lunedì 9 aprile 2012

Altobrando, Andrea, Husserl e il problema della monade

Torino, Trauben, 2010, pp. 288, euro 25, ISBN 9788889909799

Recensione di Daniela Bandiera - 03/02/2012

Scopo della prima monografia di Andrea Altobrando è “comprendere il senso, l’origine e, in parte, l’esigenza del concetto di monade nello sviluppo del pensiero husserliano” (p. 17). L’interprete parte dalla convinzione che i riferimenti husserliani alla monadologia leibniziana, sempre più presenti nelle riflessioni del padre della fenomenologia a partire dagli anni Venti, non si esauriscano nella semplice assunzione di una “terminologia monadologica” (p. 19), ma presentino un’importante sviluppo in senso fenomenologico di alcuni concetti offerti da Leibniz.

I rapporti tra Husserl e Lebniz, e in particolare l’utilizzo del concetto di monade da parte di Husserl, sono usualmente stati analizzati alla luce della complessa questione dell’intersoggettività, questione che, invece, Altobrando ha deciso di lasciare ai margini delle proprie riflessioni, nella convinzione che “sebbene la tematica dell’intersoggettività risulti essenziale e ineludibile per lo sviluppo di una eventuale monadologia fenomenologica, si deve innanzitutto capire se una tale monadologia possa avere realmente senso e, se sì, quale. Il presente lavoro vorrebbe offrire un contributo alla soluzione di tale quesito e un primo tassello per l’eventuale elaborazione di una successiva dottrina fenomenologica dell’intermonadicità e di una relativa cosmologia” (p. 22).
Nel primo capitolo, partendo dalla Filosofia dell’Aritmetica e dalle Ricerche Logiche, Altobrando definisce alcuni assiomi formali sulla base della riflessione husserliana circa alcuni concetti formali, e ciò al fine di “capire cosa si intende quando li si mette in opera, quale significato viene attribuito ai fenomeni che sotto di essi di volta in volta vengono compresi e come ciò sia possibile, vale a dire quali eventi psichici devono accadere affinché tali concetti possano essere scorti” (p. 32). Vengono allora analizzati i concetti di Etwas, di uno e unità e, in particolar modo, quelli di intero e relazione, partendo dalla distinzione tra unità primaria, “in cui la molteplicità è data in un’intenzionalità di primo ordine, senza cioè che la coscienza operi alcuna attività di collegamento tra i diversi contenuti parziali” (p. 50), e aggregato, il quale ha alla base una kollektive Verbindung, “in cui la molteplicità emerge come unità complessiva solo mediante un atto di collegamento della coscienza, dunque attraverso un’intenzionalità di secondo ordine” (p. 50); ciò che differenzia le due categorie è, quindi, la specifica unitarietà che le fonda: gli elementi possono avere o relazioni primarie o relazioni secondarie, relazioni analizzate da Husserl per mezzo del concetto di Fundierung, attraverso il quale si può chiarire sia il legame tra determinati contenuti, sia se essi creino le basi per un intero di compenetrazione, cioè composto da parti non-indipendenti o momenti, o per un intero di connessione, composto invece da parti indipendenti o pezzi.
Sulla base di queste chiarificazioni formali, Altobrando, nel secondo capitolo, si propone di indagare il “tipo di unità che caratterizza la totalità degli atti e, più in generale, dei vissuti” (p. 77); a tal fine sarà “necessario considerare il percorso che condurrà Husserl verso l’ammissione di un Io puro e trascendentale all’interno della sua impresa filosofica e che porterà necessariamente a rivedere la struttura unitaria del flusso coscienziale medesimo.” (p. 78) Se infatti Husserl inizialmente (Quinta Ricerca Logica) rifiuta l’idea di un Io trascendentale, di un Beziehungszentrum quale fonte d’unità dei vissuti, egli giungerà successivamente (Ideen I), spinto soprattutto dalla riflessione sulle problematiche questioni dell’intersoggettività e del reperimento di un centro d’orientamento di tutti i vissuti,  a sostenere invece la necessità di un Io puro in quanto “sistema delle legalità essenziali dei vissuti” (p. 170), il quale “deve corrispondere a un effettivo e concreto intero coscienziale; in caso contrario si rischierebbe o di rimanere su un piano astratto, incapace di dar veramente conto dell’unità della coscienza, e quindi dell’unità dei vissuti, oppure di ricadere nuovamente nello psicologismo, in quanto la legalità dei vissuti sarebbe ottenuta per astrazione dal reale funzionamento di un Io empirico. Per questo motivo è necessario che l’Io corrispondente alla coscienza pura sia altrettanto indipendente dalla realtà dei correlati intenzionali quanto lo è la stessa coscienza e che esso sia a sua volta attuale.” (p. 170) L’Io trascendentale, il quale appare in forma massimamente evidente attraverso la particolare forma di cogitatio dell’Ich-bin, non è da intendersi come vuoto principio formale, ma sempre come principio operante nei vissuti, anche se ad essi mai strettamente riducibile, come fonte di costituzione e d’unità di ogni forma di coscienza empirica, quest’ultima analizzata da Altobrando nelle sue possibili stratificazioni, a partire dal Leibkörper sino all’Io spirituale o personale, in quanto “sotto il titolo di Io empirico possono essere compresi quasi  tutti gli Io che non corrispondono a quello trascendentale o puro; in altre parole si tratta dell’Io costituito e non di quello costituente.” (p. 117)
Nel terzo ed ultimo capitolo, Altobrando approfondisce invece più propriamente il problema relativo alla presenza di una monadologia nella riflessione husserliana, presenza che emergerebbe in diretta relazione con la questione, appunto, dell’unità del flusso di coscienza; infatti “la monade si inizia ad affermare nella riflessione husserliana come quel concetto che denota il flusso concreto, contenente tanto i momenti costituenti quanto i momenti costituiti. L’elaborazione del concetto di monade permetterebbe quindi di superare quella sorta di formalismo cui Husserl accennava nelle Zeitvorlesungen e che minaccerebbe di considerare il flusso come una sorta di costituente vuoto.” (p. 194) Il concetto di monade farebbe quindi il suo ingresso nella fenomenologia in quanto strumento per superare una concezione formalistica della soggettività e svelare il versante concreto dell’Io trascendentale; a tal proposito, Altobrando fa particolare riferimento alle riflessioni husserliane di Ideen II, dove il padre della fenomenologia chiama in causa direttamente Lebniz e la monade, la quale non può del tutto essere assimilata all’Io puro, ma dev’essere intesa come “il campo di un Io” (p. 205), del quale sono parte integrante anche i vissuti incompiuti: “l’Io puro è, per così dire, solo il principio attivo di una coscienza e quest’ultima non si identifica totalmente con l’attività e le cogitationes dell’Io puro.” (p. 206) La monade sarebbe quindi espressione del fatto che “l’Io è sempre in rapporto a un Gegenüber ed è solo in rapporto a quest’ultimo che l’Io è colto concretamente; se si escludesse il campo delle componenti reali (reel) e dei correlati intenzionali dei vissuti di un Io, sarebbe impossibile cogliere quello stesso Io nella sua effettiva e piena individualità. Questo comporta che per conoscere un Io è necessario includere nella ricerca l’intero mondo in cui un Io si trova situato.” (p. 207) La diversificazione della monade dall’Io si chiarisce nel momento in cui Husserl precisa la struttura della monade in quanto sostanza: la monade e non l’Io è essere “in-sé-e-per-sé”, poiché “quando l’Io riflette, vede se stesso, afferra il suo Selbst, ma questo non è altro che l’Io stesso in rapporto a diversi correlati e ad ambienti iletici di volta in volta differenti, i quali non possono essere contenuti nell’unità dell’Io […].” (p. 226) Facoltà fondamentale della monade in quanto sostanza è allora la Selbstbestimmung, ovvero la capacità di divenire, di rendersi oggetto a sé stessa in una continua genesi di sé stessa attraverso la determinazione di figure del Sé sempre nuove, poiché il Sé permette di cogliere “l’Io nel suo concreto agire e patire; in tal modo, afferrando il proprio Sé, il che significa l’Io nelle sue diverse attività e situazioni, la monade coglie anche se stessa, proprio perché essa non è null’altro che la totalità dei vissuti dell’Io nella loro piena concretezza.” (p. 229) Quindi, ogni volta che l’Io si coglie come un Sé, si coglie anche inevitabilmente in rapporto ad un non-Io, il quale lo spinge ad un processo di integrazione e modifica, tanto che la monade può essere presentata come “unità di vissuti che conducono inevitabilmente allo sviluppo” (p. 234), sviluppo la cui reale autonomia di decorso risulta particolarmente problematica, aprendo così ai problemi della libertà, della predestinazione e della teleologia.
Il volume di Altobrando si caratterizza per il rigore d’indagine e per un’estrema chiarezza, chiarezza che però mai si trasforma in uno strumento di semplificazione. Ne emerge un volume adatto sia a chi ha già familiarità con la fenomenologia husserliana, ma anche a chi entra per le prime volte in questo mondo nel quale non è sempre particolarmente agevole orientarsi.


Indice

Prefazione di Ugo Ugazio
Ringraziamenti
Lista delle abbreviazioni
Introduzione

Capitolo I: I concetti fondamentali
§1 Qualcosa
§2 Uno e unità
§3 intero e relazione
§3.1 Relazioni primarie e relazioni secondarie
§3.2 Fundierung
§3.3 Momenti e pezzi
§3.4 Interi di connessione e di compenetrazione
§3.5 Aggregati 
§4 Conclusioni formali

Capitolo II: L’unità, la coscienza e l’Io
§5 L’unità del flusso
§5.1 L’unità del tempo e la molteplicità dei flussi temporali
§5.2 Una riduzione senza centro
§5.3 L’urgenza dell’Io
§5.4 L’individuazione del flusso
§5.5 L’unitarietà del flusso
§5.6 L’emergenza del centro
§6 Le unità del flusso
§6.1 L’Io empirico
§6.1.1 L’unità estesiologica
§6.1.2 L’unità cinestetica
§6.1.3 L’unità psichica
§6.1.4 L’unità personale/spirituale
§6.1.4.1 L’unità spirituale “persona”
§6.1.4.2 Obbiettivazione della persona e trascendenza dello spirito
§6.2 L’Io trascendentale
Appendice

Capitolo III: L’unità monadica
§7 Espansione dell’immanenza
§8 La monade e l’Io
§9 Morte e nascita
§10 Monade e sostanza
§11 La struttura della monade
§11.1 Necessità essenziale della genesi
§11.2 Necessità individuale della genesi
§11.3 Ragione e predestinazione
§11.4 Il senso della predestinazione
§12 Fenomenologia della monade

Conclusioni
§13 La monade come unità ego-centrica e indeterminabile

Nota bibliografica
I – Testi di Husserl
II – Testi di Leibniz
III – Testi di altri autori e letteratura secondaria

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