tempo proprio in Occidente e Villaggio Globale è stata ed è impegnata a smascherarne le derivate derivabili crono-logie... anche quelle intromesse, tra tecniche e tecnologie corrispondenti, che consentirono di spacciare ordigno antiecologico per asettica bomba assai grande e che fecero catastrofi in Giappone e sia prima che dopo catastrofi in soli esperimenti pure, catastrofi anche in quelli successivi con manipolazione estrema di effetti di gas (assai tristemente noti quelli delle cosiddette "bombe H")...
Entro i rifiuti a queste violenze, non ideologici ma pur intellettuali e condotti pure da stessa filosofia, quanto Luca Magni fornisce con pubblicazione "Una introduzione alla riflessione sul Tempo Assoluto o A-Χρóνος" (da Pietro Camarda recensita) è, resta ancora, gnoseologicamente una epistemologica mediazione che riavvicinando Alta e Media cultura a Basse culture dispone-consente una culturazione-acculturazione utile per garantire il perdurare di una ' Era - Non-Atomica - Post-Atomica ' .

(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Aggiungo precisazione su titolo che ho incluso in mio messaggio precedente tra virgolette.

Precisamente il titolo del libro recensito è, secondo scrittura non lettura generica:

'Una introduzione alla riflessione sul Tempo-Assoluto o A-Χρóνος' .

In recensione è riportato diversamente da copertina del libro.

Di fatto in letture generiche di titoli il trattino di separazione non ha evidenza e ciò può essere riportato nelle citazioni mediante uso di doppie virgolette.

Dato che la dicitura tra le mie virgolette comunque è non alterante (e quella della recensione a ben riflettere non altera), basta per parte mia precisare senza reinvio...
Indubbiamente le diversificazioni di titoli che non siano riferite a lettura soltanto generica non posson risultare di per sé indifferenti; io comunque ho usato virgolette, dunque che offrono possibile stesso senso di scrittura con trattino senza virgolette...
D'altronde ricordo di aver incontrato Autore e che egli stesso così genericamente riferiva nel dire il suo titolo, ugualmente a quanto da me poc'anzi scrittone...
Perciò il critico eventuale non sia ingiustamente pedante.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Preciso : La doppia menzione di mio nome e mio cognome anagrafici in invio precedente si riferiva e va riferita soltanto a scrittura e scrittura aggiunta.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Fornisco utili connotazioni non solo storiche, tramite alcune interrogazioni, secondo indice di pubblicazione recensita:

Quale vicenda filosofica?
Quale falsità e da quale antifilosofia?
Quale destinazione dunque delle riflessioni scaturite da tali circostanze storico-culturali?

Nella diffusione del platonismo si trovano anche cultura filosofica assieme a filosofia della cultura, insieme (... in-sieme...) solamente grecismi afilosofici e filosofia non greca: delle due correnti di pensiero essendo le relazioni rapportabili, rapportate o non rapportate oppure non rapportabili.
Entro evenienza di non rapportabilità è la labirintica novecentesca riflessione heideggeriana sul tempo, àdito alla caleidoscopica meditazione derridiana sui tempi: germanesimi teutonici poi latineggianti, dal valore concomitante divergente dai valori originarii, infatti Heidegger aveva dato tutto a metà per Germania ed Europa e Derrida interamente tutto solo ad Occidente ed Europa. Germania, Francia ed altri Paesi Latini di Europa e non solo, si interessarono parzialmente al duplice percorso intellettuale antimetafisicista - decostruzionista, non quali destinatari completi di risultanze, generali e generiche e non originarie, non in tutto originalmente provenute.
Questa non coincidenza fu: discrasia, determinante per la fine della egemonia filomarxista in Europa Ovest durante la Guerra Fredda; sincrasia per le ideologie conservatrici, non solo politicamente tali, in Occidente a tra Guerra Fredda e relativo Dopoguerra (la cui fine già può dirsi consumata, solo relativamente agli esiti non relativamente alle conseguenze delle distruzioni anche culturali). La esigenza di Conservazione era ed è di acclusione, di quanto rimasto dell'altro fronte culturale della Guerra, non per le aggressioni introdottevi. Rimane dunque oltre al questionare di Antichità e Modernità pure il dubitare di entrambi e pure il formulare di Antimodernità, cui cultura del postmodernismo e postmodernità si rapportano senza distruggere non solo quali strumenti della parte vincente creatori di nuove storie, coesistendo un postmodernismo degli sconfitti, non solo làscito di chi vinceva anche diritto alternativo e non alterativo (!) di chi non aveva vinto i confronti-scontri culturali Est-Ovest. A questi eventi corrisponde in parte e non appartiene la guerra economica su egida militare e post-atomica tra Stati Uniti d'America e Repubblica Cinese, tra capitalismo rispettivamente pubblico-privato e statale-pubblico, con influenza o coinvolgenza non partecipazione planetarie, con opposizioni uguali alle passate tra i fronti capitalisti/comunisti; corrispondenti ne sono: culturale strutturalismo, in forma non strutturante, avverso (... a-vverso...) ad evoluzionismo sociale; rispettivamente con utilizzi: di basi culturali; di movimenti sociali. L'alterità politica-filosofica tra rivoluzionari/antirivoluzionari poi culturale tra antianacronisti e tradizionalisti sottratta da esito di Guerra precedente ed in transcontinentali sincronie e discronie è ora fatta di Conservazioni, comuni ad entrambi gli schierati: ecologiche economiche e culturali commerciali, tra egemonia culturale occidentale-illuminista e monopolio civile-orientale-ordinativo (confuciano).
(...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...)
La saggezza della medietà, filosoficamente declinata in analogia a platonismo-aristotelismo, politicamente moderazione di comunitarismo-comunismo alternativo all'equilibrio occidentale dei valori di libertà uguaglianza e fraternità, ha necessitato ulteriore filosofica mentalità differenziante, corrispondente a strutture culturali-civili comuni in Occidente, tra cui stessa occidentale mentalità comune intorno al pensare il tempo.
Dunque tra economie forti e deboli occidentali vige una intellettuale differenza, di rispettivi etnocentrismi ed orientalismi: solo per questi ultimi non essendoci rigorosa necessità di una filosofia sistematica del tempo, per quei primi invece essendo necessario un pensiero sistematico del tempo per base comune di politica filosofica, ma ergendovisi antagonisticamente saggezza politica orientale, cui economie deboli fanno vario riferimento:
di autolimitazione non neutrale, egemonicamente-occidentalmente;
di diplomatica acculturazione neutrale, non egemonicamente ma occidentalmente. L'Italia si trova in posizione determinatamente non solo relativamente forte di neutralità, la Germania in posizione determinatamente forte di neutralità e tra Germania ed Italia (i luoghi principalmente pertinenti a lavoro recensito) nasceva la esigenza di una considerazione culturale economicamente cospicua di concezione del tempo secondo saggezza filosofica e comunanze eurasiatiche, da antiplatonismi-platonismi a platonismi-filoplatonismi, occidentali, e da idee culturali europee-atlantiche, di matrice non estranea ma diversa, fino a concetti di cultura cinese-asiatica-eurasiatica... per continuare garanzia post-atomica ovvero 'non atomica - non antiatomica'.
Secondo timori insopprimibili, di ricerche tecnologiche energetiche e tecniche di sopravvivenza, la conversione, non solo teorica, dei sistemi atomici non progressivi, ad utilizzi non terrestri ed extra-terrestri, quali conflagrazioni non radioattive difensive aerospaziali, iniziò col rifiuto di disastri antiecologici terrestri: di complete imperizie umane, con esplosioni di ordigni, non tecnici nè artigianali, per coincidenze di cause in natura non di natura già catastrofiche (ne esistono racconti in cronache orientali non tanto recenti); quindi di parziali, con minacce ed esperimenti di guerre atomiche, quali evenienze illeggittimamente insinuate nelle opposizioni economiche-militari della vera Guerra Fredda.
La moderazione ed astensione cinese facendo passare indenne immenso Paese tra Era Atomica e Post-Atomica e la continuata opposizione americana dopo che Stati Uniti di America si sono avviati da Dopoguerra freddo con Corea Del Nord ad Era Post Atomica, formano un fronte economico, anticulturale (!), civile: post-atomicamente e militarmente garantito —dopo che Presidenza parlamentare americana è intervenuta a limitare offici di Presidenza non parlamentare e che Esercito non ha incertezze politiche da poter colmare non illeggittimamente con emergenziali minacce atomiche. Tale sopravvivenza è di globale interesse, finita la Era Atomica dell'U.R.S.S. con la formazione della C.S.I. e delle attuali Russie (Bielorussia, Russia e stato russo della Crimea, zone artiche russe...) poiché le coincidenze che sfruttavano i tecnicisti atomici sono una negatività mai accettabile e per intera realtà planetaria.
A tutto ciò — volente o nolente — di fatto inerisce il riflettere, filosoficamente ed esaustivamente, sul tempo occidentale.

MAURO PASTORE