lunedì 11 marzo 2013

Simonetti, Nicola, La mente incorporata. La lezione di J. Kim sino ai neuroni specchio

Presentazione di Sandro Nannini, Roma, Aracne, 2012, pp. 272, Euro 16, ISBN 9788854844933.

Recensione di Francesco Armezzani – 01/11/2012

Il libro di Simonetti ha più di un pregio: innanzitutto è una ricca presentazione del pensiero di Jaegwon Kim, uno dei grandi filosofi della mente viventi, autore che lo stesso Simonetti ha contribuito in maniera fondamentale a far conoscere in Italia. 
Un altro pregio sta nell'aver affrontato il lavoro in maniera non storico-manualistica bensì problematico-sistematica, inserendo frequenti analisi critiche, confronti e comparazioni con Davidson, Horgan ma anche Putnam, Kripke, Jackson, Chalmers tra gli altri.

Il campo della filosofia della mente è in rapida espansione e in maniera molto articolata contribuisce all'analisi di uno dei nodi più interessanti e formidabili della cultura scientifica (e non solo) del mondo contemporaneo: la natura del rapporto tra mente umana e mondo naturale. In questo ambito le ricerche fondamentali sono quelle fornite dalle neuroscienze e dalle scienze cognitive (tra cui la filosofia). La materia è complessa e complesso è il rapporto tra le varie discipline impegnate a dipanare la matassa o quanto meno a descriverla. Di questa complessità e del livello multifattoriale dell'approccio Simonetti è del tutto consapevole e anzi uno degli auspici del suo lavoro consiste proprio nel difendere e estendere l'idea che la scienza “deve configurarsi sempre più come un'impresa collettiva, nella quale ciascuno, dallo scienziato al filosofo, abbia un ruolo teorico o sperimentale importante” (p. 18). Questo è un ulteriore merito del testo di Simonetti.
Il lavoro, diviso in 5 parti, prende le mosse da un breve excursus storico del concetto di sopravvenienza e giunge fino ai neuroni specchio. Nel suo aspetto complessivo il testo si presenta come parte di un lavoro di ricerca che si sta compiendo, un percorso tuttavia che si muove partendo da alcuni punti fermi. 
Il primo punto fermo riguarda il tema della sopravvenienza: dalla sua introduzione nel 1970 da parte di Davidson questo aspetto è stato centrale nel dibattito sul mind-body problem. Secondo questo principio, nella sua stesura canonica, il mentale sopravviene sul fisico, nel senso che: 1) due individui identici dal punto di vista fisico lo sono anche dal punto di vista mentale, 2) tutte le proprietà mentali dipendono dalle proprietà fisiche ma 3) non sono riducibili a quelle.
E' proprio sulla base di una dipendenza non riduzionistica del mentale sul fisico che Davidson formula il monismo anomalo, in cui si salva l'autonomia causale del mentale pur negando l'esistenza di un ordine ontologico mentale separato da quello fisico. Contrapposta a questa posizione si colloca il fisicalismo riduzionista e su una posizione ancora più radicale l'eliminativismo, posizione per cui tutta la sfera del mentale va abbandonata come residuo di una metafisica dualista che ormai appartiene solo alla storia del pensiero. Oltre a queste ipotesi Simonetti ricorda anche l'emergentismo britannico classico di Alexander, Morgan, Lovejoy tra gli altri. Per l'emergentismo le proprietà mentali provengono dal sostrato fisico, senza il quale non esisterebbero, ma sono diverse , «imprevedibili e autenticamente nuove» (p. 57) rispetto a quelle fisiche.
Dopo aver preso in esame gli aspetti della sopravvenienza nell'ambito psicofisico e in quello della morale, considerato i tipi di sopravvenienza naturale, logica, locale e globale Simonetti si rivolge all'analisi del dibattito Kim-Davidson sulla natura della sopravvenienza psicofisica nelle due versioni del fisicalismo riduzionistico e non-riduzionistico. Il monismo anomalo di Davidson  consiste nel considerare identiche le occorrenze degli eventi fisici e mentali, mentre ritiene che non esistano leggi psicofisiche che mettono in relazione proprietà mentali e proprietà fisiche (rifiuto dell'identità di tipo). In particolare questa forma di sopravvenienza propone una covarianza debole del mentale sul fisico, in maniera che data una proprietà G presente in ogni elemento della serie sopravveniente c'è una proprietà F della serie subveniente e c'è un elemento di questa serie che se gode della proprietà F allora gode anche di G. Questo legame di covarianza è però, a detta di Kim, troppo debole perché si possa fornire un significato di sopravvenienza in grado di fornire una forma di dipendenza o determinazione effettivamente significativa. D'altro canto è proprio questa caratteristica debolezza che consente a Davidson in linea con quanto affermato dai teorici britannici della sopravvenienza morale (in particolar modo G.E. Moore) di salvaguardare all'interno di un ribadito monismo ontologico naturalistico l'autonomia del mentale e in particolare le sue caratteristiche attività intenzionali e l'efficacia causale. Ogni singolo evento mentale è identico a un singolo evento fisico ma tra le due serie di eventi non c'è corrispondenza biunivoca che riguardi i tipi di eventi o le proprietà. 
Per Kim, viceversa, se ammettiamo che il mondo fisico sia causalmente chiuso, cioè se riteniamo che nel mondo fisico non agiscano altre cause che non siano quelle fisiche, dobbiamo escludere che eventi di natura non fisica possano agire nel mondo naturale. In questo modo, prosegue Kim, i non riduzionisti se da una parte salvano l'autonomia del mentale, dall'altra lo confinano in una zona morta, nell'epifenomenismo, togliendo al mentale ogni potere causale. Gli emergentisti da parte loro replicano che una volta che gli stati sopravvenienti siano stati innescati dagli appropriati eventi fisici subvenienti, sono dotati di una loro propria specifica attività causale verso il basso, cioè sono in grado di innescare processi fisici per conto proprio. Contro questa ipotesi Kim è tornato in più circostanze rimodellando e definendo in maniera sempre più dettagliata e raffinata una strategia riduzionista che mira a funzionalizzare le proprietà mentali in una serie di proprietà fisiche di base non in base ad una relazione di identità, bensì secondo una relazione disgiuntiva. Un determinato evento mentale M può essere implementato dalla proprietà fisica di base P, oppure da P1 oppure da P2. Ogni relazione tra M e, diciamo, F sarà pertanto contingente e non necessaria.
Come scrive Simonetti «funzionalizzare la proprietà mentale M significa renderla “non rigida”, nel senso che essa è definita nei termini delle sue relazioni causali/nomiche, che, essendo contingenti in relazione al mondo possibile in cui vengono realizzate, determinano una relazione di identità metafisicamente contingente tra M e il suo realizzatore fisico P» (p. 208).
Il tentativo di funzionalizzazione del mentale non riesce però nel caso dei qualia. Su questo campo Simonetti non ci dice molto, però come lo stesso titolo di un recente testo di Kim ricorda, il riduzionismo non giunge ad un fisicalismo completo ma gli si avvicina parecchio (Physicalism or something near enough). Sulla questione dei qualia Simonetti sembra voler rimandare la questione a lavori successivi e il discorso viene troncato un po' bruscamente. L'atteggiamento tenuto da Kim nei confronti dei qualia non è però privo di ambiguità, come fatto puntualmente notare da Nannini nella prefazione. Ammettere i qualia come dati non riducibili non è una cosa priva di conseguenze potenzialmente catastrofiche per il fisicalista. Su questo tema, peraltro divenuto assolutamente centrale negli ultimi anni, non è da escludere un supplemento d'indagine in ricerche a venire.
Nell'ambito delle analisi sulla causazione mentale e sugli stati superiori del comportamento umane (intenzionalità e coscienza) invece, secondo Simonetti, la posizione di Kim sembra produrre un felice incontro tra filosofia (ontologia e metafisica) e ricerche neurobiologiche. 
I neuroni specchio forniscono prove empiriche di una forte interconnessione tra i vari ordini fisici e mentali del rapporto tra cervello e mente, confermando l'idea di un complesso processo di “embodiment” (incorporamento) tra livelli diversi, di funzioni diverse.
Fondamentale secondo Simonetti è la distinzione svolta da Kim tra livelli e ordini di una organizzazione complessa: da una parte le proprietà di second'ordine implementate su quelle di primo ordine appartengono entrambe allo stesso livello ontologico, cioè sono proprie dello stesso oggetto considerato in uno dei due livelli micro/macro. Nel caso della gerarchia dei livelli si prendono in considerazione proprietà di oggetti diversi, ad esempio nel caso delle proprietà di una molecola d'acqua che sopravvengono mereologicamente sull'atomo di ossigeno e sugli atomi di idrogeno. In questo senso la molecola d'acqua ha proprietà nuove e aggiuntive rispetto a quelle dei suoi componenti di base. A patto che queste proprietà emergenti siano riducibili funzionalmente ai propri elementi costitutivi di base, queste nuove proprietà e i loro poteri causali rientrano a pieno titolo nell'orizzonte del fisicalismo.
Coscienza e intenzionalità possono esser quindi viste come proprietà mentali aggiuntive su un livello diverso rispetto alle proprietà degli elementi costitutivi di base; secondo Simonetti i neuroni specchio provano «il fatto che gran parte di nostri ordini descrittivi per un comportamento cosciente e volontario si collocano sullo stesso livello fisico dell'implementazione di quello del comportamento» (p. 252). Il fisicalismo di Kim sarebbe pertanto in grado di permetterci di «attribuire propri poteri causali a proprietà complesse emergenti, come le facoltà cognitive, nonché il fenomeno straordinario della coscienza e dell'auto-coscienza negli esseri umani, pur mantenendo la loro descrizione funzionale riduzionista, attraverso il concetto di “realizzazione fisica”» (p. 251).


INDICE

Presentazione p. 11; Prefazione p. 17; Introduzione p. 19.

PARTE I: Sopravvenienza e funzionalismo cognitivo - Capitolo I: La sopravvenienza e il funzionalismo computazionale nel mind-body problem, p. 31.

PARTE II: Storia, concetti e principi della sopravvenienza – Capitolo I: Le radici etimologiche e concettuali della sopravvenienza, p. 43; Capitolo II: Ambiti, tipi e principi della sopravvenienza, p. 67.

PARTE III: Sopravvenienza psicofisica e causazione mentale – Capitolo I: La sopravvenienza tra identità psicofisica e anomalia del mentale, p. 99; Capitolo II: La causazione mentale: generi di applicazione e ontologia stratificata, p. 115; Capitolo III: Le posizioni riduzioniste e non-riduzioniste a confronto sulla causazione mentale, p. 127.

PARTE IV: La chiusura causale del dominio fisico, la critica alla causazione verso il basso e il nuovo fisicalismo di Kim – Capitolo I: Il fisicalismo della sopravvenienza e la causazione verso il basso, p. 143; Capitolo II: Il fisicalismo di tipo multiplo di Kim e le osservazioni di Horgan ai suoi argomenti, p. 159; Capitolo III: Analisi, approfondimenti e valutazioni conclusive della posizione di Kim, p. 183.

PARTE V: L'ultimo Kim, tra riduzione funzionale e irriducibilità di qualia e coscienza – Capitolo I: La vendetta di Cartesio: mente in un mondo fisico, p. 199.

PARTE VI: Filosofia della mente e neuroscienze: il mind/body problem e i neuroni specchio.
Capitolo I: Filosofia della mente e neuroscienze: il mind-body problem, p. 223; Capitolo II: Filosofia della mente e neuroscienze: il caso dei neuroni specchio, p. 237.

Bibliografia, p. 255

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