giovedì 11 ottobre 2012

Rea, Caterina, Corpi senza frontiere. Il sesso come questione politica

Bari, Dedalo, 2012, pp. 174, euro 16, ISBN 9788822053879

Recensione di Carla Fronteddu - 30/05/2012

Il sesso è un prodotto storico, “un'invenzione umana che traduce rapporti di dominio” (p. 5). Questa è la tesi che sorregge il libro di Caterina Rea, tesi “poco condivisa dal senso comune” (p. 5) e certamente di comprensione non immediata. Corpi senza frontiere ha il merito di aiutare il lettori e le lettrici ad affacciarsi a questa corrente di pensiero e a pensare la differenza sessuale come al prodotto di rapporti storici di potere.
La dimensione corporea e sessuale, scrive Rea, è stata a lungo sottratta

al divenire “della storia, dell'istituzione sociale e della discussione politica” (p. 5) grazie alla complicità di alcune discipline che hanno imposto una naturalizzazione dell'umano, naturalizzazione che risponde a specifiche relazioni di potere.
Tra le prime responsabili di questa naturalizzazione l'autrice individua la fenomenologia del corpo, che ha cercato “di fare del corpo umano la sfera dell'intimo e del privato” (p. 17) contribuendo a considerarlo come un'“intimità immediatamente afferrabile e indipendente dalle molteplici variazioni socio-culturali”. E tuttavia il vissuto corporeo si sottrae alla presa e non si lascia cogliere in maniera diretta e trasparente dal pensiero. Per questo, scrive Rea “ci sembra allora che una fenomenologia del corpo non sia possibile che come fenomenologia dell'opacità […] che rivela il carattere oscuro del fenomeno che sperava di portare a manifestazione” (p. 18). L'autrice tratteggia, nel primo capitolo, una fenomenologia dell'opacità servendosi della riflessione di Merleau-Ponty, che aveva descritto il senso di sfasamento, di “distanza da sé” tipico del nostro vivere incarnato. Il soggetto non percepisce la propria dimensione corporea in maniera immediata e trasparente, al contrario la soggettività carnale “incapace di cogliersi direttamente e pienamente, scopre la propria concretezza nella forma di questa opacità (non piena conoscenza di sé) inscritta nella sua condizione carnale” (p. 20). Quest'opacità con cui è chiamato a confrontarsi il soggetto corporeo apre le porte alla ricerca incessante di senso e rende possibile l'agire. La fenomenologia dell'opacità, quindi “non può che trasformarsi in una filosofia dell'azione umana e dell'istituzione. Il senso che non si dà in partenza, nel silenzio di un vissuto naturale, non può che essere il prodotto di una creazione immaginaria attraverso la quale l'essere umano si sforza incessantemente di dar forma e figura alla profondità opaca della sua corporeità” (p. 18)
L'analisi dell'opacità serve a Rea per sostenere l'impossibilità di tematizzare e afferrare un senso originario o una norma naturale di cui sarebbe portatrice la realtà corporea: “ciò che avrebbe dovuto apparire, darsi come fenomeno originario non è invece che opacità, distanza da sé, non coincidenza. L'origine ci sfugge, non è sorgente limpida di senso. Questa condizione è quella della nostra finitezza, della vulnerabilità che sempre accompagna la nostra esistenza carnale, ma che ci spinge altresì all'incessante creazione dei significati culturali e storici che formano la nostra trama dell'essere al mondo” (p. 35)
Se il corpo umano non veicola nessun senso originario, quest'ultimo non può che essere il prodotto della storia, dell'istituzione umana, che di volta in volta definisce gli usi e le pratiche del corpo.
“Il primato dell'opacità ha insomma un carattere intrinsecamente etico e politico in quanto esso indica l'originaria appartenenza del soggetto alla trama sociale delle mediazioni che, inscrivendo nel sui seno fin da subito l'alterità lo aprono alla sfera della prassi in quanto agire responsabile” (p. 36).
La critica alla fenomenologia del corpo conduce l'autrice sulle tracce di un'ulteriore lettura naturalizzata dell'umano, quella del riduzionismo neuroscientifico che pretende di “fornire, su base scientifica, un contenuto normativo originariamente fondato sull'identità della natura umana” (p. 37).
Il secondo capitolo è dedicato quindi alla pretesa del discorso neo-naturalista delle neuroscienze di raggiungere una natura umana originaria, antecedente i rapporti sociali e le forme discorsive. Servendosi del contributo di Butler, Rea critica la pretesa neutralità di questo discorso scientifico: “il linguaggio nasconde sempre sedimentazioni discorsive e culturali come quelle che ci spingono a voler identificare con certezza un punto preciso e fermo d'origine, una natura distinta e precedente la cultura” (p. 43). Infine, servendosi del concetto di istituzione di Castoriadis, l'autrice ribadisce che “ciò che presumevamo essere primario e antecedente non precede in realtà il dinamismo temporale e storico della sua produzione istituente” (p. 39).
Se il corpo umano è irriducibile all'immediatezza di una struttura naturale originaria e determinante, la materialità corporea non trascende la dimensione discorsiva ed i rapporti di potere che l'assoggettano e la producono, ma “anche ciò che nel corpo vi è di più concreto- la materialità e il sesso- è sempre già mediato da depositi culturali e discorsivi che ne fanno, fin da principio, una realtà estremamente complessa” (p. 51). La materialità del corpo, quindi, è da intendersi come un processo allo stesso modo del “dinamismo storico e temporale attraverso cui essa è incessantemente prodotta dai rapporti di potere” (p. 51).
Rea accosta questa concezione della corporeità alla posizione del femminismo materialista di area francese che contesta l'idea di un genere fondato sul sesso: il sesso non precede il genere, piuttosto è il genere che crea il sesso, istituendo una differenza e presentandola come naturale e immutabile.
Se è il genere a creare il sesso “ogni approccio al corpo e alla sua concretezza non può che essere al tempo stesso un approccio delle norme, delle regole e dei significati che lo materializzano e dei rapporti di potere dai quali è preso” (p. 53). Rea ci accompagna così dalla denaturalizzazione del corpo alla denaturalizzazione del sesso: non esiste un sesso naturale ed anteriore alla categoria di genere, ma un potere produttivo, “una vera e propria attività creatrice d'istituzione capace di produrre se stessa e la sua intelligibilità, in modo tale che non vi sia nulla che la preceda” (p. 54).
La discussione sulla natura umana, a questo punto, rivela tutta la sua dimensione politica. “Una volta criticati i presupposti essenzialisti contenuti nell'idea di natura umana, occorre prendere in esame l'agire istituente e creatore, non fissato né pre-garantito da un orizzonte meta-storico e trascendenze di certezze” (p. 57).
Prima di soffermarsi sull'istituzione creatrice di norme, Rea passa in rassegna ancora due prospettive naturalizzanti: la teoria freudiana della sessualità e l'ordine simbolico.
“Se affermiamo che non vi è una natura prima della cultura e delle norme sociali, come comprendere il discorso della psicoanalisi che sembra invece spesso rivendicare l'esistenza di una psiche pre-sociale fatta di spinte e pulsioni naturali?” (p. 59). Al contrario, se riconosciamo che la pulsione non è istinto, essa si inscriverà necessariamente nella sfera dei significati e delle rappresentazioni culturalmente elaborate. Infine, e con particolare riferimento al contesto francese, l'autrice prende in considerazione la nozione di ordine simbolico. “Dalle questioni che riguardano la sfera sessuale e il genere a quelle che investono più direttamente i cambiamenti della famiglia tradizionale, dal campo dei costumi al dibattito sulle nuove tecniche di riproduzione, il riferimento all'ordine simbolico gioca un ruolo fondamentale in quanto espressione di un ordine stabile e sottratto alle variazioni della storia” (p. 89). 
La panoramica sulle quattro prospettive che propongono una lettura naturalizzata dell'umano, porta Rea a concludere che: “l'ideologia naturalista e quella legata alla priorità dell'ordine simbolico costituiscono una maniera, per gli individui e per l'intera società, di rimuovere la loro libertà e, con essa, il “peso” della responsabilità che loro incombe. Le certezze presunte di un ordine pre-dato limitano quindi e quasi annientano la capacità creatrice di ripensare e trasformare i principi che ci sostengono” (p.138). Al contrario, una visione denaturalizzata “ci invita al rischio della novità, del cambiamento e quindi della creazione immaginaria” (p. 139), della quale Rea si occupa muovendosi negli orizzonti intellettuali di Castoriadis, Butler, Delphy. L'immaginario si rivela infatti “la potenza che permette allo scacco (échec) di certi corpi e di certe vite, alla loro incapacità di incarnare la norma reiterandola fedelmente, di divenire il luogo di una trasformazione e di una risignificazione della norma stessa” (p.139). 
A conclusione del libro Rea cerca di mettere in luce, attraverso il concetto di “democrazia sessuale”, la posta in gioco della teoria della denaturalizzazione. Nel contesto attuale di politicizzazione delle questioni legate alla dimensione corporea, sessuale e familiare, “la prospettiva denaturalizzata appare sempre più come il nuovo terreno di prova della democrazia e di una visione laica da intendere in questo caso non come il richiamo astratto ai valori universali di un'eguaglianza formale […], ma come la capacità critica nei confronti di ogni principio o struttura che pretenda di trascendere l'ordine sociale” (pp. 160-161). 


Indice

Introduzione
Dalla natura umana all'istituzione

Capitolo Primo
Corpo e opacità
        L'ombra che attraversa il soggetto corporeo
        Opacità e finitezza corporee, condizioni dell'istituzione
        La fine del pensiero delle origini
        Per una filosofia della prassi
        Conclusione

Capitolo secondo
Per una critica del concetto di natura umana
        Natura umana, faro delle neuroscienze
        L'intreccio di natura e culturalmente
        Psicoanalisi alla prova del naturalismo
        Corpo, genere e istituzione
        Conclusione

Capitolo terzo
Defunzionalizzazione e creazione simbolica
        Defunzionalizzazione della pulsione ed enigma dell'umano
        Pulsione, mediazione, rappresentazione
        Pulsione e sessualità
        Poliformismo sessuale e mito delle origini
        Conclusione
        
Capitolo quarto
Ordine simbolico e dibattiti contemporanei
        Ordine simbolico e naturalizzazione del diritto
        Mito delle origini e ontologia del simbolico
        L'ordine sessuale della psicoanalisi
        Conclusione

Capitolo quinto
Primato del dinamismo sociale-storico
        Sessualità, potere e sovversione
        “Democrazia sessuale” e politiche di genere, ultima frontiera della denaturalizzazione

8 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Di quanto recensione ed in recensione, designazione interna di oggetto ad oggetto o descrizione esterna di soggetto di soggetto?
Recensore propendeva per prima qualifica ma Titolo e Indice di lavoro recensito ne lasciano intendere entrambi.
Se ciò lascia meno dubitosi, accade con altra più grande dubitosità, della quale forse recensore non voleva porre in essere per evitare che si cadesse in giudizi etici forti e determinati. Di fatto recensione evitandone implica altrettanti rifiuti però a filosofia meno forti dei giudizi e per non filosofia a rischio di non realizzarsi e ad antifilosofia possibili aiuti, ma in eventi cui filosofia potrebbe essere od è necessarissima.
Per tal ultima ragione, invierò miei commenti, che costituiscono sorta di saggio minimo ma non sono saggio minimo; poiché libertà occidentale di questi tempi purtroppo minacciata da più o meno volontarie mancanze di intelligenza e più o meno involontarie stupidità, entrambe in masse variegate di varii individui ad insidiare politica invadendo anche Stati.

Aggiungo prima d'essi, che lavoro recensito è privo di reale apporto e che ne sarebbe ovvio, di psicologia individuale, dando necessità, con ciò e per irrelati a scienze in esso contenuti, di apporti più vasti, di psicologia analitica.


Attuale emergenza di mancanza di competenze in Istituzione statale italiana, rende appunto necessari gli invii successivi.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

[... Di fatto recensione implicando altrettanti rifiuti però a filosofia meno forti dei giudizi e per non filosofia a rischio di non realizzarsi e ad antifilosofia possibili aiuti, ma in eventi cui filosofia potrebbe essere od è necessarissima, miei commenti [...], che insieme costituirebbero sorta di saggio minimo ma non sono saggio minimo; poiché libertà occidentale di questi tempi purtroppo minacciata da più o meno volontarie mancanze di intelligenza e più o meno involontarie stupidità, entrambe in masse variegate di varii individui ad insidiare politica invadendo anche Stati.]

((...))


Sessuologia quale riunione di varie scienze adatte o atte a oggetti di studio sessuali non è studio scientifico a se stante ma è una considerazione dal valore scientifico.
Dunque esiste patrimonio culturale scientifico su sesso e sessualità, cui apporti principali da psicologia, cui anche metodo psicoanalitico,  biologia, morfologia; secondari da antropologia e zoologia, fisiologia; più che secondari da neurologia, sociologia; da scienze non basate su esperire ma su esperimento nessun contributo possibile solo comparazioni indirette di tipo interdisciplinare.

Fenomenologia della opacità in realtà rende meno sostenibile sessuologia socialmente incentrata.


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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

[... ... Di fatto recensione implicando altrettanti rifiuti però a filosofia meno forti dei giudizi e per non filosofia a rischio di non realizzarsi e ad antifilosofia possibili aiuti, ma in eventi cui filosofia potrebbe essere od è necessarissima, miei commenti [...], che insieme costituirebbero sorta di saggio minimo ma non sono saggio minimo; poiché libertà occidentale di questi tempi purtroppo minacciata da più o meno volontarie mancanze di intelligenza e più o meno involontarie stupidità, entrambe in masse variegate di varii individui ad insidiare politica invadendo anche Stati.]


...

Descrizione di condizioni di esistenza umana relativa, ovvero caso, sempre esterno, di minor direttività mente-corpo, non varia alcunché di maggior significato di fenomenologia della non evidenza manifesta. Questa però è... in tal caso umano, limitato a culture non anche naturali, di possibile gravità o disastrosità per civiltà cui naturalità non unita o proprio non unibile, ...di più ricorso e meno utile;...
entro tal caso affermazioni in lavoro recensito, cui indicazione di etica e politica sono in realtà politica etica, di azioni non entro naturalità qual originarità-originalità di intellettualizzazioni, cioè non neutrali se relazionate ad alterità che altrimenti rapportabilità a chiusure di civiltà non naturali in alcunché di proprio.

Valutazione di scienze fattibile da chiusura civile non essendo un ritorno né scoperta possibili alla e della natura e neppure con neurologia lo sarebbe; tuttavia fattibile se in chiusura civile e non da essa medesima; tal premessa, in quanto recensione mostra di lavoro recensito, è assente, al suo posto essendovi valutazione di non fattibilità ma cui ragioni appunto non valgono all'infuori di quel caso — di cui ho già esposto.


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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

[... ... ... Di fatto recensione implicando altrettanti rifiuti però a filosofia meno forti dei giudizi e per non filosofia a rischio di non realizzarsi e ad antifilosofia possibili aiuti, ma in eventi cui filosofia potrebbe essere od è necessarissima, miei commenti [...], che insieme costituirebbero sorta di saggio minimo ma non sono saggio minimo; poiché libertà occidentale di questi tempi purtroppo minacciata da più o meno volontarie mancanze di intelligenza e più o meno involontarie stupidità, entrambe in masse variegate di varii individui ad insidiare politica invadendo anche Stati.]


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Descrizione in lavoro recensito di non naturalità implica, evidentemente ad insaputa di autore (autrice) di esso, naturalità antropica, antropologicamente denotata in natura sessuale di: relazione-rapporto – relazione - rapporto; cui logica non zoologica ma questa invece in lavoro riferimento evidentemente e di fatto non assunto per tale e per base ed espressa in lavoro stesso, ma condizionante quale concezione parziale di natura cui non consapevolezza rende parzializzante, fino a disconoscere natura sessuale specifica umana in quanto di non comparabile tra animalità razionale ed animalità irrazionale (con tal espressione non riferisco di razionalità di realtà generale); evidentemente potere sociale di convivenza 'sbadata' umana - bestiale fa da presupposto a chiusura civile, in certo senso ermetica, di autore (autrice) di lavoro (recensito); essendone correlato non discorde presenza neurologica... cioè a tal, quella, convivenza sbadata, non possibile utilizzo più completo e originario di neurologia, che è con studi primari espressi su vegetalità di vegetazione e secondari espressi su vegetatività anche umana e con studi 'di confine' su vegetare in sua iniziabilità ambientale, dunque trattasi non di tanto, ma - appunto in lavoro (recensito) - di uso neurologico condizionato da bestialità cui sbadata convivenza.

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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

[... ... ... ... Di fatto recensione implicando altrettanti rifiuti però a filosofia meno forti dei giudizi e per non filosofia a rischio di non realizzarsi e ad antifilosofia possibili aiuti, ma in eventi cui filosofia potrebbe essere od è necessarissima, miei commenti [...], che insieme costituirebbero sorta di saggio minimo ma non sono saggio minimo; poiché libertà occidentale di questi tempi purtroppo minacciata da più o meno volontarie mancanze di intelligenza e più o meno involontarie stupidità, entrambe in masse variegate di varii individui ad insidiare politica invadendo anche Stati.]


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Quale, quanto contenuto non spiegato in recensione, cioè riferimento non esplicitamente e riferito non esplicato di uso neurologico condizionato da bestialità cui sbadata convivenza,
ordunque rivelasi, da quanto - non in quanto! - mostrato in recensione, una alterità di origine non per tale manifestantesi a chiusura civile medesima, confinata in non esperibilità diretta di intuire origine biologica umana in non altra biologia (teoresi genetica, senza dubbio valida) e a causa di fenomenicità sociale occultantene, evidentemente per comportamentalità, non sociali, uguali non comuni, bestiali / umane, sociologicamente non distinguibili quanto a non comunanza anche, psicologicamente distinguibili e fisiologicamente pure, morfologicamente potendosene distinguere in ugual socialità differente forma di elementi in socialità... E tal conclusione non è dunque riferibile a sole ignoranze di radicali differenze tra umanità e particolare bestialità socialmente autouguagliabile - uguagliabile, cioè bestialità di scimmie, però è riferibile a resti di altre forme animali non razionali cui presenza sociale essendo per effetti sociali non socialmente diversi: reperti paleontologicamente distinti, cui risultanze sociologicamente non distinguibili, non fisiologicamente, negli effetti, né psicologicamente in reattività, possibile mentale, essendo mente e corpo - ovviamente e già soltanto con esistere - in grado di tutta la distinzione, ma non essendone in grado il dirne sociale - quello appunto chiuso civilmente - senza il saperne o l'averne percepito... Ciò va, ripeto, riferito a realtà sociale di chiusura civile, cui sociologia parzialmente estendibile, non a naturalità piena, cioè. Ugualmente al non stretto parente che non distingue di chi una salma, tal civilità iperevoluta non potendo socialmente avvedersi se si starebbe dicendo in dialogo sociale stesso di umane o non umane origini... Si tratta, con ciò altro riferendo, di cronaca di scientista evoluzionismo non di scientifica teoresi di evoluzione biologica, che non contraddice genetica ma afferma non congiungibilità di umana biologia a non umana, neppure in formazione biologica umana...
Senza facoltà sociali intelligenti su questioni di origini, sociologia non in grado di apporti sessuologici; e proprio questa àmbito scientifico più facile entro suddetta chiusura civile; e con le conseguenze di non continuabilità civile o subculturalità in scienze sociali, le quali essendo le più semplici in stessa chiusura, subculturalizzando tutti gli àmbiti scientifici, cui interdisciplinarità assai necessaria in chiusura, medesima, dunque anche scienze sperimentali, fisica compresa, coinvoltene.

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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

[... ... ... ... ... Di fatto recensione implicando altrettanti rifiuti però a filosofia meno forti dei giudizi e per non filosofia a rischio di non realizzarsi e ad antifilosofia possibili aiuti, ma in eventi cui filosofia potrebbe essere od è necessarissima, miei commenti [...], che insieme costituirebbero sorta di saggio minimo ma non sono saggio minimo; poiché libertà occidentale di questi tempi purtroppo minacciata da più o meno volontarie mancanze di intelligenza e più o meno involontarie stupidità, entrambe in masse variegate di varii individui ad insidiare politica invadendo anche Stati.]


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Difatti fisicalità non fisica essendo scientista occasione a illusioni evoluzioniste; entro cui si dispiegano ragionamenti cui recensione riporta da recensito; poiché

genere fa sesso non culturalmente ma naturalmente (!)

da sviluppo embrionale, fosse pure alquanto ritardato da ambientalità ostile,

quindi cultura ne tratta, più o meno, o non ne tratta, alquanto (.) ;

ma in chiusura civile trattazioni essendo necessitate da chiusura stessa, non solo o non necessariamente naturalmente: vita selvaggia non ne avrebbe necessità e chiusura civile è o potrebbe esser in evenienza di aprirsene, tranne che impedita da eccessi di chiusura medesima; mentre naturalità selvaggia non sempre ha necessità di trattarne culturalmente e naturalità - civiltà neanche ma ne riferisce di fatto in cultura civile naturale anche non elaborata, senza doverne trattar sempre di necessità.
Spiegarsi di ragione filosofica in ragionamenti dispiegantesi, porterebbe o a riconoscer falsità generate da chiusura civile ed eccessiva anche, dunque verso ecologia di pensiero di naturalità, mediante filosofico irrazionalismo che non è un irrazionale; o ad autonegarsi esiti, rilevandosi contraddizioni non in sfondo ma di fondo o conducendo fino a rifiutarsi pensiero naturale poiché il pensarne negativamente condizionato; ma tal esito dovendo esser primo non ultimo cui filosofare circa sentimento pure non solo ragione (irrazionalismo), ed in particolare su sentimenti verso la natura ed in specie umana. In lavoro trovasi esito razionalista, con "denaturalizzazione" e volgimento a smascherare un falso senso del sacro, logicamente non naturale, in una chiusura civile cui sessualità si confronta assai con familiarità; e a tal esito conduce mancata non ricezione qual sol essa stessa di sola tecnica psicoanalitica, in fattispecie influente di sigmundfreudiana, non di sapere psicoanalitico e cui dispersività antipsicologica in valutare psicosocialità non vere opportunità di psicologia, con ciò lavoro approdando a individuazione non psichica ma antropologica antropica di "ordine sociale" che si palesa necessario estremo confronto ma esterno a lavoro filosofico (recensito), cui filosoficità in centralità di esso medesimo non in totalità solo interezza.
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

[... ... ... ... ... ... Di fatto recensione implicando altrettanti rifiuti però a filosofia meno forti dei giudizi e per non filosofia a rischio di non realizzarsi e ad antifilosofia possibili aiuti, ma in eventi cui filosofia potrebbe essere od è necessarissima, miei commenti [...], che insieme costituirebbero sorta di saggio minimo ma non sono saggio minimo; poiché libertà occidentale di questi tempi purtroppo minacciata da più o meno volontarie mancanze di intelligenza e più o meno involontarie stupidità, entrambe in masse variegate di varii individui ad insidiare politica invadendo anche Stati.]



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Ciò emergendo da quanto in recensione, da Indice molto altro ma ugualmente entro se prescindendo da divisione di capitoli; difatti questa altro tematizzando: in introduzione, itinerario intellettuale cui:
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negazione di animalità politica,
abbandono di teorie di riferimento,
idoleggiamento di realtà neuronale,
nullificazione di indicazione di diversità sessuale,
separazione di senso delle origini da intuizione delle origini,
etica e politiche dell'artificio —.

Da Titolo di lavoro recensito, si ritrova corrispondere a quanto in recensione, perché con affermazione di titolo stesso si pone una questionabilità non naturale per problemi cui naturalità mèta necessaria non solo filosofica. Difatti parole di titolo designano realtà, o metaforica o da - non per! - stupro o pressoché socialmente condotto ai danni di privatezza e intimità, scoprendosi in quanto a titolo riferito:
sia di uso simbolico designificante semioticamente,
sia di socialità pervasa da non riconoscibilità di ovvie riservatezze stabili o pure altre.

Dunque filosoficità possibile di lavoro è in pensare nonostante la violenza su cui il pensiero deve agire; da ciò necessità etica, non per fatalità ma per incauto considerare, non filosofico; dunque altra necessità etica rilevabile non in lavoro medesimo recensito, di cui aperture al nonsenso non etiche, ma in quanto esso riferisce senza capirne, di mondanità oppressiva e invadente; e tal invadenza concernente gli istinti più forti, è ultima analisi non da umanità stessa iniziata, ma umanamente protratta col favorire chiusura civile, cui razionalismo di lavoro non nega e di cui dunque politica etica non ecologica non sostenibile ed anzi neppure accettabile in pratica perché eterodotta da esigenze non umane cui neppure fauna e flora cagione autentica ma ambienti evidentemente non biologici, ma appunto che appello a prassi in lavoro recensito, rende decisivamente oppressivi non così essi stessi, evidentemente; dunque essendo fallimento ossia mancamento etico di lavoro recensito in mancanza etnologica cui corrispondente stessa mancanza in umanità riferita da lavoro.
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

[... ... ... ... ... ... ... Di fatto recensione implicando altrettanti rifiuti però a filosofia meno forti dei giudizi e per non filosofia a rischio di non realizzarsi e ad antifilosofia possibili aiuti, ma in eventi cui filosofia potrebbe essere od è necessarissima, miei commenti [...], che insieme costituirebbero sorta di saggio minimo ma non sono saggio minimo; poiché libertà occidentale di questi tempi purtroppo minacciata da più o meno volontarie mancanze di intelligenza e più o meno involontarie stupidità, entrambe in masse variegate di varii individui ad insidiare politica invadendo anche Stati.]



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Perché logica che integra umana natura e altra natura è etnologica e se civiltà chiusa fino a letalità e con intellettualità presente in chiusura, questa allora è negazione etnofobica cui possibile rifiuto di xenofobia per scopo di indistinzione etnica o non rifiuto di essa per render chiusura dannosa a restanti mondi non così o non civilmente chiusi a natura.

Con lavoro recensito si rappresenta inconcludenza di omologazione etnofobica o anche xenofoba ma di ciò esso stesso non mostra di poter esser consulenza anzi potrebbe esserne contrarietà; e, data situazione odierna -cioè anni dopo pubblicazione- di recensione, periodo politico cioè di precisazioni giuridiche e di poteri giurisdizionali da - non per - dibattiti istituzionali, non è possibile, non basterebbe, usufruire dei ragionamenti in lavoro (recensito) utilizzandone con etica aggiunta non concorde né concordia mai possibile ad artificialismo quando bisogni sono tutt'altri.
Ciò che di impeditivi che decisione politica etica cui lavoro recensito suscita dal rapportarsi non a natura, resta reato - non correlato! - ad incauta necrofilia sociale non definibile zoologica ma zootica ovvero, socialmente, zotica ed a convivenze zoologiche antibiologiche, da ambienti civili non zoofili non negli zoo ma 'degli' zoo, ambienti purtroppo interconnessi umani cui scientismo evoluzionista e cui positivismo ex filosofico e soprattutto antifilosofico traendone benefici civili disculturizzanti e mortiferi per civiltà iperevolute;...
cui chiusure e drammi e tragedie non sono più per agi che disagi e cui causa principale di sofferenza –anche neurotica– sono gli agi non i disagi, questi ultimi anzi sintomatologici, cioè positivi segnali, anche medici, anche infermieristici, anche per nuovi altri benesseri sociali, vitali per eventi di eccessi di chiusure civili.

A ciò adducendo studi di psicologia analitica già realizzati (da C. G. Jung ) su inconsistenza medica e medica psichiatrica di "disagio della civiltà", cui non sapere psicoanalitico ma linguaggio illazionista antidisciplinare non professionale neurologico faceva tributare poi tributava attese senza oggetto possibile, non solo psichico e non solo psicologico... e da ciò notare ( !) potendosi considerare studi di psicologia individuale su chiusura di mentali orizzonti sessuali, cui non solo insoddisfazione per non anche oppure non eterosessualità ma pure difficoltà di vita sessuale stessa non solo mentale.
— Quanto di corredabile, in fatto di medicina, è atto terapeutico basato su favorire o per autofavorire inconsce oppure consce automanifestazioni o inconsci oppure consci manifestarsi di psicoetnicità; acciò non oltre ciò atta etnopsichiatria.


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Quale Autore di questi commenti, informo di non esser mai stato né di esser appartenente a stessa citata chiusura civile né di poterne essere in futuro, data anche mia inevitabilità naturale di permanere istintivo in necessità di istinto.
Si consideri — semmai ne fosse ad altrui non ingrata la considerazione reale — caso altrui di non restare in vacuità cognitive istintive, qual caso o possibile o non impossibile.


MAURO PASTORE