mercoledì 20 marzo 2013

Ardovino, Adriano, Interpretazioni fenomenologiche di Eraclito

Macerata, Quodlibet, 2012, pp. 235, euro 24, ISBN 978-88-7462-454-6

Recensione di Giacomo Borbone - 17/11/2012

Il pensiero dell’oscuro Eraclito di Efeso non ha mai smesso di esercitare il suo inesauribile fascino e la sua possente influenza nella storia della filosofia; basti pensare, tanto per fare alcuni celebri esempi, a Hegel e Nietzsche. Eraclito, in epoca contemporanea, divenne oggetto di studio e di interesse da parte di alcuni autori che lo hanno interpretato fenomenologicamente, ossia Martin Heidegger, Eugen Fink e Klaus Held: ecco il perché del titolo di questo volume di Adriano Ardovino, docente di Ermeneutica filosofica presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio di Chieti. 


Il volume è costituito da cinque saggi pubblicati dall’Autore in precedenti occasioni, e che questi ha pensato bene di riunire in un unico volume al fine di fornire un quadro unitario e sistematico (anche se non esaustivo) delle interpretazioni fenomenologiche di Eraclito. Il primo capitolo, intitolato Il fuoco e il λόγος. Heidegger, Fink e il colloquio con Eraclito, analizza i contenuti speculativi del seminario dedicato ad Eraclito da Heidegger e che questi organizzò assieme al suo allievo ed amico Eugen Fink. 
Le strade interpretative battute da Fink e Heidegger seguono un percorso inverso: dal fuoco al λόγος Fink (oggetto del capitolo secondo: “Dal fuoco al λόγος. Fink interprete di Eraclito”) e dal λόγος al fuoco Heidegger (oggetto del capitolo terzo: “Dal λόγος al fuoco. Heidegger e l’eco di Eraclito”). 
Fink propone un’interpretazione della filosofia eraclitea sganciata da quella “mistica” come anche da quella “triviale”, là dove da un lato “c’è l’Eraclito della sapienza aristocratico-misterica, dall’altro l’Eraclito negatore della stabilità e della persistenza delle cose, preda del flusso universale” (p. 78).
Fink cerca di fornire un’interpretazione del pensiero eracliteo da un punto di vista unitario e non frammentario e per far ciò egli ricorre a quello che secondo lui è il vero e unico tema della filosofia di Eraclito, ossia l’essente in totalità. Fink, in tal caso, prende le mosse dal frammento 64 di Eraclito che così recita: il fulmine governa ogni cosa. Come spiega Ardovino, il fulmine “fa irruzione nella tenebra notturna e dischiude con uno squarcio lo spazio della visione in cui tutte le cose assumono repentinamente contorno e figura, ossia vengono all’essere, si manifestano, fanno ingresso nella presenza per il breve tratto di tempo, per la “stagione” (Weile) loro concessa” (p. 46). Pertanto la mossa ermeneutica di Fink consiste nel partire da un punto “marginale” del pensiero eracliteo, cioè il fuoco, per poi approdare al suo cuore, costituito dal λόγος. In questo senso il fuoco è il mondo in quanto tale, e pertanto è “dentro il mondo che dobbiamo scorgere il λόγος” (p. 82).
Heidegger, invece, come mai segue la strada opposta, la quale procede dal λόγος al fuoco? In tal caso Ardovino afferma che l’apparente “semplicità della domanda cela un’inapparente complessità” (p. 99). Difatti “Heidegger non espone mai in modo esplicito e diretto la propria interpretazione, ma si limita, maieuticamente, a lasciare emergere l’interpretazione di Fink, vigilando rigorosamente sui suoi passi e sulla sua tenuta” (p. 100). Ardovino, analizzando i testi con i quali Heidegger si confronta col pensiero di Eraclito, avverte che il pensatore tedesco inizia le sue analisi proprio col λόγος, il quale non significa altro che “essere”; pertanto la via maestra procede dal λόγος al fuoco (cioè il mondo). 
Per quel che concerne invece l’interpretazione di Klaus Held dobbiamo specificare, in via preliminare, che questi pone “al centro il pensiero del rapporto (Verhältnisdenken) tra vita filosofica e prefilosofica alla luce della dottrina del λόγος (p. 150). Il concetto chiave di tale lavoro ermeneutico è costituito in tal caso dall’autodifferenziazione (Selbstunterscheidung), poiché secondo Held “il corpus dei frammenti eraclitei testimonia della prima grande autodifferenziazione (Selbstunterscheidung) del pensiero “filosofico” e “scientifico” […] da ciò che Husserl chiamava, in modo ambivalente, die natürliche Einstellung, l’atteggiamento o posizionamento naturale della vita nei confronti del mondo. Con gesto fenomenologico caratteristico, Held interpreta l’inizio arcaico mediante un’acquisizione categoriale moderna, riconducendo al contempo quest’ultima nel suo principio storico” (ibidem). Com’è noto, Eraclito distingueva il sapiente dagli insipienti oppure i pochi e i molti ma tale distinzione tra chi vede e chi non vede il “mondo della vita” (Lebenswelt) non è assoluta, “quanto piuttosto una differenziazione tra due diversi “modi di vedere” la sua essenza” (ibidem). A tal proposito Held utilizza due espressioni, cioè Einsicht e Ansicht, resi rispettivamente con “visione” e “veduta”. All’esercizio “di “visione” attuato dal sapiente si contrappone la “veduta” dei più che, per sua stessa natura, ha la proprietà di moltiplicarsi in un’irriducibile pluralità di “vedute” parziali, giacché ogni veduta è tale solo se contrapposta alla veduta reciproca e contraria (Gegenansicht) (p. 151). Tuttavia, questo Lebenswelt tematizzato da Eraclito non si limita alle semplici opposizioni o dicotomie, poiché questi le ricongiunge in sinassi; ragion per cui “l’alternativa è pertanto: aprirsi al mondo in un senso ristretto e dicotomico, oppure in totalità: ad esempio pensando insieme “vita e morte”, anziché ponendo l’alternativa “vita o morte” (pp. 151-152). È la seconda opzione per la quale opta Eraclito, la quale si traduce in una visione che “rispecchia cioè la natura articolante del  λόγος”, il cui contenuto “è di fatto la sinassi di tutte le sinassi” (p. 139).
In conclusione, questa raccolta di saggi che Ardovino propone al lettore, fornisce tre celebri ed interessanti interpretazioni del pensiero eracliteo, importanti tanto per gli specialisti del pensiero eracliteo quanto per una ri-attualizzazione di questa pietra miliare del pensiero filosofico.
      

Indice

Prefazione

1. Il fuoco e il λόγος. Heidegger, Fink e il colloquio con Eraclito

1. Il colloquio e l’accesso
2. Due voci, due vie
3. La visione e l’ascolto

1. Dal fuoco al λόγος. Fink interprete di Eraclito

1. Il pensiero e l’interpretazione
2. La situazione testuale: prodromi e contesti dell’interpretazione di Eraclito 
3. Il fuoco come simbolo del mondo
4. Dal fuoco cosmico al λόγος della Φύσις
5. Cosmologia: Eraclito e l’eco di Kant

1. Dal λόγος al fuoco. Heidegger e l’eco di Eraclito

1. Dal λόγος al fuoco?
2. Il fuoco è il λόγος
3. Dall’essere al mondo

1. La visione del λόγος. Sull’interpretazione eraclitea di Klaus Held

1. Premesse, specificità e struttura dell’interpretazione
2. L’autodifferenziazione del pensiero
3. Visione e veduta: la duplicità del vedere
4. Vedere il λόγος: identità e differenza
5. Visione, tempo, contraddizione

1. «Viventi la morte, morenti la vita». Eredità fenomenologiche di Eraclito

5.1. Fenomenologie della vita
5.2. Mondo della vita: coappartenenza di apertura e chiusura
5.3. Il fuoco del mondo e l’abisso notturno: «immorsatura» di vita e morte
5.4. Dalla fenomenologia del vivente al vivere dei mortali

Note

2 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

I pensatori tedeschi che tra fine Secolo Decimo Nono e inizio e continuazione del Ventesimo Secolo avevano intrapreso serrato confronto con diretta antica eredità intellettuale greca non ne avevano retaggio di conoscenze. Tra questi anche M. Heidegger che interpretava gli scritti originari della filosofia quale documento da ridecifrare o decifrare. Neppure le Opere di tal E. Fink erano poste entro diversa considerazione storica nel criticare fenomenologismi ed anteporgli l'àmbito fenomenico, tramite riferimenti cosmologici provvedendo la fenomenologia di propria identità culturale ben distinta dalla nuova ontologia, perché questa basata sulle affermazioni universali invece la fenomenologia sulle manifestazioni cosmiche, soltanto ontologicamente esse teatro ambiguo del mondo. Gli studi su il ruolo delle antiche testimonianze ed eventi della filosofia antica nella storia e culture tedesche ed europee erano limitati al mostrare ricezioni filosofiche non greche e loro destini. Ciò valse nelle università ed accademie tedesche e di fatto ancor vale odiernamente nonostante paia l'invito alla descrizione dei luoghi antichi greci di K. Held una differente maggiore comprensione ed invece segnando grande disparità, distanza, incommensurabilità, ugualmente all'epistolario del viaggiatore W. F. Nietzsche. Lo prova l'interesse teologico-linguistico e non psicologico-monista per l'Opera parmenidea da parte di Held stesso, che ne illustra conoscenza esclusivamente mediata. ...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE :

... Senza dubbio da Nietzsche fino ai nostri giorni codesti pensatori ed altri in ciò uguali hanno prodotto mirabili riferimenti, soprattutto tra politica e storia della Ellade e politiche teutoniche, ma non bisogna credere che per l'Italia possa essere via breve o per tutti né per molti eventuale necessità di aggiramento civile-culturale per riappropriazione di radici culturali. La violenza che segna molti ambienti subculturali specialmente italiani contro questa verità è indice della sua autenticità di verità — anche, per esempio, quando violenti mettono con vili inganni uccelletti sciocchi ad ipnotizzare i sogni ed incubi di più violenti ancora e anche, altro esempio, quando giungono internatori o feritori di malasanità o assassini-becchini di falso potere anagrafico a paralizzare quasi, con gli eccessi di crimine e stupidaggine, le umane vicende anche politiche ma non solo tali — questa notazione la ho acclusa necessariamente con scopo non secondario di menzionare l'inevitabile argomento, escluso dagli itinerari intellettuali tedeschi sulla filosofia antica greca ed in particolare sul pensiero di Eraclito di Efeso: una altra guerra, militanza intellettuale e resistenza fisica, che non ebbe ruolo e non ha avuto ruolo nelle comuni vicende di intera Europa neppure di intera Italia e che il pensatore italiano Adriano Ardovino evidentemente non include in propria riflessione poiché questa da lui centrata e ugualmente svolta intorno a procedere interpretativo diacronico-non-sincronico mediante riferimenti separati anche se non ciascuno sempre. Infatti diacronicamente restano Logos e Fuoco elementi distinti e distinti-inclusi, senza che se ne possa accedere a intuizione identitaria ma solo a identificazione intellettuale, per cui la ricostruzione del pensiero originale di Eraclito risulta vana in quanto ne dice razionalità della emotività senza affermarne però emotività e non scorgendone evidentemente temporalità determinata ed evento di esistenza reale, storicamente corrispondente al rifiuto da parte efesina di accettare la pace più grande dei non innocenti che celava una guerra senza consapevolezze bastanti perché tali medesimi pacifisti potessero restar tali e senza diventare guerrafondai ed ingiusti in stessi mezzi bellici. Le violenze contemporanee, maggiori e più vili, non rendono agevole inquadrare tale contesto storico che ho indicato. Identificando la Ira di Eraclito e degli efesini si può cogliere del frammenti eraclitei unità elementare di significati, purché si abbia capacità di capire la filosofia originaria greca non consistente in resoconti anzi chi ricercandone restando in certo senso interpellato per gli antichi scritti quale possibile imputato di un processo della storia stessa (... di quelli per esempio invocati in Russia, anche da bolscevichi e da menscevichi, per i traditori del destino politico al tempo delle grandi risorse e delle vane estranee proteste).

MAURO PASTORE